Il bacio degli sposi

L’uso di suggellare gli sponsali col bacio è antico, lo conoscevano i Romani, e lo stesso rito ricompare nelle legislazioni barbariche: qua e là aveva anche una importanza giuridica.
Ora, il Tamassia s’è accinto a illustrarlo; e, quantunque non possiamo convenire appieno coll’autore, non esitiamo a riconoscere che il suo è un forte e interessante lavoro, frutto di buoni studi e di molta e svariata dottrina, tale insomma da fare onore a chi l’ha scritto.

Il punto principale, su cui discordiamo, concerne la importanza giuridica del rito. Egli, accennando alla pratica romana, dice che soltanto il bacio rendeva perfetti gli sponsali; e altrove, che senza bacio essi non potevano dirsi conchiusi, e che non erano veri sponsali, mancando di un requisito necessario. Invece la verità è, che gli sponsali potevano sussistere anche senza l’osculum. Già nel tempo del diritto classico bastava il nudo consenso a costituirli, e lo dice Ulpiano: sufficit nudus consensus ad constituenda sponsalia.

La stessa costituzione di Costantino, che determina le conseguenze giuridiche del bacio, e da cui l’A. prende le mosse, riconosce che potessero conchiudersi anche senza di esso. Inoltre la legge Siro-romana, che pure ricorda il bacio come cosa molto consueta, quando gli sponsali si conchiudevano tra presenti, ne conosce altri, nei quali il bacio non interveniva affatto.

Lo stesso uso si trova tra i barbari e non crediamo che essi l’abbiano tolto dai Romani. In generale la presa di possesso della donna era una cosa comune a tutte le genti primitive. Anzi qualche popolo andava anche più in là. Gli Ebrei passavano addirittura alla copula; e non può dirsi che quest’uso sia sparito affatto dalle consuetudini degli Slavi.

Era una forma piuttosto rozza e primitiva, che poi fu abbandonata. I Romani vi surrogarono il bacio; ma non vorremmo attribuirne loro la privativa. La surrogazione del bacio era una cosa troppo naturale, perchè ci fosse mestieri, che altri popoli la prendessero da essi. Cosi troviamo l’uso del bacio anche tra’ Germanici, insieme coll’altro di bère dalla medesima coppa, o mangiare insieme un pane o un frutto, che in sostanza esprime la medesima idea. Qua e là la sposa doveva accogliere lo sposo nel proprio letto, salvo a mettere tra sè e lui una spada. Teodolinda, a nostro avviso, parlo veramente come donna germanica, e non come donna romana, quando disse allo sposo che poteva baciarla. D’altronde il bacio non era nè anche affatto proprio degli sponsali: lo stesso matrimonio soleva conchiudersi per osculum; e anzi una carta dell’anno 882, che non si riferisce agli sponsali, ma al matrimonio, dice, che ciò era secundum legem langobardorum.

Invece è vero che il diritto romano attribuiva al bacio certi effetti giuridici che non si trovano nei genuini diritti barbarici. Ma anche il diritto romano non glieli attribui che tardi, e forse la sua importanza giuridica è cosa tutta orientale. Certo, la maggiore riservatezza della donna presso i popoli orientali, a cui accenna anche la legge Siro-romana, non deve essere stata estranea alla costituzione di Costantino. Quant’è alle fonti dell’età barbarica, le sole, che attribuiscano al bacio la stessa importanza che i Romani, sono il Breviario di Alarico e qualche compendio di esso, cioè nuovamente le fonti romane; mentre le leggi germaniche, se pur ricordano il bacio, non parlano di alcuna sua speciale conseguenza giuridica.

Un’altra cosa che merita di essere notata si è che le donazioni, fatte dallo sposo alla sposa, hanno assunto qua e là il nome di osculum. L’A. stesso avverte questo, e adduce parecchie testimonianze; ma forse avrebbe fatto bene a lasciarne da banda qualcuna, che paiono accennare ad altro che a questa terminologia. Per esempio egli ricorda (pag. 13) le parole di un compendio della «Lex romana Wisigothorum»: Şi qua sponsus pro (per) osculum puellae dederit et mortuus fuerit, puella medietatem sibi solemniter rindicabit, e vi scorge la tendenza a chiamar osculum la donazione; mentre è indubitato che quel pro o per osculum vuol dire, nè più nè meno, che dare o donare osculo interveniente, cioè col mezzo di un bacio. Altrove cita le parole: Si quis contra hanc donationem, quod est osculus intercedentis a me factus, venire, ecc.; e dice di nuovo che la donazione stessa è chiamata osculum.

