RUPE TARPEJA

Correva presso i Romani il proverbio, che dal Campidoglio alla Rupe Tarpeja era breve il passo,* come si disse dappoi, dall’altare al patibolo: però quanto ora è proverbio suggerito dalla rapidità onde si succedono gli estremi delle umane vicissitudini, ivi era motto, consigliato dal luogo, poichè sullo stesso Campidoglio ove menavano trionfo gli eroi, vi era una rupe dalla quale si precipitavano i delinquenti.
Questa rupe era dalla parte del monte verso il Tevere, chiamavasi il sasso di Carmenta, fu detta Ròcca, Arx perchè vi era fabbricata una fortezza che difendeva il monte, e dove riparavano i Romani nelle più grandi necessità.
Fu in questa ròcca che una giovane, Tarpeja,** introdusse a tradimento i soldati di Tazio nella guerra pel Ratto delle Sabine, ed ivi essi uccisero la sleale col prezzo del tradimento, e quindi prese da lei il nome.*3*
Su questa ròcca forse sorgeva l’antico tempio di Giove Feretrio, e da questa si gittavano i malvagi, o quelli che ne’ mutamenti eran giudicati tali. Ora sorge sulla rupe il palazzo Caffarelli, e il suolo di Roma è sì rialzato che nessuno potrebbe esservi precipitato con grave pericolo. Quando mi fu annunziato che ero condotto a vedere la Rupe Tarpeja, sentii combattermi in animo diversi sentimenti; ma poichè passato un cortile, giunsi sul margine di quel sasso e vidi sotto quella piccola valle, sentii un subito mutamento, e un’indifferenza, e fu la sola volta che Roma mi parve impiccolita: la Rupe Tarpeja acquista più credito vedendola disegnata, perchè l’arte e la fantasia v’aggiungono qualche parte della tramontata maestà latina.

Manlio custode della rocca Tarpeja etc. I Galli Senoni sotto il comando di Brenno l’ anno di Roma 364. avendo battuto i Romani assediarono il Campidoglio. Con l’ajuto delle tenebre salirono una notte per gli precipizij della rupe Tarpeja ed erano già vicini ad impadronirsi della cittadella; quando alcune oche sacre a Giunone destatesi al romore de soldati che salivano incominciarono a gridar fortemente e a svegliare i Romani che trovavansi là sopra i quali prontamente accorsero e respinsero i Galli.
Dopo sette mesi di assedio si venne a condizioni di pace, e furono i Romani obbligati a pagare una somma considerabilissima d’oro: la quale però mentre stavasi pesando da Brenno, sopravvenne improvvisamente M. Camillo Dittatore, ed assalendo i Galli, ne trucidó gran parte e scaccionne da Roma il rimanente, Manlio per la difesa da lui fatta del Campidoglio ebbe il soprannome di Capitolino, ma in seguito avutosi sospetto ch’egli aspirasse a divenir Re di Roma; accusato dinanzi ai giudici fù condannato a morte con esser precipitato da quella stessa rupe Tarpeja che avea difeso da’ nemici.

E qui é d’uopo osservare che a tempo de’ Galli non era stato ancora fabbricato su la cima della rupe Tarpeia il famoso tempio di Giove Capitolino, nondimeno però tutto il monte era considerato anche in que’ tempi come un sacrario di quel Nume. Virgilio dice che Manlio stabat pro templo: che alcuni spiegano dinanzi al tempio ed altro per la difesa del tempio.

Orrida dello strame di Romolo. Si vuole che Romolo avesse anche la sua casa su la rupe Tarpea, e attesa la povertà di que’ tempi questa sua reggia era coperta di paglia.

Il sommo del colle, ancorchè diviso in due cime, circondato tutto di mura da Romolo fu l’antica Rocca di Roma, come nel secondo libro mostrai. L’antichissimo suo nome fu Saturnio; come nel settimo di Varrone si legge. E dopo la Vergine Tarpeja da’ Sabini uccisa, e sepolta ivi, Tarpejo fu detto secondo Plutarco in Romolo, e Dionigi nel secondo, e nel terzo, finchè il capo umano trovato nel cavare dei fondamenti del Tempio di Giove Ottimo Massimo (e fu in tempo di Tarquinio Prisco, il quale per testimonianza di Plinio nel quinto del terzo libro cominciò la fabbrica colla preda, che trasse d’Apiola) diè a quella parte, in cui fu trovato, nome di Capitolio, che con spazio di tempo a tutto il Colle ancora comunicossi, testimonio Dionigi nel terzo, ed altri. Cosi dopo con una certa libertà il nome di Rocca fu solito variamente applicarsi talora ad una sola delle due cime del Capitolio distinta, e talora, secondo il primiero significato, a tutto il chiuso da mura, e da porte, ed altresì col nome di Campidoglio fu chiamata or la sommità distinta dalla Rocca, ed or tutto il Colle fino alle sue radici. Che nel nome di Rocca tutto il sostenuto da costruzioni, e circondato da mura (1) solesse comprendersi, Livio nel 5. più fiate, ed in specie una volta dice al c. 22. Magna pars tamen earum in arcem suos prosecutæ sunt; e poco dopo Romae interim satis jam omnibus, ut in tali re ad tuendam arcem compositis etc. e nel terzo c. 7. ove della Rocca assediata da Erdonio ragionasi v. 652…

* C’è un’espressione latina, Arx tarpeia Capitoli proxima (la scogliera della rupe giace vicino al Campidoglio”), un avvertimento che la caduta in disgrazia potrebbe arrivare presto.

