L’ANELLO DEL PESCATORE

Quadro di Paris Bordone

… Una delle più belle pagine della pittura Veneziana, L’anello del Pescatore di Paris Bordone (1500-1570), nobile trevigiano, scolaro di Tiziano e uno dei più grandi pittori della scuola Veneta.

Il tema del quadro si trova nei cronisti veneziani. Ecco come lo espone Marino Sanudo, l’autore delle Vite dei Veneti Duci.

“In questa terra accadde una cosa molto miracolosa, a dì 25 febbraio 1340, che per tre giorni continui crebbero le acque, e la notte venne grandissima pioggia e tempesta, cosa inaudita. E fu tanta fortuna, che l’acqua crebbe tre cubiti più che mai fosse cresciuta in Venezia. Et essendo quella notte tanta fortuna, un vecchiarello pescatore nella sua barchetta nel canale di San Marco alla meglio che potè, si tirò alla riva di San Marco, e ivi si legò, aspettando il cessare della fortuna*.
– Altri dicono, che fu in Terra Nuova. – E’ pare che in tempo di detta grandissima fortuna venisse uno, pregandolo che lo volesse buttare a San Giorgio Maggiore, che lo pagherebbe. – E il pescatore rispondendo: Come si può andare a San Giorgio? Noi ci annegheremo! – E più colui replicando lo pregava, ch’egli dovesse vogare, che non avrebbe fortuna. Volendo così la volontà di Dio lo levò et andò a San Giorgio Maggiore – Et ismontato costui disse al barcaiuolo che l’aspettasse. – E poi stato un poco tornò con altro giovine nella barca, dicendo: Va verso San Nicolò di Lido. Il barcaiuolo disse: Chi mai potrebbevi andare a un remo? – Et eglino dissero: Va sicuramente, che tu potrai andare, e sarai ben pagato. – Il quale andò. – E pareva ch’egli andasse senza fortuna. – E giunto a San Nicolò di Lido, questi due smontarono, e tolsero di lì un terzo. – E così insieme tutti e tre montarono nella detta barca, e comandarono al barcaiuolo ch’ e’ vogasse fuori de’ due castelli. – Tuttavia era la fortuna grandissima. – Et andando fuori, videro venire in gran fretta, che pareva che volasse, una galera pieno di Diavoli, come scrivono le croniche, e Marco Sabellico ne fa menzione di questo. – La quale veniva ne’ castelli per sommerger Venezia et abbissarla. E subito il mare, il quale era turbolento, venne quietissimo.- E questi tre, fatta la croce, gli scongiurarono ad andar via. – E così subito la galera o nave, disparve. – E poi questi tali si fecero buttare, uno a San Nicolò di Lido, l’Altro a San Giorgio Maggiore, et il terzo a San Marco.
– Smontato, disse il barcaiuolo, benchè avesse veduto tanto miracolo, ch’egli lo dovesse pagare. – E colui rispose: Tu hai ragione. Va dal Doge e da i Procuratori di San Marco, e di’ loro quanto tu hai veduto. E che Venezia s’abbissava, se non fossero stati eglino tre; dicendo: Io sono Marco Vangelista protettore di questa città. L’altro è San Giorgio cavaliero. Il terzo è San Nicolò vescovo, che fu levato a Lido. E digli che ti paghino. E che questo procedeva per un maestro di scuola, il quale a San Felice aveva data l’anima sua al Diavolo, et alla fine s’era appiccato egli medesimo.
– Il barcaiuolo rispose: Benchè dirò questo loro, eglino non me lo crederanno. – E S. Marco si cavò un anello d’oro di valore di circa ducati cinque, che avea in dito, e disse: Mostragli questo, e di’ che guardino nel Santuario che non ve lo troveranno. E poi disparve. – Laonde la mattina il prefato barcaiuolo andò dal Doge, e dissegli quanto la notte avea veduto. E mostrogli l’anello per segnale. – E fu mandato pe’ Procuratori, e guardato dove stava il detto anello o nol trovarono. – Pel qual miracolo il barcaiuolo fu pagato, et ordinato di fare una solenne processione, ringraziando Iddio, e que’ tre corpi Santi, che in questa terra giacciono, che di tanto pericolo n’aveano liberato. – Et il detto anello fu dato a ser Marco Loredano, et a ser Andrea Dandolo Procuratori, che lo allogassero nel Santuario, e data provigione perpetua al vecchio barcaiuolo sopraddetto.

Paris Bordone, dopo quest’opera dipinta per la chiesa di S. Marco e subito lodatissima, ebbe molti
lavori e tanti avversari, che indispettito se ne andò a lavorare in Francia, poi in altre parti d’Italia e quindi si ritirò vecchio nella sua Treviso, dove, dice il Vasari che scriveva la vita mentre il Paris era ancor vivo, “se ne sta con sua comodità in casa quietamente, e lavora per piacere a richiesta di alcuni principi e d’altri amici suoi, fuggendo la concorrenza e certe vane ambizioni, per non essere offeso, e perchè non gli sia turbata una somma tranquillità e pure da coloro che non vanno (come dice egli) in verità, ma con doppie vie, malignamente, e con niuna carità; laddove egli è avvezzo a vivere semplicemente, e con una certa bontà naturale, e non sa sottilizzare e vivere astutamente.”

Parole, che alla vista di questo quadro darebbero un’idea poco lusinghiera sulla condotta
dei grandi pittori veneziani contemporanei di Paris Bordone.

* Fortuna: Fortunale, burrasca, tempesta sul mare

Da: L’ Illustrazione italiana: rivista settimanale degli avvenimenti e …
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Paris Bordone o Bordon (5 luglio 1500 a Treviso – 19 gennaio 1571 a Venezia) è un pittore italiano della scuola veneziana. Al ritorno dalla Francia si dedicò intorno al 1540, all’arte della pala d’altare.