La noce di Benevento

Romualdo  duca di Benevento (663 d.C.) fece una promessa ad un sacerdote di nome Barbato *1*,  che in quei tempi  predicava con efficaci e ferventi orazioni, che se la città fosse stata risparmiata dall’assedio dei Bizantini, egli avrebbe rinunciato all’arianesimo e al paganesimo; sia il duca che i Beneventani erano Cristiani ma praticavano anche i culti dei Longobardi, come il culto della vipera, lo stesso duca era un sostenitore ed aveva una statuetta d’oro rappresentante una vipera alata con due teste custodita nel suo palazzo ducale.

Per grazia divina con l’intercessione della Madonna che sarebbe apparsa sulle mura, (e di Re Grimoaldo padre di Romualdo che stava accorrendo con un esercito) ciò avvenne, Costante II imperatore dei bizantini rinunciò all’assedio e anzi firmò un trattato di pace. Il duca e il popolo tutto nominarono Barbato vescovo di Benevento alla morte del vescovo Ildebrando.

Così finì il noce di Benevento, detto albero era circa a due miglia dalla città e ivi si tenevano superstiziosi rituali, che si facevano ad un serpente di bronzo sospeso sullo stesso in certi giorni prefissi, dai nobili longobardi; Barbato partecipò all’abbattimento brandendo una scure, strappando al (Nefanda Arbore) noce financo le radici e gettando al suolo il serpente alato di bronzo, sul posto fece costruire un tempio dedicato a santa Maria in Voto, di esso oggi non c’è più nulla, il luogo porta ora ancora il nome di Piana della Cappella.


Inno per San Barbato.

Barbate Christi Famule
Longobardorum Speculum
Verbo fulgens et Opere
Samnites hoste liberas.
Beneventano Principi
Matrem ostendis Virginem
Preces fundentem Filio
Pro libertade Populi.
Tu Constantini Cesaris
Mentem irati mitigas.
Voti nefandan Arborem,
Vellis et Fidem propagas.
Romuald Theodoram
Et Plebem Christo Copulas.
Tu Simulacrum Vipere
Vertis in Dei Calicem.
Miles accendens Principem
In necem Dei Famule
Demonis aula noscitur.
Cum multis ejus posteris.
Aqua lotarum manuum
Prodes bausta languentibus.
Sis ergo nobis omnibus
Medela delinquentibus.
Precamur ergo supplices
Christum pro nobis rogites
Qui tua festa colimus
Ut faciat nos celites
Cum eo nostra fit gloria


Barbato servo di dio
*2*

Ma in privato il duca Romualdo era tornato ad adorare il culto della vipera d’oro, il che dispiacendo non poco a Theodorinda (ndr Teuderada) sua moglie ne avisò San Barbato, il Barbato tanto fece che convinse la moglie del duca, (Cattolica e pia) a farsi dare l’idolo, ma temendo ella che il Duca ne harebbe sentito dispiacere grande, e si sarebbe per ciò mosso a sdegno contro di essa, il Santo huomo l’assicurò, che non gli sarebbe per ciò avvenuto disgusto alcuno così asseriva…onde essa gli mandò l’idolo mentre il Duca era a caccia.

Una volta ottenuto l’idolo prestamente lo fece da più artefici fondere e lavorare facendone… miræ magnitudinis atque decoris patenam et calicem… una coppa ed un calice per l’eucaristia, con gli stessi fece una messa al ritorno del duca in un tempio fuori della mura prima che egli rientrasse in città.
E placò miracolosamente dipoi il duca per il furto piamente a lui fatto.

Un’evidenza del vescovo di Foligno Monsignor Filippo Trenta.

Sannites populos eruit hostibus
Credentes fatuis relligionibus,
Fregit VIPEREUM nempe SIMULACRUM;
Formavit pateram hinc, calicem quoque.

Non era di piccol peso l’oro del viperino simulacro, a volerne ritrarre una coppa ed un calice.

Quel luogo, intorno a quell’albero che piaceva tanto ai Longobardi usar a lor modo per i loro riti, era già noto agli abitanti del luogo per memorie più antiche che riportavano culti arcani.
Il mito delle Streghe affonda le proprie radici nel culto di Iside e di Diana (ma anche ai culti antichi dei Sanniti). I Longobardi che eran ariani ma nei loro culti primieri avevan dei simboli in comune, come quello del serpente, (culto della vipera) davan a quel luogo il nome di Voto, perché si radunavano lì per sciogliere i loro voti.

