TRASFORMAZIONI

Rosa Errera

Un giorno passeggiavo sulla via principale di una città di questo mondo, guardando il cielo attraverso certi bucherelli appena percettibili, che avevo scoperti con molto dispiacere nel mio ombrellino di seta.
La gente passava e si guardava; passavano le carrozze colle livree impettite e i cavalli ansiosi di correre più veloci.
Una carrozza mi passò cosi accanto, che dalla contemplazione che sapete; mi voltai, e vidi una bella bimba, tutta trine e nastri di seta, con una bella faccina, incorniciata dai riccioli bruni e da un cappellino elegante che le stava a pennello.
Accanto a lei sedeva una signora splendidamente vestita, che aveva sul cappello un gran ciuffo di piume del colore del vestito, e in mano un ombrellino ricchissimo, del colore delle piume. Pareva una gran dama: e le livree gallonate stavano a guardia della bella carrozza, e i cavalli sbuffavano pel desiderio di condurre presto la bimba all’aperto, a vedere un po’ di verde e di fiori.
E infatti tutto sparì in un istante; ed io, seguitando a camminare, tornai a guardare il cielo in quel modo che v’ho detto prima.
Cosa strana! Quei bucherelli mi parvero divenuti di molto più grandi. — «È un affare proprio serio, pensai fra me. Si vedono a un miglio di distanza! Non c’è rimedio: domani bisognerà andare a far l’acquisto del successore. » — E fui tentata di chiudere l’ombrellino, quantunque il sole bruciasse per bene.
In quella mi fermai per dare un soldo a un povero vecchio, immobile presso un pilastro sul quale stava appoggiato.
Chissà da quanto tempo stava lì quel poverino, al sole, col berretto in mano, con quel misero vestito consumato, scolorito, rattoppato fin sopra le toppe! — E seguitando a camminare, andavo costruendo nella mia mente una lunga storia, che non potrei ripetervi, perchè non la ricordo. Solo rammento che ero molto triste, e di tanti personaggi, non rimaneva alla fine se non un povero vecchio.
Poco dopo dicevo tra me, pensando all’ombrellino: — «Può servire, può servire benissimo per tutta la stagione. »
I bucherelli, infatti, mi parvero ridivenuti piccini; tanto piccini che quasi non si vedevano più.
O come mai? Cosa strana!

Tratto da: Giornale dei bambini –
1884 Digitalizzato da Google Libri


Rosa Errera (13 luglio 1864 – 13 febbraio 1946) è stata una scrittrice, traduttrice e insegnante italiana.