LA CIMICE DEI LETTI

Unica nel suo genere trovasi la famigerata Cimice dei letti (CIMEX LECTULARIUS), già nota sotto il nome di Koris agli antichi Greci, e sotto quello di Cimex ai Romani, ed è perciò giusto che l’antico nome generico applicato da Linneo a moltissime specie, molto diverse di forma, rimanga ad essa sola.
Le sue particolarità consistono nel succiare il sangue, nell’esser priva d’ali, nel possedere antenne setolose, a quattro articoli, ed un becco a tre, incastrato in una scanalatura della gola, e nella mancanza dei lobi prensili agli uncini.
Il corpo molto piatto, lungo oltre 4 millimetri, è di un bruno-rosso chiaro e fittamente coperto di peli gialli.
I lobetti che si trovano dai due lati del piccolo scudetto possonsi considerare come residui delle elitre. La femmina emette in marzo, maggio, luglio e settembre, circa 60 uova bianche per volta. Sono allungate, cilindriche, deposte nelle più strette fessure delle camere da letto, specialmente dietro le tappezzerie, le pareti impiallate, o le sconnessure dei letti, in quei medesimi luoghi cioè ove si tengono nascoste le cimici durante il giorno.
Però le ultime uova periscono per lo più, ed i soli individui adulti, che abbisognano di undici settimane per essere perfettamente sviluppati, svernano e possono sopportare un freddo molto intenso. Quel che ha di più brutto questo insetto è l’insidioso succiare il sangue, che ritarda fino alla notte per disturbare i dormienti. Che, secondo quello che fu asserito, sia attratta dalle emanazioni del dormiente, fino a lasciarsi, all’uopo, precipitare dal tetto, non mi pare punto impossibile, giacchè una volta ne vidi una che scendendo appunto in quella pericolosa guisa s’annegò in una tazza fumante di caffè.
Malgrado la sua sete di sangue, può sopportare lunghi digiuni. Lennis chiuse ermeticamente in una scatola una femmina che, dopo sei mesi, trovò in vita non solo, ma circondata da uno stuolo di rampolli, che al par della madre erano trasparenti come vetro.
La grande loro fecondità e la facilità che hanno di essere trasportate ne fanno i più molesti degli insetti, specialmente nelle grandi città, ove l’ingombro delle case rende tanto difficile la loro totale distruzione.
Non mancano però i mezzi di distruzione, ma questi sono poco utili se non vi si aggiunge la cura di evitare i luoghi ove si trovano in gran numero, e quella di visitare assiduamente tutti quelli che sono sospetti.
Il semplice imbiancamento delle camere è affatto inefficace, ed ebbi campo di convincermene durante la mia vita di studente in Berlino.
Nella pulitissima bottega di un legatore da libri vidi una cimice, col dorso intonacato di bianco, che passeggiava allegramente. Un miscuglio di vetriolo romano colla calce è più potente; dopo che tutte le fessure sono state diligentemente raschiate, spalmate di bianco d’uovo e di polvere insetticida, di sapone o di soda, e poi riempite. Questo metodo, energicamente applicato, se non è contrastato da circostanze sfavorevolissime, può rendere sicuro ognuno in casa sua, ma non vale a proteggere il viaggiatore che la sua mala sorte condusse in un letto infestato da cimici. Per questo caso, secondo che mi fu riferito da varie parti, il tener un lume acceso può tener lontani i succiatori di sangue.
Non si sa d’onde siano venute le cimici dei letti. Manca ancora la prova che vengano dalle Indie orientali, come fu detto. Gli antichi Greci e Romani le conoscevano, come già fu detto; nel secolo XI si mostrarono dapprima in Strasburgo, e, d’altra parte, viene smentito l’asserto che fossero importate in Londra nel 1670 colle masserizie degli Ugonotti sfrattati, poichè già nel 1503 due gentildonne ritennero le loro punture per indizi di peste.
Oggigiorno la cimice si trova dappertutto come fedele compagna dell’uomo. Le cimici senz’ali, osservate sulle rondini e sui pipistrelli, che furono fino ad oggi credute cimici dei letti, cosa ch’io non poteva credere, sono diverse; d’altronde Eversmann ne distingue una specie della Russia di soli 3 millimetri di lunghezza, di un color giallo d’argilla, con un addome trasversalmente rugoso, che chiama Cimice cigliata (CIMEX CILIATUS).


Articolo da: La vita degli animali descrizione generale del regno animale …, Volumi 1-6
Di Alfred Edmund Brehm
Articolo digitalizzato in Google Libri.


