L’albero di Giuda e l’Aceldama

“L’ Albero a cui Giuda si appese” e dal quale, “cadendo a testa in giù, si è spezzato in mezzo al suolo, e tutte le sue viscere sgorgarono”, è ora mostrato oltre i limiti del campo, a circa cento metri a sud-est della sommità del Consiglio della Collina del Male.
Durante il regno dei Franchi, si trovava nella Gehenna, ai piedi della rupe di fronte al tradizionale Aceldama, un sito molto certamente più probabile, perché qui la rupe è alta trenta o quaranta piedi; e se fosse caduto nella gola rocciosa sottostante, da un ramo strapiombante in questo luogo, un tale destino del traditore sarebbe stato tanto naturale quanto meritato.

ACELDAMA. — Appena sopra il Ritiro è mostrato un luogo chiamato ancora oggi Il Campo del Sangue — “Il Campo dei vasai”, acquistato con la ricompensa dell’iniquità — chiamato nella lingua propria degli ebrei «Aceldama» — che era destinato per la benevolenza dei sommi sacerdoti e dagli anziani coscienziosi come luogo in cui seppellire gli estranei.
La volta o cimitero stesso è di circa sessanta piedi quadrati, venti o trenta di profondità ed è solo in parte sotterraneo.
La roccia essendo molto friabile, si è da tempo sbriciolata sul lato inferiore, dove si trovava l’antico ingresso, ed è stata sostituita da un muro artificiale di costruzione alquanto scadente.
La volta gettata su di essa è a livello del suolo sul lato superiore, ma è probabilmente a sei metri dal suolo sul lato vicino a Hinnom.
Ci sono due porte sopra e una terza apertura da una grotta adiacente; ma non c’è modo per scendere. I resti di grandi pilastri quadrati di ordine ebraico rendono altamente probabile che la sovrastruttura sia sempre stata in gran parte artificiale, in Aramaico, campo di sangue, per il colore rosso dell’argilla ivi presente.
L’interno ha subito così tanta disintegrazione nel corso dei secoli che in alcuni punti i loculi sono a malapena distinguibili.
Poiché si suppone che questo terriccio disintegrato sia molto favorevole alla rapida decomposizione, gran parte di esso è stato inviato a cimiteri stranieri; ed è stata consuetudine per secoli passati, fino a un periodo abbastanza recente, gettare in questa fossa i cadaveri del povero pellegrino squattrinato morente a Gerusalemme, molti dei cui teschi sono visti giacere sul pavimento.
C’è un letto di terra non lontana da questo famoso ricettacolo dei morti, generalmente ritenuto argilloso, ma di natura evidentemente calcarea.
Tuttavia, viene additata trionfalmente dai fautori della tradizione, a riprova della corretta identificazione di Aceldama.
E sebbene questa presunta identità non possa essere smentita, tuttavia è molto più probabile che si tratti della tomba del sommo sacerdote Anna o Anania, o Anano come lo chiama Giuseppe Flavio (W. v. xii, 2), il cui monumento era certamente in questo immediate vicinanze, proprio dove saremmo inclini

Tomb of Apnas, the traditionary Aceldama

a cercarlo, vistosamente situato in piena vista del Tempio. In conformità con la credenza generale che la terra di Potters’ Field possedesse la peculiare proprietà di accelerare il processo putrefattivo, ci viene detto da Monroe, che, “Per ordine dell’Imperatrice,. Elena, ne furono traslati duecentosettanta carichi di navi a Roma e depositati nel Campo Santo, presso il Vaticano;, dove si usava rigettare i corpi dei romani, e consumare solo quelli degli stranieri!” Anche l’interno del Campo Santo di Pisa è pieno di questa terra, quando due anni fa l’ho vista produrre un raccolto di alopecurus e altri erbe.

Tratto da Google Libri

The City of the Great King: Or, Jerusalem as it Was, as it Is, and as it is …
Di James Turner Barclay