FESTA DELLE LANTERNE NELLA CINA

Articolo tratto da: L’album giornale letterario e di belle arti.

La festa delle lanterne, che dovrebbe essere celebrata il giorno decimoquinto del primo mese dell’anno, comincia la sera del decimoterzo, e non termina che alla sera del decimosesto. È più facile descrivere questa festa, che indicarne la data e l’origine: ciò nulla ostante l’opinione più comune si è, che un mandarino molto amato dal popolo, avendo perduto una figlia unica, la quale passeggiando la sera alla riva di un fiume, cadde nell’acqua e s’annegò, facendo afflittissimo accendere in questa occasione un gran numero di lanterne la cercò tutta la notte seguito dal popolo, che l’ajutò inutilmente in quella ricerca.
L’attaccamento, che gli abitanti avevano al mandarino e fors’anche la singolarità dell’avventura, gl’indusse a rinnovare questa cerimonia alla fine dell’anno; e questa usanza divenne poscia sì generale nell’impero, che nello stesso giorno, e nella stessa ora si può dire che tutta la Cina sia illuminata.
Si trova qualche conformità fra questa festa e ciocchè si praticava nella festa di Cerere, nella quale si correva da ogni banda con fiaccole accese, ad imitazione di questa dea, che cercò la propria figlia Proserpina nella suddetta maniera. Ma noi non vogliamo indagare la incerta origine di questa sì grande festività, poichè tutti i racconti che si fanno, non hanno alcun grado di probabilità; ne tampoco asseriremo ciò che da alcuni si vorrebbe far credere, cioè che i cinesi l’abbiano ricevuta dagli egizi, nella stessa guisa che i greci presero dai medesimi la loro gran festa di Cerere.
Il padre Le Comte ne fa una lunga descrizione: ma a noi basterà il sapere, ch’ella ordinariamente si principia nella capitale al suono della grossa e smisurata campana e la ivi si trova, il cui primo tocco viene accompagnato da moltissime scariche di cannone, dal rumore di grossi timpani, dal suono de’ trombetti e da una grande varietà di altri strumenti.
Egli racconta che, questa festa si principia nel medesimo tempo in tutte le parti dell’impero: che tutte le città, tutti i villaggi, le rive del mare e de’ fiumi sono ornate di lanterne dipinte e di varie forme: che non ne vanno esenti nemmeno le corti e le fenestre de’ più poveri: che le lanterne de’ mandarini, dei vicerè e dell’imperatore costano perfino tre e quattro mila lire: che ve ne sono di grandi a segno, che arrivano perfino ad avere venticinque o trenta piedi di diametro: e che molte sono ornate di banderuole di seta a vari colori, e contornate da qualche pezzo di scultura.
I cinesi, dice il Du-Halde, vi fanno comparire unitamente delle ombre che rappresentano diverse figure, le cui azioni sono sì conformi alle parole di quelli che le fanno muovere, che si crederebbe di sentirle parlare. Di quì provennero le nostre ombre cinesi, e forse anche la nostra lanterna magica, della quale grande uso fanno i cinesi in questa festa, che viene di più accompagnata da fuochi d’artifizio: nel quale genere di spettacolo essi riescono per eccellenza, avendo l’arte di variarli, e di rappresentare al naturale ogni sorta d’oggetti.
Nel corso di questa festa le botteghe sono tutte chiuse, e si veggono le strade affollate di gente, con una infinità d’idoli portati in giro con gran pompa, e con musicali istrumenti. Anche alle donne è permesso in tal tempo di comparire in pubblico: quelle di condizione volgare cavalcano per le strade su gli asini tutti adorni di nastri, e quelle di alto rango girano nelle loro sedie a due ruote, coperte da tre lati, ed aperte nella facciata, e vanno cantando e suonando qualche strumento, accompagnate da una donna di servigio, che va a cavallo dietro a loro, toccando similmente qualche strumento musicale; sembra in somma che tutta la nazione sia divenuta forsennata per la gioia, senza saperne il motivo.


Festa delle lanterne

Un lungo articolo trovasi nel Dizionario francese delle Origini relativo alla festa cinese delle lanterne, che si pretende avere molta analogia colla festa detta delle lampade, che con grandissima pompa e solennità celebravasi nella città di Saide nell’Egitto. Tuttavia le tradizioni dei Cinesi medesini fanno credere quella festa inventata o anticamente introdotta nella Cina dai nazionali…

