Assunzione di Maria Vergine

Antonio Rosmini

– Che festa è la festa dell’Assunzione di Maria Vergine ?

La festa dell’Assunzione di Maria Vergine è una festa istituita dalla Chiesa in memoria del giorno, in cui Maria passo con una morte preziosa dalla terra al cielo, ove le fu dato un seggio di gloria sublimissimo sopra tutte le altre creature.

– Fu assunto in cielo anche il corpo di Maria Vergine?

Quantunque la Chiesa non abbia definito esser ciò cosa di fede, tuttavia la comune e pia credenza dei fedeli si è, che Maria dopo morta sia risorta, e che anco il suo corpo sia salito al cielo.

– Perchè Maria Vergine fu sollevata ad una gloria supériore a quella di tutte le altre creature?

Maria Vergine fu sollevata ad una gloria superiore a quella di tutte le altre creature, perchè ella è madre del Salvatore Gesù Cristo, ed è stata la più umile e la più santa e perfetta di tutte le creature.

– Che cosa dobbiamo noi fare nella festa dell’Assunzione di Maria?

Nella festa dell’Assunzione di Maria noi dobbiamo specialmente
1.° congratularci con lei della gloria e beatitudine somma che ella gode in cielo;
2.° eccitare in noi una grandissima confidenza nel potentissimo patrocinio di lei, risolvendo d’invocarla sempre nei nostri bisogni;
3.° pregarla che colla sua intercessione ella salvi noi ancora, acciocchè possiamo vederla e glorificarla quanto merita per tutta l’eternità.

Tratto da Google Libri
Catechetica
Di Antonio Rosmini


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Che la Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio,
sia morta non si può rivocare in dubbio; sebbene poco dopo il transito l’anima santissima di Lei si congiungesse novellamente al verginal corpo; perchè non conveniva che giacesse rinchiusa nel sepolcro l’arca dell’alleanza la quale ci diede il Re pacifico, che spezzò le catene dell’antico nostro servaggio. Anzi non essendo stata concepita Maria del peccato; come non ne con trasse gli altri tristi effetti, cosi sembrava che dovesse andar immune dalla morte, funesto stipendio della colpa; ma dovendo in lutto rassomigliarsi al suo benedetto Figliuolo; soggiacque anch’essa alla morte; morte però d’indicibil dolcezza, chiamata giustamente transito; qual passaggio dall’esiglio alla patria, dal pianto al sorriso ineffabile degli angeli. Quinci non so comprendere come il domenicano Serry, sebbene strenuo difensore dell’Assunzione di Maria, svillaneggi tanto il gran padre della Chiesa S. Epifanio; per aver dubitato che la Vergine fosse morta; che se ciò non è vero; certo però non è riprovevol cosa il pensare o il dubitare che la Vergine tutta bella tutta santa fin dalla sua prima origine fuggisse dalle fauci della morte.

Ma lasciando stare le scrupolose sofisticherie di lui e de’ suoi pari, tinti forse un pochetto della pece giansenistica, rivolgiamo il pensiero alla morte beatissima di Maria e alla sua gloriosa assunzione in anima e in corpo nella parte più sincera, del cielo, cioè alla destra del suo Divin Figliuolo.

Ed in quanto alla sua morte; gran questione è tra gli eruditi circa la città, dove Maria mori, perchè alcuni col terribile Tillemont vogliono che avvenisse ad Efeso, altri coll’accorto Sandini attribuiscono, e forse con più di ragione, tal gloria a Gerusalemme. Oh beata cella che accolse gli ultimi respiri della Vergine Madre, che vide chiudere le sue pudiche pupille, che già lanciarono tanti sguardi amorosi sul divin suo Figliuolo, al sonno beatissimo dell’innocenza e della pace!

In qual età morisse la Vergine non havvi nulla di certo; se il Baronio pone la sua morte all’anno 48 dell’era nostra, il fa solamente per congettura; astenendosi da ogni decisiva asserzione.

