La Noce e le Streghe di Benevento – ponderazione dell’Abate Diego Zunica

La ricreazione de’ Curiosi espressata nell’istoria multiplice, Descritta, e ponderata dall’Abbate D. Diego Zunica

La Noce, e le Streghe di Benevento

Stile inveterato di Satana è voler assomigliare à Dio, e ricevere dalle sue Creature culto di latria, quinci non solo ne’secoli infelici dell’antichità idolatra, ma nel chiaro lume dell’Evangelio, aspira à simili onor, e per mezzo di promesse, e di beneficii inorpellati, si concilia con pochi seguaci, fra i quali sono in primo luoco i stregoni, e le streghe, sue spose, consagrate follennemente al suo servigio, col suo amore. 
In oltre sicome Michele Arcangelo scelse in Siponto, una Grotta consacrata al suo nome, oggi volgarmente detta S. Angelo in Puglia, ove venissero con pellegrinaggio divoto i Cristiani a dargli culto, e venerazione; anch’egli si elesse la Noce di Benevento, ove da tutte le parti del mondo concorsero le Streghe, ad onorarlo, osservarlo, e a celebrare con esso lui impurissime Nozze. 
Par che il Demonio si diletta di quest’albero, sol perché porta nel nome di nuocere.  
Sotto il Ponteficato di Pasquale Primo in quel di Roma, ove ora si venera in un famoso tempio la Vergine del Popolo, presso la via Flaminia, era una Noce sì popolata di Demonii, che infestavano con orribili visioni, quanti passaggieri passavano; il Sommo Pontefice fece ricorso alla Vergine per il rimedio, e gli fu rivelato, che sotto quella noce costodivano i Demonii le ossa di Nerone, e che per tanto gittasse nel Tevere quell’infame ossame, e fabricasse in quel sito uno altare al suo nome, il che eseguito, sparirono le Fantasime, e le larve. 
Non lungi dunque da Benevento in un bosco, frà molte Noci, una era di singolar grandezza trono di Belzebucco, e teatro famoso de’festeggi, de’Banchetti, e delle oscenità delle Streghe. 
Se fin oggi persista cotal noce, visitata da’Demonii visibili, non saprei decidere; Io curioso di vederla, anni sono mi portai in quel Bosco, quattro sole miglia lontano da Benevento, e coll’occasione che un mio Amico era ivi: padrone d’un Villaggio, per nome Pianca, richesi da un Rostico di età avvanzata, che mi menasse a vederla; ma egli non seppe distinguerla frà molte, che ve ne sono; Il luogo bensì è ritirato, fuor di mano, e anche melanconico per un torrente d’acqua, che si scarica nel fiume Sabbato.
Hor quivi da rimotissime Regioni vengono portate sopra un Caprone le Streghe, ch’elle chiamano Martinello. L’Ethimologia del nome Strega, si deduce da quello d’un Uccello, chiamato Strix peroche egli stride nella notte, e ad incitazione di lui le Streghe vagando per l’aria esercitano i loro maleficii. 
Così le deferive anche nel suo secolo idolatra Ovidio.


Sunt avidæ Volucres, non quæ Phineja mensis.
Guttura fraudabant, Sed gènus inde trabunt.
Grande caput, stantes oculi rostra apta rapinæ.
Canities pennis, unguibus hamus adest
Nocte volant, Puerosque, petunt nutricis egentes;
Et vitiant cunis corpora rapta suis.
Carpere dicuntur Lactentia viscera rostris;
Et plenum poto sanguine guttur habent.
Est illis Strigibus noment: sed nominis hujus
Caussa, quod horrenda stridere voce solent.


