I CALENDARI ANTICHI E MODERNI

Chi di voi non ha avuto di questi giorni per le mani un lunario o un calendario o un almanacco o una strenna? Ne avrete sfogliato le pagine ben levigate, ammirati i disegni, e poi dato un’occhiatina alla parte più modesta, ma più utile, quella che si dice propriamente lunario. Volete sapere se l’anno è bisestile o no, quante ecclissi ci saranno, in che giorno cade il vostro onomastico…

Ma non vi è capitato mai di fermarvi a quella strana rubrica: Appartenenza dell’anno, e domandarvi: – Epatta, Numero d’oro, Lettera dominicale, Indizione… ma che vuol dir questa roba?

Non vi faccio torto… A credere che non lo sappiate; perchè sono persuaso che molti… Leggono ogni anno coteste parole più o meno arabe e ne restano spaventati… Io vi dirò brevemente l’origine e il significato di queste voci, e coglierò l’occasione per parlare dei varii calendarii. L’argomento è dilettevole.
Per cominciar dal principio, dirò del

CALENDARIO DEI ROMANI
PERIODO GIULIANO.

Prima di Numa Pompilio l’anno si calcolava di 304 giorni, e non avea che dieci mesi, dal marzo al dicembre. Quel brav’uomo, che fece tante belle cose sotto le ispirazioni della Dea Egeria, si accorse pure che un anno di questa fatta non corrispondeva nè al corso del sole (non è il sole che corre, sapete benissimo, ma allora si credeva cosi) nè al corso della luna. Che fare? egli pensò di regolare l’anno secondo il corso della luna, come già facevano i Giudei e gli Ateniesi, aggiungendo altri due mesi, quel gennaio e febbraio che per noi ora sono i primi, ma che allora furono messi in coda.

Questi 12 mesi lunari venivano a formare 354 giorni, cui Numa ne aggiunse un altro per fare il numero dispari che, secondo il pregiudizio romano, piace agli Dei: numero Deus impare gaudet. Per mettere d’accordo quest’anno lunare col corso dell’anno solare mancavano ancora 10 giorni, 5 ore e 49 minuti: perciò Numa ordinò di intercalare ogni due anni un mese straordinario, di cui i sacerdoti dovean fissare la durata.
I sacerdoti, più che badare al calcolo della scienza, si servirono di questa facoltà per il loro interesse: aumentavano o accorciavano il mese secondo che volevano far durare di più o di meno un magistrato, un appalto, ecc. Figuratevi che confusione! Difatti, quando Giulio Cesare salì al potere, il principio dell’anno si trovava in ritardo di 67 giorni.
Quel dittatore pensò metter fine al disordine abolendo i mesi intercalati e regolando l’anno secondo il corso del sole. Egli diede ai mesi il numero di giorni che hanno adesso, per cui l’anno ebbe 365 giorni; ed ogni quattro anni aggiungevasi ancora un giorno, e si diceva bisestile.

Questa riforma fu operata l’anno 708 dalla creazione di Roma e 46 avanti G. C., per la cura di Sosigene celebre astronomo di Alessandria. Perchè dunque si dice calendario o periodo Giuliano, piuttosto che di Sosigene? Perchè i principi e i potenti della terra si sono fatti belli delle fatiche altrui.

Permettetemi che prima di andare innanzi, vi dica come i Romani dividevano i mesi ed i giorni. Sono nozioni necessarie, se volete capire gli scrittori latini, le epigrafi che trovate in tutti i cimiteri e nelle chiese, e le bolle, i brevi che si pubblicano ancor oggi.

Il mese dei Romani era diviso in calende, none e idi. Le calende erano i primi 5 o 7 giorni del mese, nei quali i pontefici solevano convocare (calatus, chiamato) il popolo per avvertirlo delle feste e delle fiere.
Le none si trovavano nove giorni prima delle idi; e queste (da iduare, dividere) dividevano il mese in due parti quasi uguali, perchè cadevano il 13 di certi mesi e il 15 di altri. I Romani contavano i giorni, non progressivamente, ma indietreggiando: non dicevano il tal giorno dopo le none e le idi o le calende, ma il tal giorno prima, perchè consideravano il dopo di cattivo augurio.
Così, quarto cal. jan. vuol dire il 4.° giorno prima delle calende di gennaio, cioè il 27 dicembre: e se vorrete accennare al 26 gennaio, direte il sesto giorno prima elle calende di febbraio: sexto cal. feb.; e così via.

