LE PORTE DI BRONZO DELLA LOGGETTA DEL CAMPANILE A VENEZIA

La incisione che l’Illustrazione presenta, raffigura le porte di bronzo onde si chiude la loggetta ai piedi del campanile di S. Marco a Venezia.

Il forestiero o il cittadino che mira il bellissimo campanile da questa porta, (quella cioè che sta dinanzi al palazzo ducale), non può a meno di esclamare: Peccato che la Serenissima abbia soltanto pensato a questo lato, e non completata tutta intera la base!

Infatti cotesto pensiero era pur quello della Signoria veneziana, ma volle sfortuna, che essendosi trovata al verde durante la lunga guerra col Turco, la Repubblica avesse venduto ai privati per far denari cotesto spazio, e vi sorgessero così quelle sconcie baracche che da vari secoli deturpano uno dei più bei monumenti della nostra Venezia. – Può essere che il Municipio, attuale proprietario di quelle baracche, prenda un giorno, come anco mostrò averne voglia, la magnamina risoluzione di farne macerie. – Intanto io mi contenterò di dir qualche cosa della loggetta chiusa dalle vaste porte accennate.

Fu questa edificata nel 1540, sebbene la data sia controversa. – La costrusse il Sansovino che tante belle cose fece a Venezia. Si dice, e il Dolfin nella sua cronaca lo da per positivo, che prima di questa, e luogo medesimo ve ne fosse un’altra non però così vaga, distrutta da un fulmine nel 1489.

Venti anni dopo la presunta costruzione dell’attuale loggetta andò parte del Consiglio dei X (e la si trova nelle sue deliberazioni al 20 settembre di quell’anno 1569) e stabilì che qui dovessero stare tre procuratori di S. Marco, con una compagnia di alabardieri arsenalotti per impedire il passaggio della piazzetta ad ognuno, mentre il Maggior Consiglio era adunato nel propinquo palazzo Ducale. – Guai al malcapitato che avesse osato disobbedire! dapprima veniva custodito nella loggia, poi era trascinato nelle vicine prigioni!

Si accede alla loggetta per 4 gradini di marmo, nell’ultimo dei quali sono incastrate le porte di cui vien dato il disegno.

Queste, come può vedersi, son formate a vaghissimi intagli. Comecchè i severi puristi dicano che il lavoro abbia un po’ del barocco, pure l’occhio vi si riposa assai volentieri.

Due figure allegoriche sormontano il cancello, formando una cuspide, e due, del pari vagamente simmetrizzate, stanno fra gli intagli al di sotto tra pretti florami, ed arrnesi da guerra.

Alle due estremità del cancello stanno due leoni di S. Marco, e fra questi e le figure anzidette son due puttini.
Invano cercheresti, nè so perchè, in tutti gli scrittori che hanno del campanile e della loggetta il nome del disegnatore e del fonditore che così bene, checchè se ne dica, sapeva l’arte sua. Io però debbo alla gentilezza di un amico che ogni cosa di Venezia sa a menadita, se posso far noto quel nome. – L’autore fu un veneziano, oriundo francese, certo Gay che, col metallo fornitogli dalla Serenissima, fece quelle porte in sul finire del 700. Si conserva ancora il contratto passato tra la repubblica e lui.

Queste porte completano vaghissimamente la loggia fregiata tutta a marmi di Carrara e veronesi e con bassorilievi e statue di bronzo di molto pregio.

Duole soltanto l’uso a cui oggi cotesta loggia, così ricca di memorie, è serbata. – Da qui ogni sabato alle tre, dinanzi un popolo curiosamente ansioso, si estraggono i numeri del lotto!!

I procuratori di S. Marco che solevano confabulare là dentro di cose serie e grandiose, non s’immaginavan per fermo l’uso a cui la civiltà dei tempi avrebbe destinato il loro soggiorno.

A.A.

Articolo tratto da: L’illustrazione popolare
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