La casa Paterna

La prima domenica di maggio

… Trovai la casa paterna tutta sossopra; e non mi parve più quella in cui vissi i miei primi anni. Mi ci voleva la bussola solo a riescire dal labirinto in cui mi ero messo. Scoperchiato il tetto, abbattute le muraglie, alzatene di nuove, sconvolto l’ordine delle scale, delle stanze, pressochè nulla del vecchio.
Bello sì ad altri sarebbe il vedere tutto nuovo, tutto più ampio ed elevato; ma confesso, che di grande sconforto mi fu il non poter più salire l’oscura scala, in capo a cui un’ affumicata immagine, alla quale m’appresero a dire un ave ogni sera quando andavo a letto bambino, il non poter percorrere il consueto corridojo, nè entrare la stanzuccia, ove un armadio nel muro conteneva tutte le vecchie carte della famiglia, le poche ricordanze che rimanevano di quella buona gente, che vivendo alla patriarcale tramandava di generazione in generazione la scuola dei franchi e schietti ed onesti costumi. — Fin jeri sembravami d’essere ancora giovane, od almeno di non accorgermi del tempo passato: bastò un minuto a farmi invecchiare d’un secolo.
Più novità trovavo e più vedevo fuggirmi l’avvenire, in cui la gioventù si specchia fidente e coraggiosa, più mi rituffavo nel passato. Pensai: Camminiamo, camminiamo sulla faccia della terra, e quando vorremmo fare un po’ di sosta e scambiare una parola con i compagni di viaggio, o li veggiamo dispersi tutti, od e’ sono dissimili da quel che erano, o noi non siamo più quelli; parliamo lingue diverse, che ignoriamo a vicenda; non c’ intendiamo più.
Come raggi divergenti partiti da un foco istesso non c’incontreremo mai. Gente nuova troveremo sulla via, gente benevola forse ed amica; ma dov’è quel pronto ed intenso consentire di chi pianse e rise assieme l’infanzia? Come aprire il cuore all’ effusione dell’ affetto, quando su ogni faccia è scritta la diffidenza, il disinganno, la sfiducia? Oh! Si ricomincia forse ogni giorno la vita? Potete ben dire in un momento d’estasi sublime, di preghiera al Creatore, in un impeto di carità: tutti gli uomini sono fratelli! Ma che vale, se vi persegue dovunque il gelo del sospetto, che vi fa vedere sulla fronte di ciascuno il marchio di Caino? Amiamo però, chè l’amore, per promessa d’Iddio, dovrà alla fine volgere in fuga l’odio vile. Ma questo trattò oscuro che la vita deve tuttora percorrere nell’avvenire, illuminiamo colla facella delle dolci ed affettuose memorie del passato!

Sconvolta del tutto la casa paterna; ma rinvenni intatto e crescente come valanga sulla china, l’amore della mia buona vecchierella, degli altri miei cari. Intatto l’antico focolare, attorno a cui raccolti le serate d’inverno, eravamo una sola e lieta famiglia cogli operaj, cogli ospiti nostri.
Oh! S’è d’uopo, che tutte le altre cose si mutino, se la generazione, novella, ignara del linguaggio, che parlano a noi quelle scure pareti, que’ muri sdrusciti, delle iliadi intere che ci figuravamo e leggevamo, un dì di malattia, sulle linee diverse delle rozze tavole che facevano cielo alla stanza; se vorrà anzi tutto ampiezza, commodità, cose nuove, serbatemi almeno i lari paterni! (*) Non toccate una pietra sola di quel santuario della famiglia! Temetelo come una irriverenza ai buoni che vi precedettero, come un sacrilegio. Rispettate questo altare, ove si venera ed esercita la religione dei costumi!
Quando, lontano da voi, chiudo talvolta gli occhi materiali, per aprire quelli della mente e del cuore, per comprendere nel meditato affetto quanto ebbi ed ho ed avrò forse di più caro al mondo, non so figurarmi altrimenti unito con tutti voi, che attorno all’ affumicato focolare, ove veggo assisi e sorridenti di nuova vita i cari estinti, e la buona madre, e voi, sorelle, fratelli, e questi freschi germogli cui l’affetto vostro cresce come rugiada benefica, come raggio di sole.
Serbate religiosamente l’avito focolare, astenete la scure da ogni vecchio albero; chè siamo in tempi, in cui crede di poter creare l’avvenire chiunque porta un colpo a quanto ci rimane di buono e di venerabile nel passato. E se un dì una strada di ferro, con inflessibile prepotenza distruggendo campi e case, vorrà passare per di là, tutto sacrificatele, perchè si pieghi un passo. Sarà irremovibile nel suo disegno? E voi cedete, non già imprecando, come gli stolti, come i vili, alle utili novità del secolo, ma procurando con ogni cura di trasportare altrove e conservare la sacra reliquia.
I nepoti vi benediranno; vedranno in essa un anello di quella misteriosa catena di affetti, di pensieri, di opere, che l’umanità intera congiunge ed i cui due estremi capi sono in mano di Dio.



