Don Armando Trevisiol

Di fronte alla morte

Nulla ci mette a confronto con la morte come l’atto di far testamento. Nulla sveste la realtà dai vari camuffamenti come il pensiero della morte. Papa Giovanni diceva che il pensiero della morte è veramente salutare; forse perché ci fa cogliere la realtà da un’angolatura non consueta.

Carissimi parrocchiani,
ogni tanto mi vien da pensare che più o meno presto il capostazione fischi anche per me perché il mio ultimo treno è in partenza; a sessant’anni si pensa a queste cose, almeno a me capita di pensarci!

Sappiate ch’io ho deciso che non farò testamento: da un punto di vista economico quello che ho è della parrocchia e la parrocchia sopravvive certo alla mia morte. Per quanto concerne lo spirito, ho avuto perfino troppo tempo per dirvi quello che avevo nel cuore, ma soprattutto per testimoniarlo con la vita. Se aggiungessi qualcosa arrischierebbe d’essere un esercizio di “bella scrittura”, certamente saprebbe di retorica.

Quello che ho detto è più che sufficiente, mi rimane solo l’amarezza degli errori, degli sgarbi, ma quelli rimangono comunque, al di là delle buone intenzioni e del pentimento.

M’è capitato tra le mani in questi giorni un giornale con dei brani del testamento di don Primo Mazzolari pubblicato in occasione del centenario della nascita di questo magnifico prete. Mi è venuta una gran voglia di pubblicarlo sia perché don Mazzolari è stato un prete che mi ha sempre affascinato e a cui mi sono ispirato, sia perché mi fa piacere che i miei parrocchiani sappiano che esistono anche dei preti che hanno lo spessore umano e spirituale rivelato da questo testamento, e non solamente modesti salariati della chiesa.

Sia ben chiaro che se anche lo volessi, io non potrei scrivere parole del genere perché la mia vicenda umana e sacerdotale è sempre stata ben più modesta; comunque rimangono parole, quelle di don Primo, che mi sono state di stimolo, mi hanno aiutato ad amare la libertà più che la carriera, la chiesa più dei suoi superiori, la fedeltà più che l’allettante ribellione, quelli che non contano più che i grossi papaveri, quello che ritenevo in coscienza giusto più che quello ch’era conveniente.

Spero che siate contenti di conoscere anche questi risvolti del cuore e della coscienza del vostro parroco e siate quindi più inclini a concedergli comprensione e perdono.

Il testamento di don Mazzolari

“Non possiedo niente. La roba non mi ha fatto gola e tanto meno occupato. Non ho risparmi, se non quel poco che potrà sì e no bastare alle spese dei funerali, che desidero semplicissimi, secondo il mio gusto e l’abitudine della mia casa e della mia chiesa (…)

Intorno al mio altare, come intorno alla mia casa e al mio lavoro, non ci fu mai “suon di denaro”: il poco che è passato nelle mie mani – avrebbe potuto essere molto se ci avessi fatto caso – è andato dove doveva andare.

Chiudo la mia giornata come credo di averla vissuta in piena comunione di fede e di obbedienza alla Chiesa e in sincera affettuosa devozione verso e il Papa e il Vescovo. So di averla amata e servita con fedeltà e disinteresse completo. Richiamato e ammonito per atteggiamenti o opinioni non concernenti la dottrina, ottemperai con pronto ossequio. Se il mio franco parlare in problemi di libera discussione può aver dato scandalo, se la mia maniera di obbedire non è parsa abbastanza disciplinata, ne chiedo umilmente perdono, come chiedo perdono ai miei superiori di averli involontariamente contristati, e li ringrazio d’aver riconosciuto in ogni circostanza la rettitudine delle intenzioni.

Nei tempi difficili, in cui ebbi la ventura di vivere, una appassionata ricerca sui metodi dell’apostolato è sempre una testimonianza d’amore, anche quando le esperienze non entrano nell’ordine prudenziale e pare non convengano agli interessi immediati della Chiesa. Sono malcontento di aver fatto involontariamente soffrire, non lo sono d’aver sofferto.

Sulle prime ne provai una punta d’amarezza: poi, nell’obbedire trovai la pace, e ora mi pare di potere ancora una volta, prima di morire, baciare le mani che mi hanno duramente e salutarmente colpito.

Adesso vedo che ogni vicenda lieta o triste della mia travagliatissima esistenza, sta per trovare nella Divina Misericordia la sua giustificazione anche temporale (…).

Lo stesso amore mi ha reso a volte violento e straripante. Qualcuno può aver pensato che la predilezione dei poveri e dei lontani mi abbia angustiato nei riguardi degli altri: che certe decise prese di posizione in campi non strettamente pastorali mi abbiano chiusa la porta presso coloro che per qualsiasi motivo non sopportano interventi del genere. Nessuno però dei miei figliuoli ha chiuso il cuore al suo parroco, che si è visto fatto segno di contraddittorie accuse, sol perché ci teneva a distinguere la salvezza dell’uomo e le sue istanze, anche quelle umane, da ideologie che di volta in volta gli vengono imprestate da quei movimenti che spesso lo mobilitano controvoglia.

Ho inteso rimanere in ogni circostanza sacerdote e padre di tutti i miei parrocchiani: se non ci riuscii, non fu per mancanza di cuore, ma per le naturali difficoltà di farlo capire in tempi iracondi e faziosi (…).

Tratto dal Piccolo catechismo per i Cristiani non praticanti della mia Parrocchia.

Don Armando Trevisiol


Nato a Eraclea il 15 marzo 1929 è morto oggi 9 Agosto 2023 all’Ospedale all’Angelo di Mestre.