Le stelle cadenti

Articolo dell’anno 1872

Anche in quest’anno avemmo la solita pioggia delle stelle cadenti, così dette Perseidi, perchè percorrono in cielo linee che hanno tutte un punto di concorso o radiante, nella costellazione di Perseo.
La sera del 10 agosto dall’Osservatorio di Genova furono osservate oltre a sessanta stelle cadenti nel nostro cielo. L’Osservatorio di Torino, favorito da un cielo più puro, ne potè registrare un trecento cinquanta.
La sera dell’11, poi, furono notate oltre a cento meteore, alcune delle quali straordinarie per grandezza e ammirabili per ricchezza delle loro luci e lunghezza della striscia che lasciavano dietro loro.
Le seguenti nozioni intorno alle stelle cadenti, se non bastano per quelli che coltivano di professione la scienza, gioveranno a non pochi di coloro che, quantunque rivolti ad altri studi, pur sentono il bisogno ed anche la necessità (per quel legame che tutte unisce tra loro le umane cognizioni) di conoscere almeno alcuni principi generali delle scienze fisiche, e che si domandano: Perchè tutti gli anni si fanno le osservazioni di queste stelle cadenti, che oramai ognuno sa essere un fenomeno che si riproduce periodicamente ogni anno?

La risposta ce la fornisce l’illustre astronomo fiorentino Donati nelle seguenti linee.

« Si risponde, che le osservazioni accurate dei fenomeni naturali, anche i più comuni, sono sempre buone, perchè, o prima o poi, servono sempre a qualche cosa di utile, di dilettevole; ma poi, nel nostro caso, quantunque il fenomeno si riproduca periodicamente, pure non si manifesta costantemente colla medesima intensità; poichè alcuni anni si vedono nell’agosto moltissime stelle cadenti, ed altri anni al contrario se ne vedono molto poche.
Ma perchè ciò?

« Dagli studi fatti in questi ultimi anni da tanti dotti, e specialmente dal professor Schiapparelli, affine di spiegare il fenomeno delle stelle cadenti, risulta in un modo indubitale, che le cosi dette stelle cadenti, non sono altro che piccoli corpuscoli, che si trovano disseminati e vaganti per l’infinito spazio dell’universo, e che quando si accostano alla terra, questa, attraendoli, li costringe a cadere verso di lei, e così vengono a correre con grandissima velocità per entro alla nostra atmosfera, nella quale si infiammano e si dissolvono, a causa del fortissimo sfregamento che vi incontrano.
Questo infiammarsi e dissolversi accade per lo più nelle elevate regioni dell’atmosfera terrestre, e allora si ha il fenomeno propriamente detto delle stelle cadenti; se poi quei corpuscoli hanno tanta massa che tutta la loro materia non può dissolversi in brevissimi istanti, allora s’inoltrano fino a regioni atmosferiche più basse, e in questo caso si ha il fenomeno dei bolidi; se poi qualche volta quei corpuscoli sono abbastanza massicci da resistere tanto ad arrivare fino alla superficie della nostra terra, allora si ha il cosi si ha il fenomeno degli aereolili, cioè di quelle pietre dell’aria che hanno dato origine a tante favole e a tante false ipotesi.

« Questi corpuscoli sono, come le stelle, disseminati per tutto lo spazio; e infatti non passa sera, che, osservando attentamente il cielo per un certo tempo, non se ne possano scorgere alcuni sotto forma di stelle cadenti: ma appunto come le stelle, le quali formano qua e là degli agglomeramenti diversi, di cui il massimo che noi scorgiamo è la via lattea, cosi pure questi corpuscoli cosmici formano anch’essi qua e là delle agglomerazioni in relazione colle quali sta il modo con cui a noi si manifestano i fenomeni delle stelle cadenti.
Se quei corpuscoli non fossero di lor natura opachi, o almeno fossero abbastanza grandi e vicini da rifletterci sensibilmente la luce solare, allora sarebbe stato facilissimo di studiarne la distribuzione; ma poichè ci si manifestano come corpi celesti solo nel momento in cui divengono appunto corpi terrestri, perciò la scienza ha dovuto raccogliere un gran numero di fatti, e risolvere anche molti intricatissimi problemi geometrici, prima di poter arrivare a spiegare fisicamente e matematicamente il fenomeno delle stelle cadenti.