Stanco dal viaggio m’addormentai finalmente; ma non fu un sonno ristoratore, fu una di quelle confuse fantasmagorie, che in un’ora ci figurano dieci vite d’uomo. Bene pensarono quelli che ne’ sogni sapevano leggere tante rivelazioni. Mai come nel sogno è attivo e fecondo ed agile il pensiero.
Come l’antiquario che cerca in ogni dove i rottami del passato, amorosamente li raccoglie e si studia di ricostruire l’opera de’ secoli scorsi, nel mio sogno la memoria raccolse tutte le rimembranze dell’infanzia e ricostruì quell’ età divina, in cui soltanto l’ uomo è quel che è, perchè non apprese peranco a mentire, nè parlando, nè tacendo, nè operando.
Fa spavento al solo pensare alle trasformazioni per cui passa l’uomo quando cresce in età. Quanto più puro di lui il verme della terra! Esso serpe prima, ma poi vola: l’uomo invece crescendo sfigura ogni di qualche tratto dell’ immagine di Dio, finchè si fa somigliante alle bestie! Orrendo a dirsi: eppur vero! Oh! quanto sublime è il verbo, che ci comanda di farci simili ai fanciulli! …

A te potrei narrare quali e quante gioje provai ricostruendo la mia infanzia: ti vedrei forse sorridere, ma non deridere. Ma sciupare per altri questo tesoro del cuore non amo; chè in tal caso il riso desterebbe la collera. Sai, che le società moderne vorrebbero, a guisa dei principi del medio evo, i loro buffoni contraffatti, che con brutti visacci facessero sghignazzare.
Godono delle ridicole battaglie letterarie, più che non facessero i Romani, delle dilacerate membra degli schiavi, e non facciano ora gli Spagnuoli dei cavalli sbudellati dai tori, gl’Inglesi del sangue sputato dal pugillatore. Ma i buffoni letterarj se li trovino a loro posta: la razza degli sciocchi è ben lontana dallo spegnersi. Sono come i polipi; sminuzzandoli si moltiplicano…

Fui destato da un suono di campane, che mi parve sì dolce, come un’armonia delle più squisite. Nell’ aria serena del mattino era uno scontrarsi di lieti suoni, di possenti profumi, di vivida luce, che l’anima inebbriava. Poi voci sparse di gente che accorre, poi muggiti di buoi, belati d’agnelle, e briosi nitriti di cavalli, e grida delle varie specie di volatili domestici.
Ed alla fine in mezzo a questa magnifica sinfonia della natura, udivo alzarsi preghiere soavi, che mi commovevano il cuore. M’ affacciai alla finestra rammentandomi, che all’alba della prima domenica di maggio un pio costume vuole si faccia la benedizione degli animali, questi amici del buon villico, senza cui penerebbe assai più a ritrarre dalla terra il sudato suo pane, e gli ozj ed i divertimenti de’ cittadini.
Sulle porte delle case stavano raccolte le mandrie: i pastorelli, i vecchj contadini a capo scoperto e riverenti le custodivano. La croce portata da un leggiadro garzoncello apriva una processione orante e benedicente.
La religione compieva uno dei più belli suoi riti, quello di consecrare il lavoro. Per me tutte le più ricche magnificenze del culto, erano in quel punto poca cosa, a confronto della solenne benedizione degli animali. Scorgevo in quella cerimonia e nell’aspetto compunto de’buoni villani, pur si lieti e confidenti in mezzo alle fatiche, alle sofferenze, la vera espressione della preghiera, quale l’evangelo ce l’insegnò.
Pregavano per il pane quotidiano. Veglianti ed operanti, come vuole il precetto, niente di più chiedevano alla Provvidenza, che dà all’agnello la lana secondo il freddo. In verità, pensai, è un bel giorno, una lieta festa, il di in cui si raccoglie. Allegria fa lo spiccare dal bosco i bozzoli dorati che il baco filò per noi; il ripulire sull’ aja il grano sonante; il raccogliere dal tino nella botte il mosto spumoso. Ma più sacro e non meno bello è il giorno in cui si semina. La gioja di chi raccoglie è più viva forse per il momento, ma più fugace e spensierata: quella di chi semina è come di chi prevede e provvede all’ avvenire, di chi confida nella natura ed in Dio e nelle buone opere sue, di chi sa quali effetti deggiono risultare da tali cause: l’una gioja è più materiale e momentanea, l’altra più meditata e profonda.
La prima la conosce anche l’uomo selvaggio il quale coglie i frutti che spontanea gli dà la terra, anche il selvaggio sedicente incivilito che vive delle non sue fatiche: la seconda appartiene soltanto all’ uomo incivilito daddovero, a quello che lavora e semina per sè, per i figli suoi, per i figli de’ suoi figli, per tutti.
L’uomo che affida alla terra smossa dalle sue mani il seme delle piante sente e conosce la misteriosa trinità del tempo, il passato, il presente, l’avvenire; egli crede, spera ed opera; e senza queste tre virtù si può essere animali, ma non uomini. — Ed è, perchè uomini interi non siamo, che ci crediamo lecito generalmente di trattare esseri simili a noi, come se fossero da meno degli animali i più vili. . . . O superbi riformatori della società, andate dall’agricoltore, che tratta gli animali suoi come si deve i compagni nel lavoro, come amici, andate da lui ad apprendere il modo con cui vi conviene trattare gli uomini, i vostri fratelli . . .

P. V.

[*] Laris in friulano dicesi tuttora il luogo ove la famiglia raccogliesi intorno al fuoco.

Trieste li 9 Luglio 1844.

Tratto da: La Favilla Giornale Triestino
Compilato da G. C. Orlandini, Volume 9


VALUSSI PACIFICO
Pacifico Valussi (Talmassons, Udine 1813-1893) È stato un gjornalista friulano. Diresse il giornale La Perseveranza dalla fondazione (1859) fino al 1866. Frequentò a Udine presso un Istituto ecclesiastico gli studi ginnasiali e liceali. A Padova prese la laurea in matematica. A Trieste fu condirettore del giornale La Favilla.