La Cripta di San Marco


I templi ed altari eretti al disopra delle tombe di coloro che eran morti per la fede si chiamavano cripte, o confessionarii. Nei primi tempi della Chiesa le inumazioni si facevano segretamente nelle parti sotterranee delle antiche basiliche. Cessate le persecuzioni, s’innalzarono degli altari sulle tombe che chiudevano gli avanzi preziosi dei santi tutelari delle stesse basiliche; e siccome essi erano sempre nelle parti sotterranee e nascoste, furono chiamati cripte (nascosto) o sottoconfessionali.
Il doge Partecipazio, che fece cominciare, verso l’anno 820, la basilica veneta, volle imitar dei primi tempi; ordinò si costruisse un enorme sotterraneo, volendo che suo figlio Giovanni, successore nel dogato, facesse collocare nell’altar maggiore il corpo di S. Marco, da lui dichiarato patrono di Venezia. Com’è noto, le rellique di S. Marco furono trasportate da Costantinopoli per cura di Bono, tribuno di Malamocco e di Rustico da Torcell.
La cripta, in forma di croce, occupa tutto lo spazio al disotto del presbiterio della chiesa e delle due cappelle laterali di S. Clemente e di S. Pietro; semplicissima nella sua costruzione, ha venticinque metri di lunghezza ed una superficie totale di diecento ottanta metri. La maggiore altezza della volta corrisponde alle lastre dell’altare del mezzo della basilica; le pareti hanno una forma irregolare e sono tramezzate da nicchie.
Il soffitto è a volta e doveva essere dipinto a fresco, del che serba ancora alcune traccie; è sostenuto da sessanta colonne, di sei piedi d’altezza, in marmo greco, senza base e con capitelli di stile bizantino. L’altare del mezzo era sotto l’altare maggiore della basilica e aveva quattro colonne scolpite, che sostengono questo grande altare. Nella Cripta questa parte è appoggiata su d’una gran massa di pietra attorniata da quattro grossi pilastri che si rannodano fra di loro mediante altri di più piccola dimensione. Questo è il monumento che chiude gli avanzi di San Marco. La sacristia occupava il lato sinistro; a destra vi era un altro altare; la luce veniva da cinque finestre che guardavano nelle corti interne del palazzo ducale.
San Marco, essendo fabbricata sovra uno dei punti più bassi di Venezia, la Cripta, fino dal sedicesimo secolo, fu sempre umida e soggetta alle infiltrazioni dell’acque.
Sta scritto nei libri dei conti della sacristia, che nell’anno 1563 bisognò rifare tutto quanto il suolo del sotterraneo, e che si dovette andar incontro a grandi spese per riparare i danni prodotti dall’acqua.
Però tutti questi lavori non bastarono e la costante umidità del terreno obbligò i religiosi ad abbandonarlo. Senonchè nel 1580 ebbero il permesso di riunirsi nella cappella della basilica posta sotto l’invocazione di S. Giovanni Evangelista, e alcuni anni dopo vollero riprendere l’effige della Vergine tutelare del loro santuario: ne ottennero facoltà dal doge Marino Grimani, e nel 3 luglio del 1601 si discese con gran cerimonia negli oscuri e deserti sotterranei.
Il corteggio era composto dei deputati del Senato e di tutta la confraternita; ma si trovò il suolo assai completamente sommerso ed allagato, che fu mestieri posare dei mattoni gli uni appresso agli altri per potersi tenere in piedi. L’immagine della Vergine col Bambino collocata sull’altare di marmo, la statua di S. Pietro, di S. Marco, di Santa Caterina e di Sant’ Orsola ne furono levate e deposte dove si vedono tuttora, nel reliquiario della chiesa; il sotterraneo fu chiuso di nuovo, ma non senza speranza di restaurarlo quandochessia.
Il doge Marco Foscarini e Flaminio Cornaro, il celebre disegnatore delle chiese veneziane, discesero in epoche diverse nella Cripta, sempre coll’idea di farla asciugare; ma morto il Foscarini, fu abbandonato il progetto, murata ogni cosa e per così dire dimenticata fino al principio del nostro secolo, quando la sede della cattedrale fu trasportata dalla chiesa di S. Pietro di Castello a quella di San Marco.
Si trovò che l’altar maggiore di questa chiesa era di troppo di piccole proporzioni, quindi la necessità di demolirlo per farne uno più acconcio al bisogno; si fu in questa circostanza che si rinvenne sotto l’antico altare quel grande ammasso di pietre che doveva contenere, secondo alcuni indizi verificatisi dopo, il corpo di San Marco.
Il feretro fu estratto nel maggio dello stesso anno, e nel 1835 fu deposto con pompa solenne nel nuovo altare maggiore della basilica.
Nel 1839, dopo alcune riparazioni fatte al lastrico del presbiterio, si tolse il fitto strato di fango che ricopriva il suolo della Cripta e si fece penetrar l’aria in abbondanza praticando delle aperture laterali, ma si abbandonò ancora una volta la speranza di ovviare alle lente infiltrazioni, procurando un libero accesso al pubblico nel sacro recinto.
Da una anno soltanto ogni difficoltà fu superata. Dopo tre secoli di oscurità la Cripta di S. Marco riapparve alla luce; così il voto del doge Foscarini fu adempiuto.


Illustratore popolare volume I