A san Gregorio cui dobbiamo notizia… aggiunse che nei loro riti offrivano agli Iddii la testa di una capra, girando o ballando intorno ai medesimi e cantando…
… Altro idolo de’Longobardi era la vipera, o meglio il serpente, la qual religione essi appresero, forse dai Vinidi o Vendi o Slavi, appo i quali i serpenti erano considerati come dei Lari, offrivano loro latte e uova, ed abborrivano del far loro del male.
Questa superstizione fra i Longobardi era così radicata, che mantennero molto tempo dopo essersi fatti cristiani. I Germani non avevano templi, ma i boschi ne tenevano le veci: e là, entro circoli di pietre, inalzavano i loro idoli ed andavano a venerarli; quindi altri oggetti di culto furono li alberi, massime le querce, i fiumi e le fonti e se da quel che suddevea tra i Franchi, i Turingi, i Sassoni, i Bavari e i Goti della Spagna vogliamo arguire qualche cosa anco de’ Langobardi, convien credere che tali superstizioni siansi conservate lungamente nel popolo, in onta agli anatemi de’concili ed allo zelo de’vescovi.
Certo è che alla metà del VII secolo eravi ancora nelle vicinanze di Benevento un grand’albero tenuto in somma venerazione dai Langobardi.

Storia dei Langobardi di Angelo bianchi  *3*.


Dalle Cronache di Romualdo Salernitano anno DCCCCXC. 

L’anno 990 dalla parte di Settentrione comparve una Stella, che aveva uno splendore, spandevasi contro il Mezzogiorno, quasi un passo. E dopo pochi giorni di nuovo apparve la medesima Stella dalla parte d’Occidente, e il suo splendore tendeva all’Oriente. E non molti giorni dopo seguì un gran terremoto, il quale rovinò molte case in Benevento, e Capua, e occise molti uomini, e nella Città di Ariano diroccò molte Chiese. La città parimenti Frequento rovinò quasi mezza. Diroccò poi la città Consa quasi mezza col Vescovato, ed oppresse molti uomini: Sommerse tutta Ronsa co’suo uomini.
Viene anche dal monaco Leone Ostiense narrata questa disavventura, con aggiugnere: in Benevento gettò a terra Vipera, e rovinò 15 Torri, nelle quali morirono 150 uomini.
Angelo della Noce fu di parere, che col nome di vipera sia  indicato un Castello di questo nome del territorio di Benevento. Credo io più tosto, che Leone significhi una figura di vipera, che tuttavia i Beneventani nella stessa loro Città tenessero alzata sopra qualche Colonna, o Fabbrica alta: superstizione ereditata da gli antichi Longobardi.
Simulacrum, quod Vulgo Vipera nominatur, cui Langobardi flecteband colla, si legge nella vita di S. Barbato Vescovo di Benevento.
Pare, che fino a questi durasse quella superstiziosa statua o figura in essa Città. Ma avendo noi veduto all’anno 663 che per opera di questo santo Prelato fu atterrata si può sospettare, che almeno il Luogo, dove essa fu, ritenesse quel nome, e in alcuni non fosse ben’estinta quella ridicola persuasione, che dal mantenimento di quel Luogo dipendesse la felicità e salvezza della città …

Annali d’Italia: dal principio dell’era volgare sino all’anno 1750, Volume 5. *4*


Vox in Rama

È una bolla rilasciata da papa Gregorio IX in diverse copie dall’11 al 13 giugno 1233. È il primo testo ufficiale ecclesiastico che afferma la realtà delle cerimonie segrete del male organizzate dagli eretici con la partecipazione del diavolo. L’idea sarà ripetuta abbondantemente durante le caccia alle streghe.
Nei secoli successivi, verso la fine del 1400 l’esistenza delle streghe e degli stregoni, dei loro voli notturni per recarsi al sabba venne considerata pericolosa per il loro potere di nuocere gravemente alle persone e alle cose con l’aiuto del demonio e divenne una convinzione radicata in molti uomini e donne di tutti gli strati sociali europei.

Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, cujus Johannes…, Volume 20


Parziale traduzione in italiano dal sito: cattoliciromani.com

«… quando un neofita dev’essere iniziato ed e’ introdotto dinanzi all’assemblea dei malvagi per la prima volta, gli appare una specie di rana o, secondo gli altri, un rospo. Qualcuno (dei novizi, nda) gli accorda uno sporco bacio nel suo posteriore, qualcun altro sulla bocca, succhiando la lingua dell’animale…
Talvolta il rospo è di normali dimensioni, ma spesso e’ grosso quanto un’oca o una papera. Di solito e’ grande come l’apertura di un forno.
Il novizio si fa avanti e si mette di fronte ad un uomo di un pallore spaventoso i cui occhi sono neri ed il cui corpo è così sottile ed emaciato che sembra non aver carne ma solo pelle ed ossa.
Il novizio lo bacia e lo trova freddo come il ghiaccio.
Dopo averlo baciato, ogni resto di fede cattolica che poteva ancora albergare nel cuore del neofita, lo abbandona.
Poi, tutti si siedono per banchettare e quando anche questo e’ finito e tutti si alzano, da una specie di statua che di solito si trova in queste riunioni, emerge un gatto nero. E’ grande quanto un cane di buona taglia, ed entra camminando all’indietro con la coda sollevata.
Per prima cosa il novizio gli bacia il posteriore, poi fa lo stesso il Maestro delle Cerimonie, ed infine vi partecipano tutti, a turno. O almeno, tutti quelli che meritano tanto onore. Il resto, cioè quelli che non ne sono ritenuti degni, baciano il Maestro delle Cerimonie.
Ritornati ai loro posti, per un po’ restano in piedi in silenzio, con le teste girate verso il gatto. Quindi il Maestro esclama: “Perdonaci”. La persona dietro di lui ripete la formula ed una terza aggiunge: “Signore lo sappiamo”. Un quarto partecipante finisce la formula dicendo: “Obbediremo”.
Quando questa cerimonia si è conclusa, le luci vengono spente ed i presenti si abbandonano alla più abominevole sensualità, senza badare al sesso. Se ci sono più uomini che donne, questi soddisfano tra di loro i reciproci depravati appetiti. Le donne fanno lo stesso l’una con l’altra.
Alla fine di tali orrori si riaccendono le lampade ed ognuno torna al suo posto. Quindi, da un angolo buio emerge la figura di un uomo. La parte superiore del suo corpo, dai fianchi in su, risplende come il sole ma, sotto, la sua pelle e’ grezza e coperta da una pelliccia, come un gatto.
Il Maestro delle Cerimonie taglia un pezzo del vestito del novizio e dice a quella risplendente immagine: “Maestro, mi è stato dato questo ed io, a mia volta, lo passo a te”. Al che l’altro risponde: “Tu mi hai ben servito e meglio mi servirai ancora nel futuro. Metterò sul tuo conto ciò che mi hai dato”. E sparisce non appena pronunciate queste parole.
Ogni anno, a pasqua, quando ricevono dal prete il corpo di Cristo, lo nascondono in bocca per poi sputarlo nelle immondizie in segno di spregio verso il loro Salvatore.
Inoltre, questi uomini tra i più miserabili, bestemmiano contro il Signore dei Cieli, e nella loro follia dicono che il Signore ha fatto male a sprofondare Lucifero in un pozzo senza fondo.
Questa gente disgraziata crede in Lucifero e lo ritiene il creatore dei corpi celesti che assurgerà gloria dopo la caduta del Signore.
Con lui, e attraverso lui, sperano di raggiungere la felicità eterna. Confessano di non credere che bisogna fare il volere di Dio ma, piuttosto, che bisogna dispiacerlo…».

Summis desiderantes affectibus (Desiderando con supremo ardore).

E’una bolla pontificia promulgata il 5 dicembre 1484 da Innocenzo VIII, nella quale il pontefice affermava la necessità di sopprimere l’eresia e la stregoneria nella regione della Valle del Reno. (da Wiki).


La Chiesa cattolica come si è visto era sempre impegnata contro le gnosi e i culti pagani fin dal principio, continuò nei tempi anche contro le eresie che si stavano formando in tutta Europa. La formidabile arma adoperata contro di esse fu l’istituzione dell’Inquisizione con il suo tribunale. (1184).
Innocenzo IV autorizzò gli inquisitori di occuparsi anche ai sortilegi delle streghe e degli stregoni consentendo l’uso della tortura. Con la bolla Ad extirpanda del 1252.

