I due ciechi e il re di Francia

NOVELLA LXV.

Qui conta di due ciechi, che contendeano insieme.
Nel tempo, che ‘l Re di Francia avea una grande guerra col Conte di Fiandra, dove ebbe tra loro due grandi battaglie di campo, là ove moriron molti buoni Cavalieri, ed al tra gente dall’una parte, e dall’altra ma le più volte il Re n’ebbe il peggiore.
In questo tempo due ciechi stavano in su la strada ad accattare limosina per loro vita presso alla Città di Parigi. E tra questi due ciechi era venuta grande contenzione, che in tutto il giorno non faceano altro, che ragionare del Re di Francia, e del Conte di Fiandra, l’uno dicea all’ altro, che di’? Io dico, che il Re sia vincitore, e l’altro rispondea, anzi sia il Conte, ed appresso dicea: SARA CHE DIO VORRA, ed altro non rispondea e questi tutto il die il friggea pure, come il Re sarebbe vincitore.
Uno Cavaliere del Re passando per quella strada con sua compagnia, ristette a udire la contenzione di questi due ciechi, ed udito, tornoe alla corte, ed in grande sollazzo il contoe al Re, siccome questi due ciechi contendeano tutto il giorno di lui, e del Conte.
Il Re incominciò a ridere, ed incontanente ebbe uno della sua famiglia, e mandò a sapere della contenzione di questi due ciechi; e che ponessesi cura, che riconoscesse bene l’uno dall’ altro, e che elli intendesse bene quello che elli diceano. Il Donzello andò, ed invenne ogni cosa, e tornò, e raccontò al Re la sua ambasciata.
Allora il Re, udito questo, mandò per lo suo siniscalco, e comandolli, che facesse fare due grandi pani molto bianchi, e nell’ uno non mettesse niente, e nell’ altro mettesse, quando fosse crudo dieci tornesi d’oro, così ispartiti per lo pane. E quando fossero cotti, ed il Donzello li portasse alli due ciechi e desseli loro per amore di Dio: ma quello, dov’ era la moneta, desse a colui che dicea, che il Re vincerebbe, l’altro ove non era, desse a quegli, che dicea: SARA, CHE DIO VORRA.
Il Donzello fece, come il Re li comandoe. Or venne la sera li ciechi si tornarono a casa; e quelli, che avea avuto il pane, dove non era la moneta, disse con la femmina sua: Donna, da che Dio ci ha fatto bene, sì il ci togliamo, e così si mangiarono il pane, e parve loro molto buono, L’altro cieco, ch’ avea avuto l’altro, disse ła sera con la femmina sua: Donna, serbiamo questo pane, e nol manichiamo, anzi il vendiamo domattina, ed averenne parecchi damari e possianci mangiare dell’ altro, che abbiamo accattato. La mattina si levaro, e ciascheduno ne venne al luogo, dove era usato di stare ad accattare.
Giunti amendue li ciechi alla strada, ed il cieco, che avea mangiato il suo pane, avea detto con la femmina sua: donna, or questo nostro compagno, che accatta, come noi, con cui io contendo tutto il giorno, non ebbe egli un pane dal famigliare del Re altresì come noi? ed ella disse: sì ebbe. Or che non vai tu alla femmina sua, e sappi se non l’hanno mangiato, e comperalo da loro, e nol lasciare per danari, che quello, che noi avemmo, mi parve molto buono; ed ella disse: or non credi tu, ch’elli il s’abbino sì saputo mangiare come noi? Ed elli rispose, e disse: forse che no, anzi per avventura il s’averanno serbato per averne parecchi danari, e non l’averanno ardito a manicare come noi, ch’era così grande, e così bello, e bianco. La femmina vedendo la volontà dell’ uomo suo, andonne all’ altra, e domandò s’avea mangiato il pane, ch’aveano avuto jeri dal famigliare del Re, e se l’aveano, elli il voleano vendere.