Corre sulla morte di Maria una bella tradizione, che viene riportata in molti libri di pietà; cioè che gli Apostoli, eccetto S. Tommaso, si trovassero presenti al suo felicissimo transito. Quantunque colla critica a sciabolate di Tillemont, Serry, Baillet non si possa ciò affermare; tuttavia se si consideri che nel Damasceno e in altri antichi scrittori, che appoggiano la loro narrazione alle tradizioni orali degli avoli, quoniam istaa maioribus accepimus tal fatto si rinviene raccontato; non osiamo rigettarlo tra le favole o le leggende di niun conto. Anzi siamo propensi con S. Alfonso Maria de Liguori; a crederci; lasciando in pace i nostri avversari; che per tal cosa non ci vorranno certamente intentare un processo critico.

Ma lasciando le questioni soggette a difficoltà; egli è certo che Maria risuscitò tre di (secondo la più probabile opinione) dopo la morte per virtù del suo Divin Figliuolo. Concorde è in tal pia credenza il consenso di fedeli a cui pone suggello l’autorità della Chiesa, che in più guise si manifesta favorevole alla risurrezione di Maria; facendo leggere nell’officiatura della sua Assunzione le omilie de’ Padri, nelle quali dicesi Maria risorta da morte; e assunta in anima e in corpo al cielo. Onde niuno, se è cattolico sincero, osa mettere in dubbio tal singolar privilegio della Vergine; anzi tatti fanno definito a maggior gloria dell’augusta Triade, e ad incremento della divozione inverso la Madre di Gesù, ch’è pure, viva Dio!, la Madre nostra.

La sbaglia di molto poi l’arrabbiato gallicano Natale Alessandro quando dice che alcuni Santi Padri dubitarono di questa gloria impareggiabile di Maria. Che S. Epifanio, come osserva il Sandini, da lui messo tra costoro; invece è tanto favorevole all’assunzione di Maria, da dubitare perfino, come dicemmo di sua morte; il Girolamo poi citato da lui non è il Dottor Massimo, ma un autore suppositizio; e cosi dicasi di S. Idelfonso ecc.; No viva Diol non havvi padre o scrittore di autorità nella Chiesa di Dio che osi togliere a Maria il suo bel vanto, conseguenza della sua preservazione dalla colpa originale.

La Festività poi dell’Assunzione, chiamata dai Greci ora Dormizione ora transito, è antichissima, perchè prima che terminasse il sesto secolo già celebravasi; S. Leone IV ordinò che se ne celebrasse l’ottava; e nel nono secolo già osservavasi il digiuno nella sua vigilia. Tutti poi ricordano che in tempi più felici, che Maria presto ci faccia ritornare, il Papa dava la Benedizione al suo buon popolo romano dalla loggia della Basilica di Liberio. Evviva Maria! – Noi poi, umili scrittori di queste notizie, preghiamo i nostri buoni e pii concittadini ad accostarsi domani alla mensa divina, per onorare nella maniera, che più piace a Maria la sua principale Festività. Tutti poi nella sera della vigilia e della Festa illuminino le loro case; per ricordare a chi ne dubitasse che Roma come per lo passalo cosi ora ama e onora Maria, come la sua Patrona e Madre dilettissima. Questa devozione, insegnataci dagli Apostoli Pietro Paolo, non mai verrà meno nè petti nostri; Evviva Maria! Evviva Maria Madre di Dio!

Tratto da Goohle Libri
Il Divin Salvatore periodico settimanale romano
Anno XVI – 1877


La morte di Maria giovò alla Chiesa in diversi modi; e prima ad istruzione de’ fedeli, sotto due rapporti principalmente.

