MICHELE NOSTRADAMO


Ritratto di Nostradamo

È questi un singolar personaggio che sembra aver goduto a’suoi tempi qualche fama come medico, ma la cui rinomanza e in vita e dopo la morte riposa principalmente sulle sue predizioni, le più celebri certamente che si pubblicassero ne’i tempi moderni. Michele Nostradamo, o meglio Nostra-Dama, discendeva da una famiglia nobile di Provenza.

Secondo alcuni autori, la sua famiglia in origine era Ebrea, anzi della tribù d’Issacar; onde alcuni biografi gli applicarono le antiche parole: De filiis quoque Issachar viri eruditi qui noverunt singula tempora.

Nacque in San-Remi, piccola città di quel paese nella diocesi di Avignone, a’ 14 dicembre, 1505. Era il suo padre pubblico notajo; il suo avo paterno era astronomo e medico di Renato, conte di Provenza e re titolare di Sicilia e di Gerusalemme, ed il suo avo materno, dal quale egli imparò gli elementi delle scienze e delle matematiche, era egli pure astronomo e medico di Giovanni duca di Calabria, figlio del re Renato. Michele, finiti ch’ebbe gli stadj di umanità e di filosofia in Avignone, passò a studiare medicina in Mompellieri, ma ebbe a dipartirsene a cagione della pestilenza del 1522.
Per quattro anni e più viaggio nel mezzogiorno della Francia, e fece qualche stabil dimora in Tolosa e in Bordò, nel quale spazio di tempo credesi ch’egli attendesse a studiar botanica, ed anche ad esercitar l’arte di medico verso i malati che voleano sottoporsi alla sua cura.
Tornò quindi a Mompellieri, ove addottorossi in medicina di 27 anni (1529), poi si diede di bel nuovo a viaggiare. Fermò per quattro anni la stanza in Agen, ed ivi tolse moglie. Ivi pure conobbe il celebre Giulio Cesare Scaligero, del quale divenne, od almeno pare, l’intimo amico; certo è che Michele lo chiama un Virgilio in poesia, un Cicerone in eloquenza ed un Galeno in medicina, e confessa di aver imparato più scienza da lui solo, che non da tutto il resto del mondo.
Mortagli la moglie, mortigli due figliuoli avuti da lei, Michele si tolse da Agen, e si trasferì a Marsiglia, indi (1544) a Salon, dove ammogliossi di nuovo.

Due anni dappoi, manifestatasi la peste in Aix, una pubblica deputazione di que’cittadini invitò Michele a portarvisi, e vi fu di tal giovamento (particolarmente mercè di una polvere di sua invenzione, di cui dà la formola nell’ottavo capitolo del suo trattato Des Fards), che la città, cessato il malore, gli assegnò una pensione. Egli ci lasciò scritto un curioso esempio della modestia delle donne di Aix, le quali tosto che si vedevano prese dal contagio, si avviluppavano esse medesime nel lenzuolo funebre, affinchè i lor corpi non fossero veduti ignudi dopo morte.

L’anno seguente (1547) egli venne chiamato a Lione a curar la peste ivi trasportatasi, e dicono che vi riuscisse egualmente bene. Tornato a Salon, ove era meno stimato che per tutto altrove, egli spese le ore di ozio in comporre alcune opere mediche, consistenti principalmente in ricette e in preparazioni. Fu intorno a quel tempo ch’egli cominciò a farsi credere divinamente inspirato, e dotato del dono di profezia. Le sue predizioni vennero a bel primo scritte in prosa; ma nell’atto di ritoccarle, egli accortamente divisò che farebbero miglior figura in versi, onde le ridusse in trecento quartine, cioè strofe di quattro versi, che ordinò in tre Centurie.
Il che fatto, stette per alcun poco in dubbio se gli convenisse pubblicarle, e se ciò non importasse pericolo; ma finalmente, siccome il tempo di molti avvenimenti da lui predetti si approssimava, si deliberò pel si e le diede in luce.
La prima edizione uscì colle stampe di Lione (1555), ed è dedicata al suo figlio Cesare, allora bambino. Come può ben credersi, l’opera venne accolta assai differentemente dalle differenti persone; da vicino fu chiamato un impostore, da lontano un profeta, e chi lo voleva inspirato dal cielo, chi in amicizia col diavolo. Nondimeno, come correva un’età di superstizione, il re Enrico II, e la sua madre Caterina de’ Medici, lo chiamarono a Parigi, lo ricevettero graziosamente a corte, gli regalarono dugento corone (scudi d’oro), e lo spedirono a Blois per visitare i figliuoli del re che ivi allor si trovavano, e farne l’oroscopo, ossia predirne i futuri destini.
Ignoriamo che resultasse da questa visita, ma ben sappiamo ch’egli ritornossene a Salon, carico di onori e di regali. Inanimito da questo buon successo, egli accrebbe il numero delle sue quartine e le portò ad un giusto migliajo, ossia a dieci Centurie, dedicate al Re, nel 1558.

