LA LEGGENDA CIMBRA DELL’ORCO

E ADAGI CIMBRI RELATIVI ALL’ORCO.

Parecchie e varie sono le leggende dell’Orco presso le genti tedesche dette Cimbre, fra le quali citiamo quelle raccolte nei XIII Comuni da Francesco e Carlo Cipolla (Ascoli, Archivio Glottologico, v. VIII, p. 250). Nei VII Comuni vicentini, quello spirito maligno viene d’ordinario dalla mente rappresentato di notte tempo e di sostanza ignea. La seguente leggenda settecomunigiana è tratta dal Vocabolario italiano-cimbro, inedito, del parroco don Giuseppe Bonomo †, donato dal cav. Domenico Colpi alla Biblioteca comunale di Asiago, ed ora nelle mani dell’abate professore Modesto Bonato di Padova.

Saint da gabest zboa Gaschbi-
starde, oan Püble und oaz Diarn-
le, bele baren übel gasegt von
ihrar Stifmuttare. Dise doada
Jungen vingen an auf oan Tag,
camund innernt-sich in Balt Allez
in oanme, ist auzgaschprunget
der Orko, anvanget dise Elende,
vurt-se in sain Hütta, un insch-
perret-se in an Ställele zo mê-
sten-se an. Oan ettelcha Zait
darnach, der Orko, inschüschen
auz von Stecken, hat-sich ga-
macht zogen her ihre Vingerlen,
un habenten-se gavunt auf ga-
vözert, er selbor lag über ‘z
vaüer ‘z Bazzar in Kezel, und
zua sain-me Baibe (de Orcka)
ködte: hemest ich dahin müz
gehen; du schür unter-me Ke-
zele, un benne ich ume kehre,
machebarn in Vaiertag. Di Jun-
gen, habenten gahört’z Gaprecht
von-me Orcken, habent vorstant
vanzend ‘z bör vor saü. Vor aon
Zaitle dise Männeslen habent ga-
macht ‘di Bilden, un in darde-
mo’z Bazzar in Kezel hat gahe-
bet an zo siden auf, sain-sa auz-
inpischt vonme Ställelen, lôfent
zun-me Vaüre, oanz vorhant
snappent in Kezel, kehrn. ten
über d’Orcka, disa toad drunter
bolibe ; un seü alle lusteg vlu-
dergenten intgingen.

Qan Baile darnach der Orko
ist gaapart zu Hause, un vann-
teten iz Ställele leer, un ’z sain
Baib dortrunkt untern Kezel, er
lag-sich in oan tiifez Lüünen,
un ane anderst, ear selbor keu-
kelnten un schbizzenten ist ga-
loft nach in Intkangenen. Min-
sche bait vudar vanten-sich zben
Bescharen af oan Laba, bele
segenten alle bohizzet un bo-
schrockt zua kemmen di Jungen,
anvorsent-se; un vorstand de
Recht vom ihrar Ungalücke, aso
habent ihnen zua gaprecht: hear
ailt hin, untern gabeschene Hau-
fen Gabant, Kinder, un lazzet üz
vor euch andere tün. Vorporget
aso di Jungen, vor dahin ist kent
nach dar Orcko, un anvorset
aso de Baibar: Bischerlen un
Bescherlen, hötet-ar net gasegt
koan Tüsele-marüsele vor dise
Hant hin lôfen? Ja, ködten dise
Baibar, un biar haben darsaidez
aufgabescht allen disen Haufen
Gabant.
Dar Orcko hat vorstannt zo
sain vorsch pet un nach Nich-
teme, un kratzenten-sich ʼz Haar
un schraigeten ist umegakehrt.

