MATHÉMATIQUES ET PHILOSOPHIE

Conscience, connaissance et langage
Intervista al Professor Telemaco Arangino
di Francesco Pietroluongo

Il Professore e Amico Telemaco Arangino, docente di Filosofia presso il Liceo Eleonora d’Arborea di Cagliari, recentemente ha collaborato, assieme a vari Autori, alla realizzazione del libro “Mathématiques et PhilosophieConscience, connaissance et langage(“Matematica e Filosofia” – “Coscienza, conoscenza e linguaggio”) pubblicato solo in Francia e solo in lingua madre per Hedna Edizioni.

Al fine di avere un approfondimento sui argomenti del libro, abbiamo chiesto al prof. Arangino una intervista, che gentilmente ha concessa, lieti di portare a conoscenza delle nostre Lettrici e dei nostri Lettori, i vari temi trattati.

Come è nata la collaborazione per la realizzazione del Libro?

Grazie all’amicizia, ad Internet e all’amore per la ricerca e per la filosofia.

La mia amica Stefania de Vittor, con cui ho frequentato l’università e che, subito dopo la laurea era partita in Francia, dove ancora oggi vive e insegna Filosofia all’università di Strasburgo, mi ha coinvolto in un lungo dibattito con altri colleghi sul WEB tra l’anno scorso e l’inizio di quest’anno: il prodotto di questo dibattito è la pubblicazione di cui parliamo.

Come mai non esiste ancora una traduzione dell’opera in lingua italiana?

Per adesso di edizioni in italiano o in altre lingue non se ne parla, è prevista la sola presentazione in località di lingua francese: se ci saranno altre edizioni o una eventuale traduzione in italiano dipenderà probabilmente dall’interesse suscitato dall’opera.

Chi sono gli altri Autori coi quali hai collaborato?

Si tratta di un piccolo gruppo di colleghi di diverse sedi universitarie e nazionalità, europei e non europei, studiosi di filosofia, scienza e matematica. Tra filosofi e matematici c’è una diversità di approccio alle cose, d’altra parte il gruppo si è formato anche per provare il potenziale di questa sinergia.

Il curatore, di cui ho grande stima, nonché co-autore del libro, è Jean-Charles Tassan, un matematico con una straordinaria capacità di tradurre in numeri ogni cosa, anche i concetti più complessi: il modo così particolare di concepire la realizzazione del libro è certamente il prodotto della sua formazione e della sua mente matematica.

Gli altri Autori sono:

–          Arnaud Billion (autore di Sous le règne des Machines à gouverner)

–          Stefania De Vittor (Filosofia greca, Filosofia delle scienze, Psicoanalisi della coscienza)

–          Bertrand Marie Flourez (autore di Notre conscience nous appartient)

–          Nicolas Morand (Meccanica lagrangiana, Filosofia dell’antropologia)

–          Nour Trabelsi (Strutturalismo linguistico, Matematica e Fisica Teorica)

Di cosa tratta esattamente il libro e a chi è rivolto?

Nel libro abbiamo cercato di affrontare il tema del rapporto tra coscienza e conoscenza pensato sia nella sua dimensione individuale che in quella collettiva e con relativa modellizzazione matematica nonché svariate considerazioni a livello di IA e c’è anche dell’altro.

Il libro è certamente rivolto ad un pubblico di specialisti, tuttavia con un po’ di pazienza può essere letto, direi, quasi da tutti, perlomeno in certe parti e a certi livelli.

Ho letto solo la parte del tuo intervento, piuttosto complesso, potresti spiegare in parole semplici qual è stato il tuo contributo all’interno dell’opera?

Prima di tutto bisogna dire che si tratta di un lavoro di ricerca in cui abbiamo voluto sperimentare un approccio multidisciplinare, interdisciplinare e, direi, anche transdisciplinare in cui ognuno ha dato il suo contributo sotto la direzione di Jean-Charles Tassan che, come ho già detto, è anche co-autore.

Ho cercato di ricostruire in un quadro sinottico il nostro lungo dibattito in chat senza privarmi della possibilità di presentare una mia personale visione e interpretazione della problematica la quale, contemplando diversi punti di vista, seguisse nel contempo un percorso di riflessione filosofica sull’argomento.

In particolare ho scritto il capitolo intitolato “Réflexions sur la conscience, la Connaissance et l’intuition: du Collectif à l’individu?” (“Riflessioni su coscienza, conoscenza e intuizione – Dal collettivo all’individuale).

Qual è l’esito, il risultato, di questa tua riflessione filosofica?

Direi che se l’esito c’è, è in parte scontato e in parte riscoperto. Consiste nella definizione dello statuto ontologico del concetto di “intuizione” concepito come qualcosa di imponderabile che si potrebbe riferire grossomodo al concetto di “insight” della Gestalt (la scuola psicologica nata in Germania tra fine ‘800 e inizio del ‘900).

Si tratta di quel concetto di pensiero creativo, produttivo, che, io credo, difficilmente sarà imitabile dall’intelligenza artificiale o dal computer quantistico: un dispositivo cibernetico capace di simulare le funzioni più elevate del cervello umano, o addirittura la stessa coscienza umana, è l’illusione con la quale l’animale verticale prima o poi dovrà fare i conti.

Ma non ti sei sempre occupato di Esistenzialismo in filosofia?

Si ma anche di Filosofia della scienza e di teoria della conoscenza in generale, tuttavia, persino le mie poesie, se le vogliamo definire così quelle “cose” che ogni tanto scrivo quando trovo l’ispirazione, potrebbero avere a che fare con il testo del libro e, in particolare, con il mio lavoro all’interno del libro. Infatti, passando attraverso il pensiero dei filosofi che ho ritenuto più rappresentativi, ho tracciato un percorso dove c’è un po’ di tutto: sociologia-etologia, immagini che evocano disegni trascendenti e imperscrutabili, filosofia, psicologia ecc.