Nel 1486 l’uscita del libro Malleus Maleficarum non fece che instillare nelle menti di tutti la presenza delle streghe e dei sabba, ne seguirono numerose opere e trattati sulla stregoneria.

Nel 1273  pervennero forti testimonianze di strane notturne congreghe nella zona Beneventana.

Nel 1428 venne imprigionata  una strega, una certa Matteuccia da Todi, la quale confessò che le riunioni  venivano fatte sotto un albero di noce, *9*  venivano eseguiti riti demoniaci con infanticidi e che l’albero era divenuto il centro di ritrovo di molte streghe  che arrivavano recitando una formula magica:


“Unguento unguento,
mandame fino a la noce de Benevento,
supra ad acqua et supra ad vento et supra ad omne maletempo.”

L’albero distrutto da San Barbato evidentemente era ricresciuto.  Anzi per le confessioni successive di altre streghe (per merito dei tribunali dell’Inquisizione) si disse che l’albero appariva di notte, grandissimo e verdeggiante anche nel cuore dell’inverno, come la tradizione antica affermava.



ET OB SVPERSTITIONEM DEINDE REGERMINANTEM


… e da noi si è osservato, che circa quella contrada vi è un altra grandissima arbore di Noce concava in modo, che dentro vi capono trè huomini, e sotto di quella al spesso si ritrovano ossa di carne fresche, et altri segni, che danno non poco sospetto, che in essa ancora si radunano streghe … *A*.
E’ Comune opinione di scrittori gravissimi, et approvati, che in questo luogo ancor dopò levatane la Noce antica superstitiosa, vi sii quasi di continuo radunanza, et unione delle magiori streghe, e Maghe del mondo … *B*.

*A* https://it.wikisource.org/wiki/Della_superstitiosa_noce_di_Benevento/Parte_Terza
*B* https://it.wikisource.org/wiki/Della_superstitiosa_noce_di_Benevento/Parte_Quarta


Dunque l’albero era conosciuto in tutto il mondo, e vi arrivavano tutte le arcistreghe e  le streghe e gli stregoni accreditati, sì perché non tutti avevano l’idoneità per accedervi, all’occorrenza si davano delle licenze. Altre fonti affermavano che molti arrivavano a Benevento per poter apprendere l’arte della magia. In tutto il territorio in certi paesini dove la povertà era quotidiana e le tradizioni erano radicate, vivevano le janare, i villici da secoli convivevano con accorta diplomazia con loro, a Baselice si dice ci fosse la scuola della stregoneria, in una delle tante grotte naturali praticavano delle figure carismatiche.
Non sicuri, anzi deliberatamente nascosti, o palesemente fuorvianti furono indicati dalle streghe sotto inquisizione i giorni in cui avvenivano i convegni, chi disse di sabato perché il fiume vicino si chiama per l’appunto sabbato,  chi il lunedì e il giovedì, chi disse di venerdì in spregio al venerdì santo di Gesù Cristo, la vigilia di san Giovanni, il 31 ottobre, le notti di plenilunio … chi disse saltuariamente quando i demoni avvisavano.
E così fu pure per i luoghi, ad un certo momento in tutto il territorio Beneventano vi fu un fiorir d’alberi di noce dove i locali (quasi con vanto) giuravano che lì intorno a quel loro albero vi si celebravano i riti notturni. D’altronde Abele De Blasio (1858-1945)  disse che Benevento e il suo territorio sono la zona più superstiziosa d’Italia.


Le streghe per arrivare alla noce di Benevento secondo i racconti si ungevano con un grasso particolare  il corpo (ascelle, seni, cosce) e pronunciavano la formula magica. (in dialetto).

