I cavalli ritornano a Venezia

Francesco primo di Austria, imperatore di gloriosissima memoria, trovandosi a Venezia nel 1815, ordinava egli stesso la solennità per riporre all’antico lor sito questi cavalli, e la solennità ebbe esecuzione nel modo seguente.

“ PROCESSO VERBALE

“ Della funzione ch’ebbe luogo, e degli atti corsi in questo giorno (1) nel ricondurre e riporre nell’antica loro sede i quattro Cavalli sul pronao della Basilica di S. Marco analogamente a quanto era stato preannunziato dal programma pubblicato nel giorno 10 corrente (Alleg. A.).

“ Alle ore dieci antimeridiane sotto gli ordini del nobile signor Generale di Conich Comandante dell’ I. R. Marina, mosse dall’Arsenale il convoglio de’sopraddetti Cavalli, i quali si trovavano collocati in due carri sopra una barca piattaforma montata dal Direttore dell’Arsenale Capitano di Fregata N. U. Dandolo, e da altri Uffiziali, di Marina, e remurchiata dalla lancie della medesima.

“ Al sortire del convoglio dal Canal dell’Arsenale l’I. R. brich guarda-porto con vent’un tiro di cannone ne annunziò la marcia festeggiata da barche, e da numeroso popolo astante lungo la riva respiciente il Canale, detta degli Schiavoni.

“ Presa dal convoglio la direzione verso l’Isola di S. Giorgio Maggiore, venne di là in linea retta ad approdare alla Piazzetta rimpetto al Palazzo Ducale.

“ Quivi l’I. R. Comando della Piazza con numerosa truppa, e con banda militare assistette allo sbarco e scorta de’ Cavalli tirati dal Corpo dei Marinaj ed Arsenalotti sotto gli ordini, come sopra, del Comando della Marina fino allo steccato dirimpetto alla Loggia, eretta dinanzi alla facciata del Palazzo Imperiale.

“ Durante la marcia del convoglio lungo la Piazzetta e la Piazza di S. Marco Sua Maestà l’Imperatore e Re fra le ripetute acclamazioni ed evviva dell’immenso popolo, ed il festoso suono degl’istromenti militari situati sulle orchestre costruite nella Piazza si era trasferito nella Loggia suindicata col seguito di S. A. il signor Principe di Metternich Ministro di Stato, di Conferenza, e degli affari esteri, delle LL. EE. i Sigg. Conte Wrbna gran Ciambellano, Maresciallo Conte di Bellegarde Luogo Tenente del Vice-Re nel Regno Lombardo-Veneto, Conte Trautmansdorff grande Scudiere, Conte di Goëss Governatore Generale delle Provincie Venete, Barone di Lattermann Comandante Militare Generale, Coute di Chasteler Comandante della Città e Fortezza, e d’altri qualificati soggetti.

“ Giunto il convoglio allo steccato, e posti li Cavalli tutti e quattro in linea di fronte alla detta Loggia, S. E. il Sig. Governatore Conte di Göess, dopo ricevuti gli ordini di Sua Maestà, scese accompagnato dal Sig. Co. Porcia Vice-Presidente, e dai signori Consiglieri di Governo allo steccato, e pronunziò un dignitoso discorso (Alleg. B) rivolgendosi a S. E. il Sig. Consigliere intimo di Stato N. U. Cavalier Gradenigo Podestà, ed al Corpo Municipale, che si trovavano presenti alla sinistra nello steccato medesimo; al quale discorso il predetto signor Podestà corrispose con analogo uffizio (Alleg. C). L’uno e l’altro furono replicatamente interrotti dal plauso universale dello straordinario affollato concorso degli spettatori, spezialmente al momento in cui veniva espresso il Nome Augusto di Cesare, e si enunziava tra le molte sue munificenze, l’odierna prova della magnanima sua generosità.