La divisione delle settimane era sconosciuta agli antichi Romani, e fa introdotta dagl’imperatori, che la presero agli ebrei, i quali l’aveano presa dagli egiziani.

Il giorno civile si divideva in 16 parti i cui nomi sono curiosi: mezzanotte; dopo mezzanotte, gallicinium, il momento che il gallo comincia a cantare; conticinium, quando cessa di cantare; dibuculum, aurora; mattino, prima di mezzogiorno; mezzogiorno; dopo mezzogiorno; cader del sole; sera; crepuscolo; prima fax, tempo di accender i lumi; concubium, tempo di coricarsi; silentium noctis, notte fatta; verso mezzanotte.
Prima dell’uso dei quadranti solari, i Romani non dividevano il giorno in ore; poi le 12 ore furono ineguali secondo le stagioni, donde derivò il modo di dire ora invernale, per brevissima. La notte era divisa in quattro vigilie, di tre ore ciascuna, ed anche queste più o meno lunghe secondo le stagioni.
Nei calendari romani trovansi tre importanti indicazioni. Le lettere nundinali significavano i giorni di mercato, che si dicevan nundinae perché ricorrevano ogni nove giorni. Quindi queste lettere eran nove, dall’A. all’H.; ogni anno ne aveva una differente, ma nel corso dello stesso anno, la stessa lettera indicava il dì di mercato.

La lettera N. vuol dire di nefasto, nel quale non su può rendere giustizia; F. fasto, nel quale si può renderla. F. P. (fastus prima parte diei) significa che si può rendere giustizia nella prima parte del giorno, e N. P. (nefastas prima parte diei), il contrario. C. (comitialis) designa i giorni dei comizii. Certi giorni erano consacrati alle pratiche religiose (dies festi) e gli altri agli affari (dies profesti). Ferie si chiamavano, come anche adesso, i giorni religiosi, in cui ogni negozio era sospeso, ed erano così pubblici come particolari.

Per finirla, alcune feste erano fissate annualmente in un dato giorno dai magistrati o dai sacerdoti, e si dicevano conceptirae; ed altre, le imperativae, venivano ordinate accidentalmente da console, dal pretore o dal sommo pontefice.

CALENDARIO GREGORIANO.

Il calendario giuliano, coi suoi tre anni di 365 giorni ed il quarto di 366, ammetteva che il giro del sole, o per dire più retto, il giro della terra intorno al sole si compiesse precisamente in 365 giorni e 6 ore. Ma il fatto è che questo giro si compie in 365 giorni, 5 ore, 48 minuti, 49 secondi e 7 decimi di secondo. Tali frazioni, per quanto minime appaiano, rendevano l’anno giuliano più lungo del vero, ciò che produceva gravi sconci, avvertiti da parecchi concilii.
Quando Ugo Buoncompagni da Bologna sali alla cattedra di S. Pietro, sotto il nome di Gregorio XIII, gli equinozii di primavera e d’autunno anticipavan già di 10 giorni l’epoca loro assegnata. Quel pontefice, così amico dei lumi che diceva: un papa dovrebbe saper tutto, risolse di riformare il calendario, e nominò appositamente una commissione di dotti.

Il dì 5 ottobre 1582 diventò, in virtù di una bolla pontificia, il 15 ottobre: così fu pareggiata la differenza nata per lo passato. Per impedire che gli stessi errori si rinnovassero, bastava stralciare tre bisestili nello spazio di 400 anni: per ciò fu deciso che l’anno bisestile continuerebbe a ricorrere ogni 4 anni; ma che gli anni che finiscono i secoli, 1600, 1700 ecc., sarebbero di 365 giorni, ad eccezione di quelli divisibili per 400. Così il 1800 non fu, e il 1900 non sarà bisestile, e il 2000 sì.

Come tutte le riforme, anche questa trovò i suoi begli ostacoli; i protestanti in ispecie la rigettavano, siccome cosa che veniva dal papa. Il nuovo calendario tardò molto a rendersi universale; la Svizzera per ultima non lo adottò che nel 1753.

Oggi, solo i russi e i cristiani di rito greco seguono ancora il calendario giuliano, talchè le loro date sono in ritardo di 12 giorni sulle nostre. Così, quando noi abbiamo il 1.° gennaio, essi non sono che al 20 dicembre; ed il loro capo d’anno cade al mostro 13 gennaio. Ne viene, che per farsi intendere, devono scrivere entrambe le date; per esempio: 1/13 gennaio. *E’ sperabile che il progresso della civiltà in Russia farà scomparire anche questa stranezza, ch’è un pregiudizio religioso e un’eresia scientifica.