Dal canto nostro traduciamo: chi andrà contro la presente donazione che è stata fatta da me coll’intervento dell’osculum, ecc., che è cosa ben diversa. Anche quest’altra frase: quae sibi dedi in osculo non significa affatto che osculum dinoti donazione; vuol dire: ciò che le ho dato nel bacio o col bacio. Comunque, l’uso di chiamare osculum la donazione dello sposo si fa strada col tempo, e fa nuovamente fede della grande frequenza di questo rito nuziale.

Tratto da Google Libri
Nuova antologia di scienze, lettere ed arti. – 1885

Osculum interveniens, contributo alla storia dei riti nuziali di GIOVANNI TAMASSIA. — Torino, fratelli Bocca.

Giovanni detto ‘Nino’ Tamassia *1 dicembre 1860 a Revere; † 11 dicembre 1931 a Padova è stato un avvocato, politico e storico del diritto italiano. Senatore del Regno d’Italia.


Di Frà Francesco Coronelli – il bacio

– è stimato cosa sacra, quasi trasfondendosi l’anima, ch’è la sostanza più preziosa, che abbiamo nella cosa baciata. Gli antichi Romani furono molto cauti e religiosi intorno al bacio, essendo fra loro sceleragine il baciare alcuno vanamente, ne pure allo sposo, se non una sola volta era lecito il bacio, in conferma degli Sponsali; onde Alesandro, ‘Nov. de sponf’. dice, che si confermavano i sponsali coll’arrá, e col bacio; & il jus del bacio, che una volta era argomento di pudicizia, accresceva il jus de’ sponsali; e quella che aveva dato il bacio, era come moglie, e più che sposa.
Se dallo sposo era baciata la sposa, ella guadagnava la metà delle cose donataglida esso, benchè fosse morto avanti le nozze: di quì il bacio si chiamò donazione, a causa delle nozze, che soleva lo sposo, intervenendovi il bacio, dare alla sposa.
Il bacio fu anche istituito per i parenti baciando le loro donne, a causa di conoscere dall’alito della bocca se le donne avessero bevuto il vino, imperciocchè il beverne era stato proibito da Romolo alle Donne. Appresso altre nazioni il bacio non fu di minor pregio, di quel che sia stato appo i Romani .

Gli Ebrei salutavano o con le parole, o col gesto, o col baciare i piedi, ma comunemente salutavano gli amici col bacio: così Moisè processit obviam Socero suo, & incurvans se osculatus est eum Exod. 18.7.

Appo gli Ebrei i baci furono distinti in 3. specie, cioè baci de’ parenti, co’ quali scambievolmente si salutavano; i baci della separazione, che servivano nella partenza; & il bacio dell’ossequio, o riverenza verso qualunque Re o personaggio di gran rispetto.

Nella Primitiva Chiesa i baci tra i Cristiani erano usitatissimi in testimonianza di pace, e di carità; e avanti che il popolo fosse stato accostumato a prendere la SS. Eucaristia, allorché il Sacerdote celebrando Messa, era giunto a quel luogo, ove si dice Pax Domini Sit Semper Vobiscum il popolo vicendevolmente si baciava; ma poi fu tolta via tale usanza, e s’introdusse (come ordinariamente ancora si costuma), di dare al popolo a baciare una certa immagine, detta Osculatorio, e più volgarmente, la Pace. Oggi l’uso del baciarsi è rimasto appo i Francesi & altri, per indicio di triviale amicizia. E’ anche praticato dalla nobiltà Veneta, poiché incontrandosi i nobili, per lo più si baciano l’un l’altro, essendo confidenti.

Tratto da Google Libri
Biblioteca universale sacro-profana, antico-moderna, Volume 5