Saccone elastico per dormire

Le lezioni d’una serva

BUON giorno, signorina, ha dormito bene?
– Benissimo. Ero proprio stanca dal viaggio.
– Lo credo; quando si è stanchi si dorme volontieri, e tutto di un sonno; lo so per prova, perchè qui il lavoro non mi manca. È ben vero che, oltre al cameriere, c’è il cuoco, lo sguattero ed un’altra donna; che le padroncine in certe faccenduole m’aiutano; ma che vuole? nelle famiglie, specie quando sono un po’ grosse, non si finisce mai. E poi, la lo vedrà co’suoi propri occhi, se l’avremo per molto tempo col suo babbo, qui, tra noi.
– Mio padre partirà presto, e tornerà poi a riprendermi.
– Più tardi possibile. Dunque ella ha dormito bene, e ne ho proprio piacere. Non l’avrei creduto; quando si cambia letto….
– Ho dormito benissimo, benchè assuefatta col saccone elastico.
– Lo so che a Torino, a Milano, ed in altre città si fa uso del saccone elastico; ma qui in campagna, si continua ancora coi nostri sacconi, pochissimo convenienti. Non intendo parlare dei pagliericci usati dalla povera gente; quelli sembrano ripieni di patate, e fiaccano le costole.
– Eppure i poveri ci dormono tanto bene, che i ricchi pagherebbero chi sa quanto per dormire così, nei loro letti parati.
– Sa? I nostri sacconi, ripieni di foglie di melica, hanno questo inconveniente: Sono tanto alti, che per arrivarci sopra ci vuol la scala; poi a poco a poco si abbassano, da non sembrare più quelli.
– Questo però è d’altezza regolare.
– E sa? sono state cambiate le foglie da pochi giorni, e sono foglie buone, tolte da pannocchie bellissime, scelte una per una: perchè quando spannocchiano, scartocciano e sgranellano, vado sempre ad osservare i contadini che lavorano, e vado pazza nel vedere quei bei granelli o chicchi gialli come l’oro. I cannocchi o torsoli servono poi ad alimentare il fuoco dei contadini.
Certo che non si possono rifare sbadatamente i letti con questa specie di sacconi; bisogna smuovere ogni volta le foglie perchè non rimangano le buche; è necessario poi servirsi di materasse molto soffici. Però, per quanta cura si abbia, chi ci sta a dormire dalla buca non n’esce. È un gusto l’inverno starvi accoccolati, al calduccio, ma il male si è che quanto più ci si sta, tanto più ci si starebbe.
E lo provo col padroncino, che per svegliarlo all’ora della scuola debbo chiamarlo venti volte. Io però, per non impigrire nel letto, mi sono abituata a dormire col saccone duro. Ho sempre sentito dire che a dormire sul duro si guadagna tanto in salute. Ed il caldo l’ha sentito questa notte?
– No; avrei torto se mi lamentassi del caldo.
– Ho proprio piacere che non sia stata male; perchè a dire il vero, a rifare i letti son buona, e sfido chiunque. Quando non m’avanza tempo ed incarico di ciò le altre donne, dico sempre: Smuovete per bene le foglie, spianate il saccone, abballinate e rivoltate le materasse, e sprimacciatele; stendete il lenzuolo di sotto e rincalzatelo attorno alle materasse per il largo e per il lungo, badando che non faccia grinze, e così quello di sopra, ma soltanto dai piedi; fate la rimboccatura regolare, che appaghi l’occhio.
– Colle mie chiacchiere, mi dimenticavo….
– Di che?
– Qual’è la sua abitudine? Prende il caffè nero alla mattina, od il caffè e latte?
– Caffè nero, senza inzupparci nulla; il latte mi farebbe male.
– Anche a me fa peso sullo stomaco, e non so capire come mai le signorine ne prendano tanto.
– Mi raccomando però sempre alla lattaia perchè me lo dia buono, e per solito ci tratta bene. Qualche volta, tanto per allungarlo, non si fa scrupolo di battezzarlo con un po’ d’acqua; ma allora me ne accorgo perchè facendolo bollire forte mi si accaglia, e sono costretta a rimproverarla. Scusi, sa, se l’ho importunata colle mie chiacchiere inconcludenti; ora vado a preparare il caffè.

Articolo tratto da: Frugolino giornale dei fanciulli
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Saccone – Era un grosso sacco riempito di paglia, o di foglie scelte quali il granoturco, se era un pagliericcio appoggiava a terra o su assi; il saccone elastico aveva delle molle e veniva fissato ai legni del letto, poteva essere riempito con lana o crini. Sopra ci poteva essere la materassa a sua volta riempita di sostanze vegetali o di lane, crini, peli, di capecchio.
Il guanciale ero pieno di solito di piume, il cappezzale era senza federa, l’origliere secondo alcuni sarebbe usato per la siesta durante il giorno senza spogliarsi. Il piumino era per i piedi. Le coperte, le coltri imbottite, erano fatte con i materiali più disparati, fino a chi poteva metterci le piume.