* Poco tempo dopo la rivoluzione d’ottobre del 1917, Vladimir Lenin decise di cambiare il calendario in vigore in Unione Sovietica dal calendario giuliano al calendario gregoriano.

Il calendario giuliano è seguito soprattutto dalla Chiesa serba, macedone, russa, georgiana e di Gerusalemme.

I NOMI DEI MESI
E DEI GIORNI SETTIMANALI.

È curioso che papa Gregorio, mettendo mano alla riforma del calendario, non abbia pensato anco a cambiare i nomi dei mesi e dei giorni, che sono un misto di paganesimo

GENNAIO (Januarius) è così chiamato da Giano Bifronte, deità protettrice di Roma. Fu Numa Pompilio che volle che l’anno incominciasse da gennaio, come mese consacrato al Dio delle due facce, che riguardava allo stesso tempo la fine dell’ anno decorso e il principio del futuro.
FEBBRAIO (Febbrarius), era così chiamato dai Romani a motivo delle febbri che in quei tempi si sviluppavano in Roma in cotesto mese, mentre che adesso non v’è forse stagione dell’anno in cui si stia meglio in Roma che nel febbraio: altri eruditi traggono il nome di febbraio dalle espiazioni e dalle cerimonie sacre che i Romani facevano in questo mese, e chiamavansi februationes; ma qualunque delle due sia la vera origine del mese di febbraio, è certo adesso in Roma nè altrove quel nome si adatta più, ed è un avanzo o del paganesimo, o d’una malsania che non si verifica.
MARZO (Martius), dal dio Marte tanto accetto ad un popolo conquistatore come il romano; e che si credeva padre di Romolo.
Il nome d’ APRILE è forse quello che ancora conviene a questo mese, che deriva dal verbo aperire, perchè in eso si apre la terra alle nuove produzioni; questo mese però era consacrato a Venere, che si chiama Aphrodite dalla voce Aphrilis indicante la spuma del mare, da cui fingono che nascesse questa Dea.
Non sono d’accordo gli eruditi sull’origine dei nomi di MAGGIO e GIUGNO pretendono alcuni che dopo la divisione fatta da Romolo dei cittadini romani in majores o seniori e juniores o giovani, obbligati i primi a servire col consiglio alla Repubblica, a giovarle gli altri con le armi e con la forza muscolare, questi due mesi, maggio e giugno, fossero chiamati a onore di queste due classi di popolo, maggio a majoribus, giugno a junioribus. Altri poi fanno derivare da Maia il nome di maggio e da Giunone quello di giugno. Maia era deità romana, e con Mercurio, che fingevano di lei figlio, presiedeva ai traffici ed ai mercati. Erano soliti i mercanti di sacrificare in questo mese a Mercurio e a Maia, al culto della quale era specialmente dedicato.

L’adulazione diede il nome di LUGLIO al quinto mese dell’antico anno, che prima chiamavasi Quinctiles, e dal nome di Giulio Cesare prese poi quello di Julius; – e fu ugualmente l’adulazione che all’AGOSTO, sesto mese dell’antico anno che dicevasi Sexstilis, diè il nome d’Augustus in ricordanza di Ottavio Augusto il primo imperatore dei Romani; e fu il senato che in tal guisa si avvili; quel senato che per tanto tempo aveva sostenuto decorosamente gli interessi e la gloria della Repubblica.

SETTEMBRE, OTTOBRE, NOVEMBRE e DICEMBRE sono chiamati cosi perchè hanno conservato il numero d’ordine che avevano quando l’anno principiava col marzo; allora settembre era il 7., ottobre l’8., novembre il 9.o e dicembre il 10. mese. Ecco come ogni mese dell’anno, o è chiamato a sproposito con un nome che più non gli conviene, o ne è tratta la denominazione da un rito o da un imperatore o da una deità pagana.

Lo stesso si dica del nome dei giorni della settimana, i quali son tratti dai pianeti conosciuti dagli antichi nell’ordine di prossimità che, secondo loro, avevano con la terra reputata il centro dell’universo. Il LUNEDI’ era dedicato alla Luna, Lunae dies. Il MARTEDI’ a Marte, Martis dies. Il MERCOLEDI’ a Mercurio, Mercurii dies. Il GIOVEDI’ a Giove, Jovis dies. Il VENERDI’ a Venere, Veneris dies. Il SABATO a Saturno, Saturnt dies. Solo la DOMENICA, che i Romani avevano dedicata al Sole, Solis dies, dopo l’Era cristiana fu dedicata al Signore e chiamata Dominica dies.