Altre volte sono chiamate codeste Donne diaboliche, Lamiæ, non già per immonda vita che menano co’ Demonii Incubi, e Succubi, mà per la crudeltá solita ad esercitare co’ loro malefici verso gli Uomini ad imitazione delle Lamie, che al racconto di dione Crisostomo, sono fiere nelle viscere dell’Africa più intima, col volto di Donna, e col petto e le Mammelle si speciose, che non vi è pennello di celebrato Apelle che possa sì elegantemente dipingerlo, ma tanto crudeli, che allettando con quel lenocinio gli Uomini a se, miseramente gli divorano: fa delle Lamie menzione Gieremia, ove disse; Sed Lamiæ nuda daverunt mammas suas.
Hor queste Streghe, per prendere l’investitura di questo nome, la prima sceleragine, che commettono, e l’apostatar della fede Cattolica, la qual rinunziano, insieme col Battesimo, e co gli altri Sacramenti, e dedicandosi affatto al culto del Demonio, innanzi a lui fan professione nella lor setta, come sogliono i Religiosi in mano del lor Prelati: E dee avvertirsi che in due modi è la loro professione, una privata, e l’altra solenne. 
La prima può farsi in ogni luoco, l’altra per lo più si fa sotto la Noce di Benevento innanzi al Demonio, che in trono di maestà visibilmente si manifesta, ed egli legge loro i statuti, e le leggi osservabili.
Che si astengano da venerar immagini sacre, di adorar la Croce, di nominar il nome di Dio in loro aiuto, anzi che calpestino, e conculchino ogni cosa che appartine alla legge di Christo; ed esibendosi le Streghe a non preterire verun precetto, le costringono ad astringersi a ciò col giuramento di fedeltà, ed in oltre a darsi in balia in corpo, ed in anima; e procurare con ogni possibile arte, di aollare sotto tal setta altre persone, massime Vergini consacrate a Dio. 
Dopo sì nefande promesse, il Demonio in forma umana, e coronato nobilmente come Principe, le abbtaccia, e li esibisce, a prestar loro ogni anore, ed ubbidienza, ed in segno di ciò, porge loro un libro, che contiene alcune negre pagine, il qual toccato, come testo di Canoni Sacri si termina la professione. 
Ed indi in poi è obbligata la Strega, sempre che sia chiamata alla gran Noce Beneventana, portavisi, ed assistere a’ Sacrificii notturni, e ad essercitare quanto vedrà farsi dalle antiche professe.
Per ultimo sigillo di sì esacranda preofessione, il Principe diabolico dà alla nuova strega un demonio assistente, che la serva, e la custodisca, e la sodisfi in quanto saprà desiderare, e di più la porti alla Noce Beneventana sempre, che ivi si farà la Congrega delle altre Fattucchiere.
Oh stratagemmi diabolici, ed oh apostasia spaventosa dell’Huomo, che scordandosi del suo Creatore, si dedica al culto della Bestia teterrima.
Non è sola la Noce di Benevento, luoco ove celebransi le Assemblee, e le Congregazioni diaboliche, mà ve ne sono dell’altre in luoghi dell’Inghilterra, e della Norvegia; è bensì la più plausibile e la più frequentata, ove oltre la Professione delle streghe Novizie, si festeggia con balli, giochi, tripudii, Banchetti, e lascivie tanto enormi , che inorridisce la mia penna ad esprimerle; Subito che il demonio assistente intima alla strega la congrea, ella si unge di unguento superstizioso, e portantosi fuori dell’uscio, vi trova un Caprone da lei chiamato Martinello, sopra cui montando velocemente giungono alla Noce. 
Che spettacolo degno delle lacrime di tutta la Chiesa, veder tante Dame, tante Vergini, tanti Claustrali, tanti Conjugati raunati insieme a sacrificare al Diavolo, che in apparenza umana, sede in un soglio sontuoso; Nel primo arrivo lo riveriscono, ma in modo diverso dal consueto, peroche non voltano a lui la faccia mà le spalle; ne si ginocchiano congiungendo le gambe sopra la terra, ma aprendole, ed alzandole verso il Cielo, quasi dian segno di calpestarlo.
Dopo gli atti di sì mostruoso Cerimoniale, seguono i sacrifici, non però sempre, e dopo i sacrifici, Satana: rizzatosi dal trono, ordina i giochi, ed i solazzi carnali: e quì che nuova scena si apre di sceleragini i Demonii custodi delle streghe si trasformano in Incubi, e le profanano; Altre streghe amanti de’fattucchieri si mescolano insieme; che da di piglio alla Vergine, chi alla Maritata, chi alla Monaca Claustrale, il tutto à oscenità, il tutto sacrilegio, il tutto idolatria, e  sono sì sonori tripudii, che bene spesso sono stati uditi da’Passeggieri. 
