GLI STIVALI

Pasquale Negri

Il signor Segur mi chiamò una mattina nel suo gabinetto. Sappiate, egli mi disse, che quando fui anni sono a Parigi, vendetti ad un certo Pierre Saintal alcune casse di margarite. Costui mai pagommi il valore convenuto di quelle, malgrado non poche lettere di rimprovero che da qui a Parigi gli scrissi. Io aveva quasi dimenticato questo credito. Ma ieri ricevetti lettera da uno de’ miei corrispondenti, il quale mi avverte, che Saintal si è recato in Venezia. Perciò voglio far verso costui qualche tentativo. Ecco una sua obbligazione di franchi duemila. Io ve ne fo il giro. Siete voi persuaso di recarvi da lui e tentar di verificar questa riscossione?
Volentieri, gli risposi. Ma quando colui qui verrà? e come rinvenirlo?
L’amico di Parigi, seguì a dire Segur, mi avverte aver penetrato che Pierre Saintal alloggerà in Venezia allo Scudo di Francia. Altrimenti lo cercheremo in altri alberghi. Il suo aspetto è alto, di età circa verso gli anni quaranta.
Io posso, soggiunsi, recarmi questa mattina stessa allo Scudo di Francia.
Non mi spiace la vostra sollecitudine, mi rispose Segur. Dalla data della lettera, egli già dovrebbe essere arrivato; benchè il momento dell’ arrivo non può precisarsi a chi viene di lontano.
Partito di casa me ne andai di volo all’ indicato albergo. Ad un cameriere chiesi di Pierre Saintal Francese. Qui al presente non è di certo, quegli risposemi.
Io stava per ritornarmene, quando incontro un uomo vestito da viaggio seguito da due gondolieri che recavano un forziere. Data un’occhiata all’ aspetto di quell’ ignoto, sospettai potesse esser esso la persona che io cercava. Lo udii ordinare ad un cameriere di aprirgli tosto una stanza, e ciò in italiano francesato. Mi fermai quasi certo allora ch’egli fosse quello che io cercava, e con tutta franchezza a lui vicino mi feci.

– Signore, gli dissi, perdoni la mia libertà. Sarebbe ella per caso Monsieur Pierre Saintal?
– Per bacco! certamente son io. Mio buon amico, che avete a comandarmi?
– Godo di sapere per ora il suo arrivo. In altro istante di suo maggior comodo…
– Oibò, oibò; subito. Salite nella mia stanza, conosco bene al vostro aspetto che siete buona e gentile persona. Favorite; allons, marche.
Entrai con lui. Qui Pierre Saintal licenziò e pagò i due barcaiuoli. Rivolgendosi indi a me, invitommi con franchezza ed affabilità a sedere. Poscia gridò: cameriere, cameriere… una bottiglia di Sciampagna o di Bordò o di Madera. E voi, dissemi, vi prego di tenermi compagnia.
Ma io pronto rifiutai, dicendogli, però politamente, che questo esser doveva momento a lui incomodo, per dover essere egli stanco dal suo viaggio.
Oibò! disse il Francese. La carrozza mi aveva alquanto incomodato; ma poscia in gondola mi sono appieno ristabilito. Oh come mi piace la gondola! Vi si sta come in letto, come sopra un sofà. Caro quel dolce ondeggiamento che concilia il sonno e reca nel cuore una soave quiete! Fermatevi meco, senza complimenti; io lo voglio…
Ecco il cameriere con la bottiglia. Sedemmo al tavolo e ci ponemmo a bere. Il Francese mi chiedeva dilucidazioni sopra Venezia, su’suoi divertimenti, non pensando per niente ad informarsi del motivo che a lui mi conduceva.
Un quarto di ora appena era corso, che tutto ad un tratto affacciossi alla porta della camera un uomo di aspetto piuttosto ordinario. Portava un tabarro di color bleu, alquanto vecchio, ed il capo coperto da untuoso cappello che tosto cavossi rispettosamente verso al forestiere. Poi avanzandosi con lentezza di qualche passo, cominciò profondissime riverenze, accompagnate da umili sorrisi.

Pierre si volse a lui: chi siete? che volete?
– Perdoni se la disturbo… scusi…
E qui vieppiù avanzandosi, ripeteva colui le sue esagerate riverenze.
– Ma che volete? spicciatevi.
Quell’ uomo levò la mano sinistra, che teneva nascosta sotto al mantello, e mostrò a Pierre un paio di stivali nuovi.
Ebbene?… disse il Francese.
Vengo, rispose l’ ignoto, vengo a proporle un cambio. Io le offro questi stivali che sono perfettamente nuovi; ella poi mi faccia la gentilezza di darmi invece quegli stivali vecchi e molto infangati che ha indosso. Vede che bella ed utile proposta!…
Quale domanda! disse il Francese turbandosi alquanto. Non vi capisco. Voi mi fate una esibizione stranissima. L’uomo nuovamente inchinandosi e sorridendo con qualche malignità, soggiunse: abbia la bontà di compiacermi. Vedrà, signore, che in questo cambio le tornerà moltissimo conto.
Voi impazzite, rispose alterato e con faccia annuvolata il Francese. Cessate dai vostri complimenti e dalle vostre riverenze, e andate tosto via di qua.
Allora quell’uomo, deposto alquanto l’umile suo tratto, disse a mezza voce: giacchè ella opera meco modi non troppo urbani, così io pure cangerò maniere.
Qui, posti gli stivali sul tavolo, trasse di saccoccia una berretta rossa e con molta gravità ponendosela in capo, soggiunse, con severissimo cipiglio e voce imponente: l’eccelso consiglio de’Dieci le manda questi stivali, e le ordina sotto pena della vita di consegnarmi quelli che ora porta.
Il Francese fu per tramortire. Chiamato un servo, si fece trarre gli stivali, che furono tosto presi dal comandadore.
Soggiunse allora costui: si ponga tosto questi stivali che la serenissima repubblica le manda in dono, ed in questo stesso momento ella parta dai veneti Stati.
Ma, . . . disse Pierre.
Ella parta subito subito, interruppe il ministro, da questi stati sotto pena della vita.
Pierre Saintal non se lo fece ridire. Scende le scale, fa trascinare il suo forziere dai camerieri verso la ripa fuori dell’albergo. Colà stannovi sempre varie gondole da nolo. Senza parlare Saintal monta in una di quelle barche ed immediatamente parte.
Il comandadore stette silenzioso mirando il tutto. Vistolo partire, ripose la sua berretta rossa in saccoccia, e nascondendo sotto il ferraiuolo i vecchi stivali andossene pe’ fatti suoi.
Io partii arrabbiato per aver così bene scosso il denaro del mio amico; ed assai sorpreso per la somma vigilanza di questa repubblica. Mi fu poscia fatto credere, che Saintal teneva cucite entro i suoi stivali alcune lettère che egli recava da Francia, e che doveva consegnare, non so a chi, di nascosto e che certamente cose buone non contenevano.

Margarite- Oltre ad essere un minerale, a Venezia s’intendono le perle di vetro che si fabbricavano a Murano.

Articolo tratto da: Soggiorno in Venezia di Edmondo Lundy
Digitalizzato in Google Libri


Edmondo Lundy è lo pseudonimo di Pasquale Negri