PORTA DELLA CARTA AL PALAZZO DUCALE DI VENEZIA

Fra la Basilica di San Marco e il palazzo ducale di Venezia, sorge una magnifica porta piramidale di stile gotico, tutta di marmo, adorna di guglie, di statue, di fregi arabescati: questa è la porta, che mette al solo palazzo d’Italia che rivaleggia il Vaticano, la porta che conduceva nella Sede dei Dogi, alle aule ove, sedeva, un Senato che resse come quello di Roma, molte terre e lontani mari; la porta per cui entravano ossequiosi gli ambasciatori delle più temute, nazioni, e d’onde uscivano i Dogi in trionfo, ei rei di stato per lasciare il capo sulla piazzetta, come il Carmagnola; la porta dalla quale si vide sulla scala che la fronteggia, decapitare un Doge; la porta, ove entrò sovrano, ed escì privato senza delitti, ma senza virtù, e spoglio delle ducali insegne, dopo averle deposte, l’ultimo Doge e il confuso Senato, colla larva d’una Repubblica, che era stata sì grande per quindici secoli, e fra le fazioni, i ravvolgimenti e la forza esterna, avea tolta a sè stessa la vita.

Questa porta chiamasi della Carta fu fatta costruire dal Doge Francesco Foscari, creato nel 1423, e morto nel 1457: ai lati della porta quattro grandi statue rappresentano la Speranza, la Carità, la Fortezza, la Prudenza, e sopra vi era la statua di Foscari inginocchiato innanzi al leone, forse per ricordare al Doge che entrava in carica, che ei stava sopra i magistrati di Venezia, ma che sopra di lui stava la repubblica.
La porta della Carta domina del pari la piazza di San Marco e piazzetta; dal suo balcone il Doge si appresentava alla popolazione stipata, in doppia ala sovra questi due spazj che formano la più bella piazza del mondo.


È monumento assai più notevole per la splendida sua ricchezza che non per la eleganza dello stile archi-acuto, il quale qui non serba la leggiadra e caratteristica sua sveltezza. Ne furono architetti e scultori Giovanni padre e Bartolammeo figlio Bon, che ne promisero la costruzione il 10 novembre 1438 e la compirono nel 1443.
Occupa una, larghezza di m. 7,12 ed una altezza di m. 19,30.
Sull’ acroterio della porta è degna di osservazione la bella figura della Giustizia, degli stessi scalpelli.
I fogliami degli ornamenti e dei capitelli, con poca arte scolpiti, dimostrano come Giovanni e Bartolammeo Bon abbiano avuto a cooperatori artefici non degni. L’opera sapiente di Bartolammeo appariva nella immagine del doge Francesco Foscari ordinatore del monumento, e del Leone di S. Marco, scolpiti ̧ in alto rilievo nel mezzo dell’ingresso.
Nel 1797 fu fatto a pezzi l’alto rilievo e fu salvata la testa del Foscari, che ora si conserva nel Museo della Biblioteca Marciana. La Republica aveva nel 1496 commesso ad Alessandro Leopardi di fondere in bronzo le valve della porta, ma il progetto non fu eseguito.
I Veneziani, che serbarono molti usi di Roma pagana, al principio dell’anno veneto, cioè al 1.° di marzo, adornavano questa porta con festoni di alloro.
Il nome della carta le deriva, secondo taluni, dall’ esservi stati nel peristilio che circonda il cortile diciotto scannelli, tenuti dai ballottini e dai cogitori, dei quali primi era ufficio il trascrivere gli squittini del Maggior Consiglio e del Senato; e dei secondi, gli inviti a consiglio le nomine agli impieghi ecc. Scrivevano anche per denaro memoriali e lettere. Ma è forse più probabile che codesta porta si chiamasse della carta, perchè vicino ad essa vendevasi carta (Lorenzi, Documenti, num. 3641).
Un tempo essa si chiamava porta grande ed anche porta dorata, per l’oro che copriva i suoi ornamenti.
Sotto l’atrio che dalla porta della Carta conduce alla scala dei giganti, è murata una tavola in bronzo che ricorda il plebiscito di Venezia, delle provincie venete e di Mantova, per la loro unione al regno d’Italia (27 ott. 1866).

Tratto da: Cosmorama pittorico 1857 – Defendente Sacchi

E da: Guida artistica e storica di Venezia e delle isole circonvicine
Di Pietro Selvatico, Vincenzo Lazari, Rinaldo Fulin, Pompeo Molmenti

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