Adesso vorrei dirvi qualche cosa delle appartenenze dell’anno, e parlare del Numero d’oro, dell’Epatta, del Ciclo solare, della Lettera dominicale, dell’ Indizione romana, come ho promesso dal bel principio.

Da: L’Illustrazione popolare, Volume 3
Digitalizzato in Google Libri

NdR – Di queste ‘appartenenze’ da questo scrittore non ho trovato più nulla, ma dal libro: Il calendario perpetuo di Di Pellegrino Tosatti ho trovato le dovute spiegazioni.


Del Ciclo o periodo del Numero d’oro, o lunare.

Il ciclo o periodo del Numero d’oro è composto di 19 anni dall’ uno al 19 e si ripete successivamente come quello dell’ Indizione. Esso indica che di 19 in 19 anni, l’anno solare e lunare cominciano contemporaneamente il primo Gennajo.

Questo periodo di coincidenza fu scoperto nei tempi antichi da Metone matematico ateniese che l’anno 432 avanti G. C. lo publicò col nome di Eneadecateride, cioè ciclo di 19 anni, e dimostrò con questo che dopo un tal periodo l’anno solare e lunare cominciavano sempre lo stesso giorno. La scoperta piacque tanto che fu scolpita in marmo a lettere d’oro e da ciò fu chiamata ciclo del numero d’ oro.

Da Treccani https://www.treccani.it/enciclopedia/numero-d-oro_%28Enciclopedia-Italiana%29/

Dell’ Epatta e suo uso nel Calendario.

L’Epatta dal greco epacte (aggiunta) non significa altro che il numero dei giorni che ha la luna di Gennajo al cominciare dell’ anno, o che corrono tra il cominciare dell’anno lunare e dell’ anno solare, essendo il primo, come si disse di giorni 354, ed il secondo di 365: per cui l’anno primo del numero d’oro nel quale l’anno solare ed il lunare cominciano amendue col primo Gennajo, l’epatta è zero e si segna col seguente *; l’ epatta del secondo anno sarà XI (segnandosi l’epatta coi numeri romani) e indicherà che l’anno lunare incomincia 1 giorni prima del solare, ossia il 20 Dicembre; quella del terzo anno sarà due volte 11, ossia 22 indicante che l’anno lunare incomincia 22 giorni prima, ossia il 9 Dicembre. Quindi unendo al 22 gli 11 giorni che avvanzeranno in questo terzo anno avremo 33 giorni, dai quali detratta una lunazione di 30 giorni che si dice embolismica, resteranno III per ľ epatta del quarto anno, e quindi il terzo anno come embolismico avrà 13 lune. Così proseguendo di 11 in 11, l’epatta del quinto anno sarà XIV, quella del sesto XXV, quella del settimo, levando, 30 da 36, sarà VI, ecc. sottraendo sempre 30 quando si possa.

Giova però avvertire che quando il numero d’oro di un anno è 19, allora alla corrispondente epatta invece di 11 vi si aggiunge il 12; e ciò perchè essendo sempre l’epatta corrispondente al 19, la XVIII, si possa compiere una lunazione e ricominciare il ciclo epattale coll’ *.

Epatta da Wiki https://it.wikipedia.org/wiki/Epatta

Del Ciclo o periodo Solare.

Il ciclo solare indica il periodo delle lettere domenicali; periodo di 28 anni giuliani formato dal prodotto del 4 (ritorno periodico degli anni bisestili) e del 7 indicante il ritorno periodico dei giorni della settimana, il primo dei quali dicevasi giorno del sole, e scorso questo periodo le lettere domenicali ritornano coll’ ordine di prima.

Per cui posta p. e. per l’anno primo la lettera A indicante il primo gennaio, festivo,, dopo 28 anni ricominciava il ventinovesimo colla stessa lettera A che era parimenti festivo, seguendo le altre lettere negli anni successivi collo stesso ordine del periodo scorso.

