Le lavandaie

Chi ha l’abitudine d’osservare le cose che ci stanno attorno, non può passare accanto ad un posto di lavandaie senza fare delle meraviglie. Pare impossibile! Una passeggiata in riva all’acqua, di sera, basta talora a far venire il mal di denti; lo starsene fermi una mezz’ora in un luogo umido è sufficiente per procurarci una doglia; a sedersi sopra un banco di pietra dopo che è piovuto un poco, c’è pericolo di buscarsi un dolor di reni… e ad un posto di lavandaie non si vedono che donnicciuole le quali se ne stanno in molle le giornate intere con tanta indifferenza, come se fossero a nozze! Hanno i panni inzuppati d’acqua, appiccicati al corpo sino al ginocchio, le braccia grondanti, ed il resto della persona spruzzata dall’acqua che schizza dalle stoffe sbattute contro la pietra; eppure non vedete sul loro volto nessuna espressione di sofferenza! Bisogna dire che la forza dell’abitudine fa proprio dei miracoli.
Quello che vi ha di certo si è che le lavandaie nel loro posto di lavoro trovano la loro vita; il riunirsi giornalmente è il grande spasso della loro esistenza, un vero teatro, come mi diceva un giorno una lavandaia, che giunta sotto la settantina s’ostinava sempre ad andare coll’altre a sbatacchiare qualche cencio con fatica non poca, pel piacere del conversare.

Le lavandaie sanno più di altre che l’abito non fa il monaco, e che il muro non si conosce dall’intonaco; nel sacco di cenci sporchi che prendono in una casa, portano con loro tanti secreti! Quello dell’agiatezza apparente e della miseria reale, quello della povertà in maschera, e del sudicio che par pulito, e della eleganza falsa.
Per questo la lavandaia è piuttosto cinica, ha la lingua pronta, la parola sicura, il gesto energico, e, appena eccitata, l’abitudine di mettersi le mani sui fianchi e squadrar la gente d’alto in basso con aria di dispregio e di superiorità. Contuttociò le lavandaie sono discrete; se ciarlano tra loro, non lasciano trasparire nulla ai profani: sono come i confessori che conoscono le peccata di tutti, e non le palesano mai.

Articolo e disegno da: L’Illustrazione popolare
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