II Giubileo

II Giubileo si è d’origine metà Ebraica, metà Pagana (1). Presso gli Ebrei esso annunziava la libertà agli schiavi, a’ poveri la remissione e il condono de’ debiti loro, e la ricupera de’ beni a coloro i quali gli avevano ipotecati a’ creditori; le terre stesse riposavano durante l’anno del Giubileo ebraico.
Il Papa accorda col Giubileo cristiano, di che il primo altro non era che la sola immagine, di simili privilegi alle anime cristiane; egli è per esse un anno di riposo. Sua Santità solleva la povertà spirituale del penitente coll’aprirgli (2) i tesori della Divina Misecordia.
Sembra d’altro lato il Giubileo essere stato destinato per succedere ai giuochi secolari de’ Romani; e all’oggetto di sviare il popolo cristiano da questa pagana ceremonia aver voluto Bonifazio VIII altra migliore sostituirne, la quale accompagnata fosse da parecchi atti luminosi di pietà; fu egli che fece pel primo celebrare il gran Giubileo.
Il Papa Bonifazio VIII (3) collo istituire questo gran Giubileo dichiarò espressamente, colla di lui Bolla, che coloro i quali visiterebbero nell’ anno 1300, ed in tutti i cent’anni dippoi, le Basiliche di S. Pietro e di S. Paolo, dopo essersi confessati e sinceramente pentiti de’ loro peccati, ne otterrebbero una intiera remissione e indulgenza altrettanto estesa quanto accordarne si fosse possibile a’ peccatori pentiti.
Non sembra, dice Turtin (4), avere questo Papa prestata la benchè minima attenzione al Giubileo ebraico, dachè non solo ei non diede il nome di Giubileo alla sua istituzione, ma ne raddoppiò anzi il termine pegli Ebrei prescritto. Clemente VI invece nominò l’istituzione Giubileo ed ordinò di celebrarla tutti i cinquant’anni.
Parecchi autori cattolici trovarono di molta conformità fra il Giubileo de Cristiani, ed i giuochi secolari degli antichi Romani. Citeremo (5) due passi su di tale subbietto senza non per tanto pretendere di nulla asserire contrario alla ceremonia del Giubileo.

Il male non risiede nel rapporto che si trova fra una pratica stabilita da una falsa religione e quelle adottate dalla vera, ma nell’ abuso e nella superstizione, in cui trascinano infallibilmente le mire dell’interesse e quelle dell’ambizione…

(1) Giubileo o Giubbileo: questa parola, secondo alcuni autori, viene dall’ebraica Jobel, che a senso loro significa cinquanta; ma vanno essi errati, essendo che Jobel in ebraico non significa cinquanta, nè le sue lettere prese come numeri fanno tampoco cinquanta, essendo esse 10, 6, 2 e 30 , cioè 48. Altri dicono che Jobel significa montone, e che il Giubileo era così chiamato, perchè proclamavasi con un corno di montone, in memoria del montone che apparve ad Abramo nel Roveto. Masio ama di derivare questa voce da Jubal, il quale fu il primo inventore degli strumenti musicali, che per questa ragione erano chiamati col suo nome, donde le parole Jobel e Giubileo sono venute a significare l’anno della liberazione e rimessione, perché era proclamato col suono di questi strumenti, suono che sulle prime altro non era che il fiato mandato da un corno di montone.

(2) Le indulgenze

(3) Il carattere che dà la storia a questo Papa, fa a ragione presumere avere egli istituito il Giubileo onde chiamare in Roma grandioso concorso, e onde dare lustro maggiore alla dignità pontificia, Rivestito de’ pontificali suoi paramenti, il primo giorno del suo Giubileo egli impartì, qual padre comune de Cristiani, al popolo la sua benedizione; ma il dì susseguente ei si presentó qual imperatore fregiato del diadema, e rivestito degli ornamenti dell’impero. S. S. si fece recare dinanzi una spada nuda; e ad oggetto di dimostrare la doppia sua possanza, gridava egli dall’alto del trono: Ecco due spade. (Alberto Kantz citato da Turtin nella sua Dissertazione de’ giuochi secolari.)

(4) Disc. de ludis secularibus.

(5) Polyd. Virgilio dice, nel suo libro De Inventor. Rerum, avere questo Papa istituito il Giubileo, onde stornare i cristiani dalla superstizione de’ giuochi secolari. Il card. de Pavia facendo parola del Giubileo in una lettera che scrive al Papa Paolo II, la chiama una imitazione dell’antica superstizione (antiquæ vanitatis.)


