Halloween – Storia ed Etimologia

Di Hugh Miller – John Jamieson

L’Halloween scozzese, così come si svolgeva nelle fattorie solitarie e descritto da Burns, differiva notevolmente dall’Halloween dei nostri villaggi e delle città più piccole. Nelle case coloniche era una notte di soli pronostici; nelle nostre città e nei nostri villaggi si aggiungeva una moltitudine di giochi selvaggi e maliziosi che non erano tollerati in nessun’altra stagione…

Dopo il tramonto, i giovani della città si riunivano in gruppi di dieci o una dozzina di persone e, irrompendo negli orti degli abitanti più anziani, rubavano i cavoli migliori e più pesanti. Trasformandoli in randelli, togliendo le foglie inferiori, si misero poi a setacciare le strade e i vicoli, battendo contro ogni porta al loro passaggio, finché le loro rozze armi non furono ridotte in pezzi.
Una volta disarmati, tutti i gruppi si riunivano in un unico gruppo e, procurandosi un carro, lo conducevano davanti a loro, con la rapidità di una carrozza da quattro cavalli, attraverso le strade principali. Guai alla donna disattenta che incontravano! Veniva immediatamente afferrata e messa in alto sul carro – fratelli, cugini e persino figli, si dice, che non di rado appoggiavano alla cattura; e poi veniva trascinata avanti e indietro sulle pietre grezze, tra grida, urla e scrosci di risate.

Nel frattempo, i giovincelli in casa erano impegnati in un modo un po’ meno fastidioso, ma non per questo meno stravagante. Per settimane il loro ingegno era stato rivolto all’accumulo di piccole scorte di mele, tutte per questa notte; ora una grande vasca piena d’acqua era stata posta al centro del pavimento di una dependance, accuratamente allestita per l’occasione, e nella vasca ognuno dei partecipanti aveva gettato una mela.
Poi si avvicinavano a turno e, mettendo le mani sui bordi, si tuffavano in avanti per pescare il frutto con i denti. Ricordo che la principale possibilità di successo consisteva nell’infilare senza timore la testa nella vasca, in mezzo al fragore dell’acqua, facendo particolare attenzione a premere una delle mele in linea con la bocca e ad afferrarla quando si bloccava sul fondo.
Quando l’intera comitiva, con le ciocche gocciolanti e i volti splendenti, sembrava essersi trasformata in tante sirene, questo sport lasciava di solito il posto a un altro: una piccola trave di legno veniva sospesa al soffitto con una corda e, una volta in equilibrio, si fissava una mela a un’estremità e una candela accesa all’altra. Poi veniva fatta girare e i ragazzi, a turno, come prima, saltavano su e mordevano il frutto.
Nessuno di questi giochi era peculiare del nord della Scozia: troviamo scritto dal signor Polewhele, nelle sue Vedute storiche del Devonshire, che i contadini irlandesi si riunivano alla vigilia di La Samon (il 2 dicembre) per giocare a una mela.

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Scenes and Legends of the North of Scotland, Or The Traditional History of…
Di Hugh Miller


Un fuoco di ossa; chiamato SHANNACH veniva acceso alla vigilia di Halloween. Riti simili erano osservati in Irlanda. O’Halloran afferma che Samhain era il nome dato alla luna.
Questo pianeta era indubbiamente venerato con il nome di Samhain; e come la festa di Bel, o del sole, era proclamata con fuochi e altri festeggiamenti pubblici alla vigilia di maggio, così quella di Samhain, o della luna, era la vigilia di novembre”.
Hist. i. 113.

Era consuetudine che alle vigilie di Samhain e Bel, o di novembre e maggio, i sacerdoti accendessero fuochi sacri in tutto il regno.
In quella parte del dominio imperiale sottratta a Munster, Tuathal eresse un magnifico tempio chiamato Flachta, sacro al fuoco di Samhain e ai Samnothei, o sacerdoti della luna. Qui, ogni vigilia di novembre, venivano accesi i fuochi di Samhain, con grande pompa e cerimonia, con la partecipazione del monarca, dei druidi e dei capi del regno.
Era considerato un atto di massima empietà accendere i fuochi invernali da qualsiasi altra parte; e per questo favore il capo di ogni casa pagava una tassa di scrubal, o tre pence, all’Areh-Druido di Samhain. Allo stesso modo, ogni vigilia di maggio si accendeva il fuoco di Bel nel tempio di Uisneach”.
Ibid. p. 221.

Di John Jamieson


HALLOWEEN

La sera che precede Ognissanti, ovvero il giorno riservato dalla chiesa di Roma in onore di Tutti i Santi e per pregare per le anime che dovrebbero essere in Purgatorio.