‘nguent’ ‘nguent’,
mannam’ a lu noc’ e’ Benivient’,
sott’ a l’acqua e sott’ o vient’, sott’ a ogn’ mal’tiemp”


Numerosissimi a dare retta alle voci i mezzi adoperati, quello a cavallo di una scopa è il più tradizionale, (ma molto, molto anticamente si parlava di un bastone *7*, ogni strega poteva avvalersi dell’aiuto di un demone, servo e amante, in Campania chiamato Martinello,  ma se diamo ascolto al  teologo fiammingo Delrio c’erano quattro modi per recarsi sul luogo del sabba: con la sola immaginazione (aiutate con erbe allucinogene), il viaggio a piedi, il volo con l’aiuto demoniaco, e un quarto modo che solo il demonio conosce.
Una volta giunti sul posto il sigillum diabuli *10* veniva percepito, così si poteva accedere al convegno; per prima cosa si adorava, si omaggiava e si relazionava con la potenza demoniaca baciando il suo piede sinistro, o (essendosi trasformato in un caprone) sotto la coda sui genitali, dopo la sua conferenza e le esortazioni, egli in un calderone aggiungeva erbe, polveri magiche (gli omaggi portati dalle streghe) e quanto altro era più propizio per ottenere un fluido misterioso sul quale pronunciava parole sacre, dopodiché veniva distribuito ai presenti.
Intorno ad un falò iniziavano i banchetti, seguivano le danze e ci si trasformava in determinati animali (di solito capre e gatti) finendo poi tutto in un’orgia, *6* – *8* in una crescente dissolutezza fino al canto del gallo (ndr due ore prima dell’alba).
Tregende straordinarie si tenevano all’occorrenza per  provvedere alle punizioni o per lodare qualcuno.
Per i nuovi iniziati si procedeva con un rito complicatissimo, cruento ed osceno che cominciava con l’apostasia *5*.
Sul fuoco c’era un pentolone in cui il padrone di casa preparava l’adduobbio, la polvere bianca che serviva alle streghe per il “tocco”.

*1* https://books.google.it/books?id=_tECAAAAQAAJ&pg=PA27&lpg=PA27&dq=Santa+Maria+in+Voto&source=bl&ots=nvTpIhZfc2&sig=WezjgJJNcHoVY10TAFSQBomJdPA&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjbjrPt2LvVAhWMBcAKHTJLCGwQ6AEIZTAO#v=onepage&q=Santa%20Maria%20in%20Voto&f=false

*2* https://books.google.it/books?id=zeNVAAAAcAAJ&pg=PA57&lpg=PA57&dq=barbate+christi+famule+longobardorum+speculum&source=bl&ots=PuRH_0lk2b&sig=-hHJH1V121WfReDtzU5SMYwS-38&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiqhpn6_NjVAhVDL8AKHeplAz0Q6AEIKDAA#v=onepage&q=barbate%20christi%20famule%20longobardorum%20speculum&f=false

 *3* Storia dei Langobardi di Angelo bianchi https://books.google.it/books?id=__1SAAAAcAAJ&pg=PA124&dq=vita+barbati+episcopi&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjhq6C7w-DVAhVjKcAKHZSjAX84FBDoAQgwMAI#v=onepage&q=vita%20barbati%20episcopi&f=false

*4* Annali d’Italia https://books.google.it/books?id=khYYAAAAQAAJ&pg=PA435&lpg=PA435&dq=benevento+piu+superstiziosa+d%27italia&source=bl&ots=en9KkDfrid&sig=ckBSmQ4IOcgZsSmiNeQ-u3w2DQk&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiD8eHHsOjVAhWWOsAKHZI5DdcQ6AEISDAF#v=onepage&q=benevento%20piu%20superstiziosa%20d%27italia&f=false

*5* La noce, e le Streghe di Benevento, tratto dal libro dell’Abate D. Diego Zunica: La ricreazione de’Curiosi espressata Nell’istoria moltiplice…

*6* https://it.wikipedia.org/wiki/Noce_di_Benevento
*7*  https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Panizza_-_Processi_contro_le_streghe_nel_trentino,_1888.djvu/23

*8* https://emilianodimarco.wordpress.com/2012/12/12/dee-serpenti-e-janare-nella-leggenda-del-sabba/
*9* Noce, ma il terreno su cui è coltivato deve essere ricco di sostanza organica https://it.wikipedia.org/wiki/Juglans_regia
*10* Era convinzione che le streghe portassero sul corpo un segno fatto dal diavolo. https://it.wikipedia.org/wiki/Stigma_diaboli


Questo noce che doveva essere sulle rive del fiume sabato, sul lato ovest delle mura di Benevento  sulla Ripa delle Janare, ma l’esatta posizione non è dato da sapere, ma vi sono altri luoghi propizi:

Stretto di Barba
https://it.wikipedia.org/wiki/Stretto_di_Barba
http://www.stregaignorante.it/ignoranze-varie/la-leggenda-delle-streghe-di-benevento/

O una  località chiamato Piano delle Cappelle, ma è chiaro che l’esatta posizione non era  dichiarata dalle confessioni delle streghe e altri testimoni indicano noci diversi in luoghi diversi.

