Summa delle leggende dei vari paesi della Sardegna.
Nate probabilmente con l’animismo ai tempi del neolitico per dare un senso alle morti dei neonati nei tempi arcaici, sopravvivendo ai tempi e anzi arricchendosi con le culture feniceo-puniche, romane e bizantine, aragonesi e spagnole, riuscirono a perdurare durante le inquisizioni della Chiesa medioevale (mai oppressive); sono in questi nostri tempi probabilmente scomparse, (o solo nascoste?). Ci rimangono solo i racconti, ma era anche un culto? Di queste streghe succhiasangue Sarde.
Ancora oggi chiedendo informazioni sulle sas Sùrbiles potrebbero risponderti: no la numenes ca est cosa mala. *1*
Si narra che poteva diventare sùrbile solo la settima figlia di una famiglia con solo femmine, ma in certi paesi si narra che anche il settimo nato di sette figli maschi poteva diventare sùrbile o cogus. *2*
Lo erano pure quelli nati a mezzanotte della vigilia di Natale, un’ulteriore possibilità era quello di stringere un patto con il diavolo ed eseguire il rito d’iniziazione.
Si dice che fossero mezzi uomini e mezze bestie per via di una coda piccola (tipico anche nelle Cogas) che pare possedessero, o talvolta di una folta peluria a forma di croce sulla schiena, altri affermarono che di giorno le sùrbiles apparivano come donne dall’apparenze vecchie, abbruttite, scarmigliate, con unghie troppo lunghe e il corpo ricoperto di peli evidenti, nella vita quotidiana erano inconsapevoli dello spirito malevolo che le possedeva e non sempre malevoli prima della trasformazione; potevano essere delle parenti: nonne o suocere o delle comari, oppure spiriti di madri morte per parto (panas) o le stesse levadores (levatrici). *5*
La sùrbile è perciò un’anima maledetta, uno spirito maligno che al calare delle tenebre lascia il corpo per trasformarsi in un insetto o anche in una folata di vento, nell’intento di perlustrare i paesi e per cercare di entrare nelle case dove ci fossero i neonati non ancora battezzati e non accuditi.
Si preparavano cospargendosi il corpo con un unguento di “orrosa ‘e cogas”, letteralmente ‘rosa delle streghe’ che sarebbe un composto di peonia sarda, bacche di ginepro, giusquiamo, mandragora e probabilmente con altri componenti rimasti segreti tra cui l’amanita muscaria, potendosi così trasformare in ciò che volevano per meglio entrare nella camera del bimbo attraverso il buco della serratura, le fessure o i fori delle porte o degli usci, i vetri rotti delle finestre e il camino se spento! Consapevoli di queste capacità le mamme tappavano i buchi con la cera vergine o con la ruta, ci si poteva difendere lasciando accanto alla porta un pettine, così la sùrbile era costretta a contare i denti e dato che sapeva contare solo fino a sette, (o a tre) ella si confondeva e doveva contare e ricontare di nuovo fino a che sorgeva il sole, al che doveva ritornare a casa se non voleva perire.
La sùrbile non ricordava nulla al risveglio.
Se nasceva la settima figlia, bisognava prendere tutte le massime precauzioni, mettere assolutamente sotto il letto o la culla il treppiede e non far avvicinare nessun animale non conosciuto. Le sùrbiles non l’avrebbero dissanguata, anzi l’avrebbero iniziata con le loro facoltà. Era in pericolo fino a quando non veniva battezzata.
Si capisce meglio se si legge “La settima figlia”
Un’antica leggenda Sarda del XVIII secolo, voleva che la settima figlia di sette figlie femmine, sviluppasse delle doti magiche. Tutto dipendeva però dall’ambiente familiare e da alcune pratiche d’iniziazione… continua sul sito: https://www.pensieriparole.it/racconti/narrativo/racconto-160784-1
Dato che diventa sùrbile solo da mezzanotte fino alle tre, ella doveva viaggiare rapidamente, a tal scopo adopera formule magiche.
Folla a suba de folla, tres oras andai e tres oras a torrai
(Foglia su foglia, tre ore per andare e tre ore per tornare)
Che sarebbe poi un’ora per andare, un’ora per ritornare e la rimanente ora per agire. Ecco un’altra formula per mutare forma e viaggiare:
A pili in esse,
a pili in fache,
in domo de comare,
mi che agatte
Con i capelli in senso contrario,
con i capelli in faccia,
che io possa ritrovarmi,
in casa della comare.