** Tarpeia era una vestale, figlia di Spurio Tarpejo, il comandante della guardia romana della rocca del Campidoglio al tempo del ratto delle Sabine, fu condannato per tradimento.

*3* Tito Tazio re dei sabini (sarà anche re dei romani insieme a Romolo) fece corrompere Tarpeia, che aprì loro le porte in cambio di “ciò che i Sabini portavano sulle braccia” (bracciali d’oro e anelli ingioiellati). I Sabini la uccisero, in maniera” scuta congesta,” che significa che la schiacciarono a morte con i loro scudi (si portano nella mano sinistra) e il suo corpo fu lì sepolto nella roccia che ora porta il suo nome. (Tarquinio Superbo poi la spostò per costruirvi il Tempio di Giove Capitolino)


(1) Gli avanzi delle mura , che circondavano la Rocca veggonsi, come si disse in principio, sotto il Palazzo Caffarelli.

Lucio Tarquinio Superbo, settimo leggendario re di Roma, spianò la sommità della roccia, rimuovendo i santuari costruiti dai Sabini, e costruì il Tempio di Giove Capitolino sull’intermontium , l’area compresa tra le due cime del colle. La roccia stessa sopravvisse al rimaneggiamento e fu utilizzata per le esecuzioni fino al tempo di Silla. (Wiki).

Il mons Saturnius era composto da due cime il Capitolium a sud e l’Arx a nord, in mezzo vi era un avvallamento, Romolo vi fece aprire un rifugio dove potessero riparare gli esiliati dei paesi vicini, era una area forse boscosa ma ben recintata.

La morte per caduta dalla ‘Roccia’ – Rupe Tarpeia era considerata un disonore, una vergona, e perciò era riservata ai casi più famigerati, di pessima fama, malvagie, ma anche, sotto la spinta delirante del popolo in qualche caso di personaggi illustri.

Tratto da Google Libri
Roma antica Di Famiano Nardini


La vericidità della storia di Tarpeia è naturalmente dubbia, una vestale che tradisce le sue genti per avere dei bracciali o dei monili se pur d’oro non è credibile, dato che le vestali dovevano vestire in modo austero, anche se è pur vero che potevano avere molti doni e legati.
E’ bene aggiungere che le due porte di accesso al monte per convenzione dovevano stare sempre aperte, questo aggiunge un’altra difficoltà a capire come si son svolti fatti, aperte comunque non vuol dire che non ci fossero guardie, anzi.
Si dice che ella amasse Tito Tazio e fu da lui sedotta solo per il motivo di entrare nel capitolio, e fatta uccidere subito, schiacciandola sotto il peso degli scudi (e dei soldati). SI noti che le vestali aveva l’obbligo della castità, e se sorprese la punizione era la morte.
Una versione afferma che Tarpea voleva aprire i cancelli se solo i Sabini avessero deposto ciò che avevano nella mano sinistra, ovvero gli scudi.
Si dice che non furono i Sabini a ucciderla ma gli stessi romani una volta scoperto il suo tradimento.
Altra versione, i sabini la uccisero, e i romani gettarono il suo corpo dalla rupe.
Inoltre c’è chi dice che c’era una vecchia divinità in quel luogo chiamata per l’appunto Dea Tarpeia, dedita alla vittoria e alla nascita e alla morte, immaginariamente rappresentata come una fulgida figura che si alza dal suolo ricoperto delle spoglie del nemico, di scudi e di armature.


Ma per finire lasciamoci convincere dalle Dissertazioni della Pontificia accademia romana di archeologia, Volume 13
Ma a coteste e baie ed etimologie chi più oggi può prestar fede? Ben guardata era la porta in presenza del nemico accampato al di sotto, se ad una donzella (e sia pur essa stata la figliuola del generale) fu facile aprirla perchè i sabini v’entrassero…! Se, innanzi al tradimento fu non men facile ad essa l’uscirne a libito per attinger acqua, e per vagare al di fuori, e inosservata recarsi a Tazio con cui prender concerto a pien suo talento! Bel motivo, dopo l’abominazione che dovette attaccarsi al costei nome, abominazione non minore (secondo che si racconta) ne’ sabini, che ne romani, per denominare da essa, o dal genitore di lei, da indi in poi la rocca ed il colle, tolta a questo e a quella indecorosamente l’antica denominazione tratta dal nume! Bella ragione, dopo avere uccisa la rea donna in condegno premio della infamia, di che s’era renduta colpevole, a innalzarle nel luogo del supplizio, o poco lungi, una decorosa tomba, quale ad eroina, e ad onorarla di sacrifizi annui quasi a dea (Dionys. II, 40)! E bella assurdità infine quella della supposta ricchezza dell’armille d’oro sì universali nell’armata tra barbari scesi dalle povere loro montagne! Non vede dunque ciascuno che altra più verisimile origine a’nuovi nomi è assolutamente d’uopo cercare ?