…Il Giubileo accorda il potere a’ confessori approvati da’ loro superiori, di dare l’assoluzione di tutti i casi riserbati, di tutte le censure, e di levare gli interdetti. Esso permette inoltre di cangiare i voti, purchè non sieno nè di religione nè di castità, nè manco della natura di quelli coi quali taluno contragge l’obbligo a un qualche pellegrinaggio, come sarebbe quello di Roma, di Gerusalemme e di S. Giacomo in Gallizia…

…Dopo d’avere il Papa indicato il Giubileo, ne dà parte a tutti i prelati della cristianità per mezzo di lettere apostoliche, e vi spiega in esse le convenienti ammonizioni, onde i fedeli possano porsi in istato di meritarselo. Vi si spiegano le intenzioni di S. Pietro, si destinano le chiese che deggiono essere visitate, vengono prescritti certi atti di devozione, i quali sono sempre accompagnati da convenienti indulgenze…

…Dopo aver fatta lunga penitenza, ed atta ad edificare la Chiesa, il fedele può andar molto positivamente sicuro d’essere in istato di godere le indulgenze…
…Il Papa, … intima il Giubileo universale nella capitale della Cristianità per mezzo di una Bolla, la quale ei fa pubblicare nel giorno dell’Ascensione dell’anno precedente, allorchè impartisce le solenne benedizione…

…Il vigesimo quarto dì del mese di dicembre dell’anno santo, tutto il Clero secolare e regolare s’aduna al palazzo apostolico, e di quivi si reca processionalmente a S: Pietro del Vaticano; ma il Clero, giunto sulla gran piazza dinanzi S. Pietro, trova le porte di questo Tempio chiuse e tutti gli aditi del porticato occupati da guardie le quali impediscono alla folla di penetrare.
Il Papa, i Cardinali ed i Vescovi, rivestiti delle paramenta loro di damasco bianco, e colla mitra in capo, s’ adunano nella Cappella di Sisto, ove S. S. intuona il Veni Creator Spiritus, tenendo un cereo acceso in mano. Tutti i Cardinali avendo essi pure un cereo ardente in mano, escono cadauno nel rango loro, e si recano sotto al porticato degli Svizzeri, ove il Papa nomina tre di essi Legati à latere, per fare l’apertura della porta a San Giovanni Laterano, a S. Maria Maggiore ed a S. Paolo fuori delle mura. Questi Cardinali, ricevuti genuflessi gli ordini di S. S., si recano in questa Chiesa, preceduti da trombette da gente che porta le mazze e da drappello d’altra gente armata, per così dire, metà in guerra e metà in religione. La loro marcia incomincia dopo che il Santo Padre ha fatta la solenne apertura della Porta Santa a S. Pietro.
Le principali milizie di Roma hanno la commissione di custodire questa Santa Porta, la quale viene sempre aperta dal Papa medesimo a meno che le infermità dell’età o qualche particolare indisposizione non gli impediscano di fare questa ceremonia; in tal caso il Cardinale Decano supplisce S. S.

L’ apertura della Porta Santa
fatta dal Papa.

Il Vicario di Gesù Cristo, assiso su d’un trono eretto dinanzi alla gran porta ed a mezzo del grandioso porticato di che s’è tenuto parola, vi riposa un istante; dopo di che il Principe del trono gli presenta un martello d’oro che il S. Padre impugna colla destra mano; s’alza quindi dal suo trono per recarsi a bussare alla Porta Santa; lo siegue il suo clero con un cereo in mano; S. S. bussando tre volte alla porta dice ad alta voce: aperite mihi portas justitiæ (apritemi le porte della giustizia), ed i cantori aggiungono queste parole: è questa la porta dell’ Eterno, i giusti v’entreranno, ec. ec.
Frattanto i muratori abbattono il muro che chiude la Porta Santa, ed i frantumi vengono distribuiti a’ devoti i quali li raccolgono avidamente per farne preziose reliquie; e tali esse sono precipuamente per coloro i quali pensano che una virtù segreta e mai sempre divina risiede in tutto ciò che è nell’uso delle ceremonie di religione. In attenzione che quest’operazione sia fatta il Papa va a risiedersi al suo trono.
Dopo la demolizione del muro i penitenzieri di S. Pietro, prendono le loro scoppe, nettano la porta , tolgono dal passo, i rimasugli di mattoni e di calce, che non si può, risguardare quale spregevole materia, dacchè se ne fanno reliquie, e lavano coll’acqua benedetta tutto il dintorno della Santa Porta.
Finita quest’ operazione S. S. scende dal suo trono incominciando quest’ inno: Hoec dies quam fecit Dominus: Questo di che fece il Signore , ec. , che i cantori prosieguono a cantare dopo di essa. Giunto alla Santa Porta il Santo Padre recita alcune preci, prende la Croce, si genuflette dinanzi alla porta, intuona il Te Deun, e rialzandosi cantandolo, passa da questa Santa Porta, seguito dal suo clero; ognuno penetra nella Chiesa per vedere questa superba ceremonia, o per assistere a’ vesperi della Cappella Papale.
Dopo i vesperi i Cardinali si tolgono di dosso le bianche loro paramenta, riprendono le loro cappe rosse, accompagnano il Papa sino alla porta del suo appartamento, e si ritirano poscia. Il giorno di Natale dopo la Messa del giorno il S. Padre va alla loggia della benedizione, ed impartisce a’ fedeli la benedizione in forma di Giubileo.