Nel Beneventano per dire strega si usa la parola janara che deriva pare, dal latino ianua che vuol dire porta, per la sua capacità di introdursi nelle case, oppure attraverso il sinonimo ghianara o diànaria o dianiana che deriva dal fatto di essere un seguace della dea italica sannitica  Diana,  figlia di Giove e Latona gemella di Apollo.
Si diventa strega:  per eredità o per tocco, quando una strega pensa sia finito il suo tempo comunica ai propri figli tutti i segreti e le nozioni apprese, ma i figli non possono praticare fino al raggiungimento del 20 anno e devono passare una terribile e complicata prova per appartenere alla congrega delle streghe.

Per tocco: i neonati devono essere vigilati perché una janara poteva versare sulla creatura una polvere bianca chiamata adduobbio, un forte narcotico-ipnotico, nella riunione sabbatica successiva lei comunicava alla potenza infernale l’avvenuto “tocco”.

Si poteva diventare Janara probabilmente anche in altri modi, nelle credenze popolari si distinguono le janare che sciolgono e le janare che legano, le prime che liberano dalle fatture perciò conosciute quasi come “buone” incarnando lo stereotipo della strega solitaria esperta in erbe pronta a dare aiuto al popolo, il suo limite è il solo “uso” della magia bianca, mentre le altre praticano malefici e le fatture, anche quelle a morte, sono le janare “cattive”, partecipano ai sabba e relazionano con gli spiriti infernali.
Solo con l’aiuto del diavolo si può creare una fattura a morte. Capita a volte che una janara non riesca a sciogliere una fattura a morte, ultima speranza è di rivolgersi ad un esorcista ufficiale della chiesa.


A tal proposito padre Amorth sentite cosa dice: I colori sono tutti degli inganni! …
http://www.cristianitoday.it/magia-nera-fatture-e-legature-la-parola-a-padre-amorth/

Canon Episcopi
Si tratta di un testo comparso nell’opera del benedettino tedesco Regino di Prüm, il De synodalibus causis et disciplinis ecclesiasticis, risalente al 906.
https://it.wikipedia.org/wiki/Canon_episcopi

Tutti devono essere informati pubblicamente che chiunque crede a queste e simili cose, perde la fede, e chiunque non ha vera fede appartiene non già a Dio ma a colui nel quale crede, vale a dire al Diavolo.

Il Canon Episcopi era una breve istruzione data ai vescovi sull’atteggiamento da assumere nei confronti della strega della “Società di Diana”.

Traduzione in italiano da http://www.giornopaganomemoria.it/canonepiscopi.html

ARADIA O IL VANGELO  DELLE  STREGHE
(raccolto da Charles Godfrey Le land).
Tempo addietro, nel 1886, venni a sapere dell’esistenza di un manoscritto contenente le dottrine della Stregheria italiana …
Qui segue la cena, che cosa deve includere e che cosa deve essere detto e fatto per consacrarla a Diana.
Quando sarò partita da questo mondo,
Di qualunque  cosa avrete bisogno,
Una volta al mese, quando la luna
È piena…
Dovete venire in un luogo  deserto,
In una selva, tutte insieme,
E adorare lo spirito potente
Di mia madre Diana; e a chi vorrà
Imparare la stregoneria,
Che ancora non la sappia,
Mia madre insegnerà
Tutte le cose…
Sarete liberi dalla schiavitù!
E così diverrete tutti liberi!
Però uomini e donne
Sarete tutti nudi,
Fino a che non sarà morto
L’ultimo degli oppressori.
Morto, farete il giuoco
Della moccola di Benevento,
e farete poi una cena così …

il testo intero in pdf al seguente link
http://www.labirintomagico.it/wp-content/uploads/2012/09/vangelowicca.pdf