“ Dopo questa prima cerimonia, risalirono alla Loggia stessa S. E. il Sig. Governatore col VicePresidente, e Consiglieri di Governo, ed il sig. Podestà col Corpo Municipale, i quali seguirono con tutti gli altri anzidetti individui il Sovrano, che passò a collocarsi sulla Loggia eretta a fianco del Campanile di San Marco per essere presente più da vicino all’innalzamento dei Cavalli, che mediante ben immaginate macchine vennero con prontezza ristabiliti sulle antiche loro nicchie, festeggiati da vivissimi sentimenti di gioja per parte dei circostanti, i quali non cessavano di ripetere li trasporti della loro esultanza, e la testimonianza della comune riconoscenza per così luminoso tratto della grazia sovrana.

“A tutte queste doverose e sincere dimostrazioni, si è degnato il monarca di corrispondere con sensi di aggradimento e di benignità.

“ Sull’arco inferiore della Basilica stava incisa un’ Iscrizione allusiva al festoso avvenimento (Alleg. D).

“ Terminata questa funzione alle ore una pomeridiane, Sua Maestà si ritirò ne’ suoi appartamenti, e continuati trasporti di giubilo, e reiterate benedizioni fecero sempre più conoscere di qual sincero amore siasi reso oggetto l’impareggiabile Sovrano, le di cui beneficenze resteranno scolpite a caratteri indelebili nel grato animo di questi fortunatissimi sudditi.

“ All’imbrunir della notte l’illuminazione generale della Piazza e della facciata del Tempio di S. Marco decorata da nuova espressiva Iscrizione (All. E) e successivamente il Teatro di S. Benedetto illuminato a giorno, e decorato dell’adorata presenza di S. Maestà ch’eccitò nuovamente incessanti trasporti di allegrezza, chiusero lietamente quest’avventurosa epoca, la quale con vivissima rimembranza, ne renderà celebre la memoria nei fasti della Veneta Nazione”.

Firmati

Pietro Co. Di GoëssGovernatore delle Provincie
Venete del Regno Lombardo-Veneto.
Bartolamio Cav. Gradenigo, Podestà di Venezia

Questo articolo è tratto da: Articolo tratto da: Annali urbani di Venezia dall’anno 810 al 12 maggio 1797, Volume 246 Di Fabio Mutinelli

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Il giorno 13 dicembre 1797 essi furono levati e tosto, con altre opere d’arte, mandati a Parigi.
Così vennero posti da prima su quattro pilastri dinanzi al palazzo delle Tuileries. Ma Napoleone, nel colmo di sua potenza, ripensò ai cavalli di Venezia, e poiché volle assumere, oltre al titolo, anche costumanze e maestà d’imperatore romano, s’immaginò di aggiogarli a un carro su cui stesse la propria figura.

Da: I quattro cavalli sulla facciata della basilica di San Marco
Di Antonio Dall’ Acqua Giusti


Alcune interessanti notizie sul tragitto e sul costo del trasporto dei cavalli e del leone di san Marco

LA RESTITUZIONE DEGLI OGGETTI D’ARTE TRASPORTATI DA NAPOLEONE NEL 1797 DALL’ ITALIA A PARIGI.


Giacchè ho parlato di tali cambiamenti ed innovazioni, che sarebbe dovere di fare, per associazione d’idee mi cade in acconcio proporne un altra riguardo alla iscrizione, che sta nell’arco sopra cui trovansi i cavalli di S. Marco. Essa dà il merito a Francesco I. di averli fatti ritornare a Venezia da Parigi, ove furono trasportati per suggestione fatta dall’Arnauld a Napoleone I.

Quella iscrizione è una adulatrice menzogna.

Fu Canova, che si recò a Parigi presso i potenti colà congregati, per ripetervi le spoglie artistiche rubate all’Italia. Indescrivibile il suo coraggio, la passione con cui parlò a quei potenti per metterli d’accordo a fare un’opera di dovere. L’Italia e Venezia devono a Canova immensa gratitudine, se hanno potuto riacquistare i loro tesori, per ciò solo sarebbe egli grande se per le sue opere non fosse divino. Se i cavalli di Corinto adornano ancora San Marco è solamente per merito di Canova.

Da: Osservazioni intorno ai ristauri interni ed esterni della Basilica di San …
Di Alvise Zorzi


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