Il POOKA di KILDARE

Il POOKA L’origine del nome potrebbe derivare dal termine” pook” o ” puki”, che si riferisce a uno “spirito della natura”. Secondo la leggenda, il púca è un abile mutaforma, si diceva che potevano assumere l’aspetto di cavallo, un gatto, un coniglio, un corvo, una volpe, un lupo, una capra, un goblin o un cane, con tonalità sempre scura. Possono anche prendere una forma umana, con caratteristiche animali, come orecchie o coda. Il púca può essere considerata minacciosa o benefica a secondo il folklore regionale. Il púca ha il potere del linguaggio umano ed è noto per dare consigli e allontanare le persone dal male. (da wiki).


Mister H-R-, quando era vivo, viveva molto bene a Dublin, una volta egli era fuori città per via di uno dei “novantotto” suoi affari. I servi rimanevano nella grande magione di Rath, come se la famiglia fosse a casa. Successe, che furono spaventati a morte quando giungeva il momento di andare a letto, per via dei rumori che provenivano dalla cucina: la porta che si apriva e chiudeva, dallo scuotimento degli alari, delle pentole, dei piatti e di tutte le altre stoviglie.
Una sera si sedettero così a lungo, tenendosi l’un l’altro con coraggio raccontandosi storie di fantasmi e spiriti e che, con quale conseguimento? Il piccolo ragazzo della retrocucina che dormiva al di sopra i cavalli, che non riuscì ad avere un suo spazio vicino al fuoco, s’insinuò nel focolare caldo, e quando stanco di ascoltare le storie, sebbene le temesse, si addormentò.

Or bene, dopo che se ne furono andati tutti, e il fuoco rastiato, fu svegliato dal rumore della porta della cucina che si apriva e dal calpestio di un asino sul pavimento della cucina.
Sbirciò fuori, e cosa avrebbe dovuto vedere se non un grosso asino grigio, ovviamente, seduto sulle sue cosce, sbadigliare davanti al fuoco.
Dopo qualche minuto, si guardò attorno e cominciò a grattarsi le orecchie come se fosse un po’stanco, che sentenziò: “Sarebbe bene che cominciassi. ”
Il povero ragazzo cominciò a battere tutti i denti che aveva, perché pensò: “Ora mi mangerà”; ma il tipo con le lunghe orecchie e la coda addosso, aveva qualcos’altro da fare.
Attizzò il fuoco, e poi riempì un secchio d’acqua dalla pompa, con il quale colmò una grande pentola, che mise sul fuoco.
Poi mise la sua mano, – zampa intendo -, nel focolare caldo, e tirò fuori il ragazzino. Il ragazzino emise un urlo per lo spavento, ma il pooka lo guardò appena, e sporse il labbro inferiore per mostrare quanto poco lo valutasse, e poi lo pose di nuovo sulla panca.

Beh, si sdraiò davanti al fuoco finché non sentì il bollore provenire dall’acqua, e forse non ci fu un vasellame, o un piatto, o un cucchiaio sulla cassettiera, che non prese e mise nella pentola, che lavò e asciugò interamente, come non si fu mai visto fare da una cameriera della città di Dublin.
Poi li mise tutti nei loro posti sugli scaffali, e, se non ha dato una buona spazzata alla cucina, dopo tutto, la lasciò almeno quella volta.
Poi andò a sedersi vicino al ragazzo, abbassando una delle sue orecchie, e alzando l’altra gli fece un sorriso. Il poveretto si sforzò di urlare, ma non gli uscì un suono dalla gola. L’ultima cosa che il pooka fece, fu di rastrellare il fuoco, e andarsene, dando una tale pacca alla porta che il ragazzo pensò che la casa non potesse fare a meno di cadere.
Beh, era sicuro, se non ci fosse un fracasso la mattina dopo, quando il povero ragazzo raccontò la sua storia! Non hanno potuto parlare di nient’altro per tutto il giorno. Uno diceva una cosa, un’altra diceva un’altra, ma una grassa e pigra sguattera disse la cosa più spiritosa di tutte.
“Musha” disse lei, “se il pooka pulisce ogni cosa in quel modo quando dormiamo, perché dovremmo sgobbare, a fare il suo lavoro?” ‘Sha gu dheine’, (potrà mai durare) disse un altro: “sono le parole più sagge che tu abbia mai detto, Kauth: sono io stesso a non contraddirti”.

