Guelfi e Ghibellini in Firenze l’origine delle fazioni

Libro di Pietro Romani, Antonio Landini
1817

Estratto litteralmente dal Libro secondo dell’Istorie
di Niccolò Machiavelli Cittadino,
e Segretario Fiorentino.

Nell’anno 1215. erano in Firenze tra le altre famiglie potentissime, Buondelmonti e Uberti; appresso a queste erano gli Amidei e i Donati. Era nella famiglia dei Donati una Donna Vedova e ricca, la quale aveva una figliuola di bellissimo aspetto. Aveva costei infra se disegnato a Messer Buondelmonte Cavaliere giovine, e della famiglia Buondelmonti capo maritarla.
Questo suo disegno o per negligenza o per credere potere essere sempre a tempo, non aveva ancora scoperto a persona, quando il caso fece che a Messer Buondelmonte si maritò una fanciulla degli Amidei: di che quella donna fu malissimo contenta, e sperando di potere con la bellezza della sua figliuola prima che quelle nozze si celebrassero perturbarle, vedendo Messer Buondelmonte che solo veniva verso la sua casa, scese da basso, e dietro si condusse la figliuola, e nel passare quello se gli fece incontro dicendo: io mi rallegro veramente assai dell’aver voi preso moglie, ancora che io vi avessi serbata questa mia figliuola, e spinta la porta, gliene fece vedere.
Il Cavaliere veduto la bellezza della fanciulla, la quale era rara, e considerato il sangue, e la dote non essere inferiore a quella di colei che egli avea tolta, si accese in tanto ardore di averla, che non pensando alla fede data, nè alla ingiuria che faceva a romperla, nè ai mali che dalla rotta fede gliene potevano incontrare, disse; Poichè voi me l’avete serbata, io sarei ingrato, sendo ancora a tempo, a rifiutarla; e senza metter tempo in mezzo celebrò le nozze. Questa cosa come fu intesa riempiè di sɖegno la famiglia degli Amidei, e quella degli Uberti; i quali erano loro per parentado congiunti, e convenuti insieme con molti altri loro parenti conclusero, che questa ingiuria non si poteva senza vergogna tollerare, nè con altra vendetta, che con la morte di Messer Buondelmonte vendicare.
E benchè alcuni discorressero i mali che da quella potessero seguire, il Mosca Lamberti disse: che chi pensava assai cose non ne conduceva mai alcuna, dicendo quella trista e nota Sentenza: Cosa fatta capo ha.
Dettono pertanto il carico di questo omicidio al Mosca, a Stiatta Uberti, a Lambertuccio Amidei, e a Oderigo Fifanti.
Costoro la mattina della Pasqua di Resurrezione si rinchiusero nelle Case degli Amidei poste tra il Ponte Vecchio e S. Stefano, e passando Messer Buondelmonte il fiume sopra un Caval bianco, pensando che fusse così facil cosa dimenticare un ingiuria, come rinunziare a un parentado, fu da loro a piè del Ponte sotto una Statua di Marte assaltato, e ucciso.
Questo omicidio divise tutta la Città, e una parte si accostò ai Buondelmonti, l’altra agli Uberti : E perchè queste famiglie erano forti di case e di torri e di Uomini, combatterono molti anni insieme senza cacciare l’una l’altra, e le inimicizie loro ancorachè le non si finissero per pace, si componevano per triegue, e per questa via, secondo i nuovi accidenti, ora si quietavano, ed ora si accendevano.
E stette Firenze in questi travagli infino al tempo di Federigo II., il quale per essere Rè di Napoli si persuase potere contro alla Chiesa le forze sue accrescere, e per ridurre più ferma la potenza sua in Toscana favorì gli Uberti, e loro seguaci, i quali con il suo favore cacciarono i Buondelmonti, e così la nostra Città, come tutta Italia più tempo era divisa, in Guelfi, e Ghibellini si divise.

O Buondelmonte, quanto mal fuggisti
Le nozze sue per gli altrui conforti!
Molti sarebber lieti, che son tristi,
Se Dio ti avesse conceduto ad Ema
La prima volta, ch’a Città venisti.

Dante Par. Canto XVI. Ver. 140. e seg.

Articolo estratto dal libro:
L’origine delle fazioni dei Guelfi e Ghibellini in Firenze ovvero La morte di Buondelmonte...
Di Pietro Romani, Antonio Landini