La Siberia

Articolo del 1863

Nominare la Siberia equivale a risvegliare l’idea del deserto, della solitudine, del freddo estremo, del patimento, della noja mortale, della miseria. E tale idea, checchè ne dicano i russi, è perfettamente giustificata. Pianure immense, dove il suolo resta eternamente gelato a parecchi piedi di profondità; fiumi innumerevoli, le cui acque per otto mesi dell’anno giaciono immobili pel gelo; paludi d’ onde emanano miasmi deleterî; montagne nude, la cui cima arida e desolata è coperta da un eterno manto di neve; campagna spoglia, deserta, cui il sole d’estate stenta a riscaldare, e che nella stagione meno aspra non offre allo sguardo che un monotono tappeto d’erba e di stentati cespugli; cielo grigiastro, plumbeo, quasi sempre velato dalla neve o da malsani vapori; regno animale tanto povero quanto lo è la natura vegetale; temperatura intollerabile e più spesso mortale; popolazione scarsissima ed in continua lotta col clima; tale è in poche parole, ma esatte, la Siberia, questa Botany-Bay dell’impero degli Czar.

Consultando l’aspetto e le qualità del suolo di questo paese, si può dividerlo in quattro grandi zone: 1. terre basse e paludose; 2. steppe salmastre; 3. altipiano di media elevazione; 4. montagne…

… Le terre basse e paludose si estendono da levante a ponente, fra il 60. grado di latitudine ed il mare glaciale. Queste vaste regioni, ove regna un inverno pressochè eterno, sono inculte e sarebbero deserte se la coraggiosa industria dell’uomo avesse inalzato alcune abitazioni sulle sponde dei fiumi maggiori. I russi non vi possono vivere.

Le steppe basse e salmastre, situate fra l’Ob ed il Tobol, costituiscono la parte più popolata; ma la terra vi è dotata di così scarse qualità produttive che corrisponde assai poco alle speranze ed agli sforzi degli agricoltori. La parte settentrionale del circolo di Ischim, il circolo di Tara, i dintorni di Tobolsk e del lago Tchana potrebbero tuttavia ricevere un incremento di popolazione.

Gli altipiani di media elevazione si estendono fra il Tobol e gli Urali, e fra l’Ob ed il lago Baykal, meno una parte di montagne che fiancheggiano il Jénisseï. La parte occidentale è relativamente abbastanza popolata; ma la parte orientale all’opposto è quasi deserta.

La regione delle montagne è inabitabile.

Tobolsk è la capitale della Siberia. La posizione geografica di questa città (58° 11′ 45′′ latitudine nord) non spiegherebbe la rigidità del suo clima se non si conoscessero le cause dell’estremo freddo dell’ Asia boreale comparativamente all’ Europa, e se i fisici non avessero constatato le variazioni che la posizione topografica fà subire alle linee isoterme, ossia di eguale temperatura.

A Tobolsk il termometro di Réaumur discende sotto ai 40 gradi. (50 Celsius) Kotzebue vi conobbe un funzionario che ciascun inverno divertivasi a lasciar gelare del mercurio per fabbricarne poi, disegnandole e lavorandole con un coltello, ogni sorta di figure. Mentre la primavera sorride alle nostre contrade, la natura non offre all’abitante di Tobolsk che spettacoli attristanti. Lo sciogliersi successivo delle nevi forma e mantiene nelle montagne dei torrenti; “gli uni si precipitano nei fiumi, li gonfiano ed innondano i dintorni; gli altri scorrono a traverso la vasta pianura di Tobolsk in mille direzioni e portano dovunque il disordine e la desolazione. Veduta da un luogo alto, quella pianura offre l’aspetto d’un mare formatosi tutto ad un tratto in mezzo al continente: il cielo allora è quasi sempre annuvolato, i vapori che formarono quelle nuvole ricadono più sovente in pioggia, altre volte in neve o sotto la forma di nebbia gelata, alla quale tanto più si teme di esporsi in quanto che, spinte da venti impetuosi, fanno provare dolori più acuti del freddo più pungente. Egli è in questa alternativa di pioggia, di neve e di nebbie, che quivi si passa la stagione primaverile 1).,, Nell’ estate il sole è ardente 2) e rimane quasi costantemente sull’orizzonte, di maniera chè si può leggere a mezzanotte colla più grande facilità. E come un compenso del crepuscolo che dura senza interruzione una parte dell’inverno.

