IL CANAL GRANDE A VENEZIA

Bisogna chiamarsi Lord Byron ed avere il suo genio, bisogna essere la Sand* e avere il suo stile per descrivere il Canal Grande!
È la più bella via del mondo, fu detto e a ragione!
Io non sono pur troppo la Sand nè Byron.
Descrivere non si può!! Non si descrivono l’Alhambra, le Piramidi, il San Pietro di Roma, la Piazza della Signoria, che da’geni: ed io non sono un genio.
Io mi provo soltanto a ridire una infinitesima parte delle sensazioni che provai la prima volta a tal vista, dell’impressione che mi fa tuttavia.
Non è un libro intero ch’io leggo! son pagine staccate ed erranti; non è un fiore che offro, son petali, ed ahi! forse nel passare fra le mie mani han perduto la fragranza e il colore.
Il Canal Grande (di una parte bellissima del quale qui si porge il disegno) è un’ampia arteria, che nella forma di un S rovesciato traversa Venezia, avendo la laguna ai due capi.
Si per sé ciò non avrebbe nulla di straordinario; ma l’originalità di questo sta nei palazzi che lo fiancheggiano, nelle memorie che desta nel fantastico, in cui si ravvolge. È un quadro comune racchiuso in una mirabile cornice.
Se all’estate nel dopo pranzo, come è qui l’uso e come prima era ancor maggiore, percorri nella gondola, cui farai togliere il felze (1) e vogare da barcaruolo vivace, il Canale, proverai una gioia inusata.
Tal gioia non è fatta pel forestiero turista cui basta, per darsi aria, tornato in paese, di poter dire che fu sul Canal Grande, e gli piacque oltremodo, ed ascolta sbadatamente ciò che il loquace gondoliere gli dice, o il cicerone seduto a prua gli va blaterando in una lingua babelica.
Nè à fatta pel patrizio veneziano moderno, il quale traversa la via sacra dei suoi antenati senza che le muraglie de’marmorei palazzi abbiano una voce per lui…. voce del resto ad intender la quale gli ci vorrebbe lo interprete.
E nemmeno sa che sia questa gioia la famiglia borghese o popolana per cui una gita sul Canale vuol dire soltanto una boccata d’aria, o una scorciatoja per le diuturne faccende (2)
Ben la prova e dolcissima questa gioia qualche melanconico pazzo che si giova nel casto amplesso della sua beltade, e quando alta è la luna ed inargenta della sua luce, i marmorei palagi, si sdraja nella gondola e prega il gondoliero che vada lento e silenzioso per quella via e sorbisce nei monumenti e nelle memorie la fragranza di un tempo perduto!
Come attraverso i rottami del Colosseo o tra gli avanzi del Partenone

(1) Il felze è ciò che forma il coperchio della gondola.
(2) In molti punti del Canalazzo vi sono delle gondole su cui, pagando pochi centesimi, si tragitta da una parte all’altra, evitando così giri lunghi per arrivare ad uno dei tre soli ponti di cui è fornito il canale.

ad ogni più sospinto ti sembra udire una voce che ti dica: – Bada! calpesti un eroe ! cosi traversando il Canalazzo alla sera, quando le tenebre cuoprendo le meschinità odierne consentono fantasticare, ad ogni colpo di remoto ti pare udire rispondere un’eco dai palazzi che ti circondano e mollemente cullato sogni e fantastichi del tempo decorso; ad ogni verone ti pare di vedere una di quelle bionde creature soavi, onde il Tiziano ed il Cagliari tolsero le immortali figure di loro dipinti; dinanzi ad ogni porta che s’apre ti pare vedere, uno dei vecchi patrizi che monti in gondola per andare o al palazzo a discutere della salute e della prosperità della patria o in qualche veglia lucente e magnifica. Ahimè! quel patrizio va sì a qualche circolo, ma per fare sfoggio di maldicenza; va a qualche festa, ma là forse dove si ostentano, a dirla col Giusti «false carni, oro falso o falsa gioia e l’allegria, o sbadiglia o canta in falsetto o s’imbrodola di salse straniere».
Ecco uno gondola bruna e chiusa che solca rapidamente le acque.
Sono forse due amanti che la dentro soli e senza alcun sospetto favellan d’amore, o è il Messer grande che forse va a prendere qualche meschino il cui estremo fato sarà il Canal Orfano** o i pozzi *3* o le colonne *4* della piazzetta? (1)
No, signor no. Siamo nel secolo XIX!! Quella gondola non contiene che un giovanotto del bel mondo che sta passeggiando con una signora dal costume o dai costumi leggieri; o due guardie di Dogana che stanno facendo la posta a qualche barca di barcaiuoli contrabbandiere … che lavora per conto e rischio di qualche negoziante riverito alla borsa.
Riassorbiamo da lontano una musica!…. Oh! che dolcissima cosa!! Zitto si avvicinano, si fermano… Ah! udrò le dolci canzoni veneziane del Lamberti, udrò le barcaruole innamorate dirette da un timido amante a una vezzosa fanciulla la quale, come le andaluse, udrà dietro la gelosia e con misterioso segno farà cenno che ha inteso.
No! ch’io mi sono ingannato. Quella musica ch’io mi credea di un amante è dei cori dei pittori che va stuonando sotto un albergo per pitoecare una mancia…
Pure con tutte queste disillusioni ancora il vogare lungo il Canale in una notte di estate è cosa deliziosissima. La linea d’argento che ti precede, i cento lumi che si riverberano dalle fondamenta e dagli angoli, le ombre nere che traversano i ponti a destra e a sinistra, il ponte di Rialto che maestosamente sembra ti sbarri la via, le finestre illuminate al di dentro
(1) Vedi illustrazione, anno 1 a p. 270.

