Linciaggio – La legge di Lynch

Il viaggiatore in America rimane colpito dal contrasto fra le costumanze liberali che confermano ai cittadini degli Stati Uniti la fama di civiltà e di saggezza, e le altre costumanze barbare che sono tuttora in vigore. Una di queste ultime è la così detta legge di Lynch (Lynchs’law), un’atroce macchia che tarda a scomparire da quel popolo, e che è un attentato senza scusa contro il diritto individuale.

Che cosa sia questa legge, pochi dei nostri lettori l’ignoreranno. Giovanni Lynch era un colono irlandese della Carolina meridionale, legislatore e capo di giustizia in quello Stato, che era stato investito da’suoi concittadini di un potere cosi assoluto che nella medesima seduta giudicava, condannava e faceva eseguire ben anco la sentenza, or contro gli schiavi fuggitivi, or contro i colpevoli sorpresi in flagrante reato, ora contro quelli il cui delitto non era dubbio.

Questa giustizia spiccia e brutale si poteva comprendere in un momento in cui era necessario sbarazzare la colonia nascente dai malviventi che vi affluivano; ma oggidì tale sistema non ha più ragion d’esistere in un paese retto da savie e previdenti leggi.

Eppure talora i cittadini si riuniscono, corrono alla prigione, chiedono il prigioniero, se ne impadroniscono colla forza, e dopo un brevissimo giudizio statario dove tutti sono accusatori, nessuno è difensore, l’accusato viene ucciso, per lo più appiccandolo al primo albero che si incontra.

Per buona sorte i giudizi alla Lynch diventano ogni giorno più rari; ma in questi stessi giorni i fogli d’ America ci portano notizia di parecchi nuovi giudizj di tal fatta in quei paesi.

La nostra incisione rappresenta un fatto avvenuto or sono pochi mesi, con circostanze molto gravi, nella piccola città d’Osceola nell’Arkansas.

Un barbiere negro, di nome Covington, aveva assassinato due abitanti di quella città, ed era riuscito a fuggire in una città vicina. Denunciato ed arrestato regolarmente, Covington supplicò di non mandarlo ad Osceola, perchè, sapendo quanti odii si covassero in quella città contro di lui, prevedeva la sorte che l’attendeva.

Io, diceva allo sceriffo, non starò più al mondo un quarto d’ora, dopo il mio arrivo ad Osceola.

E cosi avvenne infatti. Una folla numerosa, composta di bianchi e di neri, armati fino ai denti, aspettava Covington alla stazione. Appena giunse, fu strappato dalle mani delle guardie che lo custodivano e portato in un luogo designato.

Quivi, invece di appenderlo ad un albero, secondo il costume, e di troncargli la vita nel più breve tempo, gli legarono i piedi e le spalle con grosse corde che furono attaccate a due muli vigorosi. Questi animali spinti dalle scudisciate, partirono al galoppo in opposte direzioni. Il povero Covington pregava di ucciderlo d’ un colpo poi colle mani afferrava le corde che gli legavano i piedi; e coll’energia della disperazione, tentava di trascinare il mulo o almeno frenarlo, ma ogni suo sforzo ed ogni sua preghiera furono vane. I muli, percossi furiosamente, si misero alla corsa, portando seco i brani delle lacerate e palpitanti membra, fra gli urli del popolaccio.

Alcuni giorni sono, una nuova applicazione della legge di Lynch a Monroe, nella Luigiana, provó a qual punto siano difficili a sradicarsi le tradizioni feroci. Degli uomini mascherati ed armati, in numero di circa 200, si sono portati all’ufficio dello sceriffo, fra mezzanotte ed un’ora, il 20 luglio di quest’anno, e costrinsero un aiutante di questo funzionario a rimettere loro le chiavi del carcere. Avendo ottenuto queste chiavi, essi si sono recati al carcere, e fecero uscire Pleas Philips, Henry Atkins e Tim Beatty, negri, convinti dell’ assassinio del constabile Fitzgerald di Trenton, e Tom Ress, pure negro, colpevole dell’assassinio del signor Collins, e li impiccarono tutti e quattro al ramo di un albero nel cortile del tribunale, a circa 200 passi dal carcere, dove i loro corpi furono trovati nella mattina. Alcune persone del vicinato si erano riunite, ma l’esecuzione è stata cosi pronta che non vi fu intervento possibile. I quattro negri erano stati condannati ai lavori forzati a vita. Questo atto di mostruosa illegalità sollevò molta irritazione nella Luigiana.

Speriamo che questa irritazione segni la fine della feroce costumanza.

Articolo del Giornale illustrato dei viaggi e delle avventure di terra e di mare.
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