NATALE! Di un tempo passato

Un saluto e un augurio, lettrici e lettori gentili! Non v’è festività che più di questa valga ad allietare i nostri animi, a rallegrare i nostri cuori, e a disporre, anche i più accigliati messeri, a smettere per poco le cure e i negozi quotidiani, per dedicarsi tutto alle gioie schiette e refrigeranti della famiglia.
Ecco! Da alcuni giorni è una ressa incessante per le vie, è un affaccendarsi infinito nell’interno delle famiglie, nei fondachi, per le vie.
Qui, vedi in un negozio di giocattoli disposti in modo bizzarro cavallucci e pulcinelli, schiere di soldatini di piombo in atto di correre all’assalto di una rocca di cartone dipinto, bambole sfarzosamente abbigliate, dagli occhietti cilestri e dalla capigliatura dorata, delizia ed affanno de’mille bimbi che vi si affollano dintorno e non vorrebbero staccarsene più; là, nelle bacheche di strenne sontuose, adorne di meravigliose incisioni, e l’accorta mercantessa di mode che sta disponendo in bell’ordine una formidabile batteria di pizzi, di scialli, di cappellini e di mille nonnulla eleganti, disperazione de’ modesti borsellini di noi poveri uomini ed attrazione irresistibile alla più bella metà del genere umano.
Più lungi, nelle vetrine del confetturiere torreggiano enormi panettoni a vaghi filettature e fiorami di zucchero, ed un infinità di dolciumi d’ogni maniera esposti in eleganti cestelli. Altrove, vedi esposti appetitosi prosciutti, formaggi nostrani e stranieri, torte fragranti, pesci d’ogni genere, tutto ciò insomma che può solleticare il gusto difficile del più provetto epicureo.
E intanto si appressa sempre più il giorno desiderato. Siamo giunti, finalmente, alla vigilia. Una folla fitta ed impaziente ingombra le vie, che rumoreggiano dell’incessante tramestio delle carrozze. Per tutto, nei negozii, sui marciapiedi, nel vano delle porte è un continuo scambiarsi di strette di mano, di felici auguri, di biglietti di visita. Poi, man mano che ci avviciniamo a sera, il romore confuso dei mille veicoli va cessando, la folla dirada, ciascuno si ritira in casa, ogni famiglia si raccoglie intorno al domestico focolare.
Il nonno è già seduto nel suo alto seggiolone e sta trattenendosi in affettuoso colloquio colla nuora, attendendo che i fanciulli rientrino insieme al padre. – Tirano il campanello; eccoli. Entrano a furia e rossi dal freddo, colle manine cariche dei regalucci che ha fatto loro il buon papà, e tutti affannosi corrono a versarli sulle ginocchia della mamma e del nonno, ciascuno volendo esaltare il proprio ninnolo su quello degli altri.
La famiglia sta finalmente per porsi a tavola. Ma dove sono i bimbi? Ah! Eccoli che rientrano. – Dove siete stati? – Da Checco, a mostrargli i bei regali del papà.
Cari piccini! Quanto felici e quanto innocenti!
Ma a che dovremo proseguire nell’evocare, colla nostra povera penna, tante care rimembranze infantili?… Abbiamo ben di meglio ad offrirvi. Eccovi una magnifica incisione, che con vivo piacere vi poniamo innanzi, e che vi offre dei quadretti compiuti della commovente leggenda cristiana e dei soavi idillii domestici, a cui essa dà luogo. Vedete! Il cielo si veste di mille splendori, e schiere d’ angeli cantano osanna all’ Eterno e annunziano agli uomini la buona novella. Già il grosso ceppo arde con giojoso schioppettio sul focolare, mentre i bambini fanno a gara a chi vi arreca maggior alimento. I sovrani della terra curvano il fronte superbo alla culla del Divino fanciullo che, seduto sul grembo materno, sorride loro amabilmente e sfavilla dagli occhi un perdono, una promessa, un riscatto che detergerà la colpa comune, che spezzerà le catene agli schiavi e stringerà gli uomini tutti in un sol patto d’amore. Ecco l’albero del Natale carico di frutti e di dolci e tempestato di stelle lucenti, delizia ineffabile dei fanciulletti…..
Ma ben m’ avvedo che già vi trattenni troppo a lungo. Un saluto ed un augurio ancora, care lettrici e lettori! Un saluto e un augurio dall’intimo del cuore!
E di mezzo alle gioie di una festa sì bella e commovente, diamo un pensiero e un sospiro ai tanti infelici che soffrono, ai mille derelitti della fortuna, ai valorosi che cadono a mille sul campo per la difesa della loro patria diletta.

Articolo tratto da: L’Illustrazione popolare, Volume 3
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