Ma i Cinesi che diconsi letterati, abbandonando al volgo quella su supposta origine, narrano che un re della prima dinastia, nominato Kien, che secondo il computo loro regnava 3600 anni addietro, lagnandosi con una donna sua favorita della breve durata dei piaceri di questa vita, in cui brevissimi erano i giorni d’inverno e lunghe le notti, mentre lunghi all’opposto erano i giorni dell’estate e brevi le notti, quella cortigiana gli rispose, che i giorni potevano rendersi lunghi in modo che una vita di 10 anni equivalesse a 100 di piacere. Per questo, diss’ella, conviene edificare un palazzo in cui si sostituirà alla luce del giorno quella delle fiaccole e delle lanterne. Noi ci chiuderemo in quel palazzo, e ci abbandoneremo a’piaceri, che alcun cangiamento di stagione non potrà interrompere.
Il progetto fu eseguito, e in fondo di quel palazzo Kien, dato in preda unicamente alle sue passioni, abbandonò le cure del governo, e già erasi renduto odioso per le sue crudeltà e le sue dissolutezze; ma i popoli stanchi delle violenze e della rapacità de’ ministri, e sdegnati della indifferenza del principe pe’ loro interessi, forzarono il palazzo, ne distrussero le mura, forzarono il monarca ad andare errante per tutto il rimanente della sua vita, e fecero passare l’imperio in un’altra famiglia.
Affine quindi di conservare alla posterità la memoria di quel grande avvenimento, si sospesero lanterne in tutti i quartieri della città, e rinnovandosi quella cerimonia in ciascun anno, essa diventò col tempo una festa solenne in tutto l’impero.

Il 15.° giorno del 1. mese dell’anno cinese, secondo il P. du Halde, chiamasi il giorno o la festa delle lanterne, perchè a migliaja ed a milioni sospendonsi in tutte le case ed in tutte le strade delle città. Ad uso dei privati e per servire a quella solennità, si espongono in quel giorno lanterne di qualunque prezzo, ed alcune sono persino del valore di 2,000 scudi; non è però la materia che le renda tanto preziose, ma le dorature, le pitture, la seta e le vernici ne formano il pregio e la bellezza. Quanto alla dimensione, esse sono d’ordinario di grandezza enorme; se ne veggono alcune del diametro di 15 sino a 30 piedi, lavorate in forma di camere o di sale, e nell’interno di queste si colloca un numero straordinario di candele o di lampade, che da lontano producono un bellissimo effetto.
Vi si rappresentano an cora diversi spettacoli per divertire il popolo; e alcune persone nascoste fanno per mezzo di macchine muovere fantocci o una specie di marionette di grandezza naturale, dai quali diconsi tanto bene imitate le azioni rappresentate, che quegli stessi che conoscono il segreto artifizio, durano fatica a non rimanere sorpresi ed ingannati.
Oltre quelle lanterne mostruose o gigantesche, avvene una quantità straordinaria di mediocri composte d’ordinario di 6 faccie o di 6 compartimenti, dei quali ciascuno forma un telajo di 4 piedi di altezza e di 1 e 1/2 di larghezza, fatto di legno verniciato, ed ornato di dorature. I Cinesi tendono su que’ telaj una tela di seta fina e trasparente, su la quale pingono fiori, scogli, vasi, passaggieri, vascelli, cavalcate, ed anche eserciti.
Le pitture, al dire del missionario, son belle, i colori vivissimi, ed allorchè le candele o le lampade sono accese, lo splendore della luce rende assai piacevoli alla vista que’ lavori.
Quelle sei faccie o que’ telaj uniti insieme formano un esagono, sopra i quali veggonsi 6 figure scolpite che ne formano la cima. Tutto all’intorno si sospendono larghe strisce di raso di tutti i colori con frangie ed altri ornamenti in seta, che ricadono sugli angoli senza occultare la luce e senza nascondere le pitture.
Alcune di queste lanterne si sospendono alle finestre ed anche entro i cortili, nelle sale, e talvolta ancora nelle pubbliche piazze. La festa delle lanterne viene ancora celebrata per mezzo di fuochi d’artifizio che veggonsi in tutti i quartieri della città.
Siccome i Cinesi sono da lungo tempo eccellenti nella pirotecnia, così essi posseggono l’arte di rappresentare nei loro fuochi qualunque sorta di oggetti al naturale. Se per esempio, vogliono figurare una pergola, il piede della vite, i tralci, le foglie, e gli acini dell’uva distinguonsi coi naturali loro colori; i grappoli sono rossi o paonazzi, le foglie verdi, e le parti legnose sembrano bianchiccie.
In una festa alla quale trovossi presente l’ambasciata inglese alla Cina presieduta da Lord Macartney, si videro tra i fuochi d’artifizio, innalzarsi grandi scatole o cassette, dalle quali, apertesi ad una grande altezza, usci un numero sorprendente di lanterne di varie forme e varj colori che scendevano fino vicino a terra, e poscia dileguavansi dalla vista. Questo forse poteva avere qualche relazione colla festa delle lanterne, benchè non se ne parli nella relazione di quel viaggio.

Questo articolo è stato tratto da: Dizionario delle origini, invenzioni e scoperte nelle arti, nelle scienze…
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Auguste Comte, nato Isidore Marie Auguste François Xavier Comte il 19 gennaio 1798 (30 Nivôse, anno VI) a Montpellier (Hérault) e morto il 5 settembre 1857 a Parigi, è stato un filosofo e sociologo francese, fondatore del positivismo.

Jean-Baptiste Du Halde o Duhalde (Parigi, 11 febbraio 1674 – Parigi, 18 agosto 1743) è stato uno storico, sinologo e gesuita francese. Non conosceva il cinese né visitò mai la Cina. (Wiki).