La Cimice

… Tutto il mondo conosce il cimice; i zoologi però fissarono i seguenti caratteri per distinguerlo dai suoi vicini: corpo eccessivamente depresso, appena più lungo che largo, avendo una forma circolare. Antenne sericee, molto sottili. Tromba o succhiello breve, e piegato direttamente sotto al petto. Corsaletto assai breve e frastagliato al margine. Scudo triangolare, largo alla base. Elitri o ali superiori, appena visibili moncherini; ali vere o nulle o quasi nulle. Gambette di lunghezza mezzana, e terminanti in due robusti uncini, come puoi vedere nella figura. Addome ampio, circolare, depresso.
Nessuno parimenti ignora — quanto sia fetido e nauseabondo l’odore esalato dal cimice dei letti, se venga irritato o schiacciato, — quanto sia avido del nostro sangue, e — quanto difficilmente si giunga ad evitarne le punture. Questa specie importuna si moltiplica in maniera veramente prodigiosa, principalmente in mezzo alle immondezze, ed è capace di resistere a lunghissimi digiuni.
Annicchiato il cimice durante il giorno negli angoli, nelle fessure, nei fori dei muri e dei letti, e nelle pieghe delle cortine, non esce dal suo ripostiglio che nella notte per esercitare la sua funzione di vampiro.
Taluni approfittarono della cognizione di questa sua abitudine, disponendo intorno ai muri dei graticci di vinco, sui quali il cimice si rifugia, e donde lo si fa facilmente cadere bruscamente scuotendoli.
Altri pensarono potersi salvare dalle moleste sue punture, allontanando il letto dalle muraglie; ma l’insetto sa trovar modo di deludere le nostre speranze; perocchè s’ arrampica sui muri, cui facilmente sta attaccato mediante gli uncini di che vanno fornite, come sopra notammo, le sue zampete, indi cammina contro la soffitta, e giunto al disopra del letto si stacca per cadere sul letto stesso, Si può sorprendere in questa operazione, entrando improvvisamente di notte con un lume nelle stanze, ove altri dormano.
Appena però spunta il giorno, l’animaletto si ritira, aspettando il tramonto per ripetere le sue escursioni notturne.
Quando i piccoli cimici sbucciano dall’ ovicino sono di picciolezza straordinaria, per il che agevolmente sfuggono al nostro sguardo; in allora il loro colore è biancastro, ma dopo varii mutamenti di pelle diventa bruno o rossastro. I cimici prima di giungere allo stato d’insetto perfetto presentano una forma alquanto differente da quella che assumono più tardi; portano allora le antenne di grossezza eguale in tutta la loro lunghezza, il corsaletto quadrilatero e meno lungo che largo, e la testa offre una larghezza pari a quella del corsaletto. Si riconosce poi lo stato perfetto dei cimici dalla presenza dei moncherini, rudimenti delle ali superiori od elitri che appena arrivano a coprire il primo anello dell’ addome.
Le ova di questo insetto sono bianche, di forma appunto ovale, ed un po’ ricurve ad una delle loro estremità, ove hanno un piccolo coperchio attorniato da un rialzo. La madre perviene facilmente a sottrarle alle ricerche nostre collocandole nelle fissure, entro gli angoli delle pareti, e in altri giaccigli, ove la loro picciolezza le toglie alla nostra vista.
Anche da questa loro abitudine si trasse partito per distruggere questi insetti, al qual fine, si sporcano i muri e i letti con certi liquori che impediscono lo sviluppo delle uova, ma troppo numerose sono le osservazioni e troppo o incomode o difficili le maniere additate a salvarci da questi animaluzzi perchè possano trovar posto in questo foglio.
Come in altri insetti, si volle pure aver conosciuto in questi qualche proprietà specifica medicinale non ancora ben confermata, perchè valga la pena di occuparne i lettori. Queglino però che fossero curiosi di conoscere i moltiplici mezzi che si vollero atti a liberarci dal tormento dei cimici potranno leggere la storia degli insetti nocivi ed utili del dottore Burchoz, due vol. in-12, Parigi ann. VII.
Tra i mezzi proposti, quelli che adopraronsi con migliore esito sono l’essenza di Terebintina, onde si intonacano le muraglie, usando la diligenza di farla penetrare nelle fenditure, nelle cavità ed in tutte le parti meno accessibili alla luce.
Parimenti fa morire i cimici il mercurio sublimato corrosivo sciolto nello spirito di vino, ma è duopo guardarsi dall’ avvicinare questo liquido agli occhi, alla bocca, ed in generale a tutte le parti prive di epidermide; il mezzo secondo M. E. Blanchard il più infallibile, è quello di collocare nel mezzo della stanza uno scalda-vivande, sul quale si mette un vaso contenente dello zolfo che si fa alzare in vapori tenendo ermeticamente chiuse le aperture della stanza.
Spalancando nel giorno seguente le porte e fenestre si trovano, al dir di questo Autore, tutti i cimici privi di vita. Altri infine propone di tenere negli appartamenti dei fassetti di Piperite, o lepidio (lepidium ruderale). E vuolsi che i cimici sieno attirati da questa pianta, e muojano accostandovisi. Per avere maggiori particolarità in questo proposito si consulti il Temps del 12 Gennajo 1835.
È qui però dove ci piace narrare il modo semplicissimo con cui un nostro conoscente giunse a salvarsi dai cimici. Costui era studente all’ università, e quindi per nove decimi dell’ anno senza un centesimo in tasca. Giunto il mese di maggio s’accorse d’aver a pigione una stanza, che dietro le tapezzerie di carta formicolava di cimici. Suo primo pensiero fu di mutar d’abizione; ma per una parte non possedeva tanto da pagare due pigioni, e per l’altra non amava quistionare.
Allora staccò il letto dalle pareti, e lo pose nel bel mezzo della sua cella; prese quattro bacchette che legò agli angoli del letto, riunite in alto da altre quattro; quindi fece una sorta di baldacchino di carta incollandola alle bacchette poste orizzontalmente al dissopra del letto; infine per la larghezza d’ un palmo imbrattò la carta superiormente di vischio in tutto il contorno, cosichè i cimici eseguendo la loro solita manovra di arrampicarsi sul muro, correre sotto la soffitta, e lasciarsi cadere, venivano a cadere sul tetto di carta, d’onde volendo discendere rimanevano agglutinati al margine della medesima.
Credono alcuni autori che i cimici da letto non sieno indigeni d’Europa, ma portati a noi dall’ America, ed introdotti nel continente nostro per mezzo dell’ Inghilterra nel 1670; ma questo fatto non è ammissibile, attesochè antichi scrittori fanno menzione in più luoghi di questi insetti, Secondo l’opinione di Mouffet i primi cimici veduti in Europa lo furono in Inghilterra nell’ anno 1503, ove due Signore (se credete a Mouffet) spaventate al vedere le macchie lasciate sui loro corpi dalla puntura de’ cimici, si credettero affette da malattia contagiosa.
Egli è possibile infatti, che questi insetti non fossero conosciuti se non così tardi nella fredda ed isolata Inghilterra, ma non si può dire altrettanto del nostro Continente.