Detto, fatto. Non un pezzo di stoviglia o di piatto vide una goccia d’acqua quella sera, e non una scopa fu passata sul pavimento, e ognuno andò a letto presto. La mattina dopo ogni cosa andava bene come il fuoco in cucina, e il lord major poté mangiare il suo pasto senza notare nulla.
Fu un grande sollievo per i servi pigri, ci si poteva contare, e tutto andava bene fino a una sciocca gag del ragazzo: disse che sarebbe rimasto sveglio una notte a fare una chiacchierata con il pooka.
Era un po’ intimidito quando la porta fu aperta, e l’asino marciò verso il fuoco. Non aprì la bocca finché la pentola non fu riempita, e il pooka fu sdraiato comodamente accanto al fuoco.

“Ah allora, signore!” Disse, alla fine, raccogliendo coraggio, “se non mi sto prendendo una libertà, potrei chiedere chi siete, e perché siete così gentile da fare metà del lavoro del giorno per le ragazze ogni notte?” “Nessuna libertà”, rispose il pooka, e disse: “Te lo dico e ti do il benvenuto.
Ero un servitore qui al tempo del padre di Squire R., ed ero la canaglia più pigra che non sia mai vestita e nutrita, e non facevo niente per questo. Quando arrivò il mio tempo per l’altro mondo, questa è la punizione che mi è stata inflitta: venire qui e fare tutto questo lavoro ogni notte, e poi uscire al freddo”.
“Non è poi così male con il bel tempo, ma se solo sapessi cosa significa stare con la testa tra le gambe, di fronte alla tempesta, da mezzanotte al sorgere del sole in un inverno desolato e rigido!” “Potremmo fare qualche cosa per il vostro conforto, mio povero compagno?” disse il ragazzo.
“Musha, non lo so, disse il pooka;” “Ma penso che un buon cappotto trapuntato aiuterebbe a mantenere la vita in me, durante le lunghe notti.”
“Perché allora, in throth (throth può essere usato per descrivere qualsiasi emozione in base alle circostanze attuali), saremmo delle persone ingrate se noi, non sentissimo qualche cosa per te”.

Per farla breve, la notte seguente, ma anche due, il ragazzo era di nuovo lì, e se non ha deliziato il povero pooka, tenendo un bel cappotto caldo davanti a lui, non importa! Betune (regolare o adattare qualcosa per un particolare scopo o situazione – in questo caso il cappotto) il pooka e l’uomo, le sue zampe furono infilate nelle quattro maniche di esso, gli si abbottonarono il petto e il ventre, ed era così contento che si avvicinò allo specchio per vedere come appariva. “Beh, disse lui, è una lunga strada, che non ha svolte. Sono molto grato a te e ai tuoi colleghi. Mi hai reso felice finalmente: buonanotte a te”.

Quindi egli stava uscendo ma l’altro gridò, “Oh! Certo che te ne stai andando troppo presto: che ne dici di lavare e spazzare?” “Ah, puoi dire alle ragazze che ora è il loro turno. La mia punizione doveva durare fino a quando non fossi ritenuto degno di una ricompensa per il modo in cui ho fatto il mio dovere.
Non mi vedrai più”. Ed essi non lo videro più, e furono dispiaciuti per aver avuto tanta fretta di ricompensare l’ingrato pooka.

È probabile che la tradizione successiva sia incontrata al di fuori dei Pale, e persino fino al Connemara, ma lo scrittore l’ha ascoltata o letta da nessuna parte da quando l’ha appreso in gioventù dalla signora K., l’autorità già citata.

Tratto da Google Libri
The Dublin University Magazine, Volume 59 – 1862