Guida del Viaggiatore in Lombardia

Compilata dal cav. PUFF

Coll’ aiuto dei principali Vetturali Lombardi

Avvicinandosi l’epoca in cui, insieme colle mosche; colle pulci e coi tafani, arrivano gli inglesi, i francesi ed i chinesi a visitare la Lombardia, il sottoscritto ha creduto bene di stendere una piccola rivista di quanto v’ha di rimarchevole in questa bella parte d’Italia, e di offrirla (la rivista e non l’Italia) gratis ai viaggiatori d’oltralpe, a patto che se sono francesi non rompano le scattole col loro chez-nous, se sono inglesi non s’intaschino i mattoni delle basiliche, dei palazzi, delle torri, e se sono chinesi si taglino le unghie.
A questi patti comincio.

MILANO. – Capitale della Lombardia, posta alla salita del monte Tabor (osteria a Porta Romana). Si mangia la busecca ed il risotto. Ammirare il Duomo ed i baffi della tabaccaja in contrada S. Raffaele. Fare un giro per Porta Ticinese e tenersi le mani in saccoccia. Chiaccherare poco nei caffè. Salire sull’Arco della Pace e non gettarsi abbasso. Osservare le cariatidi di monsieur Ilagy. Dopo pranzo non leggere giornali politici. Bere il vino bianco all’osteria del Cappello. Conoscere le oche. Ammirare (col pensiero) il cimitero, il macello pubblico, e la piazza del Duomo. Esaminare i nasi dei cittadini.

PAVIA. – Città delle cento torri. Visitare el pont ad Sei, l’arca ad sant Agostei , e el luogo topico ad fra Cappussei. Vedere (e non ridere) i professori dell’Università colla toga. Andare in barcé sul Ticino. All osteria di S. Lanfranco, fuori di Porta Borgrà, si beve il sangue di Giuda a quattro soldi al bicchiere. Far ballare il nano che suona il mandolino sul ponte. Mangiare i ramolacci e fare degli studii patologici sulla bolletta-cronica, malattia degli studenti.

Como. – Patria di Volta e delle cipolle. All’osteria del Turco si radunano le prime bocche della città… Como è rinomata pel suo pane e pe’ suoi missoltini (agoncini). Vedere la rana scolpita sul Duomo pel semplice motivo che tutti vanno a vederla. Visitare la piazza Lasca, celebre per una lotta civile fatta coi sepad, seped, baseton per un poco de rosci de pascia, e de setuà (1). Fare una visita ai villeggianti sulle rive del lago, e se è possibile farsi invitare a pranzo.

MANTOVA. – Patria di Virgilio e deila febbre. Conoscere lo zoppo Sis, celebre per le sue stramberie. Visitare l’ergastolo e scappar via subito. Mangiare gli agnolini all’osteria dei Trent’ossi, ed il salame d’oca cui portano una particolare affezione i figliuoli di Giuda. L’intercalare del luogo è lo stramaledissa! quindi non farsi nessuna meraviglia nel sentirlo ripetere una dozzina di volte ricevendo i più sinceri augurii. I mantovani sono celebri parlatori. Sopportare con cristiana rassegnazione il continuo frastuono delle campane.

BERGAMO. – Patria di Colleoni e dei gozzi. Appena arrivati mangiare la polenta cogli uccelli. Visitare la torre del Gòmbel, celebre per non avere nessuna celebrità. Assistere in qualsiasi osteria ad una partita alla mora e non diventar sordi. I bergamaschi sono molto dediti alla musica ed al canto, e chiamano il tenore Rubini, loro compatriota, el Napoliou del canto.

BRESCIA. – Terra di uomini valorosi e del mistrà. Non fare le meraviglie nel trovare a Brescia, città di provincia, un bellissimo cimitero, una bella piazza del Duomo, settantadue fontane pubbliche, ed a Milano, città capitale, i soli progetti. Non partire senza aver mangiato el bussolà, el pà di mort, le sopresse e bevuto el vi sant. Visitare le brescianelle, i roccoli e le ameneville dei ronchi. Tirar dritto coi bresciani perchè appostàno pugni da 30 libbre grosse cadauno.

CREMONA. – Patria dei Bembo e della mostarda. Le tre rarità di Cremona sono: torron, torruzz e te… (seni, la rima non c’è, ma i seni ci sono). Il torrone gode fama d’esser il più squisito che si fabbrica in Lombardia, il torrazzo si ritiene la più alta torre d’Italia, essendo di 500 piedi d’altezza, in quanto alla terza rarità, il giudizio varia secondo i gusti. I cremonesi parlano poco e picchiano molto.

LODI E CREMA. – Patria la prima del capitano Fanfulla e del formaggio, la seconda di Sanseverino e del lino. Si vuole che i fondatori di Lodi fossero i Boi; ora però rimangono solo le vacche che danno un latte la di cui crema è squisitissima. Si consigliano le signore viaggiatrici a portarsi nell’abitazione del fisico Gorini in Lodi, che farà loro imparare la maniera di conservare la carne fresca. Recarsi sul ponte d’Adda e nella chiesa dell’Immacolata a prendere il fresco. Visitare i fittabili della provincia e le loro cantine.

E qui la Guida pei forastieri è finita.

Siccome però anche molti viaggiatori della Bassa Italia e dell’Italia centrale si recano nella Lombardia per visitarla, cosi se vi fosse fra loro qualche amante del vino, gli darò l’avviso che mi dava sempre il mio maestro di geografia, concepito (l’avviso non il maestro) in questi termini.
«Il viaggiatore italiano cui piace il vino non dovrà oltrepassare i confini lombardi, altrimenti si troverà nella dura posizione di non poterne più bere. Diffatto a Firenze si beve il vino, a Milano el vin, a Brescia el vi, a Bergamo l’ì, andate avanti ancora e non troverete più vino.»

Il mio maestro di geografia non era un tanghero e nemmen io.

(1) Nota: l’esse nella lingua tosco-comasca si pronunzia esssce.

Puff.


Da: Pasquino giornale umoristico, non politico, con caricature – 1858
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Casimiro Teja, noto anche con il nome d’arte “Puff” (Torino, 1830 – 1897), è stato un illustratore italiano.