LA PRIMA NEVE

Dopo aver dato passo a suoi affari nella piccola città di M…. che è situata nel fondo d’una vallata delle Alpi, Giovanni Vernieri era avviato verso il suo piccolo villaggio di montagna. Il maggiore de’ suoi figli, il bel Francesco, lestissimo e vigoroso giovane di 14 anni, orgoglio di suo padre, portava in una gerla le provvigioni comperati dal droghiere, e teneva nelle mani una pianta di ceraso, che Vernieri voleva acclimatare, mettendola a riparo dietro il muro della casa. – Il padre teneva per mano il suo piccolo Luigi, ragazzetto di nove anni.
Sortendo dalla città, fu fermato da una vecchia parente, che lo pregò di voler entrare in casa sua, per consultarlo per poco, su di un processo dalla quale era minacciata presso il Tribunale.
Questa donna era vedova ed estremamente povera; non poteva rifiutarle i suoi consigli; la seguì nella casa, e disse ai proprii figli di andar avanti.
Non eravi che una lega a giungere al villaggio, ed il tempo limpidissimo, non dava alcun indizio da inquietarsi. Vi raggiungerò a metà strada, disse Vernieri a suoi figli.
– Perchè non volete farli entrare qui con voi? disse la vecchia parente; non vorrei per causa mia separarli dal loro padre. Luigi è troppo debolino per andar solo per quelle orribili strade!
– Non dubitate, cugina mia, lo lascio con un guardiano perfetto; Francesco è un tomo col quale suo fratello non ha nulla a temere, è bello; non farà scuro che fra molto; andate figli miei.
Ma l’uomo propone e il mese di novembre dispone, e a quest’ epoca, nei paesi di montagna, basta un minuto solo per cambiare completamente la temperatura e far succedere tosto l’inverno all’autunno.

Pose il fratello nella gerla…

– I due fratelli non ebbero fatto un quarto di lega, che un violento uragano, che veniva dalla vallata laterale, fece cadere delle masse di neve. In poco tempo si elevò una vera tormenta. Francesco ebbe d’ uopo della sua esperienza per non perdersi. Egli strascinava Luigi per le mani, e vedendolo ridotto inabile a proseguire, depose la provvigione sotto dei piccoli arbusti della strada, pose il fratello nella gerla al loro posto, e si mise a portarlo, camminando coraggiosamente; la pianta del ceraso, gli serviva d’appoggio come un bastone da montagnaro.
Sebbene robusto, dopo qualche tempo le forze gli mancarono; fermandosi s’accorse che il fratello era assiderato dal freddo.
Lo fece camminare per cercare il modo di riscaldarlo un poco. Luigi avanzava a stento; già la neve gl’impediva di inoltrarsi; le larghe falde di neve che cadevano con un abbondanza straordinaria, lo colpivano in faccia, e gl’impedivano di vedere la strada dandogli una noia insopportabile.
Ei piangeva, e non seguiva il fratello che per forza, senza dar retta alle sue rimostranze e alle sue esortazioni.
Francesco, disperato di non vedere il padre, aveva gettato inutilmente dei gridi di allarme; ei non sapeva come regolarsi in tale frangente. Egli era a metà viaggio; egli immaginò di farlo sedere vicino alla strada, ai piedi d’una roccia, lo coprì colla gerla che era abbastanza grande, vi ammassò della neve intorno e vi piantò il ceraso.
Attendimi Luigi, gli disse, verrò presto; non moviti, altrimenti saresti perduto.
Luigi non era più nello stato di disobbedire; s’era lasciato mettere sotto la gerla senza resistenza, e non ebbe neppure la forza di rispondere parola.
Allorchè Francesco ebbe messo al coperto il fratello, si trovò nuovamente nel crudele imbarazzo di montare al villaggio, o discendere a incontrare il padre. Che fare?
Probabilmente Vernieri avrebbe preso un viottolo di traverso e sarebbe stato facile il non incontrarlo in via.
Era più sicuro portarsi al villaggio, per chiamar soccorso. Francesco non arrivò colà che con gran pena; il vento ed i vortici della neve pareva congiurassero ad arrestarlo. Si trovò più volte al punto di credersi esausto di forza; ma l’idea del povero fratellino abbandonato nella neve aveva sostenuto il suo coraggio.
Arrivando dalla madre ei cadde di stanchezza, ed ebbe molta pena a spiegare quanto era successo, e allorchè parlò di ritornare a soccorrere Luigi, la madre tutta disperata, gridò :

Ho perduto uno de’miei figli, e ora tu vuoi togliermi l’altro!
– No madre; coll’aiuto del cielo, te li renderò ambidue.