Nei dintorni di Tobolsk vedonsi alcuni campi di grano, ma vi è un assenza completa di alberi fruttiferi. All’epoca dell’ esiglio di Kotzebue, il governatore ne aveva fatti dipingere alcuni sul muro di tavole che circondava il suo giardino. La campagna, quasi deserta, non offre allo sguardo melanconico che alcuni gruppi di abeti di forma monotona e di colore cupo. Di tratto in tratto si incontra qualche povero diavolo che và in traccia di betulle per estrarne la resina mediante un incisione al tronco dell’albero. – Frutti d’Europa nessuno, eccettone l’uva spina che cresce in istato silvestre, ed una specie di lampone. Nessun legume, tranne il ravano, alcune insalate ed una specie di cavolo verde e riccio. Di modo che il paese sarebbe tanto triste l’estate come l’inverno se la pianura di Tobolsk non fosse suscettibile di produrre erba in abbondanza, e se non si vedessero, nelle rare belle giornate che il cielo accorda a quella contrada, numerosi greggi pascere in mezzo alle circostanti praterie.

Il freddo della Siberia è proverbiale. Per provare che il proverbio ha ragione, citiamo qui alcuni fatti curiosi.

Abbiamo detto che a Tobolsk il termometro Réaumur scendeva al disotto dei 40 gradi: è già qualche cosa. Ma esaminiamo altre località della Russia-Asiatica: ad Argunskoï la terra non disgela mai oltre i tre piedi di profondità; eppure questa città è posta a 50° 53′ di latitudine nord. A Jenisseisk, che giace press’ a poco nella medesima latitudine di Tobolsk, il freddo è spaventevole. Il viaggiatore Gmélin che si trovava in questa città nel mese di dicembre, dice: “L’aria era come gelata, e rassomigliava ad una brina, quantunque l’atmosfera fosse oltremodo limpida. Questa specie di brina, o piuttosto quest’ aria estremamente condensata impediva al fumo dei camini di sollevarsi. Passeri e cornacchie cadevano e morivano gelati se non venivano subito portati in un luogo caldo. Cotal freddo eccessivo aveva ancora un effetto che ci occupò moltissimo: tostochè le stufe erano riscaldate, noi soffrivamo grandi dolori al capo, e si scorgevano nei pazienti gli effetti ordinarî dei vapori del zolfo. Quando si apriva una camera formavasi tosto intorno

1) Chappe d’Auteroche, Viaggio in Siberia, tomo I, pag. 140.
2) “Quasi tutti i giorni il termometro di Réaumur saliva a 26 o 28 gradi; poi cinque o sei uragani venivano a combattersi in tutte le regioni celesti e procuravano una pioggia abbondante che nondimeno non rinfrescava l’aria.„ (Kotzebue, L’anno più rimarchevole della mia vita; tomo I, pag. 273 della traduzione.