Saziata la libidine saziano anche la gola, e si apprestano lautissime mense, con tutti gl’irritamenti del palato, e con vini delicatissimi, reiterando brindisi a’ loro Amanti, e dopo una, e due ore di sì osceni bagordi, si estinguono i lumi, e ripetono gli atti della loro lussuria. E così terminata la Congregazione, ritornano alle lor case, portate sul dorso del lor pestifero Martinello.
In cotali congreghe, e Conviti, orribili cosa sarebbe nominare il nome di Dio, peroche subito svanirebbe tutto l’apparato della festa, e del giuoco; sì formidabile è a Satana, ed inviso nome sì venerabile, come prova il seguente essempio, memorato da Paolo Ghirlando, ed addotto nel libro del suo essorcismo da Girolamo Mengho. 
Una strega professa nella sua setta, era il più delle notti portata dal Demonio in Benevento sù la mezza notte, del che avvedutosi il marito, che non la trovava nel letto, finse una volta di dormire, ed osservò che la moglie ungendosi di…       
(ndr racconto ricostruito da altro libro per testo illeggibile)  
che la moglie prese un vasetto d’unguento, che secretamente tenea, e spogliatasi nuda scaldò detto unguento, se ne ontò e lo ripose nel luogo suo, e dopò haver fatto questo la vidde con gran velocità uscire dalla casa, come se volasse; il che fatto si alzò il marito, et osservò, che la porta, e le finestre erano benserrate, come à punto esso le haveva lasciate la sera, et andando a dormire; là matina essendo tornata la moglie gli dimandò dove er andata quella notte… 
(ndr riprende testo originale)
e negando ella costantemente diè di piglio a un bastone minacciandola percuotere acremente, e sperimentandola anche pertinace,  nelle negative, cavò dalla cassa l’unguento e disse: ecco il testimonio della tua sceleragine. 
All’ora la moglie confessò il suo errore, e il marito le offerì il perdono, con il patto però che menasse anche lui alla Congregazione, ed ella disse di sì, e menzionò i piaceri carnali, che ivi si godono, i giochi, le danze, l’abbondanza de’cibi, e sopratutto encomiò la liberalità del Principe, il che fù uno sprone acuto alla curiosità del Contadino. 
Impetrata dunque licenza la strega dal Demonio massimo di potervi menare il suo marito, si trovarono all’uscio della lor casa due caproni, fu’ quali montando giunsero alla Noce Beneventana. 
Stupì il semplice Contadino in vedervi tanta diversità di Uomini,e Donne, tanti belli festini, tante musiche armoniose, tante mènse imbandite alla regale; e molto più ove menato a sedere nel convito, assaggiò le delicate vivande; insipide però gli parevano, e quinci richiese a’ Servi del sale, e ché non gli fù portato, e rinovando più volte l’istanza, alla fine gli fù recato: allor egli lodato Iddio, disse, che venne il sale: tanto bastò a distruggere tutto quel Teatro di contentezze.
Sparì il convito, non si udirono suoni, svanì il tutto, ed egli solo rimase nudo, ed al buio sotto la Noce, ne’maggiori stridori dell’invernata. 
Venne finalmente il giorno, e girando per quel contorno, si abbattè in alcuni Pastori, a’quali interrogò che loco fusse quello? ed intese esser Benevento dieci giorni di viaggio lontano dalla sua patria. 
Trovò in essi pietà e lo coprirono di un pelliccione, e così mendicando per istrada, ripatriò, ed accusò la moglie alla Santa Inquisizione con altre donne riconosciute in quella Congregazione maledetta. 
Spaventoso anche è a’Demonii il suono della campana dell’Ave Maria solito a dirsi nell’ora antelucana nel qual tempo ritornando una Stregha per nome Lucrezia della sua Congregazione sopra il suo Martinello questi la lasciò di repente in un luoco seminato di spine, ebronchi alla riva d’un fiune, ove riconosciuta da un Giovine passaggiero se li accostò, e trovolla nuda, e scapigliata; e mosso dalle di lei preghiere, che ingenuamente confessò il suo peccato, coprilla col suo mantello, e con fretta, e secretezza menolla in sua casa; dipoi vestitale la restituì alla di lei abitazione non senza suntuosi doni, co’quali fù rinumerato dalla strega. 
Non andò guari, ed il giovine comunicò con un suo amico il fatto, che poco a poco divulgatosi per la Città Paolo Ghirlando inquisitore impriggionò la strega, la qual convinta col testimonio del giovine benefattore, non usò negare la verità.
Quanto poi alla potenza delle streghe, e quasi la medesima del Demonio per cui operano. Entrano nelle case porte chiuse, e succhiano il sangue de’bambini, altre volte uccidono in sacrificio al Diavolo. 