e da cui lo scoppiettio di voci allegre o il tocco di un’arpa o di un piano si mesce alla solitudine misteriosa, l’aria molle, la brezza leggiera e sopratutto i grandi ricordi che la miseria attuale non può cancellare interamente, tutto fa di questo luogo un incanto divino.

Una bella donna che hai veduta sfolgoreggiante alla festa da ballo la sera ti piace meno il di dopo di giorno! Cosi il Canal grande. Se tu vuoi un consiglio da ghiotto in fatto di sensazioni va prima di giorno a vederlo, poi ti riserva le più soavi sensazioni alla sera.
Sono due effetti diversi, ma entrambi bellissimi! Parlo per chi sente; per chi no, il Canal grande e i suoi palazzi sono acqua e pietre e marmi e legni… e non altro.
Ma anco di giorno esso ha la sua poesia. Poesia nel raggio del sole che dardeggia su l’acqua, e vi fa rifletter nell’ombra dei colossali palazzi; poesia in quelle superbe moli che ti s’innalzano ai lati or gravi come le discussioni del senato della repubblica, ora leggiere come i suoi costumi, ora bizzarre come i suoi carnevali; poesia nella gondola che scorre leggiera leggiera sull’acqua; poesia nel contrasto tra il palazzo che costa milioni e la nera casupola del proletario che un colpo di piccozza farebbe cadere e sta ritta per forza d’inerzia; poesia nel via vai delle fondamenta, nell’avvicendarsi delle grosse barche peschereccie e dei sandaletti leggieri che un soffio di vento par che debba capovolgere; poesia nel garrito continuo dei barcaiuoli di traghetto per cui l’insulto e la bestemmia è un istinto, e il cui vivace linguaggio diverte; poesia nel verde di qualche giardino che fra tant’acqua sorge come un oasi nel deserto, come una pianta verde in mezzo a uno strato di neve; poesia per tutto insomma che l’anima ricrea e rende questo uno degli spettacoli più sorprendenti del mondo.
Io vorrei parlare delle feste di cui il Canalazzo fu il palco e l’attore. Ma cotesta descrizione, mi trascinerebbe più oltre di quello che la ristrettezza del luogo concede.
Do fine. Ma a chi credesse ch’io avessi voluto fare una descrizione del Canal Grande di Venezia, ripeto ch’io non volli se non che esprimere, e molto fugacemente e molto imperfettamente, ciò che al vedere questo miracolo di arte e di natura sentiva:


Nè che poco vi dia da imputar sono,
Se quanto posso dar tutto vi dono.
A.

Tratto da Google Libri
L’Illustrazione popolare, Volumi 5-6


* Sand George – Pseodonimo di Amantine Lucile Aurore Dupin, francese: 1 luglio 1804 – 8 giugno 1876, è stata una drammaturga, scrittrice di memorie, e giornalista

** Canal orfano. – Il Tassini scriveva che venivano affogati i condannati di gravi reati dopo aver loro legati mani e piedi. Rendendo orfani così i loro figli.
Oppure in conseguenza della disfatta subita dal francese Pipino per la conquista di Venezia nell’809. Conquistato che ebbe Malamocco le sue grandi navi per paura d’incagliarsi non andarono oltre il Canal orfano, e le zattere costruite zeppe di armati, mal governate per il vento forte si dispersero nelle paludi, mentre i veneziani con le loro barche a fondo piatto fecero di loro strage. A tal memoria lo si ricorda così per quella gran mortalità.

*3* Pozzi – Erano celle collocate nei piani bassi del palazzo ducale.

*4* Le colonne della piazzetta – Fra le due colonne si praticavano le esecuzioni capitali.