STORIA DEI RE MAGI – 1874

Colla scorta dell’illustre P. Pio Maria Rouard de Card dobbiamo dire alcun che sulla storia de’ Magi.

L’evangelista S. Matteo ci narra, che arrivati i Magi dall’Oriente a Gerusalemme, chiesero il luogo della nascita del Re de’ Giudei, attestando che avevano veduto la sua stella nell’Oriente. Turbatosi il Re Erode all’udir ciò, volle adunare tutti i principi de’ sacerdoti e gli scribi del popolo per sapere dove fosse per nascere il Cristo. A tale dimanda essi risposero che il luogo doveva esser Betlemme di Giuda, perchè cosi era stato predetto dal profeta Isaia. Allora Erode chiamati segretamente a sé i Magi, gl’interrogò circa il tempo dell’apparizione della stella.
Dopo ciò mandò Erode a Bellemme i Magi, e li pregò che quando avessero trovato il Re de’ Giudei, lo avvertissero, perchè pur esso voleva portarsi ad adorarlo. Partirono di fatto per la volta di Betlemme i Magi, guidati da quella stessa stella veduta da loro fin dall’ Oriente. Arrivati al luogo destinato la stella fermossi, e al veder ciò i Magi si riempirono di sovraggrande allegrezza. Entrati che furono nella casa, sopra la quale stava la stella, trovarono il desiderato Bambino con Maria sua madre, e prostratisi l’adorarono, e aperti i loro tesori, gli offersero i lor doni di oro, incenso e mirra. Ed essendo stati in sogno avvertiti di non ripassare da Erode, per altra strada se ne ritornarono al loro paese.
Ecco ciò che dei Magi si racconta dall’evangelista S. Matteo. Non mancarono miscredenti che negarono la verità di questa storia. Vi su chi la chiamò una favola, un antica leggenda. Prima che però si risponda a tali asserzioni, dobbiamo attentamente colla scorta de’ padri della Chiesa, fare qualche osservazione su questa storia.
I Magi erano uomini sapienti: noi lo possiamo dedurre dall’etimolologia della parola ebraica Magham che significa Uomo di meditazione, conciossiaché la meditazione sia la chiave della sapienza. Era questo il nome che i popoli dell’ Oriente davano ai loro dottori.

Stando ai più antichi Martirologi non che alle pitture vetuste, questi sapienti furono in numero di tre: molti scrittori fanno conoscere il perchè di questo numero di tre. Secondo il venerabile Beda rappresentavano le tre età della vita, la giovinezza, la virilità e la vecchiaia, essendo questi tre personaggi una figura dell’umanità ai piedi del presepio. I nomi di questi tre Re erano Gaspare, Melchiorre, Baldasarre.
Considerando per un poco la stella che apparve ai Magi, noi dobbiamo dire con tutta ragione che questa non poteva essere una stella fissa, ma bensì una meteora di una natura affatto particolare. Ed invero questa stella appare improvvisamente senza alcun segno precedente, nė prima nè molto dopo, ma nella notte stessa della nascita del Salvatore. Questa stella fu veduta nelle regioni atmosferiche, e non già come gli altri astri , nella profondità dei cieli; e risplendente non solo di notte, ma ben anche a pieno meriggio, senza però che il sole oscurasse il suo meraviglioso e veramente divino splendore. Si mette in moto coi Magi, e si ferma al loro por piede al loco desiato. Che dunque dovremo conchiudere da ciò? Null’altro se non che quello che già dissero i SS. Dottori, che cioè questa avventurata stella, fu dall’Eterna Sapienza creata espressamente per annunziare la nascita di nostro Signore. Ma se ciò è, come ogni cosa lo addimostra, si potrà aver dubbio sulla divinità di quel bambino nato in Betlemme?
Chi dunque oserebbe di attribuire al caso prodigi cosi inusitati, quale è questo? La storia ci parla ancora dell’eclisse del calvario. Ora dico, questi due prodigi affatto pubblici, solenni , unici nelle loro circostanze, che appariscono ambedue nella volta azzurra del cielo ad ore determinate, ai due punti estremi della vita mortale di Gesù Cristo, per attestarne la possanza e per dimostrare che Egli è Figlio di Dio, tutto ciò, dico, potrà chiamarsi opera del caso per indebolire la credenza cattolica della divinità di Gesù Cristo? Chi in tal maniera ragiona, chi li proclama opera del caso, ditemi, costui anzichè chiamarsi audace, non meriterebbe piuttosto la taccia di stolto?