Prrendono figura di Gatti, di Uccelli, e volano per l’aria, dan sembianze di asino a gli Uomini, sicche sono creduti giumenti, viziano il cervello, e lo rendono farnetico, e basta dire, che affascinano, e nuocono co i soli sguardi.
Intorno alla qual cosa, memorabile è il fatto; raccordato da’sopracitati Autori. 
Nella Città di spira, non ignobile del Palatinato era un Mercante, che per i suoi affari, viaggio alla Svevia, e trovandosi in un Castello di lei, uscì il dopo pranzo a diportardi nella Campagna, e due servi, che seco menava, vedendo venir una Donna vecchia, e scontrafatta, turbaronsi, e consigliarono il lor Padrone a segnarsi col Santo segno della Croce: e addimandati da lui del perche? risposero, peroche quella donna, che viene, è la peggior malefica di quante sono in quella Provincia, e col solo sguardo sà maleficiare gli Uomini; Scotè il capo il Mercante, quasi non approvando il lor testimonio, ed nel medesimo tempo fù soprapreso da un gran dolore nel piede; sicchè gli bisognò provedersi d’un Cavallo per far ritorno a Casa. 
Era in quel contorno un vecchio Contadino: celebrato attissimo a distruggere i malefici, laonde così il Mercante consigliato, chiamollo dopo i trè giorni in suo rimedio: questo veduto il piede, gli disse.
Se il male è naturale, io non so porvi rimedio; ma bisognerà far ricorso a’ Medici, ma se è male per opera di maleficio, in nome di Dio vi guarirò; ed ora ne faremo l’esperienza; rispondendo il Mercante, chiese potea essere sanato senza veruna superstizione, col solo ajuto di Dio vi acconsentiva, altrimenti non volea con l’ajuto, o  il favore del demonio; di Dio solo ripigliò il Contadino; e preso il piombo liquefatto in un vaso di ferro, lo gittò in una scudella di acqua collocata sopra di lui piede, e subito si formarono in quel piombo, le immagini di ossa, di nervi e di pelle, il che osservato dal Contadino, testificò esser il Mercante maleficiato, e promise in tre giorni guarirlo, e soggíugnendo l’inferno, come nel piombo potesse divisare il fonte della sua infirmità, rispose; Voi sapete, che sette sono i metalli, sopra i quali dominano i sette Pianeti, e perche Saturno domina sopra il piombo, quinci la sua proprietà è tale, che se sarà liquefatto sopra il maleficiato, dimostrerà col suo influsso il maleficio. 
Così visitansolo egli tre giorni, e toccando solo il piede, col mormorare alcune parole, lo restituì alla primiera salute. 
Come possa dipoi lo sguardo di un vecchio affascinare, e maleficiare un uomo, o un giumento, ciò appartiene a’filosofi naturali, e basti dire per intelligenza del lettore, che essendogli occhi molto teneri, sono disposti a ricevere ogni impressione dall’animo turbato, trasparendo sempre negli occhi la passione dell’amore, o dello sdegno, e perche le streghe quanto odiano qualche uomo, anno l’animo commosso al maggior segno alla malizia, quinci il loro aspetto diviene velenoso, e offensivo, massime a’fanciulli, che hanno il corpo tenero, e facile a ricevere tale impressione. 
Così il Basilisco, che a il veleno negli occhi, se vede un uccello volar per l’aria, lo fà subito precipitare estinto. 
Itaut (disse Plinio) nulla avis impunè transvolet in aere; e se guarda un uomo anche l’uccide, perocchè passando quel veleno dalla potenza visiva per l’aria infettata al’uomo, e questi respirando quell’aria; incontanente muore, e ciò si prova dal modo di uccidere il Basilisco, che solo è il farli attrahere quell’aria ch’egli avvelena, col mezo d’uno specchio interposto in cui mirandosi egli, al riverbero del vetro, l’aria infettata giiugne al Basilisco, e l’uccide. 
E che un’altra magia che la sola naturale possa l’occhio umano nuocere pruova benissimo e si conferma coll’esempio addotto da Aristotele, d’una donna mestruata, che guardandosi in uno specchio nuovo, e puro, l’appanna, e l’infetta, e per conchiudere il tutto; vi sono occhi, che anche, non volendo l’uomo, sono perniciosi. 
Nescio quis teneros oculus mihi fascinat Agnos, dicea il Poeta, e l’esperienza dimostra, che il conversare, e favellare con chi hà gli occhi lippi, e guasti, corrompre anco gli occhi di colui, che seco conversa, viziando l’aria interposta, la quale gionta a gli occhi vi trasfonde la malaqualità.

Dal libro: La Recreazione de’ curiosi espressa nella Istoria multiplice, descritta e ponderata dall’abate D. Diego Zunica . – Napoli ,

Per ritornare all’articolo Il noce di Benevento