alla stufa una specie di nebbia, quantunque l’aria della camera fosse calda tanto prima che dopo. Nello spazio di ventiquattro ore le finestre erano internamente coperte d’una crosta di ghiaccio dello spessore di tre linee. Nel termometro Fahrenheit il mercurio scendeva a 120 gradi (48 Celsius), più basso di quello che fosse mai stato osservato 1).,, Verso la fine del 1739 lo stesso viaggiatore osservò che a Jenisseisk la temperatura si abbassa sempre fino a 215 gradi del termometro di Delisle, che corrispondono a 38. Réaumur. Ma questo era ancora un nulla. Nella medesima città il freddo arrivò fino a 70 gradi Réaumur, a Kiringa 66, a Tomsk 54 e1/2 dello stesso termometro 2). La temperatura media di dicembre, gennajo e febbrajo a Jakoutsk è di 39 gradi centigradi. Quivi l’estate è orribilmente caldo, ciò che però non toglie che il suolo resti perpetuamente gelato a tre piedi sotto la superficie 3). A Solikamskaia, posta sui confini occidentali della Siberia, si rimarcò il freddo segnare 70 gradi Réaumur. In questa località il freddo talvolta, ed in poche ore, aumenta con tanta rapidità che uomini e cavalli sono colpiti dalla morte se, troppo lontani dall’abitato, non possono ricoverarvisi prontamente 4).

Ma per farsi una giusta idea degli effetti d’un freddo anche di soli 40 gradi, lasciamo parlare un viaggiatore russo, il signor di Wrangel, oggidì (1835) ammiraglio, il quale percorreva la Siberia negli anni 1820 e 1821. Arrivato a Verkhoyansk, il viaggiatore trovò una temperatura stabile di 40 gradi sotto zero Réaumur. È impossibile, egli dice, immaginarsi i patimenti ai quali si è esposti in un simile viaggio, senza averli provati in persona. Si cammina col corpo avvolto in abiti foderati di pelliccia e che pesano circa quaranta libbre.
Appena di traforo, per così dire, si può arrischiarsi a respirare di tempo in tempo un po d’aria fresca, perché la bocca è coperta da un ampio ed alto collare di pelliccia d’orso, intorno alla quale si distende un grosso strato di ghiacciuoli. L’aria è talmente rigida che ogni aspirazione cagiona nella gola e nel petto una sensazione insopportabile. Un enorme berretto impellicciato copre intieramente il capo. I cavalli si aprono a stento un passaggio in mezzo a neve tanto alta che un uomo vi sprofonderebbe. Questi animali soffrono assai per il freddo; gli orli delle loro

1) Gmélin, Viaggio in Siberia, tomo I. pagina 181 della traduzione francese.
2) Chappe, tavola delle osservazioni termometriche fatte a differenti epoche in Siberia, secondo gli accademici inviati in quel paese. Tomo I del Viaggio di questo astronomo, pag. 152.
3) Humboldt, L’Asia centrale tomo III, pag. 49.
4) Chappe d’Auteroche.

narici si coprono di ghiacciuoli i quali vanno sempre più ingrossandosi e finiscono coll’ impedir loro la respirazione. Quando ciò arriva, mandano una specie di nitrito doloroso al quale và congiunto un tremito convulso del capo. Allora è d’uopo che il cavaliere si solleciti a soccorrere il cavallo, senza di che questo non tarderebbe a cadere soffocato.
La carovana è sempre circondata da una fitta nebbia azzurognola prodotta dalla traspirazione degli uomini e dei cavalli. La neve stessa, quanto più si indurisce, sviluppa del calorico; le particelle aquose dei vapori si trasformano immediatamente in una infinità di pagliuzze gelate le quali si sparpagliano nell’atmosfera facendo udire una specie di scricchiolio prolungato somigliante al fruscio o rumore prodotto da una stoffa di seta o di velluto che si laceri.
Le renni, questi abitanti delle più remote regioni settentrionali, cercano nei boschi un rifugio contro un freddo così terribile. Nelle toundras questi animali si aggruppano in masse serrate per cercare di riscaldarsi colla trasmissione reciproca del calore loro proprio. Alberi enormi scoppiano con un fracasso rimbombante che risuona sulle steppe come il fragore del cannone in mare. Il suolo delle toundras e delle valli si apre a crepacci e vi si formano profonde frane; l’acqua esistente nelle viscere della terra esce da cotali aperture, si spande intorno fumante e si trasforma immediatamente in ghiaccio.
Dai monti staccansi enormi massi e formano delle valanghe che precipitano con immenso fracasso nell’imo delle valli. Le stelle non hanno il loro solito splendore e brillano debolmente. L’immaginazione, oppressa sotto il peso dell’uniformità, cerca invano un alimento alla sua attività in una contrada ove tutto è immobile e dove gli estremi sforzi dell’ organismo umano tendono unicamente a sfuggire ad un freddo che spesse volte è mortale 1).„

