Pet Therapy

La Terapia dell’affetto

Per pet-therapy si intende una terapia assistita con animali da compagnia o terapia comportamentale rivolta all’animale.

Trattasi di una serie complessa di utilizzi del rapporto uomo-animale in campo medico e psicologico.

E’ diretta a soggetti con handicap ed ha lo scopo di eliminare uno stato di malattia o ridurne gli effetti negativi e, più in generale, di migliorare la qualità della vita e lo stato di benessere.

La pet-therapy nasce negli anni 50 negli Stati Uniti attraverso un famoso neuropsichiatria di nome Boris Levinson.

Egli scoprì l’immportanza di avere un cane come amico quando uno dei suoi piccoli pazienti affetto da autismo di Kanner chiamò il suo cane per nome.

Da quel momento Levinson cercò di favorire la relazione fra il suo cane e quel bambino.

Attraverso questa relazione il bambino iniziò ad uscire dalla malattia.

Boris Levinson iniziò a studiare diversi casi con l’aiuto del suo cane. Questa nuova tecnica venne chiamata pet-therapy, il nome “pet” sta ad individuare il pupazzo di peluche. Ecco perché pet-therapy può essere anche tradotta come terapia dell’affetto. Dagli anni 50 in poi molti furono gli specialisti che iniziarono ad usare il cane con i loro pazienti.

L’attività svolta dal “terapeuta animale” nei confronti del “paziente uomo” è il risultato di un lavoro sviluppato da un team interdisciplinare composto da numerose figure professionali che interagiscono.

Gli animali che vengono impiegati nella pet-therapy devono superare una valutazione che attesti la capacità e l’attitudine a partecipare a programmi di questo tipo oltre che il buon stato sanitario. Infatti l’animale che viene messo a contatto con persone che possono avere comportamenti iperattivo, deve essere particolarmente equilibrato. Che si tratti di un coniglio, di un cane, di un gatto o di un uccellino, la sua presenza risveglia l’interesse di chi gli è vicino: bambini ed anziani, ma anche malati e disabili con problemi psichici e fisici possono migliorare la qualità della loro vita e le loro condizioni di salute grazie all’assistenza di animali amici. Le numerose esperienze hanno dimostrato effetti benefici anche peri malati di Alzheimer. Gli animali più frequentemente usati sono i cani.

La presenza di animali domestici si riflette positivamente, in particolare, su alcuni parametri comportamentali e cognitivi dei pazienti affetti da Alzheimer ricoverati presso strutture ospedaliere.

I pazienti, generalmente inseriti in nuclei Alzheimer, vengono invitati ad accarezzare ed a spazzolare il cane, a porgergli piccoli bocconi, a camminare tenendolo al guinzaglio.

Viene inoltre richiesto di rievocare possibili ricordi ed esperienze con animali e di rispondere a domande semplici, prevalentemente inerenti l’animale.

Nel complesso si è riscontrato con questo trattamento un marcato miglioramento dell’attenzione e dell’interazione trai ricoverati, una riduzione dei disturbi comportamentali, un miglioramento del tono dell’umore e spesso un’interazione verbale pertinente al contesto.

In particolare è stato riscontrato un miglioramento statisticamente significativo nell’ambito del linguaggio.

Sembrerebbe inoltre dimostrata una lieve riduzione delle alterazioni cognitive.

Da un recente studio pubblicato sul Journal of American Geriatrie Society risulta che gli anziani possessori di animali da compagnia presentano un maggior benessere sotto il profilo psicologico e una maggior capacità a svolgere le attività della vita quotidiana rispetto ai coetanei che non possiedono animali.

Altri studi segnalano effetti favorevoli sotto il profilo cardiovascolare, come una riduzione della pressione arteriosa nei possessori di cani.

Dott. Daniele Malerba


Boris Mayer Levinson (1 luglio 1907 – 2 aprile 1984) è stato uno psicologo americano che ha scoperto per caso i benefici terapeutici della terapia assistita da animali.

Articolo precedentemente uscito su L’Avocetta e qui pubblicato di nuovo per gentile concessione.