LA STORIA DEL GATTO


I naturalisti non sono ancora d’accordo sulla del gatto, ma pare che il nostro gatto domestico discenda dal gatto selvatico (Catus ferus) sparso in Europa, incrociato a specie nubiane ed asiatiche. In Egitto si trova spesso l’immagine di gatti sui monumenti antichi, e ve ne sono almeno di tre specie, cioè: F. Caligulata, Bubastes, Chaus. Le forme europee del gatto si addomesticarono piuttosto tardi.
I Romani, nei loro scritti, diedero luogo a una grande confusione. Cicerone è il primo autore dell’antichità che si sia servito della parola Felis (30 avanti Gesù Cristo), e chiamava felis certe specie di mustele, furetti, donnole, ecc., a cui era affidata la distruzione dei topi. – Veramente, il gatto non fu addomesticato completamente che nei primi secoli dopo Cristo.
Il gatto domestico, che noi chiamiamo Micio, è adesso molto comune in Europa. – In certe parti dell’America, dove fu importato poco dopo la scoperta del Nuovo Mondo, ci dice Darwin che i gatti domestici hanno perduta l’abitudine orrenda di urlare durante la notte.
In Cina vi è una razza di gatti colle orecchie pendenti come l’hanno i cani da caccia.
Paesi distanti possiedono razze del gatto domestico molto diverse le une dalle altre, e sembra che queste differenze siano dovute alle differenti condizioni di vita (1).
Il gatto si trova da noi, come il cane, in quasi tutte le case, sia come un inquilino pigro e inutile, sia come distruttore dei topi. – Si può considerarlo anche come un trastullo, essendo colle sue movenze delicate cosi gradevole alla vista. – Questo animale ha gli organi dei sensi molto sviluppati e sopratutto quello tattile, che risiede nei suoi lunghi mustacchi. – Alcuni filosofi del secolo scorso affermavano che l’amore per i gatti era l’indizio di un merito superiore e sembra infatti che uomini eminenti avessero per questo animale una grande affezione – e molti poeti hanno cantata la sua grazia, le sue prodezze, le sue virtù. – Il buon Lafontaine nelle sue favole spesso fa parlare il gatto. – Molti dei nostri bambini avranno letto, senza nessun dubbio, il chat boitè nei racconti di Perrault, sopratutto adesso che i racconti di Perrault sono stati cosi ben illustrati da Gustavo Doré.
Champfleury scrisse sui gatti un bellissimo libro: histoire des chats. Il fantastico Edgard Poe, celebre poeta americano, nelle sue storie straordinarie ha dimenticato il gatto, ed ha scritto un bellissimo poema: Il gatto nero. Théophile Gautier amava molto i gatti anch’egli.
Sarebbe troppo lungo il citare tutti gli autori che hanno scritto su questo grazioso animale. I pochi esempi sopracitati basteranno per dimostrare che non soltanto nell’antichità gli Egizii lo tennero in grande considerazione, ma che ai giorni nostri il micio non è stato disprezzato da uomini illustri.
In Inghilterra, nel paese di Galles, esistevano nel medio evo, – e sono tuttora in vigore, – leggi speciali riguardanti i gatti, e si puniva con multa assai ragguardevole chiunque osasse maltrattarli.
I chinesi allevano molti gatti, con uno scopo commerciale, e sanno quanto valore ha un bel gallo d’Angora.
Ma vediamo adesso quale parte ebbe nell’antichità il gatto come animale sacro: troviamo che in Egitto si aveva per esso un culto, e che gli furono resi onori divini. Era allora il gatto l’emblema del sole (Osiride), come la gatta rappresentava la luna (Iside).
Molti autori antichi, Erodoto, Plinio, Plutarco, nei loro scritti asseriscono che nella terra dei Faraoni, questo animale era un oggetto di grande venerazione.
Erodoto cosi dice: “Quando avviene un incendio gli Egizii cercano prima di salvare i gatti senza occuparsi della casa che brucia, e quando essi gettansi adesso nel fuoco è una grande desolazione e ne fanno pianto grandissimo. — Quando poi, in una casa muore un gatto di morte naturale, tutti gli inquilini si radono i sopraccigli. – Morti, i gatti sono imbalsamali e seppelliti in luogo sacro, nella città di Bubaste. (2).
Diodoro Siculo ci racconta, che avendo un Romano ucciso un gatto inavvedutamente, nė la protezione del re, nè il comune terrore che s’aveva dei Romani conquistatori del paese, poterono salvare l’uccisore dalla pena di morte.
A Menfi, le più belle donne erano quelle che rassomigliavano di più al tipo gatto.
Plutarco dice che la gatta per l’odore dei profumi si conturba e viene in furore.
Secondo Plinio, gli occhi del gatto lampeggiano al buio, in modo che non si posson guardare; ma si può dire lo stesso di tutti gli animali notturni.
Lo stesso Plinio dice che gli Arabi adoravano un gatto d’oro.
I turchi considerano il gatto come un animale puro; ed ecco qui una leggenda araba.
Un giorno il grande profeta Maometto era seduto al sole a meditare sulle cose della natura. Un gatto s’era adagiato sopra una piega del suo mantello, e s’era addormentato. Il santo uomo dovendo andare alla preghiera e non volendo svegliare il nobile animale, tagliò il pezzo del mantello sul quale esso dormiva.
Quando si svegliò, il gatto riconoscente andò incontro a Maometto e lo ringraziò colle sue carezze, dimostrando cosi la sua gratitudine.
Il grande profeta allora gli passò tre volte la mano sul dorso e da quel giorno il gatto, nel cadere, ricadde sempre sopra i piedi. Se non è vero, è ben trovato.

(1) The variation of animals and plant, and domestication.
(2) Città consacrata a Pasht, che era adorata sotto la forma d’un gatto e che poi diventò un deposito di mummie di quest’animale.


GIULIO BARROIL.

Articolo tratto da: La ricreazione raccolta illustrata di racconti e novelle per la famiglia
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