Don Armando Trevisiol
Il Credo non è certamente quello spiedino di diverse verità infilzate velocemente quasi senza soppesare la bontà degli ingredienti, ma l’approdo di una ricerca libera ed onesta, frutto di buona volontà e di pazienza. Metti assieme pian piano le verità su cui ti giochi la vita.
È normale che ognuno si senta più al sicuro quando cammina su una terra che conosce bene perché tante volte l’ha percorsa, ed è altrettanto vero che uno finisce per affezionarsi alle idee, ai comportamenti e alle verità che ha conosciuto fin da bambino, perché in quelle idee ritrova un po’ del suo passato e del proprio patrimonio ideale.
La mia educazione religiosa è nata con il catechismo di S. Pio X, il papa della nostra terra; la mia teologia si rifà a quel testo; la mia lettura della vita è sempre filtrata da quelle botte e risposte cosi incise, perentorie, tranquille. Le critiche a quel testo le conosco fin troppo bene e conosco anche i testi che hanno sostituito quel vecchio catechismo.
Eppure vi confesso che mai mi hanno convinto più di tanto, e meno che meno mi hanno convinto i catechismi fatti di fumetti e di affermazioni vaghe e fumose. Ogni volta che mi si pone un quesito, immediatamente riemerge dalla mia memoria una risposta lucida, precisa che inquadra il problema e ne mette a fuoco la verità.
Non so se domani avverrà la stessa cosa ai nostri ragazzi, oppure cominceranno a balbettare: “lo penso… io credo…”. La fede cristiana non è una scatola di legno con cui si possano ottenere figure e verità una diversa dall’altra, così da accontentare i gusti e le esigenze di ciascuno o le mode di pensiero, ma un patrimonio di verità chiare e definite.
Per questo vado insistendo almeno da vent’anni che le formule principali della fede si debbano imparare così come la Bibbia e la tradizione ce le hanno tramandate e che altrettanto si debba fare con le preghiere fondamentali, per evitare che ognuno abbia una babele di opinioni fragili ed insicure. Purtroppo da qualche tempo i ragazzi sanno a malapena il segno di Croce, ma guai a spingersi un po’ più in là perché i confini tra fede cristiana e tutto il resto sono pressoché inesistenti.
Mi ha spinto a buttar giù queste considerazioni la sensazione deludente offertami da un ragazzo di III° media che non solo non conosceva il Credo ma non ne conosceva nemmeno l’esistenza; figurarsi se conosceva le principali verità rivelate da Dio e compendiate nel Credo! “E nel Credo vi sono le verità della fede alle quali credere fermamente perché insegnate da Dio, che né s’inganna né ci può ingannare”.
Altro che opinioni personali, congetture o ipotesi di teologi! Poi la catechesi continua dicendoci che il Credo è la professione della nostra fede in un Dio unico e vero e nell’incarnazione e morte di nostro Signore Gesù Cristo.
A fare da riscontro a queste affermazioni, che precisano lo spazio e il contenuto della fede, c’è l’antica formula: “II Credo”, una formula levigata da secoli di ricerca, di contemplazione, di preghiere e di amore sincero. Credo che sia assolutamente necessario conoscere a memoria questa professione di fede perché è indispensabile per conoscere Dio e la Chiesa e penso che sia fecondo esprimere nella preghiera quotidiana la nostra fede con queste parole scarne ed essenziali.
Manifestiamo anche il nostro amore a Dio con delle espressioni che ci aiutano ad inquadrare nel disegno della salvezza le azioni, i pensieri, gli affanni e le gioie di ogni giorno.
Ben vengano aggiornamenti, approfondimenti, sviluppi e ricerche, ma non dimentichiamo che due più due fa quattro, anche quando i treni correranno a mille all’ora e la gente farà la passeggiata pomeridiana sui viali di Marte o di Saturno.
PICCOLO CATECHISMO PER I CRISTIANI NON PRATICANTI DELLA MIA PARROCCHIA
Stampato in proprio dalla Parrocchia dei SS. Gervasio e Protasio di Carpenedo – Mestre – 1997 – Don Armando Trevisiol
Articolo precedentemente uscito su L’Avocetta e qui pubblicato di nuovo per gentile concessione.