Il primo si è di aver cooperato mirabilmente a vincere l’eresia sorta nel primo secolo, quella che sosteneva che il figlio di Dio non si fece uomo realmente, ma soltanto ne assunse le apparenze, come già l’Angelo Raffaele a pro di Tobia. E così fecero sovente gli Angeli nell’antica Legge a favore dei Santi.
Lo stesso, asserivano quegli eretici, praticò il Verbo Divino a favore di tutto il genere umano. Contro costoro insorsero gli Apostoli, e in particolare S. Giovanni, il quale sopravvisse agli altri; e mentre scrisse il suo Vangelo per provare la divinità di Gesù Cristo, non dimenticò di far sentire forte e sovente che Gesù Cristo era anche vero uomo, perfetto uomo; arrivò anzi ad usare quelle cosi segnalate espressioni: Et Verbum (del quale aveva premesso che è eterno, che è Persona distinta dal Padre, che è Dio) caro factum est, volendo così assicurarci che assunse tutto il nostro essere, perfino il corpo; e dappoi ci dipinge questo Uomo-Dio stanco, affranto per il viaggio, e bisognoso di cibo(Ioan. 4).
E la stessa verità sostiene anche nelle sue lettere, protestando che: Omnis spirilus qui solvil Jesum (non lo riconosce vero Dio e vero uomo, Uomo-Dio) ex Deo non est, et hic est Antichristus (1, loan. 4 3).
Quella eresia, ognun vede, veniva a toglierci ogni speranza ne’meriti di Gesù Cristo, e ad escludere da noi il dovere d’imitare quelle virtù, delle quali ci fu esemplare.
Bisognava dunque levare ogni pretesto a quelli eretici, e ogni occasione di cui potessero approfittare per ingappare i semplici.
Ora se Maria SS. non avesse soggiaciuto alla morte, ma fosse stata portata in cielo ancor vivente, certo quegli eretici ne avrebbero subito abusato, come anche tentarono di abusarne dappoi, negando che Maria fosse veramente morta, per dedurne che Gesù appariva uomo, ma non era realmente tale. Maria SS. accettando il decreto di morte, cominciò a meritarsi quell’elogio che poi le rese S. Chiesa, dicendole: Sola cunctas haereses inieremisti. Perciò s. Germano, verso la fine del primo Sermone per la festa del l’Assunta, così parla a Maria: Migrasti ergo ab humanis, ut hor…