Un’opera del genere, sviluppata in tante direzioni diverse, fa riflettere.
Hai parlato anche di Intelligenza Artificiale, ma come si potrà convivere con una A.I. (Artificial Intelligence) che può sostituirsi all’uomo?
Non fa un po’ paura una prospettiva di questo tipo?

Si, con strumenti come l’intelligenza artificiale e il computer quantistico sarà ancora più difficile poter evadere dalla caverna di Platone, la gente ancora non se ne rende conto. Il romanzo “Utopia” di Thomas More descrive una società ideale in cui la scienza e la tecnica e il progresso sono al servizio dell’uomo; l’espressione “villaggio globale”, coniata invece da Marshall McLuhan, descrive un mondo che pur essendo molto esteso, grazie alla velocità delle moderne tecniche di comunicazione, ha ridotto le sue dimensioni a quelle di un villaggio, dove tutto è facilmente raggiungibile con poco sforzo.

More è vissuto tra Umanesimo e Rinascimento, ma se avesse potuto immaginare la società di oggi, probabilmente avrebbe intitolato la sua opera “Distopia” con contenuti che evidentemente sarebbero molto diversi; McLuhan invece appartiene all’epoca contemporanea e per quanto la sua espressione “villaggio globale” venga comunemente riferita ad un mondo più rassicurante in realtà essa si riferisce a un mondo che non è affatto rassicurante.

Lo sviluppo della scienza e della tecnologia, dunque, ti preoccupano: potresti essere più esplicito?

Non sono la tecnologia e la scienza in se stesse a preoccuparmi, ma l’uso che di esse si fa, mi preoccupa soprattutto la commistione con l’ideologia e il malaffare.

Finché avevamo a che fare con le società del passato, ogni eventuale pericolo o danno potevano ancora essere evitati o corretti o, nella peggiore delle ipotesi, anche una situazione di vera e propria crisi poteva essere “risolta” con una rivoluzione.

Oggi, invece, abbiamo a che fare con una società di massa ormai prossima a 8 miliardi di anime dove pochi individui molto potenti, che con la tecnologia hanno il controllo totale dell’informazione, decidono delle sorti dell’intero pianeta.

In una situazione così, per la gente normale, non c’è alcuna possibilità di rendersi conto di vivere in un mondo in cui non si è liberi e, dunque, del proprio malessere sociale.

Con strumenti sofisticati come l’intelligenza artificiale e i computer quantistici l’informazione –che, “grazie” alla manipolazione delle masse e all’ingegneria sociale, è comunque da sempre l’arma più potente– diventa ancora più potente perché si trasmette e si sviluppa ad una velocità mai vista nelle epoche precedenti.

Una eventuale situazione di crisi non si potrà risolvere più con una rivoluzione perché le élite che controllano l’informazione con strumenti così potenti farebbero abortire qualsiasi rivoluzione prima ancora di nascere.

L’ho sempre detto: l’informazione è l’arma letale per eccellenza, poi viene quella batteriologica e, infine, quella nucleare.

Mi sembri piuttosto pessimista, dopo secoli di progresso politico e sociale, oltre che scientifico-tecnologico, pensi davvero a quello che, a giudicare da come parli, sembrerebbe un futuro mondo di automi?

Spero tanto di sbagliarmi ovviamente, ma purtroppo ci muoviamo già in quella direzione. La narrazione della cosiddetta pandemia e anche della guerra in Ucraina ne sono sicuramente due eloquenti esempi. Il mainstream ha generato una sorta di pensiero unico di sistema, dettato dalle élite globaliste e propinato dappertutto in tempo reale, al quale ci si poteva solo adeguare o, diversamente, non si era ritenuti degni di considerazione e si veniva esclusi da ogni dibattito. Soltanto alcuni sono riusciti ad esprimere il dissenso sui media più importanti, tuttavia anche intellettuali molto popolari come Massimo Cacciari e Alessandro Orsini ci sono riusciti solo con grande fatica.

Il mondo sta diventando sempre meno democratico, ammesso che democratico lo sia mai stato, i potenti sono sempre più potenti perché, ripeto, più potente è il controllo dell’informazione. La velocità con cui la moderna tecnologia controlla l’informazione nella società di massa fa di costoro gli assoluti padroni del mondo: una società pluralista e multipolare proprio grazie alla tecnologia dell’informazione sono l’altra illusione che non potrà durare in eterno e con cui l’animale verticale dovrà fare i conti.

Ci vorrebbero i filosofi al potere come diceva Platone, gente che non fa politica per i propri interessi o per garantire gli interessi di una élite, non ideologia, ma gente che fa politica così come il filosofo fa filosofia, ovvero in modo disinteressato, per il puro piacere di conoscere e, magari, di mostrare che un mondo migliore è sempre possibile.

Francesco Pietroluongo
[email protected]

PHILOSOPHIE ET MATHEMATIQUE – Éditions Hedna

«Une approche disruptive des sciences; là où les mathématiques et la philosophie se rejoignent, conscience, connaissance et langage ne forment plus qu’une seule et unique entité.”

Catégorie: EssaiÉtiquettes: Bretagne, connaissance et langage, Conscience, essai, Hedna éditions, Mathématiques et Philosophie, Sortie Littéraire, Tassan.

18,00€

https://editions.hedna.fr/produit/philosophie-et-mathematique/


Articolo precedentemente uscito su L’Avocetta e qui pubblicato di nuovo per gentile concessione.