L’anno dopo questo monarca toccò in un torneo una ferita, della quale mori (1). Corse allora tosto in pensiero alle genti che un accidente così luttuoso ed insolito dovrebbe trovarsi nelle predizioni di Nostradamo; onde si diedero a consultarne il libro, e vi lessero nella quartina 35.ma della prima Centuria le linee seguenti:

Le lion jeune le vieux surmontera,
En champ bellique par singulier duel; Dans cage d’or les yeux lui crevera,
Deux plaies une, puis mourir; mort cruelle.

Il giovane leone vincerà il vecchio,
Nel campo di guerra a duello singolo; In una gabbia d’oro i suoi occhi si spegneranno,
Due piaghe una, poi muori; morte crudele.

Una sì notabile coincidenza aumentò d’assai la fama del Nostradamo, ed egli fu onorato di una visita del duca di Savoja e della real sua consorte Margherita di Francia. Il re Carlo IX (succeduto a Francesco II), nell’andare in Provenza, mandò a chiamarlo, e sentendolo lagnarsi che i suoi concittadini lo avevano in poca stima, dichiarò pubblicamente che terrebbe per suoi nemici i nemici di di Nostradamo. Indi gli regalò una borsa con dugento corone, e un rescritto che lo nominava uno de’suoi medici ordinarj con lo stesso stipendio degli altri.

Morì Michele, circa sedici mesi dopo, a’2 di luglio 1566. Fu sepolto in Salon nella chiesa dei Cordiglieri (Francescani), e sulla sua tomba si pose un epitafio che a lettere di scatola ne decantava la facoltà profetica.

Muratori, Annali.

Dopo la sua morte si raccolsero due altre Centurie, lasciate da lui manoscritte, e si aggiunsero alle prime, e opera intera fu tradotta in varie lingue straniere. D’allora in poi le pretensioni di Nostradamo al dono profetico vennero variamente valutate; lo considerarono come un impostore od almeno come un lunatico, ed attribuirono al caso l’adempimento di alcune sue predizioni (1); altri lo accusarono di magia, sciocca imputazione degna de’tempi più ignoranti, dalla quale lo difese Naudé nella sua Apologie pour les grands Hommes soupçonnés de Magie: e finalmente a’ nostri giorni di nuove superstizioni, i credenti nel magnetismo animale lo classificarono tra i crisiaques, ch’esercitano la faculté phisique de prévision somnambulique et de prévoyance ou clairvoyance instinctive (2).

Nel 1806 comparve in Parigi un’ opera scritta da Teodoro Bouys, col seguente titolo singolare: Nouvelles Considérations sur Nostradamus et sur ses Predictions, concernant:
1, la mort de Charles I, roi d’Angleterre; roi d’Angleterre;
2, celle du duc de Montmorency, sous Louis XIII;
3, la Persécution contre l’Eglise Chrétienne en 1792;
4, la Mort de Louis XVI, celle de la Reine, et du Dauphin;
5, l’Élévation de Napoléon Bonaparte à l’Empire de France;
6, la Longueur de son Règne;
7, la Paix qu’il doit procurer à tout le Continent;
8, Sa Puissance qui doit être un jour aussi grande sur mer qu’elle l’est actuellement sur terre;
9, enfin, la Conquête que ce Héros doit faire de l’Angleterre.
L’autore ha dimenticato l’isola di Sant’Elena.

Tra le così dette predizioni sopraccennate, quella della morte di Carlo I. è la più riguardevole. Essa trovasi nella quartina 49 della nona Centuria, e dice:

Gand et Bruxelles marcheront contre Anvers:
Sénat de Londres mettront à mort leur Roi;
Le sel et le vin lui seront à l’envers:
Pour eux avoir le règne en désarroi.

Gand e Bruxelles marceranno contro Anversa:
Il Senato di Londra metterà a morte il loro Re;
Il sale e il vino gli saranno capovolti:
Per loro avere il regno in disordine

Nella dedica della sua opera ad Enrico II, Nostradamo predice che la Chiesa Cristiana soffrirà una crudele persecuzione, et durera cette cy jusqu’à l’an mille sept cent nonante deux, que l’on cuidera estre une renovation de siècle. L’ultima parte di questa sentenza è certamente osservabile; perocchè ognuno si rimembra che la repubblica Francese datò la sua esistenza dal 22 settembre 1792, e che in tutti gli atti pubblici quel giorno fu risguardato come il principio d’una nuova era.

(1) Avverte l’Orsi che Iddio, pe’ suoi sapientissimi fini, ha talvolta permesso che la verità si trovasse nella bocca de’ falsi profeti.
(2) Archives du Magnétisme Animal, t. VIII.

Le Centurie di Nostradamo ebbero molte edizioni, e molti si travagliarono a comentarle (1).

Prima delle Centurie egli pubblicava un almanacco con pronostici sul tempo, ecc. Scrisse pure varie opere mediche, di cui ora appena si ricordano i titoli (2).

Mal sapremmo dar miglior fine a quest’articolo che recando il famoso distico latino composto sul suo nome, ed attribuito da alcuni a Jodelle e da altri a Beza. Esso dice:

Nostra damus, cum falsa damus, nam fallere nostrum est;
Et cum falsa damus, nil nisi nostra damus.

Diamo il nostro quando diamo falsità, perché sta a noi ingannare;
E quando diamo falsità, non diamo altro che il nostro.

The Penny Cyclopedia.

Da: Teatro universale raccolta enciclopedica e scenografica
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