Una reminiscenza del carnevale di Venezia

Anno 1867

Cosi può intitolarsi il disegno che vi presentiamo in prima pagina. Dopo 18 anni di lotte, di desolazione, di teatri chiusi, di sale deserte, il carnevale rinacque a Venezia con la libertà. E rinacque in tutta la sua pompa tradizionale, in tutta la gaiezza nativa di quel popolo.
Perchè Venezia ha dato, e darà sempre il più allegro carnevale del mondo? La risposta è semplice. Perchè Venezia è la sola città che possiede una sala da ballo unica per ampiezza e per magnificenza, e per giunta pubblica, gratuita, popolare. Questa sala è la piazza S. Marco. Non c’è da pagar biglietti d’ingresso per veder le maschere; non c’è da mendicare inviti per poter far quattro salti: si va in piazza.
E difatti la più bella, la più splendida, la più caratteristica fra tutte le feste del passato carnevale, – sia detto con licenza dei Giovanelli, dei Papadopuli, dei Levi, del principe Amedeo e della Fenice, – è stata la festa in piazza S. Marco.
Se non credete a noi, lascieremo parlare un tedesco che scrive così alla Gazzetta universale d’Augusta.
Chi non ha veduto la piazza San Marco illuminata, non conosce una meraviglia dell’universo. In tutta la lunghezza della piazza, della piazzetta, della Riva degli Schiavoni fino al giardino reale, corrono due file di candelabri giganteschi che, insieme coll’illuminazione ordinaria, scagliano continuamente potenti fiamme di gas.
Ne risaltano meravigliosamente le Procuratie e l’alto campanile coi loro vezzi architettonici, ma ciò che non soffre paragone di sorta è l’incantevole spettacolo del palazzo ducale e della piazza, le cui ricche colonne di marmo e di porfido, i cui sontuosi mosaici e dorature, scintillano di mille luci.
Tutto ciò s’innalza verso un cielo azzurro cupo, che dà le ombre e i chiaroscuri di un effetto unico.
In questa piazza fin dopo la mezzanotte ondeggia e si muove e scherza e balla e suona una calca innumerevole di uomini e donne, di maschere e di mascherate; e gli eleganti caffè sotto i portici delle Procuratie formano i grandi buffets di questo ridotto: ivi tutti i posti son presi dal mondo elegante, che fa conversazione con le maschere, le quali vanno a gara nel regalare fiori, confetti, arguzie ed anche malignità.
Non ci resta altro ad aggiungere se non che il nostro disegno è stato preso dal vero dal bravo nostro pittore Borgomanero.

Articolo tratto da: L’universo illustrato giornale per tutti.
Digitalizzato in Google Libri


La cessione del Veneto dalla Francia all’Italia del 19 ottobre 1866, avvenne in una stanza dell’hotel Europa sul Canal Grande dove il generale Le Bœuf firmò la cessione del Veneto all’Italia. (Wiki).