L’altra istruzione importantissima che derivò al mondo cattolico dalla morte di Maria SS., è relativo al giusto concetto che dobbiamo formarci di Lei medesima. Gli eretici, giusta il loro solito, trattandosi delle verità riguardanti la Madre di Gesù Cristo, presero a far baccano ponendosi ai due estremi della verità.
Alcuni gridarono alla esagerazione, protestando che con quei dogmi, e con quelli ossequii che se le rendevano, si voleva farne una Dea. Altri mettevano i più miserandi lai, perchè a Maria non fosse reso un culto conveniente al suo grado; e pretendevano che a Lei si dovessero gli onori divini, il culto di latria.
Se il Salmista potè dire: Adorabimus in loco ubi steterunt pedes ejus (Sal. 131, 7), perchè non renderemo culto di latria a Colei che fu vero tempio dell’Uomo-Dio? E a rinforzare queste pretese si abusava delle tradizioni avute dai primi secoli, che cioè l’aspetto di Maria era tale da non sembrare creatura umana. S. Dionigi Areopagita lasciò scritto di sè che andato la prima volta a veder Maria, scorse in lei tanto d’aria più che mortale, che se la fede non l’avesse a quel guardo tenuto forte, sarebbe sicuramente caduto a terra per adorarla di subito, come un Nume (Segneri, Divolo di Maria. Parte I, capo IV, n. 4. Faber, I dolori di Maria, Capo V. Quarto dolore, pag. 278); sarebbe succeduto a lui, come a ‘S. Giovanni, allorchè in visione fu presente ad un Angelo (Apoc. 19, 10).
Basta leggere le opere di S. Epifanio, nel suo trattato contro le eresie , per conoscere quanto fosse forte il partito de’ Colliridiani, che volevano appunto tributato a Maria il culto di latria; quanto ebbe d’impiegare e di forza e di coraggio per vincerli. Volendo adunque Iddio esaltare Maria SS., providde anche in ciò che la malizia umana non vi trovasse appiglio all’errore.
Concedette a Maria la risurrezione e la glorificazione anticipata, e con ciò diede a conoscere che l’onore reso a Maria dalla Chiesa militante non è che una debole imitazione di quello che se le rende dalla Chiesa trionfante; ma volendo poi che Essa pure soggiacesse alla morte, benchè questa morte non fosse necessaria, ci fece conoscere che l’essere Maria vera Madre dell’Uomo-Dio, non toglie ch’ Ella fosse una pura creatura; è la benedella fra-le donne, ma è del loro numero; è riparatrice di Eva, ma figlia di Eva. Perciò s. Giovanni Damasceno diceva: Noi onoriamo l’assunzione di Maria non Deam hanc esse praedicantes, nam et annuntiamus ejus mortem (Serm. 2, n. 15).
E S. Andrea Cretense asseri che per togliere appunto quell’errore volle Iddio che nella vita di Maria si riscontrasse questa regola provvidenziale: grande esaltamento, e grande annientamento; soblimità incomprensibile, e incomprensibile umiltà; parto e verginità; essere Madre della Vita, e morire: Providentiae rationes alque judicii, excellentiae et dejectionis, magnitudinis el humilitatis ; partus , et virginitatis , immortalis morlalilas intentium collustrabat facies (Serm. 1, in Dormit. verso la fine).
Non già che questi due estremi fossero necessarii per paralizzare in Maria il pericolo di tanto maggior caduta , quanto più elevata era la sua dignità : il bisogno era nostro; quello di non alterare il domma, e riconoscere che se Maria ascese tant’alto, la ragione si è che Iddio respexit humilitatem ancillae suae. — Fecit mihi magna, qui polens est. Dio è mirabile in tutti i suoi Santi, mirabilissimo in Maria.
Essa è la creatura la più elevata nell’ordine e di natura, e di grazia e di gloria, perchè la più amata: ma è creatura. Maria più d’ogni altra creatura esalta é magnifica il Signore, perchè in un essere per sè finito, troviamo adunato un immensurabile e impenetrabile abisso di beni, massime sopranaturali; ma la fede ci mette in guardia dal confonderia colla divinità.
Come il sole investe talora una nube, tanto che appena la si può da noi distinguere dal sole, e perciò quella nube chiamasi parelio; così Dio riversò le sue perfezioni divine in Maria, ne la riempì in grado indefinito: ma come il parelio benchè si distingua dalle altre nubi, non si confonde però col sole; così Maria si distingue da ogni altra creatura, ma non la si confonde col Creatore.
La dignità di Madre di Dio è un bene che ha dell’infinito; la rende, dice S. Tommaso, affine di Dio (2, 2, quaest. 104, a. 4, ad 2), ossia confinante alla Divinità, come spiegano gli Scolastici; ma se a Maria sarà reso perciò un culto particolare, come particolare lo rese Essa a Dio; se la onoreremo sopra tutti i Santi e tutti gli Angeli, non la confonderemo con Dio. Noi siamo su di ciò pienamente istruiti dalla S. Chiesa; ma la morte di Maria rimane evidente prova dell’esattezza dell’insegnamento Cattolico: Non Deam esse praedicantes, nam et annuntiamus ejus mortem.


La Scuola cattolica, Volume 10

Poi egli ci chiamò alla tomba: “Maria, mia madre, mio luogo di riposo nel quale ho abitato, alzati, lascia queste lenzuola e vieni fuori dalla tomba. Come mio Padre mi ha risuscitato dai morti, io risusciterò te per condurti in cielo presso di me”.

APOCRIFI-FRAMMENTO COPTO