Aasvero – l’Ebreo errante

Estratto da L’ultimo boja, dal libro: La Polonia e l’Europa
Di Baccio E. Maineri

È noto essere questo il nome del famoso Ebreo che negò a Cristo, mentre saliva il Calvario con la croce in ispalla, un bicchier d’acqua per dissetarsi, nè gli permise si confortasse all’ombra della propria casa.

Pel quale fallo d’inumanità o durezza, il Nazzareno lo malediva, condannandolo ad errare nel mondo sino alla consumazione de’ secoli. — Questa leggenda è interessante e popolarissima in Allemagna. L’immortale Sue ne tolse il titolo del celeberrimo suo romanzo: L’Ebreo Errante, che fu il vero colpo di grazia alla rea setta gesuitica.

Non ci pare inopportuno riferire quello che ne scrive il chiaro Giuseppe Pitré nella suo classica opera: Biblioteca delle traduzioni popolari siciliane, vol. c. CXXXV e seguenti:

…… La veramente medioevale per gli scrittori di credenze popolari al medio-evo è la leggenda di quel giudeo che, fattosi all’uscio di casa sua per vedere passare Gesù carico della croce (come si vede, varia, ma le varianti sono molte), lo respinse con mal piglio verso la via, quando il Nazzareno per istanchezza cercava appoggiarsi al muro; e gli disse: « Cammina! » Gesù gli rispose soltanto: « Io mi poserò, ma tu camminerai sempre; » e da quell’istante il disgraziato non ebbe mai più riposo. Dapprima seguì Gesù al Calvario fino a vederlo posare, poi si mise in volta camminando. Son diciannove secoli che egli cammina per regioni remote e diverse, nè mai ombra di riposo od aura di pace gli ha alleggerite le stanche membra. Son dei secoli parecchi che si diè a vedere nell’ Oriente, e poi nell’ Occidente, e si fe’ conoscere a vescovi e a monaci, a contadini e a crociati; egli parlò di sè con profondo abbandono di spirito, di Gesù con venerazione dolorosa, dell’ avvenire con isconforto. Il suo aspetto era di uomo vecchio, la barba bianchissima e lunghissima, la testa coperta di un cappello a larghe tese, la persona vestita di lunga giubba logora, un bastone alle mani sciupato dal tempo.

Le sue prime notizie rimontano all’anno 1228, in cui un arcivescovo della Grande Armenia, andato in Inghilterra, riferiva ai monaci di S. Albano, che gliene chiesero, di averlo visto e di avergli parlato già tempo. Matteo Paris, ch’era tra quei monaci e udì il racconto, lo consacrò nella sua Historia major. In quel torno questo Ebreo errante dovea essere molto noto, perchè il vescovo di Tournay, Philippe Mouskes (m. 1282), lo ebbe a dire famoso.
Nel 1542 Paolo di Eitzen, che fu poi vescovo stando a udire una predica ad Hambourg, lo vide e raffigurò in chiesa, rimpetto all’ oratore. Dopo quel tempo fu incontrato a Madrid, a Vienna, a Strasburgo, a Lubecca, a Lipsia, in Brettagna, in Piccardia, a Bruxelles, in Brabant, nelle Indie Occidentali e perfino in America. Qua si chiama Joseph, là Cartaphilus, altrove Aasvero, Asmodeo, Boudedeo. Ovunque, egli ha raccontato la triste cagione del suo patire, parlando lo spagnuolo a Madrid, il tedesco a Vienna, l’inglese in America e via discorrendo.