 Giovanni Nicastro: Delle antiche, e moderne Memorie di detta Città su Benevento…

 pag32… il celebre Medico Beneventano Pietro Piperno nella sua erudita opera, intitolata Medica Petra… Spinge ancora, e fa dolce violenza alla curiosità degli stranieri la villa del luogo della sol per infamia famosa Noce Beneventana.
In questo sito si haveva quell’albero sbrarbicato dal nostro glorioso Vescovo S. Barbato nell’anno 662, come dicono alcuni.
Come poi vogliono altri si è un altro albero propriamente di noce ivi abbarbicato, dove convenivano le streghe da luoghi lontani à sollazzarsi di notte.
Additano per tanto una tal noce nella masseria, che fù già della nubil famiglia di Gennaro, ed ora si possiede da Padri della Compagnia di Gesù, vicino alle sponde del fiume Sabato.
Intorno a quella Noce giova leggere il discorso dato alla luce nell’anno 1635. dall’anzitetto Pietro Piperno, intitolato De Nuce Beneventana maga.
L’abate Giambattista Pacichelli nel Secondo tomo delle memorie de’suoi viaggi per l’Europa Cristiana discorrendo di Benevento così scrive della Noce Beneventana:  Avanti di finir di osservare il più curioso, uscii dalla valle in forma di trè remi, dove si dice lo stretto di Arpaja (volle dire Barba) verso gli accennati monti di Vitulano, da’quali sorge il fiume Sabato, scorrendo alla volta di Capoa, e due miglia di discosto entrai nella masseria de’Padri Gesuiti.
Ivi dal Vescovo S: Barbato fù già recisa quella celebre Noce sempreverde, e fruttifera, in forma, sicome dicono, piramidale, che le vecchie straniere provvedevano, e spacciavano ad alto prezzo contro le paure notturne, morbi epilettici, ombre di putti, e creduta valevoleù far concepire prole maschia, ingannando però bene spesso.
In questo luogo si legge l’Iscrizione di un Patrizio, che n’era padrone, dice così.
 Ob locum jam superstitiosa Nuce, & maleficiis infamem, stygiorum alitum, strigumque nidumà Divo Barbato Episcofo Beneventano extincto Serpente lustratum, & expiatum; & ob superstitionem deindè regerminantem, Dei munere, & ejusdem Praesulis beneficio, tandem una cum Nuce radicitus extirpatam, Antistiti optimè de patria merito. sempiternae memoriae monumentum Octavius Bilocta Posuit.
E’ fama, che il Demonio habbia fatto spesso ripullularla, e che dagli Arcivescovi sia stata dalle radici spiantata per riverenza al Santo. Hoggi è un’altra Noce, alta, larga, e cava nello stesso luogo, ove trè huomini possono comodamente racchiudersi. vi sono state trovate delle ossa spolpate di fresco, indice de’conviti delle streghe col Diavolo, dalle quali egli riceve tributo per via di unzioni sporchissime, siccome scrive anche Pietro Piperno Protomedico di questa Città nel libretto De Nuce Maga Beneventana, dopo quello De Effectibus Magicis, stampato in Napoli nel 1647.
Io sò esservi moltissimi Dottori, i quali sostengono Daemonem non posse transportare homines as notturnos conventus; mà che solamente faccia ad essi veder dette conventicole, ed altre cose, laesa tamen, et perturbata corum phantasia; adeoque dumtaxat animi cogitatione, et diabolica illusione ipos equitare, et nocturnis conventibus interesse...


Ma che queste notturne conventicole si sieno fatte, e tuttavia facciansi sotto la Noce Beneventana, sicome detto Autore non lo afferma; così io non debbo affermarlo; perche l’hò stimato, e firmerò sempre una favola, ò romanzo.
Lascio però ad ognuno l’arbitrio di cortesemente crederlo,
giacché il credere è cortesia.

Storie, racconti e quanto altro.

Bellezza Orsini fu processata nel 1540 perché la “caccia alle streghe”, finì per coinvolgere le praticanti della medicina popolare e la magia.
https://infosannio.wordpress.com/2015/08/22/le-streghe-di-benevento/

Antropofaghe
https://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Panizza_-_Processi_contro_le_streghe_nel_trentino,_1888.djvu/29

Janare
http://terredicampania.it/blog/le-janare-tra-superstizione-e-leggenda/06/01/2016/
http://cosedinapoli.com/itinerari/le-janare/