Per celebrare Halloween,
Per osservare i riti infantili o scaramantici appropriati a questa sera.
Alcune persone allegre, amichevoli, di campagna
Insieme si sono riuniti,
Per bruciare i loro pidocchi, e per pulire le loro scorte,
E festeggiare il loro Halloween.

Burns üi. 125.


Ad Halloween si osservano ancora una grande varietà di riti superstiziosi. Molti di questi sono descritti in modo particolare e accurato nelle Note del pittoresco Poema di Burns su questo argomento, che sarebbe superfluo trascrivere. Alcuni di essi portano segni indiscutibili di origine pagana; poiché è riconosciuto che l’osservazione di questo giorno è stata presa in prestito dal paganesimo.
Come si osserva nella chiesa di Roma, corrisponde ai Feralia degli antichi romani; in cui sacrificava in onore dei morti, si offrivano preghiere per loro e si facevano loro oblazioni. Questa festa è stata celebrata il 21 febbraio. Ma la chiesa di Roma l’ha traslata, nel suo calendario, al 1° novembre. La osserva con la stessa intenzione dei pagani. Anticamente era progettato per dare riposo e pace alle anime dei defunti.
Est honor et tumulis: animas placate paternas.
Ovidio. Veloce. Lib. II.

Si dice che sia stato istituito da Enea, in onore del padre Anchise.
Latinus, Da Enea, opportuno promotore di pietà.
Portò doni solenni allo spirito di suo padre:
Da lui il popolo imparò i riti pii.
Virg. Aen. Lib. v.

Tale era la devozione dei pagani in questo giorno, che offrivano sacrifici per le anime del Purgatorio, pregavano presso le tombe e facevano processioni intorno ai cortili delle chiese con ceri accesi, che chiamavano questo mese il Mese delle Perdonanze, Indulgenze e Assoluzioni per le anime del Purgatorio; o, come lo chiama Plutarco, il Mese purificatore o la Stagione della purificazione, perché si supponeva che in queste occasioni i vivi e i morti fossero purificati dai loro peccati con sacrifici, flagellazioni e altre opere di mortificazione.
Messa papale, pp. 178, 179.

I pagani ritenevano generalmente che, quando il servizio abituale dei morti veniva trascurato, essi si presentavano ai vivi per reclamarlo.
Così Ovidio ci informa che quando, in seguito a guerre, l’osservanza di questa festa veniva omessa, si raccontava che i morti lasciavano le loro tombe e si sentivano lamentarsi e ululare, durante la notte, per le strade della città e nei campi; ma quando venivano tributati i dovuti onori ai loro crini, questi prodigi cessavano.
At quondam, dum longa gerunt pugnacibus armis
bella, Parentales deseruere dies.
Non inpune fuit, &c.
Ovidio., Fast. 535-570

In alcune parti del Scozia è consuetudine, in questa sera, che i giovani accendano dei fuochi sulle cime delle colline o sui terreni in rilievo. Un fuoco di questo tipo viene chiamato HALLOWEEN BLEEZE. Qualunque fosse lo scopo originario dell’accensione di questi fuochi, essi vengono usati come mezzi di divinazione.
Si tratta evidentemente di un residuo della superstizione pagana, tanto più che sia i Celti che i Goti erano molto dediti alla divinazione per sorteggio. Dello stesso tipo è l’usanza di bruciare noci il giorno di Halloween, con i nomi di due persone che si suppone siano innamorati.

“La sera di Ognissanti si accendono falò in ogni villaggio. Quando il falò si è consumato, le ceneri vengono accuratamente raccolte a forma di cerchio. Per ogni persona delle varie famiglie interessate al rogo viene posta una pietra vicino alla circonferenza; se una pietra viene spostata dal suo posto o viene lesa prima del mattino successivo, la persona rappresentata da quella pietra viene consacrata, o fey, e si suppone che non viva (più) di dodici mesi da quel giorno. Il popolo riceveva il fuoco consacrato dai sacerdoti druidi la mattina successiva, e si supponeva che le sue virtù continuassero per un anno”.
P. Callander, Perths. Statist. Acc. XI. 621, 622.