Entrati che furono i Magi nella casa prostrandosi adorarono il bambino Gesù. E si osservi che questa fu una vera adorazione, un vero culto di latria dovuto al vero Dio, non già un semplice segno o protesta di rispetto, come bestemmiò un giorno l’eresiarca Calvino. San Giovanni Grisostomo aveva già combattuta una tale eresia professata dagli Ariani, e a suo tempo terremo parola del loro maestro (Ario). Il detto padre della Chiesa chiamò l’asserzione di Calvino un’ empia follia inspirata dal demonio , ed oppose loro il lungo viaggio intrapreso dai Santi Re, con tutte le sue maravigliose circostanze, e l’assurdità d’un simile omaggio tributato ad un bambino, quando eglino non ne avessero potuto intendere il significato. Ma i Magi non erano né stolti nè insensati. Essi vedono un povero bambino cogli occhi del corpo, e cogli occhi della fede lo riconoscono il Figlio di Dio. Le umiliazioni della natura non li distolgono dal proclamarne le glorie della divinità. Cosi scrive nella sua prima omelia il dottissimo S. Giovanni Grisostomo. Oh! quanto è grande e penetrante, esclama S. Bernardo, l’intuito della fede. Essa scopre ai Magi il Figlio di Dio in un bambino lattante, come più tardi lo farà esso conoscere al buon ladrone in Gesù pendente dalla croce, e al centurione al grido dell’agonia di Lui: nè i poveri panni, dei quali i Magi lo videro alla sua nascita coperto, nè li chiodi, da cui lo miravano trafitto il buon ladrone e il centurione, furono d’ostacolo a questi uomini di fede, per riconoscere in Lui il Verbo stesso di Dio.
Questa testimonianza del Bernardo è tolta da un sermone intitolato: Il giorno dell’apparizione: nel manoscritto dei Cistercensi, sermone che fu pronunziato in dialetto borgognone.
Le offerte poi, che i santi Re presentarono al neonato Gesù, giusta il parere dei padri, erano simboliche. San Leone dice, che questi doni nelle mani dei Magi, erano una pubblica professione di loro fede. L’oro, secondo il lodato padre, significa la maestà di Gesù Cristo, l’incenso la sua divinità, la mirra l’umanità sua. Cosi confermano tale interpretazione i padri S. Pier Grisologo, S. Ambrogio, S. Giovanni Grisostomo. Di qui deriva, osserva sempre il Magno S. Leone, che il cuore di tutti i fedeli è come la grotta di Bellemme, in cui si rinnovella l’offerta fatta dai Re Magi a nostro Signore. E l’oro gli si offerisce, quando lo si riconosce per Re e Signore dell’universo; gli si offerisce mirra, nel professare il mistero dell’incarnazione; ed è un’offerta d’incenso, l’atto, col quale si riconosce Gesù Cristo uguale in tutto alla maestà del Padre suo. Si vuole, secondo un divoto autore, che i Re Magi, dopo di aver presentato i doni , non solo abbiano adorato il bambinello Gesù, ma che anche l’abbiano tenuto fra le braccia, e che questo atto di santa gioia, questa dimostrazione di figliale affetto non sia stata negata da Maria a questi tre Re divenuti anime cosi pure.

Dopo di ciò i Re Magi partirono mutando cammino per non ritornare da Erode come furono avvertiti in sogno. Giunti al loro paese si vuole che abbiano annunziato la lieta novella. E San Giangrisostomo scrive di poter affermare che i Magi si resero in seguito maestri de’loro compaesani, imperciochè quegli uomini che non avevano temuto d’annunciar Gesù Cristo come Re e Messia in faccia d’Erode e dei Giudei, dovevano certamente mostrare la stessa generosa libertà nel loro paese, tanto più che per venire a Gerusalemme, essi non avevano altra testimonianza della nascita del Salvatore, al di fuori dell’apparizione della stella; e che nel ritorno la fede loro in Gesù Cristo trovavasi ognora più confermata dalle profezie che i sacerdoti giudei loro avevano manifestate, e dalle rivelazioni dell’angiolo in Betlemme; cosi nell’Omelia 6 in S. Matteo.
Della fine di questi tre Magi è comune, anzi generale opinione che siano morti martiri. Lo stesso S. Giovanni Grisostomo scrive, ch’essi furono tratti a morte per quella fede medesima che predicavano, e se stessi, quale oro purissimo, quale gradevolissimo incenso, quale profumo di mirra offerirono in olocausto per Gesù Cristo. Ecco quanto si conosce intorno alla storia de’ Re Magi.
Vi fu chi scrisse essere la storia de’ Re Magi, come la narra l’evangelista Malteo, una falsità, argomentando ciò dal considerare che gli altri evangelisti non ne fanno parola. Al che si risponde che ciascun evangelista non volle parlare di tutto, appunto perché non si riteneva necessario. È vero che gli evangelisti hanno trattato la storia del Figlio di Dio fatto uomo, ma è del pari certo che, quantunque abbiano dichiarato di dire tutta la verità storica del personaggio che presentavano a modello, altra cosa è assicurare essersi fatta un’esalta ricerca di tutto ciò che riguarda un soggetto sul quale si scrive; altro è voler scrivere tutto ciò che si è saputo. Ne vuoi, o lettore gentile, una prova manifesta. Osserva S. Luca comincia gli atti degli apostoli con dire di Gesù Cristo Signor nostro certe cose considerevolissime, che per verità non aveva dette nell’evangelo. Dunque non tiene l’osservazione degli increduli su questo particolare. Ma proseguiamo a nostro spirituale vantaggio la storia del nostro Redentore Cristo Gesù, ove troveremo argomenti di riformare la nostra condotta, se disgraziatamente questa non fosse conforme ai suoi santi insegnamenti.

La vita di Gesù Cristo esposta al popolo cristiano dal parroco Prospero Maiocchi

Da Google Libri