CUOR DI FANCIULLA


Avviandomi alla scuola nel mattino della vigilia del Natale, pensavo ai miei bambini che avrebbero, il giorno dopo, ricevuto un dono; i poverelli o una morbida e, calda sottana, o uno scialle, od un paio di calze; vera benedizione per essi nel crudo inverno. Ma poi mi si affacciavano alla mente i mille altri bisogni del povero, nella cruda stagione.
Il focolare spento; il cibo scarso e poco nutriente; il letto duro, freddo e leggermente coperto; la casa umida, senza sole, mal riparata dai terribili venti, i figli intirizziti, sparuti, i genitori muti per il soverchio affanno, incapaci di rimediare a tanta miseria; e m’assaliva una pietà infinita, un desiderio intenso di bene e di pace per i diseredati dalla fortuna.
Arrivata alla porta dell’asilo, vidi una bambina che nascondeva le sue manine sotto un fazzoletto di lana e le chiesi:
– Carolina, perchè ti fermi qui fuori al freddo?! Chi aspetti ?
La piccina cercò rispondere; ma nessun suono uscì dalle sue labbra, solo un lieve tremito di esse, una lagrima che le spuntava sul ciglio, mi dissero che avrebbe volato parlare, ma che la commozione, forse il timore, glielo impedivano. Poi, quando fummo in iscuola, tossì, con quella tosse secca, affannata, che spesso la prendeva; si sedette al suo posto e vi stette, guardandomi con occhi così tristi e supplichevoli, che dovetti di nuovo dirle: – Ma che cos’hai Carolina? Non temere, fammi pur conoscere quello che desideri.
– Signora direttrice! esclamò la bimba, quanto mi piacerebbe una bambola, una di quelle bambole che stanno là appese all’albero; io non ne ebbi mai.
Ma la mamma tua preferisce una sottana di lana, e tu, buona Carolina, devi pur esserne contenta.
La fanciulletta non aggiunse parola; ma per tutto il giorno la vidi pensierosa e la intesi sospirare tristemente…
L’albero bene illuminato, ricco di doni, s’innalzava in mezzo alla vasta sala non rischiarata da altra luce; le gentili e caritatevoli Signore, che avevano lavorato gli oggetti per i poveri bambini, assistevano alla distribuzione, e fra esse, la generosa Benefattrice dell’asilo, l’anima nobile e grande, sempre pronta dove regna la miseria, sempre pietosa ove vive il dolore. Com’eran lieti i miei fanciulli! qual passeraio fra essi; con qual gioia si additavano l’un l’altro i doni appesi alla verde pianta!
Quando tutto fu quiete, i bambini disposti in circolo, fecero sentire le loro voci argentine; una fanciulletta recitò una poesia; poi vennero distribuiti i regali. Io osservavo la Carolina e la vidi, ricevuta la sottana, ritornare al suo posto, senza togliere lo sguardo dalle bambole, poi posare la testina sul braccio, ripiegato sul banco, e non muoversi più.
Ma altri occhi guardavano la povera fanciulletta. Clelia, la figlia dell’egregia donna, aveva ogni cosa veduta.
E terminata la festa, sulla soglia, vidi cosa che non potrò giammai dimenticare.
Clelia poneva sulle braccia della Carolina la sua bambola, la sua magnifica bambola coperta di seta e di pizzo, e le diceva:
– Prendila, poveretta, te la dono; ma tienla bene, perchè io l’amo tanto!
Io strinsi la mano alla madre della buona creatura, ed in quel momento sono certa che Dio l’avrà benedetta.

Maria Mazzucchi

Tratto da Google Libri
Frugolino giornale dei fanciullino – 1893