Articolo da: Cosmorama pittorico
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Mezzo per distruggere le Cimici

La comunicazione fatta dal signor Thenard all’accademia delle scienze, merita d’ essere conosciuta e propagata da tutti coloro che trovansi molestati da ospiti incomodi che interrompono troppo di sovente il sonno di persone dispostissime a riposare tranquillamente.
Codesti dannosi ospiti, volgarmente denominati Cimici, incomodavano il signor Thenard, come la maggior parte de’ mortali, perlocchè il brav’ uomo ideò uno stratagemma che gli riuscì meravigliosamente, e che noi c’affrettiamo di farlo conoscere ai nostri lettori.
Dopo aver adoperato tutti i preservativi finora conosciuti, e provatane l’inefficaccia, il signor Thenard ebbe l’idea d’esperimentare la distruzione di questi schifosi insetti col sapone e fattane una soluzione bollente e postala in un piatto sottomise all’ influenza di questa un buon numero di cimici. Il successo fu completo, in un istante tutti morirono come colpiti da un fulmine.
Ma il chimico non fu contento di ciò. – Egli voleva non solo distruggere le cimici viventi, ma ben anco quelli che sono per nascere, cioè a dire le uova. Preparò per questo una gran quantità di tal soluzione e ne fece lavare le pareti del suo appartamento, il legno del suo letto, ed i mobili vecchi, accuratamente massime nelle fessure. L’inimico non compari più. Raccomandiamo adunque ricetta altrettanto semplice quanto ingegnosa, e della quale è tanto facile l’esperimentarne l’applicazione.

“Il” Diavoletto: Giornale Triestino
a cura di Tito Dellaberrenga
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