PALAZZO FOSCARI

Io credo non v’abbia palazzo in Venezia, dove i palazzi si contano a centinaia, che più di questo abbia subito singolari trasformazioni. La storia di Venezia può dirsi aggruppata, svolta intorno a lui, o i Veneziani ormai sono avvezzati a guardarlo come una grande memoria, come una pagina del magnifico libro che è la loro storia.

Il suo stile a sesto acuto, ricorda l’architettura dominante a Venezia, e che Venezia ha imparata dalle terre orientali, dove la condusse la guerra o il commercio. È un gioiello di eleganza e buon gusto di fabbricato, e co’suoi due compagni, i palazzi Giustiniani Vescovi che gli stanno vicini, richiama per lungo tempo lo sguardo del forastiero che mollemente sdraiato nella sua gondola scorre il canale.

Atrio del palazzo Foscari

Poi è collocato sì bene e sì acconciamente, in volta di canale, come si dice, che da uno dei suoi ampi veroni si domina tutto quanto il canale dal Ponte di Rialto fino a quello di ferro. E questo è spettacolo mirabile sempre, più mirabile, anzi indicibile, all’occasione di qualche fresco o di qualche serenata. È per ciò che il Comune nel donare il palazzo alla Scuola di Commercio, si riserbava due stanze prospettanti sul canale, per invitarvi gli ospiti illustri ad ammirare le feste che sullo stesso vengono date.
Dirò rapidamente di questo palazzo che attende ancora chi lo illustri ampiamente nella sua parte istorica, artistica, tradizionale.
Dapprima, cogli altri due, che alla destra gli stanno, apparteneva ai Giustiniani Vescovi. Dopo una valorosa impresa guerresca di Lodovico duca di Mantova, la Serenissima, per gratificarlo, lo comprò dai proprietari per 6500 ducati e ne fece dono a quel duca che vi abitò qualche tempo.
Lasciatolo il duca, ne divenne proprietario il Senato. Ma poco dopo, messo all’incanto, veniva comperato dalla famiglia Foscari, potentissima allora, che vi fece dei miglioramenti e l’abbellimento di tele e di marmi all’interno.
In quelle ampie sale, in quel curioso cortile, del quale presentiamo il disegno, si svolsero a quell’epoca, i fatti che resero cosi compianta quella sventurata famiglia, e che dettero argomento a novellieri, a poeti, a musicanti, di patetiche note, di dolci versi, di componimenti famosi. Non si può ancora girare per quelle sale (e chi scrive è costretto sovente a percorrerle) senza quasi vedersi innanzi le ombre famose del doge Foscari, del figlio Jacopo, senza sentirsi quasi rintronare negli orecchi gli omei di quella sventurata famiglia, e senza anco paragonare l’attuale tempo piccino e gretto al maestoso e sublime di allora.
In questo palazzo si ospitava dalla Repubblica Enrico III di Francia come fino a poco tempo fa lo narrava una iscrizione. Oggi nelle stanze dove il re francese albergava, s’ insegna la storia e la geografia. In verità che se agli estinti piace rivivere nei luoghi dove hanno abitato, Enrico III avrà poco piacere di tornar qui a sentire che cosa dica di lui la storia.
La famiglia Foscari estinguevasi. Oggi chi rimane di lei non ha mezzi per fermo da abitare un palazzo e Cà Foscari appartiene al Comune.
Nel 1848 venne deciso che vi fossero le scuole tecniche, e si lavorava ad acconciarlo per queste. Ma sopravvenuti, i Tedeschi, questi credettero meglio rate adoprarlo a caserma. A caserma il palazzo Foscari! il più bel palazzo di Venezia!! Dirà il discreto lettori. Oh! i Tedeschi non la guardavano tanto per la sottile. Ci vennero e anco lo malmenarono, da veri discendenti degli Unni e dei Vandali.
Era una pietà, un dolore, vedere i croati a cavalcioni sull’elegante ringhiera di sopra il canale, a lavarsi i calzoni, a pulir l’armatura!
Andatisene con Dio quei nostri padroni, il palazzo servi lungo tempo come di palchetto per gli spettacoli che frequenti si successero nel 1866 e 1867. Vi venne il re, il principe Napoleone, la regina di Portogallo, il Kedive, la principessa Margherita… insomma ogni ospite regale che avessimo, era ed è sempre invitato a questo palazzo!
Nel 1868 vi si apriva la Regia scuola superiore di Commercio, una delle più serie istituzioni che abbia avuto Venezia dopo il suo riscatto.
I pacifici studi presero il luogo del romor d’armi e delle consulte di Stato. Non è qui il luogo di parlare del palazzo Foscari come scuola.
In primo luogo dirò che, quantunque non possa asserirsi per fermo, pure molto fondatamente si crede, che autore di questo palazzo fosse l’architetto Zuanne Bono che altri e distinti lavori faceva a Venezia.
Dalla parte dell’acqua ha un grazioso cortile, ed è quello appunto che presentiamo, sostenuto in mezzo da una colonna e con porte e finestre a sesto acuto elegantissime.
Dall’altra parte ha un cortile merlato assai vasto. La facciata però da questo lato è piuttosto meschina.
Nulla più conserva il palazzo dei tesori d’arte che racchiudeva, non ha che alcune goffissime figure di gesso che certo sarebbe assai meglio togliere di là, ma che si conservano per la memoria di un tempo.
Il palazzo una volta avea tele stupende del Gian Bellino, del Tintoretto, del Veronese. I cartoni del mosaico della camera di Enrico III erano di quest’ultimo. Anco la celebre Aurora fu dipinta per questo luogo. Ora come io diceva più nulla vi si conserva nulla, nemmeno l’interno ordine del palazzo…
Ma non importa! Chi mira a questo luogo, chi vi entra, non può a meno di pensare alla storia che i secoli vi hanno accumulata, storia insieme di dolore e di gioia, di vergogna e di gloria.

A.A.

Tratto da: L’Illustrazione Popolare
Da Google Libri