Per trovare il numero che in un millesimo qualunque corrisponda a questo periodo o ciclo, bisogna ricordare ciò che si disse parlando del Periodo Giuliano, che cioè all’anno della nascita di Cristo corrisponde il numero 9 del ciclo solare, e che bisogna perciò aggiugnere sempre 9 al millesimo, di cui si cerca questo ciclo prima di dividerlo per 28, con che il residuo indicherà il numero del ciclo cercato, o se nulla rimane sarà lo stesso 28: p. e. si cerchi il numero di questo ciclo per l’anno 1868, lo si accresca di 9 ed avremo 1877 che diviso per 28 resta uno, e questo sarà il numero del ciclo cercato. Parimenti si voglia quello del 1895, questo aumentato di 9 sarà il 1904 che diviso per 28 nulla restando, esso 28 sarà il ciclo ricercato.

Ciclo solare da Wiki https://it.wikipedia.org/wiki/Ciclo_undecennale_dell%27attivit%C3%A0_solare

Della lettera Domenicale.

Per lettera Domenicale intendesi quella che indica i giorni di domenica di un dato anno. Queste lettere sono le sette prime dell’ alfabeto, corrispondenti ai sette giorni della settimana cioè A B C D E F G e s’ intendono unite la prima al primo giorno dell’ anno, la seconda al secondo, la terza al terzo, e così di seguito ripetendole perio

dicamente fino alla fine dell’ anno (vedi avanti Diario Sacro). Per cui se il primo giorno dell’anno che ha unito l’ A fosse domenica, tutti i giorni che corrispondono all’ A saranno domeniche, e se la prima domenica dell’ anno cade nel quarto giorno che ha il D, tutti gli altri D indicheranno le domeniche e così dicasi delle altre lettere.

Essendo poi l’anno comune composto di 365 giorni, le settimane saranno 52 più un giorno, percui se il primo giorno segnato A era domenica, domenica pure sarà l’ultimo, segnato esso pure coll’ A: quindi l’anno che segue, la prima domenica sarà indicata dall’ ultima lettera G, e l’ A indicherà i lunedì, e lunedì sarà pure l’ ultimo giorno dell’ anno. Il terzo anno poi l’ F indicherà le domeniche, il quarto avrà l’ E per domenicale, il quinto avrà il D, il sesto il C, il settimo il B, e l’ottavo ricomincierà coll’ A. Perciò si vede che le domeniche progrediscono di un giorno ogni anno, e le lettere invece retrocedono parimenti di un giorno in modo che la G diventa la prima e l’A l’ultima,

1 2 3 4 5 6 7 onde si sogliono enumerare così
G F E D C B A

Ciò avvertito veniamo al modo di trovare la lettera domenicale di un anno qualunque.

Lettera dominicale da Wiki https://it.wikipedia.org/wiki/Lettera_dominicale

Del Ciclo dell’ Indizione romana.

L’Indizione romana è un ciclo o periodo di 15 anni, dall’ uno al 15, che si ripeterà sino alla fine del mondo. Esso ebbe principio in Roma sotto gli Imperatori e disegnava da principio una tassa o imposta straordinaria che veniva indetta o intimata (d’onde il nome di Indizione) ogni 15 anni; più tardi venne presa come nota cronologica posta nelle firme dei diplomi e negli atti publici.

Questo ciclo di 15 in 15 anni, fu poi addottato e sanzionato dall’ imperator Costantino e servì d’allora in poi per gli atti del governo e della santa Sede, d’onde trasse il nome di Indizione romana.

Ora avendo noi veduto più sopra, parlando del Periodo Giuliano, che all’anno della nascita del Redentore corrispondeva il numero 3 dell’ Indizione romana, ne segue che volendosi cercare l’Indizione romana di un anno qualunque dell’ èra cristiana, non si ha che ad accrescere di 3 questo anno, dividerlo per 15, ed il residuo sarà l’ Indizione cercata: che se nulla avanza sarà il 15 stesso: p. e. si cerchi l’Indizione romana del 1868, vi si aggiunga 3 ed avremo 1871 che diviso per 15 lascia 11 di avanzo indicante che l’ Indizione di quell’anno era XI ossia l’ undecima, giacchè il numero di questo ciclo si esprime sempre coi numeri romani. Parimenti volendo l’ Indizione dell’ anno 1872, vi si aggiunga 3 e dividendo il 1875 per 15 nulla restando, l’ Indizione cercata sarà la XV. Con questo metodo semplicissimo si troverà l’Indizione romana di un anno qualunque.

Indizione romana da Wiki https://it.wikipedia.org/wiki/Indizione

Il libro di Pellegrino Tosatti, il calendario perpetuo si trova digitalizzato in Google Libri a codesto link- indice