Il signor di Wrangel ci informa altresì che quando i membri della spedizione che egli dirigeva facevano delle osservazioni astronomiche, il rame dei sestanti, gelato dal freddo, faceva loro l’effetto d’un ferro rovente: al menomo contatto, vi restava attaccata la pelle. Essi furono obbligati a coprire con stoffe le parti metalliche degli istromenti che si dovevano prendere in mano o che era duopo avvicinare alla faccia.
Ora, se si consideri che in Siberia l’inverno dura otto e perfino nove mesi, e che sui rimanenti tre mesi debbonsi calcolare circa sei settimane di pioggia e di umidità, si potrà formarsi un’idea di quello che sia l’esistenza in un tal paese. Immaginatevi un uomo intelligente ed abituato agli usi della

1) Il Nord della Siberia; viaggio fra i popoli della Russia asiatica e nel mare Glaciale. Tomo II, pag. 343 della traduzione francese del principe Galitzin.

vita civile, trasportato di repente in quell’ orrida contrada; vedetelo chiuso in una miserabile casuccia, immerso in un fitto vapore di stufa, coperto da una massa enorme di abiti necessariamente sucidi e puzzolenti, condannato a rimanere inattivo pel corso di parecchi mesi sotto pena d’essere ucciso dal freddo se si attenta di escire, non avendo altro pensiero che di preservarsi dai pericolosi attacchi d’una temperatura glaciale, sepolto nelle tenebre d’una notte che usurpa le ore del giorno, non avendo per ricreare gli sguardi che lo spettacolo delle aurore boreali 1), i cui raggi fantastici illuminano l’orizzonte e projettano pallidi riflessi nella dimora del povero esule; immaginate tutto ciò e poi dite se sia possibile concepire un destino più atroce di quello d’un tale infelice obbligato a vegetare sotto l’azione incessante d’una specie di macchina pneumatica.

Eppure tale è la parte del loro impero che gli czar consacrarono al soggiorno dei deportati.

Ora che abbiamo delineata a grandi tratti questa regione inospitale, possiamo entrare nei dettagli del nostro soggetto.

Nel codice dello czar Alessio Michailowitch si trova inflitta come castigo la deportazione in Siberia. Dopo il 1769 vale a dire quindici anni dopo l’abolizione della pena di morte, la deportazione è diventata un principio generale. Fu nel 1799 che si stabilì la distinzione fra i deportati condannati alla morte civile, e quelli condannati a pene correzionali; i primi ai lavori forzati, i secondi al semplice esiglio.

Noi lo ripetiamo: il solo motivo che fece sostituire la deportazione alla pena capitale fu il desiderio di popolare i deserti della Siberia e di somministrare degli operai alle preziose miniere che abbondano in quella contrada. Il tentativo di popolare il paese riescì assai male, anzitutto perchè in tali regioni l’uomo, secondando una meravigliosa legge della natura, è poco prolifico; in secondo luogo perchè in Siberia mancarono sempre e mancano tuttora le donne. Il numero delle donne deportate non arriva al decimo della cifra totale annua, e di un tal numero appena la metà è atta a vivere in famiglia. Arroge che gli antichi coloni ripugnano dal dare le loro figlie in moglie ai nuovi deportati. Questi poi nel lungo viaggio presero l’abitudine dell’ozio o si abbandonano ad eccessi che d’ordinario li precipitano nell’ abbiezione o li coprono d’orribili malattie. Il risultato di questo stato di cose si è che la Siberia vede rimanere stazionaria la propria popolazione e per conseguenza è fallito lo scopo che gli imperatori di Russia si erano proposto col sostituirle l’esilio alla pena di morte….

Benedizione delle acque a San Pietroburgo

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