Vediamo come la scienza spiega il fenomeno delle stelle cadenti del 10 ed 11 agosto.

« Intorno al sole esiste una grande armilla, e come una gran matassa, continua, formata di minutissimi corpi che, senza uscire da quella, girano intorno al sole nell’intervallo di circa cento otto anni, in virtù della forza attrattiva che su di loro esercita il sole stesso.
Quell’armilla, o matassa, ha nello spazio una posizione fissa, o almeno non si hanno per ora fatti bastanti che ci dimostrino che essa cambi di luogo. E quella posizione è tale che quando la terra, che gira intorno al sole in un anno, trovasi in quel punto dell’orbita sua, corrispondente al 10 di agosto, essa trovasi nel medesimo tempo in vicinanza della detta armilla, intorno a cui, come appunto in una matassa, escono irregolarmente di qua e di là tanti filetti che sono formati da alcuni corpuscoli che collo stesso insieme costituiscono l’armilla stessa.
Allora la terra, in virtù della sua forza attrattiva, sottrae all’azione solare e chiama invece a sè quei corpuscoli dei filetti che le sono più prossimi, e cosi si ha il fenomeno delle stelle cadenti; mentre il grosso, cioè la parte più compatta dell’armilla, continua il suo corso intorno al sole, e ci rimane invisibile.

« E poichè quell’armilla non è in tutta la sua estensione del medesimo spessore, ma, a guisa di una matassa arruffata, ha in alcuni punti dei rigonfiamenti, dei gruppi, o dei nodi, ne accade che non tutti gli anni il nostro pianeta chiama a sè lo stesso numero di corpiccioli; ma ne attrae più quando si approssima ad una parte ove essi sono più radi.

« Le osservazioni hanno dimostrato che un gran massimo nel numero delle stelle cadenti del 10 ed 11 agosto, accade ogni cento otto anni; e di ciò se ne è indotto che l’armilla corpuscolare da cui deriva il fenomeno delle stelle cadenti dell’agosto, quantunque sia continua, poichè ogni anno si osservano nel detto mese le stelle cadenti, ha però nella sua estensione un forte condensamento di corpuscoli; e poichè questo condensamento massimo ritorna ogni cento otto anni in quel punto dello spazio che la terra occupa il 10 di agosto, ciò vuol dire che quell’armilla compie appunto il suo giro intorno al sole nel detto periodo di tempo.

« Oltre alle stelle cadenti dell’agosto, si hanno ancora le stelle cadenti che si vedono fra il 13 e il 14 novembre, le quali si chiamano Leoneidi, perchè percorrono delle linee che hanno tutto un punto di concorso o radiante nella costellazione del Leone.
Ma il fenomeno del novembre è ben lungi dall’essere cosi regolare e costante come quello dell’agosto. Si è infatti osservato che il numero massimo delle stelle cadenti del novembre accade circa ogni trentatrè anni, e che negli anni intermedi si ha un numero di stelle cadenti di grande lunga inferiore a quello massimo.
Ciò conduce a concludere che le stelle cadenti nel novembre, invece di derivare da un’armilla continua e consimile a quella che dà origine alle stelle cadenti di agosto, derivano piuttosto da una fascia quasi discontinua, la quale, anzi che un’armilla, è invece come uno di quegli anelli da dito nei quali, al paragone della grossezza della gemma, è quasi trascurabile il cerchio rimanente: inquantochè il fatto che i corpuscoli generano le stelle cadenti del novembre non si manifestano in abbondantissima quantità, che ogni trentatrè anni, e che poi diminuiscono grandissimamente di numero negli anni intermedi al massimo, sta a provare che quei corpuscoli si trovano per la massima parte agglomerati soltanto in un piccolo spazio, e che formano una specie di mucchio o branco che gira intorno al sole nel periodo di trentatrè anni, e che passa in vicinanza di quel punto dello spazio che la terra occupa sempre il 13 novembre di ciascun anno.

