Vi sono Vampiri veri e Vampiri immaginarj: i primi appartengono alla Storia naturale, i secondi alla storia delle umane superstizioni, anzi al suo ramo più abbietto. I Vampiri veri sono una sorta di pipistrelli che fanno il mestiere delle sanguisughe; gl’immaginarj sono uomini morti che succhiano il sangue de’ vivi.
Il vampirismo è una superstizione di origine slava, che anche oggidì esercita un terribile influsso morale nella Servia, nell’Illiria, nella Boemia, nell’Ungheria, in Polonia ed in Russia. Le infime classi del popolo, ed eziandio gl’ignoranti delle classi superiori, temono colà tuttora i Vampiri, quasi come cento anni fa, od almeno come da noi si crede tuttora alle stregherie, alle malie, alla jettatura, agli spiriti folletti, ai morti che ritornano e ad altre simili diavolerie e schioccherie.
Nella pazza opinione degli Slavi, i Vampiri, detti anche Opieri, Upeiri, Guguka, Vrucolaka, ecc. sono uomini morti da lungo tempo, i quali uscendo dal sepolcro in corpo ed anima, si cibano di sangue umano.
Essi uccidono in tal guisa i viventi, e le vittime loro divengono vampiri esse medesime. Per distruggere i vampiri convien troncar loro la testa, traforarne con un piuolo il cuore, e quindi abbruciarli.
Si riconoscono, e’ dicono, nella tomba i vampiri al loro aspetto di freschezza, ed alla fluidità del sangue che scorre dalle piaghe che ad essi vengono fatte. Per quanto assurda sia questa superstizione, non mancano libri che recano prove del vampirismo, come processi d’ uomini succhiati nel sangue sino al deliquio e alla morte, e di cadaveri che feriti mandavano sangue e si conservavano freschi e polputi. Tanto è vero che non havvi al mondo assurdità sì grande o balordaggine sì sconcia che non trovi fautori, anche in uomini il cui ingegno dovrebbe adoperarsi a sradicarle dal popolo ignaro (1).
(1) Vedi Calmet, Dissertazione sui Vampiri. Parigi, 1746. — Il fiorire del vampirismo fu principalmente tra il 1730 e il 1735. Ciò giunse al segno che il re di Francia Luigi XV commise al duca di Richelieu, suo ambasciatore a Vienna, di accertarsi personalmente della realtà del fatto. L’ambasciatore francese, nella sua relazione al Re, negò l’esistenza de’ vampiri, ma lo ragguagliò nel tempo stesso che negli atti dei tribunali d’Ungheria si trovavano molti aneddoti relativi ai vampiri. Le gazzette di que’ tempi ne erano piene.
È ragionevole supporre che la superstizione intorno ai Vampiri sia derivata od almeno abbia preso forza dai casi in cui uomini, creduti morti, furono sepolti vivi. Tai casi avvennero pur troppo frequenti in tutti i paesi. Ora l’alterata posizione del corpo nella cassa, le macchie di sangue nelle vesti o fasce lacerate, le morsicature nelle mani, ed altre sì fatte testimonianze di lotta e di disperazione, prima che si estinguesse la vita, possono benissimo essere state interpretate dall’ignoranza come segni di vampirismo.
The Penny Cyclopaedia
Per traslato diconsi Vampiri coloro che succiano il sangue altrui, cioè che ne divorano le sostanze. Al tempo che più fioriva Lord Byron, un medico italiano, per nome Polidori, pubblicò nello stile e col nome di quel poeta una novella intitolata il Vampiro.
Il Vampiro del Polidori è un perfido e scaltro seduttore di una giovine Greca, e narravasi che alludesse ad un fatto succeduto in Atene al nobile bardo Scozzese. Era quindi una satira pungentissima di Lord Byron, ma per una singolarità forse senza esempio, l’universale dei lettori lo credette veramente di lui, e nelle edizioni francesi delle opere di Byron trovasi mai sempre inserito il Vampiro. Da questa novella poi presero argomento non pochi drammi in Francia, ed anche in Italia. Italia.
Passiamo ora ai veri Vampiri. It Vampirus Spectrum è un mammifero carnivoro, appartenente alla famiglia dei Chiropteri (mano-alati), al genere de’ Pipistrelli (Vespertilio), e alla sezione de’ Fillostomi senza coda. I Brasiliani lo chiamano Andiraquacu. Lo Smith così ne ragiona:
« Il Vampiro è animale pericolosissimo, anzi flagello degli uomini e degli altri animali ne’ paesi ove abbonda. Generalmente non è lungo più d’un piede, e dall’una all’altra punta delle sue ali stese possono contarsene quattro, e qualche volta ancora cinque o sei.
« La sua testa ha la forma di quella di una volpe, il suo naso è lungo ed affilato, le sue orecchie son nude, nericcie ed acute, e il color suo quasi tutto un bruno rossiccio assai carico.
« Vola questo piccolo animale dal tramonto allo spuntar del sole, ed indi rimane tutto il giorno entro il cavo degli alberi. Rade agilissimamente la superficie dell’ acqua, giuocando, folleggiando, e talvolta anche attuffandosi.
« Differenti scrittori assicurano che il gran numero de’ vampiri somiglia talvolta ad uno sciame d’api, che trovansi sospese agli alberi in grappoli o gomitoli le une presso le altre. Il sig. Forster ne ha veduti cinquecento almeno pendenti gli uni pei piedi anteriori, gli altri per quei di dietro, da una gran pianta dell’isola degli Amici. E vuolsi che a Rose-Hill, nella Nuova Galles Meridionale, se ne siano incontrati più di ventimila nello spazio d’una mezza lega.