Metodi di difesa:
Lasciare al suolo davanti al letto o davanti alla porta dei chicchi di grano o d’orzo in un numero superiore a sette, i pettini, oppure con una falce dentata, una ruota dentata, o le scope capovolte, treppiedi capovolti con sopra due spiedini messi in croce sotto il letto o la culla, gli abiti del neonato o quelli del capofamiglia o il berretto rovesciati, un paio di scarpe con un fazzoletto rosso ai piedi del letto, un rosario, mettere il bimbo in cesto dove si separava la farina dalla crusca.
Anche certe erbe dal forte odore aromatico e di colore verde potevano allontanarle: mazzetti di foglie d’issopo e d’arancio, prezzemolo, menta. Se ci si levava i vestiti e c’era nei dintorni una surbile, lei diventava subito visibile. Stessa cosa con il sale, o il solo pronunciarne la parola.
Venivano adoperati amuleti costruiti in filigrana d’oro e d’argento con pietre incastonate regalati: i Kokkos noti anche come sa sabegia o pinnadellu, oggi sono donati nell’occasione del battesimo, contro il malocchio. Retaggio di un magico antico passato, sono i bracciali verdi nella forma come semplici nastri da legare al polso del neonato o sulla culla, ma meglio a contatto con la pelle oppure come “Su Coccu” che assorbono gli influssi negativi dato che portano una pietra di ossidiana o di onice, ma si adopera anche il corallo o il turchese, nel passato anche altre pietre dure, oppure si inscrivono formule magiche, nella finitura bisogna adoperare i Brebus.
I Brebus si recitavano (recitano) in varie occasioni *3*
Uno dei Brebus.
“Surbile Surbile, su sambene meu lassa, deretu che passa,
deretu c’as a passare, in abba de sette mares,
in pilu de sette gurpes, una preda t’ingurtes,
in ue bind’at meda, t’ingurtet una preda,
in ue bind’at paga, colada non bi facas”.
“Surbile Surbile, il mio sangue lascia, passa dritto,
perché dritto passerai, nell’acqua di sette mari,
nel pelo di sette bestie, una preda ti inghiottisci,
dove ce ne sono molte, ti inghiottisci una preda,
dove ce ne sono poche, non passarci”
I Pungas *4* invece sono dei contenitori confezionati con panno o broccato, sono portati addosso a mo’ di collana sotto i vestiti, meglio se non visti, quelli ordinari sono normalmente contro il malocchio, ma si può chiedere di costruirli per proteggersi da specifiche avversità, bisogna pagarli con un obolo e non li si può aprire pena la perdita della loro efficacia, vietati dalla chiesa; si pensi che sia l’accabbadora che i preti li cercavano nel letto e fra le vesti del moribondo per poter loro facilitare il trapasso, perchè si pensava che il pungas instaurava con la persona che li indossava un così forte legame che proteggeva dalla morte.
Una volta entrata in camera la sùrbile doveva trasformarsi di nuovo per poter succhiare il sangue, di solito prendeva la forma di un gatto (nero) e prendevano il sangue dalle fontanelle della testa o dalle orecchie, le sùrbiles trattenevano il sangue in bocca per deporlo quando tornavano a casa nella cenere del focolare per fare con esso una focaccia.
Probabilmente era raro il caso che uccidesse il neonato in una sola volta a meno che non lo soffocasse, doveva ritornare più volte se lo dissanguava, i genitori insospettiti dalla debolezza e dal pallore del figlio ponevano in atto difese cruenti, sapendo che le sùrbiles generalmente si trasformavano in animali, solevano ferire o amputare l’animale non conosciuto che malauguratamente si trovava (letteralmente chi avesse tentato di aggredire il neonato) nella camera dei bimbi per poi vedere alla luce del giorno seguente se qualche abitante portava le stesse ferite nel corpo.
E la sera per mettersi al sicuro si poteva recitare questa invocazione a San Sisinnio, il santo che liberò il paese di Villacidro dalle streghe (cogas). Si poteva mettere anche un suo ritratto ad ogni porta della casa.
Santu Sinni, sinai: sola sola a mi crocai,
sola sola a mi dromiri,
nixiunusu a timiri,
ne coga ne minnai,
Santu Sinni, sinai.
Nota: le fonti sono discordi e a volte le caratteristiche che distinguono le sùrbiles in certi racconti sono attribuite alle Cogas o alle Panas e viceversa.
Come diventare una Cogas o Cogus.