C’erano una volta due fratelli,
un ragazzo ed una ragazza, i
quali erano malvisti dalla loro
matrigna. Questi due fanciulli
si misero un giorno in cam-
mino e s’internarono nel bo-
sco. Ad una svolta salta fuori
l’Orco, prende questi miseri, li
conduce nella sua capanna, e li
rinchiude in una piccola stalla
per ingrassarli. Qualche tempo
dopo, l’ Orco, a traverso lo stec-
cato, si è fatto mostrare i loro
ditini, e avendoli trovati ingras-
sati, mise egli stesso sul fuoco
l’acqua nella caldaia, ed alla sua
donna (l’Orca) disse : « Adesso
io devo andarmene; tu attizza il
fuoco sotto la caldaia, e quando
io ritorno facciamo la festa ». I
fanciulli, avendo sentito il di-
scorso dell’Orco, hanno com-
preso qual fine fosse loro ser-
bata.
Per breve tempo, questi pic-
coli hanno fatto i selvaggi, e in
quello che l’acqua cominció a
bollire nella caldaia, scappati
fuori dalla piccola stalla, corrono
al fuoco, prendono uno per parte
la caldaia, e rovesciandola
sopra l’Orca, questa vi rimase sotto
morta; ed essi tutti lieti, vo-
lando, scapparono.

Qualche tempo dopo l’Orco
arrivó a casa, e trovando la
piccola stalla vuota, e la sua
donna annegata sotto la caldaia,
si diede in un profondo lamento,
e senz’altro, gridando e sudando,
egli stesso è corso dietro agli
scappati.
Poco lungi di lá trovavansi
due lavandaie ad una pozza, le
quali, vedendo venire a loro i
fanciulli tutti accalorati e spa-
ventati, li interrogarono; e in-
tesa la ragione della loro sven-
tura, cosi hanno loro parlato:
« Affrettatevi qui sotto il muc-
chio di panni lavati, e lasciate
fare a noi per voi altri ». Na-
scosti cosi i fanciulli, passò poi
di là l’Orco, e cosi chiese alle
donne: « Lavandaiuole, lavan-
daiuolette, non avreste veduto
de’ tosetti amorosetti correre da
questa parte? »
« Si, dissero queste donne, e
noi abbiamo da quel momento
lavato tutto questo mucchio di
panni».
L’Orco comprese d’esser giun-
to in ritardo e per niente, e
grattandosi nei capelli e gri-
dando tornò indietro.

Non poche sono le espressioni cimbre cui l’Orco ha dato luogo. Cosi si racconta:
Ich han gasegt in Orken. (Io ho veduto l’Orco).
Ich pin ingarofft in Orken. (Mi sono imbattuto nell’Orco).
Ist-mar bokemmt der Orko. (Ho incontrato l’Orco).

Per incutere timore nei fanciulli:
Schbaig, brume der Orko hört dich. (Taci, che l’Orco ti sente).
Orko, ail, pring hin ’z Kind. — (Orco, t’atiretta, porta via il fanciullo).
Lug, lug, der Orko kimmet zo nehmen dich auf. (Guarda, guarda, l’Orco viene a prenderti).

E per disprezzo:
Du pist an Orko. (Tu sei un Orco).
Du pist bille bia der Orko. (Tu sei selvaggio come l’Orco).
Du pist böse abia dar Orko. (Tu sei cattivo come l’Orco).
Du lünst abia dar Orko. (Tu urli come l’Orco).

A lode del bel sesso:
De Baiber saint välscher ben der Orko. (Le donne sono più false dell’Orco).

D’un matrimonio fra due scimuniti dicesi :
Ilchar Ork vinnet sin Schork. — (Ogni Orco trova la sua sciocca).

Infine una località di Asiago porta il nome di Val d’Orco o Orkental, quasi nel significato di Höllenthal (Valle dell’Inferno).

ARISTIDE BARAGIOLA


Da: Rivista delle tradizioni popolari italiane
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Aristide Baragiola (19 ottobre 1847 a Chiavenna, Kaiserthum Austria; † 8 gennaio 1928 a Zurigo) è stato un insegnante italiano, germanista, romanista, folclorista, docente all’Università di Strasburgo e professore all’Università di Padova.