Alcuni vicini erano accorsi; il dolore della madre ed il coraggio del fanciullo li scossero; tre uomini robusti, montagnari dai polmoni d’acciaio, offrirono il loro soccorso al nostro eroe portandolo in ispalla, giacchè lui solo avrebbe conosciuto la località ove era seppellito, Luigi, sotto la neve. La madre si lasciò persuadere: i vicini partirono subito vedendo con inquietudine la notte avvicinarsi. A qualche distanza, videro sulla via dei lupi, che la neve e la tormenta aveva cacciati dalle sommità dei monti. Si maravigliarono di non incontrare Vernieri.
– È qui! gridò ad un tratto il ragazzo. S’avvicinarono; qual dolorosa sorpresa! Trovarono la gerla rovesciata e vuota; il ceraso era per terra a pochi passi.
Luigi avrebbe disobbedito al fratello! Si sarebbe perduto per la neve? Vernieri è venuto? Avrà rimarcato il ceraso e portato alla città il fanciullo? Che sia rimasto vittima d’un lupo?
Qualunque fosse la sorte di Luigi, non era più possibile restar là più a lungo col povero Francesco, che il freddo, la fatica, il dolore e l’angoscia avevano messo nel più orribile stato.
– Senti Paoluccio, ritorna col ragazzo al villaggio e rendi alla madre il bravo Francesco. La notte comincia, e questa notte voi saprete se Vernieri fu ritrovato. A sei ore precise guardate dalla parte della città, io sarò là con Tonio. Se ho ritrovato Vernieri, accenderemo un gran fuoco nella piazza d’armi che di qui facilmente si scorge. Dopo il primo fuoco ne vedrete un altro, sarà per farvi noto che Luigi pure è in salvo.
Senza pensare ad altro, i tre montagnardi si allontanarono separandosi; la tempesta perdurava.
Il ritorno di Francesco con Paoluccio gittò la madre in una angoscia mortale e tutto il villaggio prese parte a tale dolore.
Si correva di porta in porta per annunciare la triste novella e vi si facevano sopra le più strane congetture.
Gli abitanti del villaggio si radunarono sul campanile della Chiesa da dove si vedeva benissimo l’intiera città. Tutti gli sguardi erano rivolti ansiosi verso quella parte. La notte si faceva già oscura. Si volle obbligare la madre ad attendere l’annuncio in casa; fu impossibile! Francesco stesso era là, malgrado la fatica durata.
Quando la campana suonò sei ore, l’emozione fu viva; nessun parlava, ma si facevano delle preghiere a bassa voce implorando la salvezza di quei cari. Intanto il tempo scorreva veloce; l’aspettazione sembrò lunga e si cominciava a disperare. Si vide elevarsi una fiamma brillante. Si era accesa con la vivacità del lampo.
– Vernieri è ritrovato! Gridò qualche voce.
– Ma già si chiedeva un altra notizia: la fiamma comparirà ancora ? E siccome ella tardava qualche istante, il che non pareva naturale, l’ansietà fu estrema; la madre svenne nelle braccia dei vicini…. Tutto ad un tratto dei gridi di gioia la fecero trasalire e rendere l’uso dei sensi. Un punto luminoso era comparso; ingrandiva a vista d’occhio; nessun dubbio, era il secondo segnale! Già la fiamma era quasi grande come quella del primo fuoco. Dopo aver per qualche tempo arso, l’una e l’altra si spensero; ma la gioia che avevano recato negli spettatori non si dileguò sì presto.
È salvo, è salvo! gridarono d’ogni parte con gioia.
– Ed ecco il suo salvatore! disse la madre a Francesco.
Dopo qualche istante, tutti si allontanarono felicitando Margherita. Ad onta di ciò, quand’ella rientrò col figlio Francesco nella solitudine della casa, la sua inquietudine si risvegliò. Luigi sarà sano, non avrà sofferto dopo questo gravissimo accidente? Sembrava a questa buona madre che fosse sperar troppo dei favori della provvidenza il passar questa avventura senza lamentare disgrazie.
L’indomani, domenica, ogni tema fu dissipata. Il padre giunse al mattino portando Luigi fra le sue braccia; Luigi lesto e allegro si gettò nelle braccia della fortunata madre. Tranquillata la prima emozione, Vernieri raccontò a sua moglie ed ai buoni vicini come osservando tutto lungo la strada, ei aveva fortunatamente visto il ceraso ed il mucchio di neve; che avendo trovato Luigi svenuto, era tornato in fretta indietro, persuaso che Francesco era venuto ad incontrarlo senza trovarlo. Si raccolse la pianta che aveva servito d’appoggio e di segnale, e con cura la si piantò dietro il muro della casa ove ben presto crebbe, rigogliosi diffondendo i rami lungo la parete. Alle persone che visitano il monte viene mostrato, narrando loro il racconto del fatto.

Articolo da: Almanacco illustrato dell’Emporio pittoresco per l’anno 1867
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