I più ignoranti e superstiziosi in Scozia sono convinti che, nella notte di Ognissanti, il mondo invisibile abbia un potere particolare; che streghe, fate e fantasmi si aggirino per le strade; e che non ci sia una notte simile nell’arco dell’anno per avere rapporti con gli spiriti o per ottenere una visione del futuro. Molti, per un’ingiustificata curiosità sulla loro sorte futura, compiono vari riti che di per sé non possono essere considerati altro che atti di adorazione del diavolo. Tra questi si possono annoverare l’avvolgimento di un indizio blu da un vaso da forno, la semina di semi di canapa, il sollevamento, come viene chiamato, di tre pesi di naething (niente) ecc. ecc. nell’attesa di vedere la persona che sarà il proprio futuro marito o moglie, o di sentirne ripetere il nome.
Questi, come osservato da alcuni, possono derivare immediatamente da un semplice divertimento, o da un’ostentazione di coraggio e disprezzo dei timori altrui. Ma l’intenzione dell’agente non può alterare la natura dell’opera.
Gli antichi romani, durante i Feralia, erano soliti camminare intorno ai luoghi di sepoltura con torce accese. A questa usanza allude evidentemente Ovidio;
Habent alias moesta sepulcra faces.
Fast. Lib. II.

Svetonio ci informa anche che Ottavio, mentre si trovava nell’isola di Capreae, vide dalla sua sala da pranzo una grande folla di persone, che portavano torce, presso la tomba di uno che era morto un anno prima. Essi celebravano le lodi del defunto, in versi estemporanei.
Vit. Octav. p. 104.

Si celebra anche questa notte, che ricorda più da vicino le torce dei romani e di altre nazioni antiche.
“La sera del 31 ottobre, tra le tante, si osserva una cerimonia abbastanza notevole. La brughiera, la ginestra e lino sono legati a un palo. Questa fascina viene poi accesa; uno la prende sulle spalle e, correndo, la porta in giro per il villaggio; una folla vi assiste.
Quando la prima fascina è bruciata, se ne lega una seconda al palo e la si accende come prima. Spesso molte di queste fascine ardenti vengono portate in giro insieme e, quando la notte è buia, formano una splendida illuminazione. Questa è Hallow-een ed è una notte di grande festa”.
P. Logierait, Perths. Statist. Acc. v. 84, 85. V.

In occasione della celebrazione dei Feralia, i Romani offrivano sempre doni ai mani dei loro antenati. Questi erano considerati indispensabili. Ma Ovidio rappresenta le anime dei defunti come molto facilmente soddisfatte.
Virgilio introduce Enea dicendo, a proposito del padre defunto:
“Annua vota tamen sollemnisque ordine pompas”.
Exsequerer; strueremque suis altaria donis.
Aen. Lib. V.

Ma mentre queste cose succedono, smettano le vedove.
Aspetterà i giorni della pura pineta.
Né dovresti vedere le concupiscenze mature di tua madre
Pettina i capelli delle vergini con una lancia ricurva.
Veloce Lib. II.

Secondo la testimonianza di alcuni dei suoi stessi membri, la Chiesa di Roma ha preso in prestito le sue preghiere per i morti dal paganesimo.
“Questo”, dice Meagher, parlando della processione funebre nell’Isola di Capreae, già menzionata, “è stato preso in considerazione dal Cardinale Baronio, e riconosciuto come lo stesso servizio di anniversario per i morti, come eseguito nella Chiesa di Roma”.
Messa papale, p. 179.

“L’usanza di pregare per i morti”, dice Polidoro Virgilio, è di antica data. Cicerone lo dimostra nella sua prima arringa contro Antonio, in cui dice, “Si facciano onori funebri e suppliche per colui di cui non si conosce la tomba”. In questo modo si celebrava un anniversario, cioè si offrivano sacrifici ogni anno in onore dei morti. – Così noi osserviamo la stessa cerimonia per la salvezza dei morti”.
De Rer. Invent. Lib. 6. c. 9.

Verso l’anno 608, come si apprende da Alcuino. (de Divin. Offic.) Il Pantheon di Roma, che era stato consacrato al servizio di tutti i demoni, omnium daemoniorium, con i diritti più vili, fu da Bonifacio IV dedicato in onore della “santa Madre di Dio e di tutti i santi”; e fu ordinato che ciò fosse osservato durante le calende di novembre.
Sigeberto ci informa che questa festa fu accolta in tutta la Gallia con l’autorità dell’imperatore Ludovico il Pio, nell’835.
Cron. Fol. 64, b.

Per quanto riguarda la ragione di osservare questa festa in novembre piuttosto che in febbraio, è probabile che ciò sia stato fatto in omaggio alle nazioni barbare che formavano le dieci corna o regni della Bestia. Infatti, novembre era considerato un mese sacro da alcuni di loro, nella loro epoca pagana.
Perciò troviamo che gli antichi Sassoni lo chiamavano Blotmonat, cioè il mese dei sacrifici.
Keysler Antiq. p. 368.


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Scottish Dictionary and Supplement: In Four Volumes. A-Kut, Volume 1
Di John Jamieson

2022