« Oltre alle stelle cadenti nell’agosto e nel novembre vi sono anche altri sistemi secondari di stelle cadenti che hanno dei periodi abbastanza determinati; ma di cui non è qui luogo di discorrere.

« È poi un fatto importantissimo che vi sono delle comete, le quali seguono nello spazio le stesse orbite che percorrono i corpuscoli che generano le stelle cadenti.

« È stato infatti riconosciuto che la terza cometa apparsa nello scorcio dell’anno 1862 percorre un’orbita eguale a quella che percorrono i corpuscoli che generano le stelle cadenti di agosto, e che la prima cometa che apparve nel 1866 percorre un’orbita uguale a quella che percorrono i corpuscoli che danno origine alle stelle cadenti. Pare dunque che le comete siano come le sorelle maggiori di quei corpuscoli che generano le stelle cadenti, allorchè sono deviate dal loro corso normale, e vengono ad immergersi nella nostra atmosfera.

« Benchè siano opache, e che rimangono sempre molto lontane dalla terra, pur le comete si veggono, perché sono abbastanza grandi e condensate da rifletterci una piccola quantità della luce che ricevono dal sole, locchè non possono fare i detti corpuscoli perché sono troppi piccoli e disgregati.

« Dal poco detto fin qui, chiaro apparire che la scienza ha già fatto molto per investigare l’essenza delle stelle cadenti e delle comete; ma ciò nondimeno le restano tuttora non poche ricerche da fare e moltissimi fatti da spiegare anche in questo vastissimo ramo di filosofia naturale; in cui quasi continuamente si offrono agli astronomi delle opportunità per intraprendere delle pazienti osservazioni che, sterili in apparenza, conducono pur sempre alla cognizione di nuovi veri.
L’anno scorso, per esempio, si vide sul nostro orizzonte una piccolissima cometa che fu scoperta a Milano da Tempel, la quale aveva uno splendore tanto debole che anche col nostro potentissimo cannocchiale di Amici abbiamo potuto a stento osservarla; però noi l’abbiamo seguita con tutta la cura e regolarità possibile, perché appunto, e per la posizione che occupava sulla volta celeste e per la fiacchezza estrema della sua luce, quella cometa non poteva essere osservata che in pochissimi oservatorii; ma quantunque tanto piccola, essa può avere una grande importanza nella scienza, perché pare che sia la stessa cometa che apparve nel 1827.
E un’altra piccola cometa non tarderà molto ad essere osservabile, cioè la così detta cometa di Enke, la quale come è noto, ritorna ogni tre anni e mezzo, e che va continuamente avvicinandosi al sole, sul quale o prima o poi dovrà cadere.
Questa cometa, al suo accostarsi al sole, ci ha fatto conoscere anche la disposizione e la struttura di quell’atmosfera cosmica che chiamasi etere, di cui finora si sa così poco, sebbene tanto e continuamente se ne parli in tutte le scienze fisiche.

G. B. Donati

Articolo tratto da: L’emporio pittoresco giornale settimanale
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Giovanni Battista Donati; 16 dicembre 1826 – 20 settembre 1873) è stato un matematico e astronomo.

Giovanni Virginio Schiaparelli (14 marzo 1835 a Savillan, nell’attuale provincia di Cuneo, Piemonte, poi nel Regno di Sardegna – 4 luglio 1910 a Milano, Italia) è stato un astronomo, storico della scienza e politico italiano. (Wiki).