10 febbraio – Giorno del Ricordo

Il Giorno del Ricordo è una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, che ricorda i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata. Istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, vuole “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.

Al Giorno del ricordo è associato il rilascio di una medaglia commemorativa destinata ai parenti delle persone soppresse e infoibate in Istria, a Fiume, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale tra l’8 settembre 1943, data dell’annuncio dell’entrata in vigore dell’armistizio di Cassibile, e il 10 febbraio 1947, giorno della firma dei trattati di pace di Parigi. Sono esclusi dal riconoscimento coloro che sono stati uccisi mentre facevano volontariamente parte di formazioni non a servizio dell’Italia.

La data prescelta è il giorno in cui, nel 1947, fu firmato il trattato di Parigi, che assegnavano alla Jugoslavia l’Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia, in precedenza facenti parte dell’Italia.

…QUESTE TERRE DALL’ISTRIA ALLA DALMAZIA
di Delia Strano Cuk

Foto di Alexandra Smielova

Sono stata diverse volte in Istria, nell’entroterra e lungo le coste dell’Adriatico, attraversate dalle attuali Slovenia, Croazia, Montenegro.

Ho visitato cittadine con piazze, corti e vie dalle lontane architetture veneziane; assolati e ventosi lungomari bagnati dall’azzurro mare Adriatico; casali che richiamano quelli delle nostre terre venete; antichi borghi e paesi: alcuni sembrano piccoli gioielli dai tetti rossi, incastonati tra i silenzi e il verde delle colline carsiche.

E qui, nelle resilienti Comunità italiane, sentire parlate dall’antico accento istroveneto, dolci cantilene che è un piacere ascoltare. E poi sprazzi di terra rossa, pendii e campi costellati di sassi e i “casiti” … già loro! A raccontarci del secolare lavoro di affaticate braccia umane per trasformare questa terra scarna e arida.

Poi improvvise, nascoste, profonde e mute: le foibe, violate nella loro smisurata profondità da acque limpide e rabbiose che scorrono chissà dove, e quando si mostrano, raramente, sono rigagnoli chiassosi che dissetano a malapena i pendii arsi e pietrosi.

Che bellezza, che incanto… che scintillio di luce e di colori! … queste terre dall’Istria alla Dalmazia.

Poi si fa strada un pensiero, tanti pensieri e domande! No! non voltarti dall’altra parte; No! non fare l’indifferente, No! non negare, No! Devo conoscere, devo sentire, devo leggere, devo vedere, devo ricordare.

La nave Toscana durante l’abbandono di Pola (1947)

Devo ascoltare i tonfi strazianti di ignare vittime nei baratri di ideologie perverse.

Devo sentire il tonfo e lo sciacquio del mare portarsi via velocemente innocenti vittime di ideologie scellerate.

Devo sentire il muto dolore di migliaia di uomini, donne, bambini ed anziani costretti a lasciare e perdere tutto: casa, terra, affetti e ricordi per andare ignudi chissà dove.

Devo sentire la sofferenza di una umanità lacerata, lasciata ed abbandonata alla mercè di un crudele destino.

Una giovane esule italiana in fuga trasporta,
insieme ai propri effetti personali, una bandiera tricolore (1945)

Devo sentire lo smarrimento di famiglie spezzate, mal accolte in Patria, sparpagliate lungo lo Stivale, confinate in enormi casoni disadorni, vuoti e freddi, per ricominciare una nuova vita di stenti, di sogni e speranze, nell’anonimato e con pochi sostentamenti tra le mura di quattro vecchie coperte grigio militare.

Devo sentire quel silenzio imposto, il lungo dignitoso silenzio di tante persone, testimoni viventi di un pezzo di storia italiana che certa politica e clima intellettuale voleva far dimenticare nell’oblio del silenzio, strappare dai libri di storia e intenzionalmente nascondere per molto tempo agli occhi del nuovo mondo.

Devo conoscere il tormento vissuto da tanti italiani d’oltre mar, rifiutati o mal tollerati nella terra Madre, negati anche della loro identità italiana.

Devo chiedere scusa, devo pregare per le vittime dell’odio ideologico e fanatico. Immagino anche che la riconciliazione sarà possibile quando, quanto è accaduto nel confine orientale verrà pienamente riconosciuto come parte integrante della nostra storia italiana, di cui non andremo certamente fieri, ma che è doveroso analizzare ed elaborare senza pregiudiziali ideologiche, nascondimenti e negazionismi.

Così facendo diamo, daremo finalmente voce e legittimità alle migliaia di vittime innocenti delle foibe e degli annegamenti in mare.

Il Giorno del Ricordo, istituito il 10 febbraio del 2004, è stato ed è certamente un passo in questa direzione.

Delia Strano Cuk
[email protected]

https://www.facebook.com/delia.strano.73

Fonti:

https://unsplash.com/it
https://it.wikipedia.org/wiki/Esodo_giuliano_dalmata
https://it.wikipedia.org/wiki/Massacri_delle_foibe


Articolo precedentemente uscito su L’Avocetta e qui pubblicato di nuovo per gentile concessione.