Lo sposalizio del mare

Lo spettacolo più ridicolo, anche se forse il più pomposo, del mondo è quello della cerimonia annuale del Doge che sposa il mare.
Si dice che abbia preso origine da una concessione di Papa Alessandro III, che, come ricompensa per lo zelo degli abitanti nella sua restaurazione alla cattedra pontificia, diede loro il potere sull’Oceano’Adriatico, come un uomo ha potere su sua moglie; in memoria del quale il capo magistrato getta ogni anno un anello in esso, con queste parole:

Desponsamus te, Mare, in signum perpetui dpminii
Ti sposiamo, o Mare, a testimonianza del nostro perpetuo dominio su di te.
[1764, p. 483.]


Venezia, 10 giugno: La cerimonia dello sposalizio dell’Adriatico è stata la più magnifica mai vista qui nel corso di questo secolo; c’erano più di cento gondole sull’acqua in questa occasione, che, con gli uomini di guerra, ecc. fecero una splendida apparizione. [1784, Parte II., p. 625.]

Tra le feste di Venezia si può annoverare il celebre Sposalizio del Mare, che è così descritto:
“Le sue numerose feste hanno reso Venezia una delle città più interessanti dell’universo. Tra le altre, c’erano quelle di Santa Marta, San Rocco, il Redentore, la Salute, San Marco, il Corpus Domini e l’Assenzione; in quest’ultimo giorno il Doge andava al Lido, una piccola isola a due miglia da Venezia, vicino all’entrata dell’Adriatico, allo scopo di sposare quel mare, nel Bucentoro, una nave che assomigliava alquanto alle antiche galere greche e romane.
Era riccamente intagliato e ricoperto d’oro fino in basso rilievo, foderato con il più ricco velluto di seta cremisi, ornato con frange e nappe d’oro, e arredato nel modo più elegante e costoso, con bellissimi specchi veneziani, ornamenti di cristallo intagliato, grandi finestre di vetro molato, con tende veneziane e di seta cremisi. Veniva trainato da un certo numero di barcajouoli, riccamente vestiti nell’antico costume veneziano, con berretti e fusciacche di diversi colori, tutti con con la livrea del Doge.
Il Doge era vestito con le sue vesti ducali, con la sua corona e le altre insegne della sua alta carica. L’intero corpo dei senatori, con le loro mogli e famiglie, magnificamente vestiti, si unì al corteo in gondole, insieme a tutti i ministri stranieri, e spesso centomila persone, provenienti non solo dalla Terra Firma, ma dall’estremità dell’Italia e persino dell’Europa; sicché l’acqua, dal palazzo ducale della Piazetta al Lido, era effettivamente coperta di barche, piene di giovani e bellezze, in tutte le loro forme e apparenze più seducenti, formando un intero tappeto di barche di ogni tipo; oltre a peote, a forma di antichi templi e carri trionfali, che rappresentavano le corti di Giove, Venere, Marte, Bacco, Apollo, insieme a Nettuno, e il resto delle divinità marine; così che era appena possibile scoprire un piede di acqua.
La cerimonia fu chiamata lo “Sposalizio del Mare“. Il Doge, al suo arrivo all’imboccatura del porto, salì sul ponte e, circondato dal Senato, si tolse dal dito un anello d’oro e, gettandolo in mare, pronunciò queste parole:

“Desponsamus te, Mare! in signum veri perpetuique dominii”
Cioè:
Ti sposiamo, o Mare, in segno di dominio reale e perpetuo.”

Il Doge e il Senato tornarono poi nello stesso ordine al palazzo ducale, dove fu preparato un sontuoso banchetto, che consisteva in tutte le prelibatezze della stagione; e alla fine del quale ad ogni senatore fu presentato un grande vassoio, o cesto, pieno dei frutti e dei dolci più scelti, da portare a casa alla sua famiglia. Questo era davvero un giorno di festa e di trionfo per i veneziani, e si rivelò molto redditizio per tutte le classi degli abitanti.” [1824, Parte II., pp. 344, 345.]
[La Venezia sotto la Francia e l’Austria di Whittaker, 1824.]
Tratto da Google Libri
The Gentleman’s Magazine Library: Being a Classified Collection of … Volume 4
a cura di George Laurence Gomme