Lavarsi bene le mani

Usi e costumi svedesi

Per evitare le piaghe, credesi valga molto non toccare alcun cibo, al mattino, senza prima essersi lavate le mani, o almeno, bagnate le estremità delle dita nell’ acqua. Il seguente racconto, che vuolsi autentico, ha dato occasionę a questa superstizione.

C’era una volta un ricco contadino, che tutto il giorno lavorava nel bosco e la sera ritornava a casa. La strada che egli faceva passava per un monte, ove abitava un mago. Quando egli fu presso il monte, si senti chiamare per nome, si fermò ad origliare ed intese le parole seguenti profferite con tuono rude e stridente:
«Voi due, figlie mie, dovete andare in casa dell’uomo che or ora ho nominato, e restarci un mezzo anno. Sua moglie finisce ora di cuocere la polenta per lui. Quando egli ritorna in casa e si siede per mangiare, e versa la prima cucchiajata di polenta sulla tavola, tu, Marta, salterai sul cucchiajo. e andrai giù nello stomaco, ove mangerai tutto ciò ch’egli inghiotte. Tu, Carolina, mangerai tutto il cibo che la serva tocca ogni mattina, prima di lavarsi le mani. Questo sarà il tuo ufficio. Addio! Io aspetto il vostro ritorno ad altri sei mesi e un giorno».
Dopo si fece silenzio e il contadino ritornò a casa. La moglie aveva già allestito la polenta come il mago avea detto; ma prima che il contadino si sedesse a tavola, tirò fuori un gran sacco di cuojo. Quando incominciò a mangiare, versò la polenta sulla tavola, ma invece di metterla con la cucchiaja in bocca, ne riempi il sacco, che subitamente annodò bene e appese al muro.
Nel tempo medesimo dette ordini severi alla serva che ogni giorno si lavasse le mani prima di toccare alcun cibo promettendole una ricca ricompensa se facesse ciò per sei mesi. Il mattino seguente, verso le dieci, il sacco cominciò a muoversi sul muro e dar segni di una agitazione febbrile.
Come il contadino se ne accorse, prese un bastone e cominciò a dar colèi sul sacco appena si moveva. Questa scena si ripetè tutti i giorni, per sei mesi. La serva ubbidì regolarmente all’ordine ricevuto e volentieri per il desiderio del dono, ma un giorno, desiderosa di vedere come fosse l’orzo messo ad asciuttare nel forno, ne prese una manata prima di lavarsi le mani. Ma subito si ricordò del divieto, e gettò l’orzo lontano nel camino e toccò con la mano una cosa molto disgustante.

Scorsi i sei mesi e il giorno assegnato dal mago, il contadino passò dal monte. Origlio e udi la stessa voce stessa che diceva: «Benvenute in casa, figlie mie! Ma perchè così magre! Appena vi riconosco. Dove sei stata, Marta!» «Oh! rispose ella lamentandosi, la sorte che ci toccò fu terribile. Poichè, dopo che io fui da lui, non ebbi più di un cucchiajo di polenta da mangiare e, quel ch’è peggio, fui battuta tutto il giorno». «E tu, Carolina, come l’hai passata? Tu sei più stecchita di tua sorella e fosti vicina ad essere bruciata». «Già, è vero, rispose ella con voce fioca, la mia sorte è stata più dura di quella di Marta. In sei mesi, non gustai altro che una manata di orzo, e per averla dovetti passare sul fuoco e sudai terribilmente».

Articolo tratto da: Archivio per lo studio delle tradizioni popolari rivista trimestrale
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