Bisogna un venerdì notte recarsi in un cimitero aprire una tomba di un morto seppellito recentemente e asportargli il grasso, poi si deve mescolarlo con il sangue di una vergine e con olio santo. Si ottiene così un unguento con il quale ci si deve ungere le ascelle e le piante dei piedi, invocando l’aiuto del demonio. Ciò fatto al calare delle tenebre avverrà la trasformazione in Cogas.
Si potevano trasformare in qualsiasi animale.
Dai racconti pare che prendessero di mira anche gli adulti perciò tutti avevano paura e la sera ci si tappava in casa chiudendo tutte le fessure e i fori, ci si metteva a pregare anche con le antiche formule di scongiuro.
Le Cogas potevano lasciare dei segni sui corpi delle loro vittime, rimane in uso anche oggi dire, se hai sul corpo dei lividi senza aver preso colpi, che è stato il morso della strega. Nei peggiori momenti si invocava allora San Sisinnio il santo che era di una forza pari e contraria a quella delle streghe. Nacque in un antico borgo di Villacidro e visse dal 123 al 185 d.c. *6*
Bruja o bruscia: si trovano tracce ad Alghero e nel Campidano, confusa con la coga, ma al contrario di ella e si distingue per la sua bellezza, diventa pure moglie e madre ma conserva il suo istinto notturno impregnato di magia.
Stria: racconti pervengono dal nord della Sardegna, creato probabilmente dalle credenze romane, pare quella più vicina alle pratiche demoniache, si dice che possa anche trasformarsi in oggetti inanimati.
Panas: donne morte durante il parto, potevi trovarle di notte presso i ruscelli, se pur obbligate a lavare la camicia insanguinata con un osso di un morto e a cantar ninne nanne, da mezzanotte alle tre, per un tempo variabile da due a sette anni, erano attirate nelle case dove c’era un parto e rimanevano nell’abitazione provocando fastidi alla famiglia, ed era molto difficile scacciarle.
Si ritenevano impure le donne che morivano di parto e perciò non si poteva darle una sepoltura cristiana, il sinodo di Liegi intervenne sull’argomento per riabilitarle.
La coltura del momento riteneva che le donne che partorivano dovevano essere purificate e non potevano uscire di casa se prima non facevano la “s’incresiai“.
E per ripulire la casa dai possibili spettri o Panas, si abusò del rito “incresiari in domo” che sebbene vedesse la partecipazione di un sacerdote, prese una connotazione fortemente superstiziosa, e tanto radicata che si dovette attendere ben due sinodi per abolirla.
Un racconto
C’era una donna che era in attesa del settimo figlio, era angosciata perché già i primi sei erano morti dissanguati dalle sùrbiles. Tutti gli accorgimenti presi per la difesa dei figli non furono sufficienti a bloccare le voracità delle sùrbiles. Dato che doveva andare a lavorare, si metteva d’accordo con sua madre perché sorvegliasse il neonato in sua mancanza. Una notte sentendo un rumore nella stanza vide un gatto nero sconosciuto, gli scagliò contro un coltello che teneva sempre pronto, colpì il gatto sulla zampa, l’animale fuggì ma per terra rimasero due dita umane. La mamma le gettò a bruciare nel foghile. Il mattino successivo sua madre non venne a darle il cambio. Preoccupata perché nemmeno i due giorni successivi si fece viva, si recò a trovarla. La trovò intenta davanti al focolare con una mano fasciata. Alla domanda di che cosa avesse fatto alla mano, la mamma le rispose: “Tu sai cosa mi hai fatto”.La figlia comprese all’istante; sua madre era una sùrbile! la madre confessò di essere stata lei ad uccidere i nipoti dissanguandoli. Continuando disse: Ma ora tagliandomi due dita mi hai liberato dalla condanna.
Tratto da un racconto di Dolores Turchi che ho ridotto, lo potete leggere interamente qui.
*1* Forum bisogna registrarsi https://www.gentedisardegna.it/
*2* http://www.angelomeridda.it/storie-vere-e-fantastiche-dell-isola-di-sardegna/sas-surbiles
*3* http://www.contusu.it/brebus-e-maias-magia-sarda/
*4* https://ateliercannella.wordpress.com/2013/04/02/pungas-malocchio-e-amuleti/
*5* https://www.misteridellastoria.com/la-strega-catalina-lay-maista-de-partu-di-seui/
*6* http://web.tiscali.it/paesedellestreghe/
Le pubblicazioni di Dolores Turchi https://en.wikipedia.org/wiki/Dolores_Turchi
Traduttore sardo https://it.glosbe.com/
La vita rustica – Max Leopold Wagner http://www.sardegnacultura.it/documenti/7_4_20060330170854.pdf
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