Ella disse: ben l’avemo; io saprò, sel mio compagno il vuole vendere, siccome elli disse jersera. Domandato che l’ebbe, disse, che ‘l vendesse e nol desse per meno di quattro Parigini piccioli, che bene il vale. Or venne quella, ed ebbe comperato il pane, e tornò al suo uomo con esso, che quando il seppe, disse: bene stae, sì averemo sta sera la buona cena, sicome l’avemmo jersera. Or venne, e passò il giorno, tornarsi a casa, e questi, ch’avea comperato il pane, disse: Donna, ceniamo. E quando ella cominciò ad affettare il pane col coltello, alla prima fetta cadde in sul desco un tornese d’oro, e viene affettando, e ad ogni fetta ne cadea uno. II cieco, udendo ciò, domandò, che era quello, ch’egli udia sonare, ed ella gli disse il fatto. E quelli le disse: or pure affetta, mentre chè ti dice buono. Or come ebbe tutto affettato, e a fetta a fetta cercato e che vi trovò entro i dieci tornesi dell’ oro, che il Re v’avea fatto mettere: allora dice che fu il più allegro uomo del mondo, e disse: Donna, ancora dico io la verità, che SARA QUELLO, CHE DIO VORRA, nè altro puote essere che vedi, che questo nostro amico tutto il giorno contende meco, e dice pure, come il Re sarà vincitore, ed io li dico, che SARA, CHE DIO VORRA. Questo pane con questi fiorini dovea essere nostro, e tutti quelli del mondo nol ci poteano torre, e ciò fue, come Dio volle. Or li riposero, e la mattina si leyaro per andare a raccontare la novella al compagnone.
Ed il Re vi mandò la mattina per tempo per sapere, chi avea avuto il pane, dov’era issuta la moneta, imperocchè l’ altro giorno dinanzi non aveano di ciò ragionato, imperciocchè non l’aveano ancor mangiato nè l’uno, nè l’altro. Or istava questo famigliare del Re nascosto da un lato, acciocchè le femmine de’ ciechi nol vedessera.
Giunsero amendue li ciechi là, ove erano usi di stare il giorno; e quelli, ch’avea comperato il pane, cominciò a dire con l’altro, e chiamarlo per nome. Ancora dico io, che SARA, CHE DIO VORRA. Io comperai jeri uno pane, che mi costò quattro Parigini piccioli, e trovàvi dentro dieci buoni tornesi d’oro, e così ebbi la buona cena, ed averò il buono anno.
Udito questo il compagnone, ch avea avuto egli prima quello pane, e nol seppe partire, e vollene anzi quattro Parigini piccioli tornesi, tennesi morto, e disse che non volea più contendere con lui, che ciò che dicea, era la verità, che SARA CHE IDDIO VORRA.
Udito questo il famigliare del Re, incontanente tornò alla corte, e racconto al suo Signore la sua ambasciata, siccome li due ciechi aveano ragionato insieme. Allora il Signore mandò per loro, e fecesi dire tutto il fatto a que’ due ciechi e come aveano avuto ciascuno il suo pane dal suo famigliare, e come l’uno avea venduto all’ altro compagno, e la contenzione, faceano in prima tra amendue tutto il giorno, e come quelli, che dicea, che il Re sarebbe vincitore, non ebbe poi la moneta, anzi l’ebbe quello, che dicea SARA, CHE IDDIO VORRA. Ed udito il Re questo fatto da due ciechi, ne tnpne grande sollazzo co’ suoi Baroni, e Cavalieri, e dicea: veramente quello cieco dice la verità, e SARA, CHE IDDIO VORRA, e tutta la gente del mondo nol potrebbe rimuovere neente.

Libro di novelle e di bel parlar gentile…
dai tipi Davide e Picco
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Incipit del libro

AGL’INGEGNI ITALIANI

GIO. BATTISTA GHIO

SONO entrato più volte in pensiero di dare un’edizione di tutti gli Scrittori, della cui autorità si sono valuti gli Accademici della Crusca nel compilar il Vocabolario, che loro fa tanto onore. Secondo il fine che io mi era proposto, cioè di render comuni que’puri fonti…