Le strenne e il Natale


I bimbi non erano mai stati buoni come in questi giorni. La mamma, non avea più avuto bisogno d’alzare la voce nè di impartire castighi. Gelmina, il folletto, era piena diventata una pecorella; Carlo e Gianni, non bisticciavano più: obbedienti, premurosi, bravi, che mai si sarebbero detti i bambini di prima.Ho capito, pensò il nonno… i regali del bambino… la strenna!..
Quest’ultima parola fu detta abbastanza forte, perché quei tre folletti la sentissero. E il nonno s’accorse dello sguardo che si scambiarono.
Si sa ! la strenna di Natale era, da parecchio tempo, la loro costante preoccupazione, il loro più vivo desiderio.
Quanti sogni e quanti discorsi, intorno ai doni del Bambino!
Il nonno, alzò di peso Gianni e se lo pose sulle ginocchia,
Ti piacciono i cavalli, Gianni? Gianni sorrise, e con quel sorriso rispose abbastanza.
Ah! se me ne portasse uno il Bambino… Se me lo regalassi tu, come strenna.
Ma! il Bambino ed il nonno vogliono che i ragazzini siano buoni! A proposito! E sai tu perché i regali di Natale e di Capo d’anno si dicono strenne?
Non ce l’hai detto ancora, nonno!
Ve lo dirò adesso. L’uso dei doni, specialmente a primo d’anno, è antichissimo. I Romani, adoravano una dea chiamata Strenia, che presiedeva ai doni ed ai vantaggi che capitavano inaspettati. Essi la pregavano perchè mandasse buone ispirazioni alle persone dalle quali speravano di ricevere regali. La dea Strenia, aveva un bosco consacrato al suo culto, nel quale i Romani ai primi di gennaio, raccoglievano rametti di verbena silvestre, simbolo di felice augurio, che offrivano ai parenti ed agli amici insieme ad altri regali, i quali, per lo più, erano fichi, mele, datteri, insieme con l’augurio che la vita loro fosse piena di gioia e di pace.. Questi doni, appunto dal nome di quella dea, si chiamarono strenne. L’uso delle strenne, continuò di poi nei secoli, anche con il cambiamento di religione… Ma mutarono gli oggetti. Non furono più fichi, datteri, mele, ecc. ma cose di valore, giocattoli, bambole, fantocci…
– E cavallini?
– Sì, anche cavallini . . . a te premono quelli, nevvero? Il Bambino ha un gran da fare… però, i bambini buoni sono pochi… e quindi anche i regali sono molto rari…
Il viso dei tre nipotini si allungò parecchio; ma il nonno continuò:
Torniamo alle strenne. Le frutta che si donavano, vennero poi coperte con foglioline d’oro. Più tardi, si accompagnarono queste frutta dorate con canestri preziosi e si mescolarono alle frutta medaglie d’oro e d’argento, monete, gioielli ed ornamenti d’ogni specie. Chi riceveva, era obbligato a ricambiare in eguale misura.
– Oh!… fece Gelmina sorpresa, ma ciò non si usa mica più?
– No; adesso si ricambia con l’esser buoni sempre. Dunque sotto gli Imperatori romani, le strenne acquistarono un’importanza grandissima: ogni suddito, a seconda delle sue forze, presentava all’Imperatore strenne ed augurî di felicità. Cesare Augusto ne riceveva tante, che le convertì tutte in idoli d’oro e d’argento. Tiberio, che fu di animo generoso, soppresse l’uso delle strenne, perchè gli innumerevoli regali che gli venivano fatti, lo obbligavano a spese troppo forti per dimostrare ai cittadini di Roma e a quelli delle altre città la sua gratitudine Caligola invece, ristabilì quell’uso, e anzi ordinò che gli fossero offerte tutte le strenne che Tiberio aveva rifiutate. Caligola però teneva tutto per sè, e non dava nulla in cambio a nessuno.
– Uh! che avaraccio!
– Vedremo, se sarai avaro anche tu, quando verrà il Bambino!
Qui Gianni, che stava ancora a cavallo del nonno, e a cui le frutta avevano fatto venire in mente i dolci, gli troncò la parola:
– Nonno, è vero che tu ci farai mangiare il dolce di Natale dei bambini inglesi?
– Il plum-budding.
– Si, si, il plum… plum .. e non riusciva a dire il resto.
– Ma sicuro! ne ho data la ricetta alla mamma appunto ieri. In Inghilterra, il plum-budding è il re della festa, il piatto indispensabile del pranzo di Natale. E bisogna vedere come i bimbi inglesi lo mangiano volontieri! Sfido, io! è fatto di cose tanto buone! Figuratevi che c’entra una libbra e mezza d’acini d’uva secca, tagliati in mezzo e ripuliti dei grani che contengono; una libbra di grasso (strutto) ed una libbra di frutta candita che si tritola insieme; dieci oncie di crosta di pane grattugiata; una libbra di farina ed una cucchiaiata di lievito; dieci oncie di zucchero, mezza libbra d’amandorle; otto uova sbattute, sale, spezie, un mezzo litro di birra ed un decilitro di acquavite!
– Mm!… fecero i bimbi, con un modo intraducibile, quasi ad esprimere l’acquolina che si sentivano in bocca.
– È più buono del panettone, allora!
– Sicuro.
– Ma ci sarà anche il panettone, vero? fece Gelmina che ne andava matta.
– Si, se i nipotini miei saranno buoni.
Ed io vi posso dire che si mantennero buoni davvero.

Guido

Tratto da Google Libri

Frugolino giornale dei fanciulli – 1892