La sua comparsa è stata notata anche in Sicilia (ed ove non è stata notata, aggiungo io ?), « e una di esse è » notissima e popolarissima in Salaparuta….. » Laggiù è la storia di Buttadeu, in Liguria (nel mio luogo natio) si chiama Pietro Baluardo o Baulardo, in Sicília Bajalardo, e con vari nomi in Italia; il quale la notte di Natale deve contemporaraneamente sentire tre messe — a Gerusalemme, a Roma, a Londra, — approfittando per questo lunghissimo viaggio e della differenza di tempo e della facoltà di trasferirsi, inerente agli spiriti.
Il Pitrè soggiunge che nel Giudeo Errante s’è voluto vedere, con una allegoria, la nazione ebraica dispersa pel mondo, eppur sempre viva, serbante le sue leggi il suo carattere, la sua religione. Ma se questa è l’opinione più comune sulla leggenda, asserisce che forse apponevasi meglio quell’oscuro tipografo di Wissembourg, che stampando una storiella popolare del Juif Errant, rappresentava un poverello quale chiede l’elemosina all’ Ebreo Errante che passa, e questi impietosito che gli lascia cadere nel cappello teso i cinque eterni soldi. Così l’infelice che per difetto di carità era condannato a perpetua vita di avventure e di pena, verrebbe per la carità a riabilitarsi.
La leggenda dell’Ebreo Errante ha una storia delle più ampie, curiose e svariate. Io la compirò nella forma della più volgare superstizione, la quale ha narrato come verità la favola dell’Ebreo errante, e anche oggi pretende additare, lungo la via Dolorosa che mena al Calvario dal palazzo di Pilato, il luogo ov’era la casa di quell’uomo strano.
L’Ebreo errante, dunque, secondo la credenza volgare, sarebbe nato l’anno 3962 dopo la creazione del mondo. Il suo nome primitivo era Aasvero o Assuero, più tardi cambiato, pel peccato ch’ei commise, in Buttadeo o Butta-deo. Figlio di falegname, la madre cuciva abiti sacerdotali; egli però apprese l’arte del calzolaio. Avea dieci anni, quando senti essere giunti a Gerusalemme tre re o magi, i quali domandavano del nato Messia; e tosto, lasciata la botteguccia, si perdè tra la folla, nel sèguito di quei personaggi, e fu presente alle loro offerte e adorazione a Gesù; il quale, alzata le manina, toccò a ciascun mago la fronte, lasciandovi la impronta visibile dell’invisibile salute ad essi concessa.

Aasvero fu come attratto verso Gesù e provò dolce simpatia pel Nazzareno, ma non lo riconobbe per Salvatore, pur approvandone le dottrine predicate: onde il suo cuore non fu aperto alla grazia. Tradito il Maestro da Giuda, Aasvero non solo si mostrò contrario al Redentore, ma testimoniò falsamente contro a lui nel Sinedrio, e fu poi visto tra la folla, sotto il palazzo di Pilato, agitarsi e gridare: « Crucifiggilo! Crucifiggilo! » Abbandonato Cristo da Pilato ai sacerdoti, Aasvero non dissimulò la sua gioia, e invitò i parenti a recarsi alla sua casetta per godersi meglio lo spettacolo di Gesù, che di là dovea passare, portando la sua croce al calvario. E appunto nel passare di là, Gesù, sentendosi spossato e rifinito dal gran peso e desiderando riposarsi alquanto, si narra si volgesse ad Aasvero, che stava sull’uscio, e lo pregasse di concedergli un po’ di riposo sopra un sedile di pietra innanzi la porta. Ma l’ebreo lo respinse con crudeltà, e gli disse:
« Cammina, cammina, e va’ al tuo destino. Non voglio che un delinquente si riposi sulla mia porta! E al dire aggiunse uno spintone. Gesù lo guardò e rispose:

« Bene, io camminerò, ma presto avrò riposo; tu invece camminerai senza avere mai riposo. »

E, in fatto, Aasvero o Butta-Deo, spinto tosto da una forza interna, prese il suo bastone e si mise in cammino; e, cammina, cammina, cammina, non trovò più, nè trova un istante di riposo. Passarono anni, passarono secoli, si successero generazioni e Stati; ma l’ebreo cammina sempre. Sotto i suoi passi apronsi le tombe spalancansi voragini; ma è continua incolume e cammina. Ha percorso ogni plaga del mondo, ebbe persecuzioni, sostenne lotte, e ne uscì sempre vivo: cercò la morte in ogni modo, gettandosi persino tra le fiamme; invano. Rimase sempre in piedi, sebben talora lacero, ferito, sanguinoso; e sempre, stanco e rifinito, dovette camminare e… cammina.. Sono diciannove secoli ch’ei cammina, non ricco, non povero, con soli cinque soldi in tasca — le cinque piaghe di Gesù —, i quali non gli mancano mai.

Come si scorge, la favola dell’Ebreo errante è un’allegoria evidente della nazione o del popolo giudaico, ramingo su tutta la terra; popolo che sussiste sempre, non si confonde con gli altri, pur rimanendo in mezzo ad essi…

Tratto da La Polonia e l’Europa
Di Baccio E. Maineri – 1888

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