(2) Le Sante Porte sono le immagini della grazia di Dio. Il passaggio de’ pellegrini dalle Sante Porte ci rappresenta il passaggio del Cristiano dallo stato del peccato a quello di grazia. Tutti coloro i quali fanno le stazioni ordinate dal S. P. nelle quattro Basiliche di Roma, deggiono passare dalla Porta Santa. Si pretende pure che l’apertura di queste porte significhi la Chiesa essere aperta a tutti gli uomini, purchè vi si rechino dopo una sincera conversione. Il Papa apre la porta; ciò vale a dire avere egli la chiave de celesti “tesori.
I tre colpi che dà S. S. alla porta rappresentano le tre parti del Mondo, l’Europa, l’Africa e l’Asia, cui il Papa offre i tesori, di che n’è il dispensatore. Vedi Casal, de Ritibus etc. Evvi ingiustizia in questa allegorica spiegazione: e perchè l’America non è essa, compresa? egli è quindi meglio il dire i tre colpi di martello altro non essere che un’eccellente immagine della gioja che reca il Giubileo a’ Fedeli del cielo, della terra e del purgatorio.
Questo muro è fatto di tal sorta, che non tiene che molto leggermente da’ quattro suoi lati. Le pietre non sono legate con cemento; in tale modo, battuto che abbia il S. Padre alla Porta Santa, essa cade senza la minima resistenza.


Finisce il Giubileo colla chiusura de la Sante Porte, e queste porte si chiudono la vigilia di Natale un anno dopo d’ aperte. Il Papa, i Cardinali, il Clero e le persone distinte della Corte Romana, si recano a S. Pietro in abito di ceremonia. Vi si recitano i vesperi, dopo di che il Clero si reca col cereo in mano ad offrire omaggi, a Santa Faccia, conosciuta sotto al nome di Veronica. Intuona quindi il Papa l Antifona, che incomincia da queste parole: cum jucunditate exibitis (Voi uscirete con gioja!). Appena comincia l’Antifona ognuno cerca passare pel primo dalla Santa Porta. S’accosta il S. Padre, alla Porta tosto che tutti siano passati, e volgendosi ver essa, ei dice: Adjutorium etc. (Nostro ajuto.ec.), con alcune preci, con cui benedice le pietre ed il cemento destinati a chiudere le porte che il Giubileo ha fatto aprire. S. S. pone ella stessa la prima pietra dell’edifizio, e sotto di questa pietra medesima vengono riposte diverse medaglie, le quali servono a tramandare alla più remota posterità la memoria di questa pia ceremonia.
Dopo posta la prima pietra, S. S. si lava le mani, ritorna al suo trono, e si canta Salvum fac popolum etc. (Signore, salvate il popolo vostro ec.) Frattanto i muratori compiono di murare la porta, in mezzo alla quale incastrano una croce di rame, mentre il Papa recita intanto alcune preci sino a tanto che la breccia sia riparata. La benedizione che il Vicario di Gesù Cristo impartisce dalla loggia, loggia appunto chiamata delle benedizioni, a’ fedeli adunati per riceverla, pone un termine a questa pia devozione, una delle più solenni della Cristianità. I Cardinali ed il Clero, lasciate le paramenta di ceremonia, riconducono il S. Padre nel suo appartamento, e S. S. li convita a magnifica cena, la quale, li ristora dalla fatica del giorno…

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Storica origine del Giubileo – 1825

Di Nicola Pasco