« Finch afferma che presso di Surate i vampiri si tengano aggrappati coll’unghie ai rami degli alberi in sì gran moltitudine, e vi facciano un rumore così insopportabile, che, secondo lui, bisogneria purgarne quegli alberi con due o tre pezzi di cannone, se voglia liberarsi il paese da peste così pericolosa.
« Dampierre riferisce come vide un giorno coi suoi compagni di viaggio in una delle isole Filippine incredibil numero di vampiri, il cui aprimento d’ali era si esteso, che nessuno, per allargare di braccia, potea toccarne l’estremità. Queste ale poi aveano il colore dei sorci, e le giunture armate di branche a guisa di uncini. In sul cader del sole siffatti animali volavano a sciami dal lato d’un’ isola vicina, verso la quale si vedeano far viaggio, sino a che l’oscurità li toglieva del tutto allo sguardo degli spettatori. Ogni giorno poi in quello spazio che corre dal crepuscolo mattutino all’alzarsi del gran pianeta, ritornavano al punto, onde la sera innanzi eransi dipartiti, e così sempre continuarono quanto tempo il vascello rimase all’ancora in faccia all’isola.
« Il vampiro è il più destro flebotomo che sia in natura, atteso che insinua l’acutissima sua lingua in una vena, e ne succhia il sangue a sazietà, mentre sventola coll’ali la sua vittima, e l’agita in aria per tal maniera (a vedersi per altro graziosissima, ove separar si potesse l’idea di crudeltà), da seppellirla in un sonno profondo. È quindi rischiosissimo il dormire in un paese ove abbondano gli animali di tal specie, poichè l’uomo che ne venga allora assalito passa facilmente dal momentaneo all’eterno riposo (1).
« Il capitano Stedman, durante il suo soggiorno a Surinam, fu una volta sorpreso da un vampiro, mentre appunto dormiva, come può vedersi nella sua relazione. Svegliandomi, dic’egli, in sulle quattro del mattino entro la mia camera, presi sgomento vedendomi intriso del mio sangue coagulato, senza provare alcun dolore; mi levai dunque a sedere, e chiamai il chirurgo, il qual riconobbe che io era stato ferito da un vampiro o spettro della Gujana, appellato cane volante della Nuova Spagna, e dagli Spagnuoli perro-volador. Non è esso altro che un pipistrello di mostruosa grossezza, che succhia il sangue degli uomini e degli animali mentre dormono più profondamente fino a che talvolta muojano. E come la maniera, ond’esso fa questo, è veramente singolare, vedrò qui di porgerne un esatto ragguaglio. Sapendo, come per instinto, che la persona che e’ vuol assalire è immersa in alto sopore, scende volando presso i suoi piedi, ove sempre continua a batter le ali, per rinfrescarla. Leva egli quindi dall’un de’ pollici un pezzetto di carne, sì piccolo a dir vero, che appena la testa di una spilla potria penetrarvi; quindi la piaga non è dolorosa. Da essa nondimeno si fa a succhiare il sangue fin che sia costretto di vomitarlo; indi ricomincia e ripete questi atti con tanta perseveranza, che alfine tutto gonfio si sente impedito al volare.
« È costume del vampiro il mordere anche il bestiame al dito grosso, e sempre ne’ luoghi ove il sangue scorre più abbondante.
(1) Il Cuvier dice: «Hanno accusato il vampiro di far perire gli uomini ed animali col succiarli, ma esso non fa che piaghe piccolissime, le quali possono venir avvelenate dal clima». Il Lesson dice che questo Chiroptero è celebre per le favole che accompagnano la sua storia. La Zoografia del Wood è però d’accordo con quanto qui narra lo Smith; ed il Ranzani dice: «Sembra certo che questa specie sia . . . . da tenersi per l’uomo e che qualche volta faccia perire interi armenti».
« Applicai alla mia ferita cenere di tabacco, siccome il rimedio migliore che usar si potesse in tale circostanza. Indi guardando i grumi di sangue ch’erano in terra d’intorno a me, e fattili esaminare dal chirurgo, parve che ne avessi perduto dodici once o quattordici.
« L’odor de vampiri è più disaggradevole che quello della volpe; i selvaggi però assicurano che la sua carne è un boccone eccellente. Nella Nuova Caledonia i nativi del paese ne adoperano i peli a far cordoni ed ornati delle loro clave, intrecciandovi fila del cipero squarroso.
«Siffatti animali trovansi nelle differenti parti dell’India, nell’ isole indiane, nella Nuova Galles meridionale, nell’isole degli Amici e nell’America più posta al meriggio. Sembra che possano essere addomesticati, poichè alcuni, presi in vicinanza del porto Jackson, si avvezzarono ben presto al loro stato di captività, fino a mangiar carne bollita ed altri alimenti in mano di chi glieli porgeva. Il governatore Philips avea una femmina di tale specie, che penzolavasi per una gamba lo spazio di un’intera giornata, e in tal posizione, tenendosi la pancia quasi affatto coperta con una delle sue ali, anch’essa mangiava in mano ciò che erale presentato» (1).
SPIRITO CORSINI.
(1) Tommaso Smith, il Giovane Naturalista.
Da: Teatro universale raccolta enciclopedica e scenografica
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Il vampiro è un racconto scritto da John William Polidori pubblicato nel 1819 su The New Monthly Magazine. Sebbene non sia in questo racconto che troviamo la prima apparizione del vampiro nella letteratura, questo testo rese popolare il tema. (Wiki)
John William Polidori è stato un medico, scrittore e poeta britannico, segretario e medico personale del poeta George Byron. È famoso per aver scritto Il vampiro, uno dei primi racconti della letteratura moderna su questa creatura leggendaria. (Wiki)
Da Google Libri si può leggere: Il vampiro, novella
Di George Noel Gordon Lord Byron