UN LABIRINTO

Signori, eccovi un labirinto. Non è un labirinto di parole, come pur troppo se ne danno tanti nei giardini della moderna letteratura; non è un labirinto di promesse, di che pure non è difetto al giorno d’oggi; non è nemmeno l’intricato infame labirinto d’Alfieri; è un semplice labirinto per un parco o per un giardino, felicemente inventato dal valente giovane sig. Gio. Battista Toselli, disegnatore-architetto. La studiata pianta e l’ingegnoso andirivieni di stradicciuole, di che l’autore volle informare questo suo parto, sono dimostrate dal disegno che vedete qui vicino: i tradimenti, come si scorge, nascono ad ogni passo, e guai a colui che si cimentasse a tentarne l’entrata! difficilmente troverebbe l’uscita, senza la scorta dell’Emporio; che in questo caso è il vero gomitolo d’ Arianna.
Qui le siepi, che d’ordinario s’impiegano nella formazione de’labirinti, in luogo di muri, potrebbero farsi, per esempio, di carpini piantati assai compatti, o di bosso tenuto ad una mediocre altezza: nel centro potrebbe collocarsi un bel tiglio, o un castagno, o tal altra pianta frondosa, sotto una sedia di verdi arboscelli, per riposarsi dopo la fatica dell’entrata, che non sarà lieve, e prepararsi all’altra, non minore, dell’uscita. Ora un poco di erudizione.

I labirinti, e chi nol sa? sono d’antichissima data; la parola, tratta dal greco labýrinthos, indica un luogo intersecato da varie strade e da viali, di difficile uscita; la favola stessa, ora caduta di moda, ci attesta l’antica origine della scoperta. Frugando nelle polverose memorie dei secoli (che è quanto dire, mettendosi nel più intricato labirinto che esista) si troverebbe certo il nome dell’inventore, l’epoca, l’uso a cui propriamente era destinato il labirinto, ec., ec. Ma voi, lettori miei, non sarete, spero, molto avidi d’erudizione, nè io sono punto punto disposto a farvene regalo più di così.
A noi ci basta di sapere che a’ nostri giorni un ampio e ben costrutto labirinto, come è certamente questo del Toselli, è una carissima trappola in un elegante giardino, anzi, direi quasi, indispensabile. «Che cos’è, chieggono i fanciulli, quell’ammasso di verzura, cupo cupo che vedo là in fondo, papà? — È un labirinto,» papà risponde: e a sì magica parola, teneteli un po’ in freno, se siete capaci!

E, confessiamo il vero, anche noi, che siam fanciulli grandi, alla vista d’un labirinto ci sentiamo saltare una certa quale smania di cacciarvisi dentro; perchè è naturale istinto nell’uomo, che non è poltrone, il cercar d’affrontare le difficoltà, per la gloria d’averle superate; del quale istinto è a desiderarsi che nessuna età vada priva. Il labirinto è divertimento, è studio, è modo d’impiegare salutarmente ed utilmente il tempo d’ozio; …

Inoltre una passeggiata pel labirinto vi eccita l’appetito, vi distrae dalle nere idee, vi guarisce d’una indigestione, vi procura una notte di sonno non interrotto, vi offre l’opportunità di ridere alla barba di qualche orgoglioso petulante che pretende di saper tutto, e voi lo confonderete conducendolo nel labirinto e lasciandolo là imbrogliato come un pulcino nella stoppa un paio d’orette almeno. Che volete di più?…

Pullè

Da: L’Emporeo artistico-letterario, ossia Raccolta di amene lettere, novità…
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